Capitolo 57 - I Bambini
~Wren~
Alla Testa di Porco, Albus tirò fuori una grossa borsa piena di Polvere Volante. "Il pub si chiama lo Stregone Striminzito," disse piano, anche se aldilà del barista (che sembrava dormire), c'eravamo solo noi nel pub. "Tenete alzati i cappucci del mantello; non sappiamo chi ci potrebbe essere che può riconoscerci."
"Sarà aperto a quest'ora?" Chiesi.
Albus annuì. "È un pub, Wren. Certo che sì. E comunque credo resti aperto tutta la notte per i viaggiatori."
Sospirai. Il signor Potter non era arrivato ancora, e stavo iniziando a preoccuparmi che nessuno si sarebbe accorto che eravamo andati prima che fosse troppo tardi.
"Vado prima io," Albus diceva. "Poi Wren, poi tu." Astra annuì seria, e non mi disturbai a protestare. Ovviamente, non si fidavano per farmi andare prima, o ultima, per paura che potessi andarmene, oppure Smaterializzarmi appena ne avessi avuta la possibilità. Astra aveva ancora la mia bacchetta, o avrei già tentato di Smaterializzarmi a casa per chiedere aiuto alla signora Potter. Stando così le cose, non avevo molta scelta a parte seguire Albus nelle fiamme.
Il pub in cui emergemmo presentava una scena ben diversa dalla Testa di Porco. Il rumore fu la prima cosa che notai: in confronto al silenzio quasi tombale da cui venivamo, queste risate e questo chiacchiericcio turbolento sembravano assordanti. Maghi e streghe erano raggruppati al bancone e attorno a tavoli disposti per il locale, tutti troppo assorti nelle loro conversazioni per curarsi dei ragazzini dall'aria sospetta che erano appena arrivati. Due camini illuminavano l'ambiente, assieme ad una moltitudine di candele sopra di noi. Dappertutto c'era una luce calda e allegra, che mi mise quasi a mio agio, ma mi limitai ad calarmi un po' di più il cappuccio sulla faccia. Non riconobbi nessuno lì per lì, ma non significava nulla; una qualunque di quelle persone poteva lavorare per mio zio.
Per fortuna, non dovetti ricordare ad Astra ed Albus di non farsi riconoscere. Anche loro si erano tirati i cappucci più giù, coprendosi il viso, e Albus cominciava a farsi strada dietro la porta. Li seguii, con Astra proprio dietro di me.
La notte fuori era un bel contrasto rispetto al pub. Nonostante sembrava che il caos e il rumore avrebbero dovuto filtrare per strada da porte e finestre, appena chiudemmo la porta fu come se nulla di tutto ciò fosse mai esistito. Mi girai incuriosita e scoprii che da fuori il pub sembrava un edificio abbandonato, e magari destinato alla demolizione. Nessuna luce filtrava dalle finestre sbarrate con assi di legno, nessun rumore attraversava i vetri rotti. In effetti, l'unica luce nella strada veniva dalle stelle sopra di noi, e un lampione in fondo all'isolato. Per il resto, eravamo circondati da negozi bui e appartamenti silenziosi, senza un'anima in vista.
Prima ancora che i miei occhi si abituassero all'oscurità, Albus si era incamminato verso destra. Io non avevo idea di dove stessimo andando, ma Albus sembrava averla. "Più o meno un quarto d'ora," fu tutto ciò che disse mentre giravamo in una strada meglio illuminata.
Nonostante incrociammo parecchie persone, inclusi persino dei bar no-mag alquanto chiassosi (da quelli il rumore decisamente filtrava in strada), nessuno ci prestò alcuna attenzione tranne un paio di ragazze ubriache in età da college che ci chiamarono, dicendo di adorare la vibe da "vampiro figo" di Albus, e non volevamo uscire con loro? Suggerii di toglierci i mantelli, dato che probabilmente avrebbero attirato più attenzione dai no-mag di quanto ne valesse la pena, ma sia Albus che Astra dissero di non rischiare.
