Capitolo 58 - Errori

~Astra~

Appena scese le scale, passai il bambino che tenevo in braccio a Jack, che sembrava abbastanza forte da tenere un bambino. Poi guardai Albus. "Devo andare a cercare Cassie."

"Stai scherzando?" Chiese, fissandomi come se fossi impazzita. "Dobbiamo andarcene da qui, Astra. Sicuramente non dovremmo dividerci."

"Wren scenderà presto, ne sono certa," dissi, scuotendo la testa. "Ho detto a Cassie che l'avrei portata via, però."

"Non so se abbiamo tempo per quello ormai," Albus fece notare. "Qualcosa è andato molto storto, e c'è una grande probabilità che sia per causa nostra."

"C'è stata un'esplosione, Albus! Non siamo stati noi!"

"Ma siamo qui, e sono tutti sull'attenti! Anche se non hanno già trovato Cassie e l'hanno rimandata di sopra, sicuramente ti troveranno mentre la cerchi."

"Non posso abbandonarla!"

Albus strinse le labbra, e realizzai che probabilmente stava soffrendo quasi quanto me. Già avevamo avuto una batosta perché i bambini che eravamo lì per salvare non sembravano molto interessati in essere salvati, ed era già abbastanza difficile, ma ora sembrava che non saremmo nemmeno riusciti a salvare Cassie. Non sapevo come avrei fatto a guardarla in faccia.

"Astra, dobbiamo portare via almeno questi bambini finché possiamo," Albus disse dopo un momento. "Non sono più importanti di lei, ma non sono neanche meno importanti."

Stavo iniziando a sentirmi male, ma il lato logico di me sapeva che aveva ragione. Se dovevamo andarcene, dovevamo farlo subito. Non avevamo tempo da perdere, specialmente ora che qualcosa stava andando storto. Gli allarmi suonavano ancora, e l'uomo di guardia al sotterraneo se n'era andato. Chi sapeva quando sarebbe tornato? Chi sapeva quanto rapidamente avrebbero chiuso i tunnel?

Sospirai, ma annuii. "Va bene. Andiamocene."

Prima di poter fare un solo passo, ci fu un'altra esplosione distante, ma questa sembrava molto più vicina. Proprio sopra le nostre teste, a dirla tutta. Albus mi guardò sgranando gli occhi, e sapevo che pensavamo alla stessa cosa: Wren.

Mi girai immediatamente per correre di sopra, e per poco non mi scontrai con lei mentre scendeva. Le afferrai le spalle per mantenerci entrambe, e mi resi conto per la prima quanto fosse pallida. Pallida e sconvolta. Di nuovo, la sensazione che non dovesse essere lì mi attanagliò lo stomaco. Avevo commesso un errore lasciandola venire.

Wren sembrò riprendersi più in fretta. Ci guardò con occhi sgranati. "Che ci fate ancora qui?"

Per un attimo, riuscii solo a sbattere gli occhi e cercare di capire cosa volesse dire. Albus rispose, "Oh, scusa. Andiamo."

Di nuovo, cominciammo a correre per il corridoio da dove eravamo venuti, ma prima di girare l'angolo, sentii il suono di piedi che correvano. Trattenni una parola che sarebbe stata inappropriata davanti a dei bambini, e tirai i più vicini di lato, sugli ultimi tre gradini della scala del sotterraneo, seguita da Albus e Wren con il resto di loro. Magari chiunque fosse ci avrebbe superati.

Il bambino che avevo passato a Jack stava cominciando a piangere, quindi lo ripresi in braccio e cercai di zittirlo. Lo fece rimbalzare un po', sussurrandogli che sarebbe andata bene, dovevamo solo fare silenzio. Quando si accontentò di singhiozzare sulla mia spalla, guardai il nostro piccolo gruppo. Quasi tutti i bambini sembravano terrorizzati, tutti raggomitolati nelle ombre dietro Albus. Jack sembrava pronto a prendere a botte qualcuno, coi pugni alzati come se si trovasse in un incontro di WWE, il che sarebbe stato adorabile se non avessi avuto paura che avrebbe dovuto farlo. Sia Wren che Albus avevano le bacchette pronte, con espressioni tese in volto. Beh, quella di Wren era più impaurita, suppongo. Un'altra ondata di colpevolezza mi assalì. Era colpa mia se era lì, dopotutto.

I passi avevano rallentato, ma si avvicinavano ancora. Resistetti alla tentazione di chiudere gli occhi, e afferrai precipitosamente la bacchetta mentre il bambino tra le mie braccia si stringeva un po' di più a me. C'erano voci nel corridoio, persone appena fuori dal mio campo visivo. Poi, l'ultima cosa che mi aspettavo di sentire.