La casa di Justus Purdue era la terza in una strada di villette a schiera. La maggior parte di esse aveva luci alle finestre, e i lampioni illuminavano la strada al punto che era impossibile nascondersi. Ci passammo avanti lentamente, e Astra ed Albus discussero silenziosamente chiedendosi se c'era qualcuno in casa. Tutte le luci erano spente, e in teoria viveva da solo. Ma l'entrata al passaggio segreto era effettivamente in casa sua? Forse era nel giardino sul retro?
"Forse questo è il genere di cose da capire prima di venire qui," suggerii gelida. Astra mi disse di chiudere il becco.
Alla fine decisero che fosse meglio controllare l'esterno della casa prima di provare a fare irruzione. Ringraziando il Signore, onestamente. Non mi curai di aiutarli mentre devastavano le aiuole davanti all'ingresso, camminandoci in punta di piedi e assicurandosi che non ci fossero passaggi segreti nascosti tra le petunie. Io rimasi sul marciapiede a fissare la casa scura, col vuoto nello stomaco che diventava sempre più grandi.
Il senso di orrore che sentivo in quel momento era paragonabile allo scorso giugno, quando non ero sicura se Stillens avrebbe creduto alla verissima storia di Zaria Hempsey sul fatto che le avevo detto di essere una spia per l'ES, e avevo paura di restare uccisa. Questa volta, non c'ero solo io. Per quale accidenti di motivo Astra e Albus non riuscivano a ragionare?
"Niente," Albus sussurrò, scavalcando con cautela una pianta per raggiungere il marciapiede. "Proviamo sul retro."
Alzai gli occhi al cielo. "Vuoi che i no-mag chiamino la polizia? Che succede se uno di loro guarda fuori dalla finestra e ci vede mettere a soqquadro il prato del loro vicino?"
"Ho usato Muffliato," Astra disse. "Non c'è niente da sentire, quindi cosa dovrebbero guardare?"
"Non ti capita mai di guardare fuori dalla finestra?"
"Non di notte."
Li seguii di malavoglia mentre tornavamo indietro all'incrocio, per poi girare nel vicolo dietro la casa. Lì non c'erano lampioni. L'unica luce veniva ad intermittenza dai cancelli, dalle finestre delle case. Evitammo un paio di bidoni della spazzatura e la bicicletta di un bambino, prima di trovarci davanti al terzo cancello.
"Nessuna luce neanche da questo lato," Astra notò a bassa voce.
"Non credo sia in casa," Albus concordò. Allungò la mano e alzò con delicatezza il fermo. SI mosse senza un suono, e il cancello si aprì silenzioso. Non era un buon segno. Un cancello ben oliato probabilmente era un cancello che veniva usato spesso. La mia Speranza che forse Astra ed Albus avessero frainteso i progetti si spense mentre entravamo nel piccolo giardino, che era quasi tutto occupato da un capanno sproporzionatamente grande.
Albus si girò e sorrise. "Sembra promettente." Attraversò cauto il giardino fino alla porta del capanno, che aveva un lucchetto che non era all'altezza dell' Alohomora di Albus. Si aprì senza rumore proprio come il cancello, e invece di rivelare l'interno di un capanno, ci trovammo a fissare una rampa di scale che scendeva nel buio. Stavo iniziando a sentirmi male.
Finalmente esitarono. Albus si guardò indietro verso la casa, che da questo lato sembrava vuota tanto quanto da davanti. Non avevo visto nessuna tenda muoversi, rivelando qualcuno che poteva attendere. Quando lui sembrò arrivare alla mia stessa conclusione (con uno sguardo molto più soddisfatto del mio), guardò Astra.
Astra fissava il vuoto avanti a noi. Tante emozioni le attraversavano il volto, e per un attimo osai sperare che si fosse resa conto di quanto era stupido tutto ciò. Per quanto volessi insistere, non dissi nulla.
"Astra, stai bene?" Albus sussurrò alla fine.
Lei lentamente alzò lo sguardo su di noi, su di me, e cominciò a scuotere la testa. "Tu devi restare qui."
Guardai Albus, leggermente allarmata da quanto seria sembrasse. Cosa c'era che non andava? Lui strinse le labbra. "Sai che non possiamo lasciarla qui. Andrà a chiamare qualcuno."
Lei lo guardò per un attimo, un'espressione sul viso come se lui la distraesse. "Allora le prenderò la bacchetta. Non potrà Smaterializzarsi." Astra scosse la testa di nuovo, guardando me. "Ma davvero non dovresti andare."
"Vuoi che vi lasci andare incontro alla morte così, senza fare niente? E lasciarmi senza difese, contro chissà quali demoni di Stillens potrebbero esserci in giro?"
Lei si accigliò, apparentemente molto combattuta, ma non pensavo di aver capito abbastanza di questo combattimento per capire cosa stesse succedendo. "Ovviamente non voglio lasciarti senza difese..." Distolse lo sguardo, e arricciò il volto come faceva sempre quando cercava di capire come dire una cosa difficile. "Non è questo. Ma penso che non dovresti venire. Non avremmo dovuto portarti."
Albus alzò gli occhi al cielo. "Lo dici di continuo. Cosa succede?"
Lei scosse la testa rapidamente. "Ho un brutto presentimento."
Anche io avevo un brutto presentimento, ma non credevo importasse molto. Inclinai la testa. "Che genere di brutto presentimento?"
"Non lo so," disse, col tono di qualcuno che lo sapeva benissimo.
Albus ed io ci scambiammo uno sguardo, e vidi la mia preoccupazione specchiata sul suo volto. Fu lui a parlare. "Ha a che fare col tuo essere Veggente?"
Quella era la domanda che non avevo voluto fare. Se Astra aveva visto qualcosa, o sognato qualcosa, e riguardava questo, e me, ed era così grave da farle rischiare di lasciarmi qui piuttosto che andare con loro, non volevo averci per niente a che fare. Volevo tornare ad Hogwarts, o a casa, e nascondermi da tutto. Ma non potevo lasciarli e basta. Non ora.
Astra aveva fatto una smorfia alla parola Veggente. Sospirò. "Non lo so. Forse. È un po' confuso."
"Cos'è?"
"Solo dei sogni, ma non sono stati molto chiari."
"'Sogni'? Plurale?" Mi accigliai. Aveva fatto un sogno su di me un mese prima, che ero riuscita a dimenticare fino a quel momento. Ce n'erano stati altri?
"Beh... Un paio..." Astra chiuse gli occhi. "Tipo, forse due o tre negli ultimi due giorni."
"Ultimi due giorni?" Albus sgranò gli occhi. "E non ti è venuto in mente di dire nulla?"
"Mi dispiace!" Esclamò. "Non so bene cosa succedeva! Come ho detto, non erano molto chiari."
Ero rimasta a bocca aperta, e per un attimo sembrava che le mie gambe non fossero in grado di leggermi. In quel momento, però, riuscii a scuotere la testa. "Astra, ma che ti salta in mente? Perché non hai detto nulla prima?"
Lei strinse le labbra. "Io... Non sapevo cosa volessero dire. Non so cosa è successo. C'erano un sacco di urla, ed io correvo. Era sotto questo passaggio, credo. E ho sentito la tua voce. Dicevi solo 'Corri', però. Non lo so."
Albus gemette. "Ma che cazzo, Astra."
Lei lo ignorò. "Comunque, credo sia più sicuro se non vieni con noi."
Davvero non volevo andare con loro. Anzi, ogni parte di me che prima diceva di non andare, di trovare una scusa e girare i tacchi, tutte loro adesso stavano urlando, implorando letteralmente qualunque altra cosa. Tuttavia, una delle poche cose che riusciva a sovrastare il rumore era la convinzione che se non fossi andata, avrei abbandonato Astra ed Albus. Se gli fosse successo qualcosa, era colpa mia. "Io vengo con voi."