"Albus Severus Potter," venne la voce del signor Potter, arrabbiata e preoccupata al tempo stesso. Rimasi a bocca aperta mentre si faceva vedere, fiancheggiato da parecchie altre persone che riconobbi vagamente come membri dell'ES. Non era vero, vero?

"Oh, grazie a Dio," Wren esclamò. Volò sui gradini per abbracciarlo, e mentre lui le accarezzava la schiena, guardava ancora male me ed Albus. Anche se ero immensamente sollevata di vederlo, non riuscii a non arrossire. Sembrava molto più arrabbiato di quella volta che io e James andammo di nascosto a Nocturn Alley.

"Ma che accidenti pensavate di fare?" Chiese il signor Potter in un sussurro rabbioso.

"Io... Volevamo salvare i bambini," Albus riuscì a dire, guardandomi per conferma. Annuii, il che fece guadagnare anche a me un'occhiataccia dal signor Potter.

Strinse le labbra. "Siete impazziti?" Prima che potessimo rispondere, scosse la testa. "Non c'è tempo. Tutti voi dovete andarvene immediatamente."

Alcune delle persone con lui si fecero avanti per prendere i bambini attorno a noi. Senza nemmeno considerarci, ognuno di loro prese in braccio o per mano due o tre bambini, poi si Smaterializzarono, così velocemente che prima che riuscissi ad elaborare il tutto, se n'erano andati tutti, lasciando solo il signor Potter e Ron, lo zio di Albus.

Il signor Potter guardava ancora male Albus e me. "Via. Adesso."

"Presto lanceranno un sortilegio anti-Smaterializzazione," aggiunse il signor Weasley.

Scossi la testa. "Non posso Materializzarmi."

"Puoi, e lo farai." Il signor Potter non sembrava dell'umore di discutere. "Siete entrambi fortunati di essere ancora vivi. Se non avessimo trovato il biglietto di Wren-"

"Cosa?" Albus esclamò, girandosi per fissarla. Lei ebbe il buon senso di sembrare dispiaciuta. Wren, ma che cazzo?"

"Lei è il motivo per cui siete ancora vivi!" Esclamò il signor Potter. "Che accidenti avevate in mente?"

"volevamo aiutarli," dissi a bassa voce. Non era stato così male, giusto?

"Speriamo che per voi ne sia valsa la pena, allora," disse il signor Potter. Vedevo ormai la frustrazione e la delusione sul suo volto, sotto la rabbia e la preoccupazione. "Quest'operazione sarebbe dovuta essere molto più ragionata, ma abbiamo dovuto farla adesso, solo per portarvi via. E avete trascinato Wren qui?"

"Ha scelto lei di venire!" Esclamai.

Il signor Potter scosse la testa. "Non importa. Andatevene ora, tutti e tre." Guardò il signor Weasley. "Assicurati che vadano in un posto sicuro, okay?" Il signor Weasley annuì, e prima che uno di noi potesse dire altro, il signor Potter era corso via verso le scale.

"Andremo a casa tua, Albus," disse il signor Weasley. "Materializzazione. Ora. Non voglio sentire altre proteste."

"Non so Materializzarmi," dissi amaramente.

Il signor Weasley allungò il braccio. "Congiunta sia, allora."

Esitai ancora. Materializzarmi mi faceva venire voglia di vomitare. Mi ricordava ancora della Gringott. Non potevo pensarci quella sera, però. "Quindi non possiamo tornare per dove siamo venuti?"

"Assolutamente no; l'uscita sarà sorvegliata ormai."

"Astra, è solo una volta," Wren disse, con un tono di voce molto ragionevole che in qualche modo mi ricordò che era colpa sua se dovevamo andarcene così bruscamente.

La guardai male. "Oh, ma stà zitta."

"Cosa?"

"Perché gli hai lasciato un biglietto? E quando?" Albus domandò.

"Prima di inseguirvi la prima volta, e perché preferirei tenermi i miei amici vivi," sbottò. "A tal proposito, possiamo andare per favore?"

Il signor Weasley non ci avrebbe lasciato andare altrove. Gemetti, sentendo già la nausea al pensiero di Materializzarmi. "Va bene. D'accordo."

"Albus, prima tu," disse il signor Weasley. "Dritto a casa tua. Non farti venire strane idee. La situazione è serissima, più di quanto sappiate." Albus alzò gli occhi al cielo, ma tirò fuori la bacchetta e girò su sé stesso.

E non si mosse da lì. Quando aprì gli occhi, sembrava sorpreso. "l'ho fatto bene, giuro."

Wren si accigliò, e girò anche lei, cercando di Materializzarsi. "Hanno già lanciato il sortilegio," disse, nonostante fosse abbastanza ovvio basandosi sul fatto che era ancora lì.

Il signor Weasley imprecò. "Andiamo." Si girò e corse verso il tunnel. Lo seguimmo, anche se non sapevo cosa stessimo facendo.

"Riusciremo a Materializzarci appena fuori quel cerchio di rune," spiegò guardando dietro di sé. "È fuori dalla proprietà."

Quando arrivammo alla stanza, però, ci fermammo. A metà strada, a bloccarci la via, c'era un... qualcosa di luccicante. Era come una tenda, o un muro, ma totalmente trasparente. Il signor Weasley allungò con cautela la bacchetta per toccarlo, ma la sua bacchetta ci passò dritta attraverso. Quando ci arrivò la sua mano, però, si fermò, come se non potesse passare.

"Cosa c'è?" Albus chiese.

"Una specie di barriera," disse il signor Weasley, accigliandosi. "Molto furbo da parte loro. Sapevano che avreste tentato di uscire da dove siete entrati."

Un brivido mi corse lungo la schiena. "Sapevano che siamo entrati da qui?"

"Sono certo che qualcuno sappia che siete qui da quando siete andati a casa di Purdue," disse il signor Weasley. Sembrava infastidito tanto quanto il signor Potter, ma con un tono più amichevole, in qualche modo. Come se cercasse di metterci a nostro agio, anche se io mi sentito tutto tranne che a mio agio.

"Può rimuovere la barriera?" Wren chiese da dietro di me, con un tono così tremolante che mi girai per guardarla. Era ancora più pallida, respirava forte e tremava. Non riuscivo a immaginare cosa le passasse per la testa, e ancora una volta quasi sussultai per la pugnalata di senso di colpa che mi colpì. È colpa nostra. Colpa mia.

"Andrà tutto bene," disse il signor Weasley. Superò me per accarezzare gentilmente la spalla di Wren, il che non sembrò aiutarla molto. Lei riuscì a cacciare qualcosa che sembrava un sorriso, perlomeno. "C'è un altro tunnel al prossimo piano."

"Oh, ricordo dov'è!" Albus esclamò.

"Mi fa piacere che tu abbia memorizzato i progetti che hai rubato," sbottò il signor Weasley.

"Non li ho rubati! Solo copiati!"

"Se fosse una cosa che tuo padre accetterebbe, non avreste tenuto segreto tutto questo," fece notare, poi scosse la testa. "Più tardi avrai tutto il tempo di essere rimproverato da tutte le persone che hai spaventato. Dobbiamo uscire da qui."

"E se la barriera c'è anche agli altri tunnel?" Chiesi quando cominciammo a camminare.

"Ce ne occuperemo quando arriveremo," fu la risposta del signor Weasley, e sapevo che era la versione adulta di Non ne ho idea. Non era molto rassicurante.

Mentre salivamo le scale, nuovi suoni si fecero sentire. All'inizio, erano urla distanti, ma mentre ci facevamo strada per i corridoi, si fece più chiaro, e mi resi conto che era il suono di persone che duellavano. "Ma c'è tutto l'ES?" Chiesi.

"Tutti quelli disponibili."

Incrociai lo sguardo di Albus. Non sarebbe dovuta andare così. Anche se ero comunque sicura che il nostro piano avrebbe funzionato se Wren non si fosse intromessa, stavo iniziando a sentirmi orribile per aver causato tutto questo. Una frettolosa incursione dell'ES al maniero di Stillens avrebbe potuto essere sufficiente a distruggere l'ES una volta per tutte, e la responsabilità era tutta sulle spalle di Albus e me.

Avevamo raggiunto la stanza che portava al tunnel del secondo piano interrato (e per fortuna non trovammo alcuna barriera magica ad impedirci la fuga) quando mi fermai. "Aspettate, già che siamo qui, non dev'essere troppo difficile trovare Cassie."

"Sarebbe troppo difficile eccome," Wren disse, alzando gli occhi al cielo. "Non senti cosa succeed sopra di noi?"

"No, no, Astra ha ragione," Albus disse serio. "Abbiamo detto che l'avremmo aiutata."

Il signor Weasley sembrava arcistufo di noi. "Chi cazzo è Cassie?"

"Una dei bambini," dissi, sorpassandolo nel mentre. Una spiegazione più dettagliata avrebbe richiesto troppo tempo.

Il signor Weasley si mise davanti alla porta per bloccarmi. "Assolutamente no. Voi tre ora ve ne andrete, finché potete. È la cosa più utile che potete fare."

La cosa più utile che posso fare è non infrangere una promessa fatta ad una bambina di sei anni!"

"Non dovresti fare promesse impossibili a bambine di sei anni!" Esclamò il signor Weasley, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

"Se ho la possibilità di mantenerla, non è impossibile."

"Peccato tu non abbia possibilità di mantenerla, allora," disse il signor Weasley ferocemente. Indicò dietro di noi, verso il tunnel. "Via. Ora."