"Wren..." Astra aveva chiuso gli occhi di nuovo. "Per favore."
Incrociai le braccia. "Possiamo tornare indietro tutti, se preferite."
"No, Wren," Albus sbottò. "Sai che non possiamo."
"Perché no?" Pensi davvero che funzionerà?"
"Sì!"
"Perché sei stupido!"
Albus strinse gli occhi. "Preferisco essere stupido e cercare di fare la cosa giusta piuttosto che un cazzo di genio che resta a guardare mentre dei bambini vengono torturati."
"Non riuscirai ad aiutarli!" Indicai il passaggio. "Pensi davvero che riusciremo anche solo ad avvicinarci a loro prima di essere scoperti?"
"Silenzio!" Quella era Astra, non Albus. Si teneva la testa tra le mani, e sembrava quasi soffrire. Quando Albus ed io ci zittimmo, lei alzò lo sguardo. Per mia sorpresa, c'era una nuova convinzione nei suoi occhi. "Noi andiamo. Wren, è una tua scelta venire."
"Mica tanto." Alzai gli occhi al cielo. "Non posso certo lasciarvi andare a morire."
Astra fece una smorfia, ma annuì. "Bene. Stai scegliendo di andare." Guardò Albus. "Pronto?"
"Dopo di te." Albus indicò le scale, e Astra fece un profondo respiro, come se si stesse preparando. Poi scese nell'oscurità.
Albus guardava me ora, ma io esitai. "Posso avere almeno la mia bacchetta?"
"Tra un attimo," venne la voce di Astra da giù. Trattenni la voglia di urlarle contro. Dopo aver chiuso gli occhi e aver fatto la rapida preghiera di svegliarmi da questo vero e proprio incubo, scesi le scale.
Il passaggio ero molto piccolo, al punto che Albus o Astra avrebbero potuto toccare il soffitto con la mano se avessero voluto. Pavimento e mura erano delle stesse pietre intagliate di cui era fatta la cantina del maniero, e i nostri passi echeggiavano nel buio, l'unico suono che si sentiva a parte i nostri respiri. Astra ed Albus accesero entrambi la bacchetta, dato che era buio pesto. Volevo avvisarli di non farlo, ma ero sinceramente sorpresa che non avessimo incontrato una guardia, o almeno qualche incantesimo protettivo. Ebbi la nauseante sensazione che la nostra presenza potesse essere già nota. Non riuscivo a capire per quale altro motivo sarebbe stato così facile entrare nel cuore delle operazioni di Stillens, se non che lui sapesse che eravamo lì e volesse vedere cosa stavamo facendo.
"Dunque, penso che questo tunnel sia incantato," Albus disse. "Dovrebbero essere una ventina di chilometri per arrivare al maniero, ma ovviamente è molto scomodo per un tunnel dove si può solo camminare."
"Quanti sono venti chilometri?" Chiesi.
"Tanti," Astra offrì, molto utilmente. Intendevo in confronto alle miglia, dato che avevo un'idea migliore di quanto fosse un miglio, ma suppongo che probabilmente non riuscissero a fare la conversione così di punto in bianco.
"Comunque," Albus continuò, "c'erano delle rune sui progetti. Non ho fatto Rune Antiche, quindi non sono sicuro di averle tradotte bene, ma credo dicessero qualcosa riguardo i tunnel più brevi."
"Somigliavano a quella?" Astra chiese, indicando con la bacchetta accesa. Sia io che Albus guardammo dove indicava, verso un anello di rune che andava in cerchio dal pavimento al soffitto e di nuovo giù dall'altro muro.
"Credo di sì," disse dopo un momento, annuendo lentamente.
"Sicuro che sia sicuro attraversarle?" Chiesi, sussurrando nonostante non sembrava esserci nessuno intorno.
Albus esitò per un momento, confermando che non ne era sicuro, ma annuì. "Dovrebbe esserlo, sì."
Astra fece spallucce. "C'è un solo modo per scoprirlo, direi." Oltrepassò la linea di rune.