"Zio Ron, non capisci," Albus disse, con un tono frustrato che lui sembrava stesse tentando con tutte le sue forze di rendere ragionevole. "Cassie è più in pericolo degli altri bambini, secondo noi."

"Credo che il signor Weasley abbia ragione," Wren disse, molto poco d'aiuto. La guardai male.

Albus guardava ancora male suo zio. "Non vuoi che facciamo la cosa giusta? Anche se è pericoloso, è comunque giusto! Non è questo che avete fatto tu e papà e zia Hermione alla mia età?"

"Era diverso!"

"Come?"

"Non correvamo dritti nelle braccia della morte per capriccio ogni anno! Porca miseria, Albus! Stillens non è Voldemort. Non capisci cosa sta succedendo."

"Forse non capisce lei!" Esclamai, poi estrassi la bacchetta. "Se non ci lascerà andare, dovremo affrontarla."

Per mio grande fastidio, il signor Weasley si mise a ridere. "Voi due volete affrontarmi? Ero auror, sapete, prima del negozio di scherzi. Non credo di aver perso la mano così tanto."

Anche Albus brandiva la sua bacchetta. "Vale la pena tentare, almeno."

"Non potete essere seri," Wren roteò gli occhi.

"Vattene!" Urlai. Quasi non mi sentii in colpa quando sussultò, ma abbassai la voce. "Dai, vai a casa. Va bene così. Staremo bene."

"Non posso andarmene senza di voi," disse.

"Preferirei se lo facessi, onestamente."

La brutta sensazione non se n'era andata, e capii che sapeva che ci stavo pensando di nuovo. Sembrava spaventata, ma rassegnata, quando scosse la testa. "Astra, per favore."

Il signor Weasley ancora non sembrava prenderci molto sul serio, ma notai la bacchetta tra le sue mani ora. Non ero del tutto sicura che potessimo batterlo in un duello. A parte il fatto che aveva decenni di esperienza in più rispetto a noi, non ero sicura che lui non avrebbe ferito Albus e me giusto un po', pur di 'salvarci la vita' o quel che era. Era un ex-auror e attuale vigilante. Non era Wren.

Detto ciò, c'era un modo per allontanarci da lui senza mandarlo al tappeto? Se fossimo riusciti ad uscire dalla porta, potevo metterci un paio di incantesimi di blocco per darci un vantaggio, e magari l'avremmo perso nel labirinto di corridoi. Il problema era solo uscire dalla porta.

Sospirai pesantemente, abbassando le spalle in un modo esagerato che mi guadagnò un'occhiata sospettosa da Wren. Il signor Weasley non sembrò notare nulla di strano, perlomeno. "Va bene," dissi, abbassando la bacchetta. "Immagino dovremmo andare."

"Grazie," disse il signor Weasley, roteando gli occhi. "Era ora, onestamente. Non ho conosciuto nessuno così assurdo come voi due da quando Fred e George aveva la vostra età."

Albus mi fissava come se avessi perso la testa, e io mi girai così da fargli un occhiolino senza che gli altri lo vedessero. Poi, guardai il passaggio e mi finsi impaurita. "E se ci sono delle persone lì, a guardia del cerco di rune?"

Il signor Weasley alzò un sopracciglio, evidentemente non ci aveva pensato. "Suppongo dovrete maledirli e basta."

"Non è pericoloso?" Albus chiese. Pensavo che quella vocetta acuta potesse passare per paura, e non per finzione.

Wren non ci cascò nemmeno per un attimo, ovviamente. Lo capii da come ci guardava accigliata. "Signor Weasley, credo che stiano mentendo."

"Mentendo?" Ripeté. Alternò lo sguardo tra noi. "Cosa intendi?"

"Pensavo volessi che ce ne andassimo?" Sbottai, prima che Wren potesse rispondere. "Perché ci accusi di mentire adesso che stiamo facendo esattamente ciò che vuoi?"

"Io—"

"Andiamo, Wren, sul serio?" Albus scosse la testa, molto più convincente ora che aveva della genuina frustrazione verso Wren nella voce. "Per quale motivo dovremmo mai mentire?"

"Potrebbero esserci davvero delle persone in attesa nel tunnel, che sperano di catturare chiunque ci passi," dissi, sgranando gli occhi e pregando che mi facesse sembrare più seria. "Vuoi che ci buttiamo di testa nel pericolo?"

"Ovviamente no." Esitò, apparentemente in conflitto, poi scosse la testa. "È impossibile che abbiate ceduto tanto facilmente."

Albus fece un lavoro ammirabile nel fare la parte dell'offeso. "Onestamente, è un po' arrogante da parte tua. Hai letteralmente appena detto che è la cosa ragionevole da fare, e ora dici che non pensavi che avremmo fatto la cosa ragionevole?"

"Merlino, è tosta questa," concordai, annuendo. Mi girai di nuovo verso il signor Weasley. "A proposito di essere ragionevoli, non crede sia meglio che il mago più esperto conduca la via, in caso incontriamo qualcuno?"

Il signor Weasley mi guardò accigliato per un po' troppo tempo. Quasi temetti di aver rovinato il mio piano. "Mi prendi per un idiota?"

"Ma certo che no," risposi. Quella non era una bugia; se avessi pensato che era idiota, non avrei perso così tanto tempo a cercare di ingannarlo, no?

"Pensi che non sappia che appena mi girerò, voi ve ne andrete per contro vostro?"

"Non lo faremo, giuro," Albus disse. "Hai ragione; ci faremmo uccidere se tornassimo lì."

"Non siamo del tutto stupidi," aggiunsi.

"Mi avevi quasi convinto," disse secco il signor Weasley.

Guardai Albus. Doveva andare meglio di così. Come potevamo convincerlo che non saremmo corsi via a fare esattamente ciò che volevo correre via per fare?

"Wren può restare dietro," Albus suggerì. "Lo sai che lei non vuole scappare, perlomeno. Di lei puoi fidarti."

"E conosce molta più magia da duelli di noi," aggiunsi. "Può tenerci a bada, non pensa?"

Wren aveva sgranato gli occhi. Aprì la bocca, probabilmente per dirmi che mi sbagliavo. Dopotutto, non erano passate nemmeno due ore da quando avevamo dimostrato che non poteva sconfiggerci a duello. Per quanto sarebbe stato gratificante, fui contenta quando Albus la interruppe. "La soluzione perfetta, onestamente. Tu non devi preoccuparti che noi scappiamo via, e non ci sarà possibilità che qualcuno più avanti ci ammazzi. Niente morti, vedi?"

Andai verso Wren e le avvolsi le spalle con un braccio, un modo per lanciarle in modo non verbale un incantesimo silenziante senza che il signor Weasley lo notasse. "Wren ci terrà in riga, giusto?"

Wren mi stava guardando malissimo ormai. C'era tanto sotto quell'occhiataccia, ma non riuscii a guardarla abbastanza a lungo da capire cosa fosse. Almeno non sembrava in grado di dire nulla.

Il signor Weasley stava alternando lo sguardo tra noi. La mancanza di obiezioni da parte di Wren stava giocando a nostro favore, si capiva. Alla fine, scosse la testa. "Va bene. Non abbiamo tempo di discutere. Andiamo."

A quel punto, ci superò e andò verso il passaggio. Appena aveva girato la schiena, scattai verso il passaggio, subito seguita da Albus. Prima che potessi chiudere la porta dietro di noi, però, anche Wren si era infilata.

"Che accidenti fai?" Albus domandò. Wren si limitò a guardarlo malissimo, non potendo ancora parlare. Roteai gli occhi e lanciai quanti più incantesimi diversi sulla porta che potevo per impedire al signor Weasley di aprirla. Potevo sentirlo urlarci contro da dietro la porta e picchiarci sopra.

"Dobbiamo andarcene da qui," dissi. Wren scosse la testa e pestò il piede a terra. Per quando non volessi sentire le sue filippiche, sospirai ed eseguii rapidamente il contro-incantesimo su di lei.

"Non andremo da nessuna parte," disse, stringendo gli occhi. "Avete perso la testa. È impossibile riuscire a trovare Cassie adesso!"

"Dobbiamo tentare!" Esclamai. "Le ho detto che l'avrei fatto!"

"Non gliel'avresti dovuto dire!"

"Se non vuoi venire con noi, non devi!" Albus urlò. Indicò la porta. "Resta qui, aspetta che zio Ron superi quegli incantesimi, poi torna a casa. Va bene. Ma noi andremo, che ti piaccia o no."

"Non posso lasciarvi andare da soli," disse, con una nota di disperazione nella voce. "Per favore, dobbiamo andarcene. Dobbiamo scappare. Non capite quanto sia pericoloso."

"Forse tu non capisci quanto è importante," sbottai. "È quello che fai sempre tu! Vai a rischiare la tua vita facendo la spia perché è la cosa giusta da fare!"

"È diverso." Scosse la testa. "Sul serio, per favore, possiamo tornare a casa?" Si morse il labbro, e per un attimo pensai che potesse piangere. "Non voglio morire. Non voglio vedere voi morire."

"Staremo bene," Albus disse, con un tono un po' più rassicurante di prima. Le accarezzò la spalla. "Possiamo gestire un paio di teppisti."