Non successe nulla, in modo molto anticlimatico. Non so cosa mi aspettassi, ma Astra fece spallucce e si girò. "È successo qualcosa?" Albus strinse le labbra ma non rispose.
Io passai dopo, e a parte il fatto che mi si sbloccarono le orecchie, non capii se le rune avessero fatto qualcosa. Albus sussurrò che non era sicuro di quanto mancasse ancora, ma probabilmente non molto, quindi continuammo.
Camminammo in silenzio per altri cinque minuti circa, poi Astra si fermò. "Più avanti c'è una curva," sussurrò. "Credo ci sia una luce dietro."
"Persone?" Albus chiese.
"E io che ne so?" girò la testa solo per alzare gli occhi al cielo. "Non sento nulla."
"Loro di certo possono sentirci, se ci sono," dissi piatta. Astra alzò gli occhi al cielo di nuovo.
Albus ed Astra spensero le luci delle loro bacchette quando ci avvicinammo, e vidi il calore di una fioca luce di candela riflettersi sul muro dove il passaggio curvava. Astra aveva ragione; non sentivo nessuno, né vedevo ombre muoversi nella luce. Ciò non impedì ad Astra di avvicinarsi con molta cautela e sbirciare dall'angolo.
"Via libera," sussurrò, ed io ed Albus corremmo da lei. Il passaggio si apriva appena dopo la curva in una stanza semivuota. Una candela era accesa vicino alla porta, fornendo una debole luce che non raggiungeva gli angoli della stanza. C'era una sedia appoggiata al muro opposto, e delle lastre di pietra impilate in un angolo, ma per il resto non c'era nulla. Albus ci condusse alla porta, estraendo una copia bianco spettrale dei progetti dal nulla mentre lo faceva.
"Dunque, credo ci sia una buona probabilità che i bambini non siano qui," disse, fermandosi prima di uscire. "Qui giù sembrano esserci perlopiù celle e magazzini."
"E un magazzino per dei bambini suppongo non sia incluso tra questi?" Chiesi.
"Credo sia più sicuro tentare in una delle stanze al piano di sopra, quelle più grandi e senza denominazione," Albus spiegò. Indicò un punto nei progetti. "Noi siamo qui. C'è una rampa di scale nel prossimo corridoio, vicino all'entrata della cantina. Una volta saliti, possiamo cominciare a controllare le stanze. Credo che molte di loro siano solo stanze per lavoratori vari, ma alcune delle più grandi potrebbero contenere un paio di dozzine di bambini."
Non mi curai di fargli notare che andare direttamente al piano che ospitava 'lavoratori vari' alle dipendenze di mio zio probabilmente non era una buona idea. Nulla di tutto ciò era una buona idea, e sapevano già come la pensavo. Sospirai e basta. "Posso avere la mia bacchetta ora? Vorrei non restare uccisa se incontriamo qualcuno."
Astra si accigliò per un attimo. "Promettimi che non ti Smaterializzerai."
"Per quale motivo dovrei farlo?" Alzai gli occhi al cielo. "È un po' tardi per andare a chiamare aiuto per fermarvi, non pensi?"
Non sembrava del tutto convinta, ma dopo averci pensato un altro po', sospirò e mi restituì la bacchetta. "Non fare cose stupide."
"Non c'è bisogno, ci avete pensato voi per me."
Albus sospirò. "Per Merlino, Wren, abbiamo capito." Indicò la porta. "Possiamo andare avanti ora?"
Astra aprì la porta molto lentamente, e sbirciò per assicurarsi che la via fosse libera. Evidentemente lo era, perché uscì e fece segno a noi di seguirla.
I corridoi della cantina non erano fatti per la cautela. Erano illuminati da forti lampade elettriche che non lasciavano ombre in cui nascondersi. Anche se non c'erano molti corridoi dritti, non era un gran vantaggio per noi, dato che non c'era dove nascondersi se avessimo beccato qualcuno all'improvviso. Le porte erano tutte identiche e chiuse, e sapevo che la maggior parte di quelle su questo piano erano incantate per potersi aprire solo con le chiavi. Non c'erano alcove, e i corridoi laterali portavano o al sotterraneo o ad altri magazzini. Gli altri due piani erano più tipo labirinto, certo, ma ciò avrebbe reso solo più facile perderci.