"Non sono solo un paio. C'è letteralmente una battaglia in corso." Wren chiuse gli occhi per un attimo, come se stesse soffrendo. "Se veniamo catturati, ti tortureranno e ti uccideranno, Albus. E Astra, Stillens ti userà contro la tua volontà finché non gli servirai più, e poi ucciderà anche te. Vivrete in miseria per il resto delle vostre vite, pregando che finisca, e sarà molto improbabile che qualcuno possa salvarvi. Veramente non capite quanto sarà brutto."

Guardai Albus. Desiderai poter dire di aver ascoltato tutto e non esserne per niente spaventata. I Grifondoro dovrebbero essere coraggiosi, non spaventati, dopotutto. Ma mi sentivo giusto un po' preoccupata per me ed Albus onestamente, per la prima volta da quando avevamo deciso di farlo. Vedevo tutto ciò riflesso anche nella sua espressione. Ma c'era anche determinazione lì, ancora più forte di prima. Quello che stavamo tentando di fare valeva il rischio.

Scuotendo la testa, raddrizzai le spalle. "Puoi venire con noi, o puoi restare qui. Io vorrei che tu restassi."

Wren sbatté gli occhi. "Per favore, no."

"Noi andiamo," Albus disse, iniziando ad allontanarsi dalla porta.

Per mio sgomento, lei continuò a camminare con noi, anche se sembrava l'ultima cosa che voleva fare. Cercai di dirmi che era una sua scelta, che era stata lei a decidere di venire con noi, ma sapevo che nella sua mente non c'era alcuna scelta. Praticamente l'avevamo costretta a venire nel momento in cui le avevo dato l'opzione, perché per lei, la scelta era tra abbandonarci e lasciarci morire, o venire con noi e forse salvarci.

La brutta sensazione continuava a crescere ad ogni passo.

La battaglia sembrava avvicinarsi. Cercammo di evitarla, tornando sui nostri passi quando entravamo in corridoi con gente che duellava, e prendendo intenzionalmente le strade più strane. Per il momento, non riconobbi nessuno. Anzi, da quel poco che avevo visto, non riuscivo a capire chi era dalla nostra parte e chi no, perché non avevo idea di chi fossero quelle persone.

"Dovremmo tentare al primo piano interrato," Albus disse. "Se è ancora qui giù, scommetto che si nasconde lì."

"Penso che la lotta si svolga proprio lì," Wren disse.

"Allora meglio se ti prepari a lottare," fu tutto ciò che disse in risposta. Provai a ignorare l'espressione sul suo viso, ma non riuscivo a togliere la paura e la rassegnazione dalla mia testa. L'unica cosa che sapevo per certo era che Wren era convinta che saremmo morti tutti, e che avrebbe preferito andare incontro alla morte con Albus e me piuttosto che stare al sicuro e lasciar andare noi. Qualunque cosa fosse successa, ormai ero determinata a salvare anche lei.

Albus ci condusse verso una scala fuori mano per il prossimo piano. Salimmo, e io sbirciai nel corridoio prima di continuare a camminare per assicurarmi che la via fosse libera. Anche se i rumori della lotta erano molto più chiari, adesso, non sembrava esserci nessuno in quel preciso corridoio. Feci segno ad Albus e Wren di seguirmi, poi uscii piano dalla porta. Seguendo Albus, andammo a sinistra.

"Cos'è quello?" Albus sussurrò, indicando qualcosa a terra che non avevo notato. Sembrava un mucchio di vestiti, lanciati alla bell'e meglio all'incrocio tra questo corridoio e un altro. Quando ci avvicinammo, mi accorsi che il pavimento sembrava leggermente lucido lì attorno, come se qualcuno avesse fatto cadere acqua. Forse qui c'era la zona lavanderia, e qualcuno aveva abbandonato i vestiti a metà lavoro per andare a combattere?

Ma no, quel bagnato a terra sembrava molto scuro. E il mucchio di vestiti non sembrava essere solo vestiti. Una sensazione di nausea mi colse nello stesso momento in cui Wren sussultava e sussurrava, "Oh cielo." A quel punto vidi una mano sbucare dal mucchio, e un brivido mi corse lungo la schiena. Il mucchio era solo un mantello, e copriva qualcuno che era un po' troppo immobile.

Albus imprecò sottovoce, e Wren sembrava respirare di nuovo troppo in fretta. Ci fermammo tutti, in quanto nessuno voleva avvicinarsi, anche solo per vedere chi fosse.

"Magari è uno degli agenti di Stillens," dissi, dopo troppo tempo.

"Potrebbe essere solo stordito," Albus aggiunse.

"Wren scosse la testa. "È morto."

"Come lo sai?"

Lei lo guardò con un'espressione spettrale. "Non respira, Albus. Si nota la differenza."

Feci un profondo respiro, riprendendomi. "Dobbiamo continuare. Andiamo."