Albus trovò molto facilmente la strada per le scale. Incrociammo un uomo che non riconobbi che faceva la guardia all'entrata del sotterraneo, ma dormiva. Gli passammo vicino in punta di piedi piuttosto che affrontarlo, e lui appena si mosse. Per il resto, la cantina era inquietantemente vuota.
"Bisogna dire che gli altri due passaggi portano al secondo piano interrato," Albus sospirò mentre salivamo le scale. "Forse arriva meno gente da dove siamo arrivati noi?"
"Forse Stillens sa già che siamo qui," suggerii, anche se pregai che non fosse vero.
"Se sapesse che siamo qui, saremmo già morti," Astra fece notare.
Non ne ero sicuro. Ce lo vedevo a lasciarci pensare di stare arrivando a qualunque risultato volessimo arrivare, se non altro per scoprire di cosa si trattava. Aprii la bocca per tentare di spiegarlo, ma avevamo raggiunto la cima delle scale, e Astra mi zittì prima che potessi. Si avvicinò silenziosa alla cima delle scale e si fermò, alla ricerca di voci o rumore di passi. Sospirai e aspettai finché non ci fece segno di continuare.
Stavolta fu Albus a guidarci, tenendo la sua mappa spettrale aperta. Ci condusse per corridoio vuoto dopo corridoio vuoto, mentre superavamo porte ad uguale distanza le une dalle altre. Quasi tutte avevano nomi in piccole placche di lato. Alcune le riconobbi, ma molte non mi erano familiari. Probabilmente avrei riconosciuto molti di loro, ma qui la maggior parte della gente non si presentava agli altri.
Girammo un angolo, e Albus indicò una porta sulla nostra destra che non aveva una placca. "Proviamo qui prima."
Astra alzò la mano prima che lui potesse fare un passo avanti. "Sento qualcosa."
Ci zittimmo, e dopo un momento lo sentii anch'io. Delle persone parlavano, a bassa voce, come se si trovassero dietro una delle porte di questo corridoio. Astra si accigliò e cominciò lentamente a seguire il suono. Mi morsi il labbro per impedirmi di dirle di fermarsi. Sembrava evitasse intenzionalmente di guardarmi, solo per non dovermi guardare farle segno di tornare indietro.
Andò verso una delle porte al lato destro e ci premette contro l'orecchio. Non riuscivo a vedere il nome sulla placca, ma dopo un momento si allontanò e distolse lo sguardo. Sgranò gli occhi, e sussurrò qualcosa che sembrava inappropriato.
"Cos'è?" Albus chiese, con voce a malapena udibile.
Lei scosse la testa. "Niente," disse, fin troppo rapidamente perché le credessi. Mi accigliai e la seguii verso la porta. Sentivo le voci più forti ora che mi ero avvicinata, per mio sgomento le riconobbi prima ancora di poter vedere il nome Caldwell vicino alla porta. Era uno di quelli che rideva di gusto dietro la porta. La seconda voce somigliava molto a quella di Zaria Hempsey. Sentii un desiderio ancora più forte di essere in qualunque parte del mondo tranne che lì.
Astra mi mise una mano sulla spalla. "Non sanno che siamo qui," sussurrò. "Va tutto bene."
"Andiamo," Albus sibilò dall'altro lato del corridoio. Era alla porta che aveva indicato prima, e cercava di sbloccarla. "Alohomora non funziona," sussurrò quando corremmo da lui.
Astra lo tirò da parte e puntò la bacchetta alla serratura. "Alohomora Duo," sussurrò. La serratura scattò, e lei la indicò con un sorriso compiaciuto. "Prego."