Iniziai a camminare, cercando di non guardare il corpo a terra, ma mi attirò come un magnete. Volevo guardare da qualunque altra parte, ma i mei occhi si muovevano da soli, fissandolo mentre ci avvicinavamo lentamente, e il suo viso entrò nel mio campo visivo.

Wren emise un sussulto strozzato, o forse un singhiozzo. Albus mi afferrò il braccio per supporto. Mi sentivo a un milione di miglia di distanza, guardavo attraverso i miei occhi ma non comprendevo del tutto cosa c'era. Quella era la signora Paciock. Ma era stesa a terra, occhi vitrei che fissavano il vuoto, col sangue che le ricopriva la maglietta e le mani e il viso al punto da renderla quasi irriconoscibile. Ma era lei.

Albus imprecò di nuovo, parecchie volte, scuotendo rapidamente la testa. "Dobbiamo andarcene da qui."

Wren annuì, e mi accorsi che piangeva. Anche io volevo piangere. Volevo maledire tutto ciò che mi veniva in mente. Volevo fare tutto tranne fissare il volto della nostra vecchia infermiera. Era una delle primissime persone che mi aveva accolto nel mondo magico. Ero andata al binario 9¾ con i Paciock al mio primo anno. Avevo perso il conto delle volte che mi aveva rimessa a posto in infermeria, e non aveva fatto domande su alcune delle sospettosissime ferite che ero riuscita a procurarmi. Ogni volta che ero mai stata al Paiolo Magico, mi offriva un sorriso e mi chiedeva come stavo, anche quando era affollatissimo e probabilmente non aveva tempo per me.

E ora era morta sul pavimento, dissanguata nella cantina del maniero di Stillens. A meno che l'ES non fosse riuscito in qualche modo a sopraffare le forze di Stillens, probabilmente non avrebbero nemmeno trovato il corpo.

"Astra, andiamo," Albus sussurrò. Stava cercando di tirarmi via, ma all'improvviso avevo la vista appannata dalle lacrime e non riuscivo a vedere né a respirare e stavo per vomitare e le voci di Wren ed Albus si stavano allontanando e l'unica cosa che riuscivo a sentire era la mia stessa voce nella mia testa, dicendomi di continuo che è colpa tua.

"Astra, per favore, dobbiamo andare." Wren mi stava tirando il braccio, e riuscii a tornare alla realtà quanto bastava per guardarla negli occhi. Aveva scie di lacrime sul volto, ma non sembrò notarlo. Tutto ciò che fece fu scuotere la testa. "Lo so. Ma la cosa migliore che possiamo fare adesso è tornare a casa."

Feci un respiro tremolante, rendendomi conto per la prima volta che aveva ragione, e che aveva sempre avuto ragione. Riuscii ad annuire. "Giusto."

"Concentrati su ciò che dobbiamo fare adesso," dissi, con una voce molto più salda di quanto la ritenevo capace. "Dobbiamo tornare al tunnel."

"Al tunnel. Sì."

"Stiamo solo camminando. Pensa a fare il prossimo passo. Uno alla volta." Mi fece un leggero sorriso. "Andrà tutto bene, te lo giuro." Non le credevo, ma avrei voluto.

In quel momento, ci fu un gran rumore all'estremità del corridoio. Alzai lo sguardo e vidi tre o quattro persone che non ebbi il tempo di riconoscere urlarci contro. Sentii, "È Lestrange!" Il che non sembrava un buon segno.

Albus stringeva teso la bacchetta, ma guardò Wren prima di fare alcunché. "Sono con Stillens?"

Lei era immobile, come un cervo davanti ai fari. Quando Albus le parlò, riuscì a scuotersi, e annuì. "Scappiamo. Dobbiamo scappare."

Dunque scappammo.

Sentii passi pesanti e urla dietro di noi, ma tenni gli occhi dritti. Provammo la porta per le scale, ma si era richiusa, e non c'era tempo di tentare il giusto incantesimo per aprirla. Continuammo a correre, preoccupandoci solo di seminare le persone dietro di noi.

Dopo due minuti mi ero completamente persa. Potevo solo sperare che Albus stesse tenendo traccia di dove fossimo. Lo seguii mentre sceglieva apparentemente in modo casual dove girare e in quale direzione andare. In qualche modo, le persone che ci inseguivano sembravano avvicinarsi solo.

Suppongo, col senno di poi, che era solo questione di tempo prima di ritrovarci senza volerlo nel bel mezzo di una lotta. Eravamo al primo piano interrato, dopotutto, e non ci stavamo particolarmente sforzando di evitarlo. Quando girammo in un corridoio che sembrava un campo di battaglia, però, con fumo ovunque e persone che urlavano, Albus dovette tornare indietro e andare da un'altra parte. Gli agenti che ci stavano seguendo erano troppo veloci, però, e ci bloccarono la strada. Strinsi le labbra ed estrassi la bacchetta. Dovevamo combattere.

Gli agenti avevano rallentato, e si prendevano il loro tempo ora che non potevamo scappare. Ce n'erano quattro, tre uomini e una donna. Riconobbi Alistair Hellion, ora che ci pensavo. E anche la donna, era Vane, sua moglie. Erano stati alla Gringott. Gli altri due non li conoscevo, ma a dirla tutta Alistair bastava da solo a spaventarmi.

Nessuno nella battaglia dietro di noi ci aveva notato, per fortuna, quindi dovevamo preoccuparci del pericolo da un lato solo, ma non confidavo che quella fortuna durasse a lungo. Meglio sfondare questo lato e tornare da dove eravamo venuti.

"Quella è la figlia di Predatel?" Chiese uno degli uomini, fermandosi sorpreso.

Alistair aveva un ghigno orripilante in volto. "Ma guarda un po'? I tuoi genitori non resteranno delusi, Wren?"

Lei si fece piccina piccina, ed io feci un passo avanti, facendole scudo col mio corpo e brandendo la bacchetta. "Indietro. Non ho paura di farvi del male."

Tutti e quattro risero, arrivando a due volte in circa quindici minuti Non lo apprezzai per niente. Mentre avevano la guardia abbassata, lanciai subito tre Expelliarmus.

Solo uno centrò il bersaglio. Alistair e Vane pararono facilmente, ma sembravano sorpresi. L'uomo che aveva perso la bacchetta si gettò a recuperarla; avevo lanciato l'incantesimo troppo rapidamente per puntare ad afferrare la bacchetta.

"Furba," disse Vane, sghignazzando. "Temo che i tuoi trucchetti non ti salveranno stasera, però."

Sapete, nei film, i cattivoni si fermano sempre per sparare frasi ad effetto. Vanno uno alla volta, e sembra sempre che gli eroi stiano per essere sopraffatti, ma non succede mai davvero. I rinforzi per i cattivoni arrivano solo quando la maggior parte di loro sono già al tappeto. Sfortunatamente, questo non era un film, e gli Hellion erano troppo furbi per fare cose del genere.

"Hey, Lestrange è qui!" Alistair urlò alla lotta dietro di noi. Mi girai e vidi parecchie persone notarci per la prima volta. Alcuni guardarono verso di noi, e io spinsi Wren ed Albus contro il muro, per non avere nessuno che ci bersagliava da dietro. Ci fu a malapena tempo di respirare prima che cominciasse una valanga di maledizioni.

Era come quel giorno al campo di Quidditch l'anno prima, quando Isaac Predatel aveva cercato di uccidere Albus e me, solo che stavolta c'erano molte più persone da affrontare, e molto meno spazio per muoversi. Lanciai Sortilegio Scudo dopo Sortilegio Scudo, e tra di essi lanciai quante più maledizioni e sortilegi potevo, ma non stavamo combattendo contro bulletti di scuola. Questi erano professionisti addestrati.

Ovviamente, c'era ancora una lotta in corso alla nostra destra. Non c'era tempo di prestare attenzione a chi fosse, ma sentii vagamente la gente chiamarci. Per nome, non solo 'Lestrange', il che mi diede perlomeno la speranza che ci fossero membri dell'ES che sapevano dov'eravamo e potevano aiutarci. Se solo fossero potuti arrivare da noi, perlomeno. Sembravano esserci molti più agenti di Stillens.

Il fatto era che eravamo circondati. Quando gli Hellions si avvicinarono da un lato, e degli altri brutti ceffi dall'altro, cominciai a perdere la speranza. Non ci sarebbe stata una via d'uscita. Lanciai il Sortilegio Scudo più resistente di cui ero capace, poi mi guardai indiero verso Wrne. In qualche modo, nel caos, ci guardammo.

"Mi dispiace," sussurrai. Lei fece un leggero sorriso, ma i suoi non mostravano altro che terrore assoluto. Poi dovette chinarsi per evitare una maledizione quando il suo Sortilegio Scudo cedette. L'incantesimo che l'aveva infranto la colpì di lato, e lei crollò a terra, priva di sensi.

Albus imprecò forte, e riuscì a colpire uno degli uomini dietro Alistair con uno Schiantesimo. Ma continuavano ad avvicinarsi, e c'erano troppe maledizioni che volavano verso di noi, e tutto ciò che potei fare fu mantenere un Sortilegio Scudo, figuriamoci reagire.

L'ultima cosa che vidi fu Vane Hellion ridere mentre il suo incantesimo sfondava il mio scudo. Poi, tutto divenne nero.





Spigolo autore

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Alla prossima!

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