"Grazie." Albus afferrò la maniglia. Stavolta si girò facilmente. Tuttavia, appena la porta si mosse, raggelammo tutti; a differenza del cancello di prima, questa porta scricchiolò fortissimo. Albus turò via la mano dalla maniglia, ed esitammo tutti. Magari sembrava così forte solo relativo a quel silenzio tombale?
Il tono delle voci dall'altro lato del corridoio era cambiato leggermente. Già da prima non riuscivo a capire cosa dicessero, e ora si erano fatte all'improvviso più silenziose. C'entrava qualcosa?
Astra imprecò sottovoce. "Non possiamo restare in mezzo al corridoio."
"Vuoi che continui ad aprire la porta?" Albus sbottò in un sussurro.
"Forse?"
C'era un suono distinto di passi dietro quella porta. Era come se il cuore volesse sfondarmi il petto. Astra imprecò di nuovo, e Albus chiuse gli occhi. "Astra, distrazione." Poi si allungò e spalancò la porta nell'esatto momento in cui Astra si girava e lanciava un incantesimo ad una porta in fondo al corridoio, che si aprì a sua volta.
Scricchiolò fortissimo, ma non c'era tempo di preoccuparsene. Albus ci stava spingendo dentro, e sentii una maniglia girarsi dietro di noi. Corremmo dentro, e Albus chiuse la porta più in fretta possibile, immergendoci all'istante nella totale oscurità.
Astra si fece avanti per chiudere la porta con parecchi incantesimi sussurrati, poi sbirciò dalla serratura. Poi ci zittimmo. Sentii la porta aprirsi, e trattenni il fiato, sperando che Magnus non fosse abbastanza intelligente da capire cosa potesse essere stato quel suono.
"Giurerei di averlo sentito di nuovo," venne la voce di Magnus, attutita dalla porta ma abbastanza chiara da essere sentita. Passi, quando evidentemente uscirono in corridoio.
"C'è una porta aperta lì," disse la voce di Zaria. "Non pensi sia stato uno di quegli stupidi bambini, vero?" Albus fece una sorta di verso strozzato, e Astra dovette coprirgli la bocca con la mano.
Passi pesante verso la nostra direzione, poi il suono della maniglia che veniva mossa. Una pausa, poi tutti trattenemmo il fiato. Cercai di non sospirare di sollievo troppo forte quando sentii Magnus dire, "No, è ancora chiusa."
"Nessuno di loro sa usare la magia?"
"Certo che sì, ma non hanno le bacchette."
"Pensavo che i più grandi le avessero?"
"Quelli non stanno qui." I passi di Magnus si allontanarono dalla porta. Sembrava si dirigessero nella direzione della porta aperta da Astra.
"Non so come sopporti di fare il babysitter," Zaria disse. "Hogsmeade è meglio di questo."
"Non è così male," venne la voce di Magnus. "Se sai come divertirti, perlomeno."
"Non sono una pervertita, Caldwell," Zaria sbottò. Devo darle atto, sembrava assolutamente disgustata.
"Oh, piantala. Non hai fatto tante storie quando ti faceva comodo."
Ci fu una pausa. "Wren Predatel non è una bambina. E non ti ho chiesto nemmeno di fare quello."
Rimasi senza fiato, e sentii Albus prendermi la mano e stringerla. Chiusi gli occhi e cercai di non fare rumore.
"Suppongo che Predatel avesse bisogno di essere messa al suo posto, continuò la voce di Zaria, più lontana ora.
"Ne ha ancora bisogno."
"Non tirarmi in ballo."
Le loro voci si allontanarono, e sentimmo il suono di una porta che si chiudeva. Dopo, riuscii a sentirli solo a malapena. Dovevano essere entrati nella stanza, qualunque essa fosse. Astra fece un respiro, poi alzò la bacchetta e sussurrò, "Lumos."
Ci girammo lentamente. Nonostante Magnus avesse praticamente confermato che Albus aveva ragione, non ero sicura di cosa aspettarmi. In quale razza di cella mio zio teneva dozzine di bambini?"
Per mia sorpresa, sembravamo essere in una sorta di atrio. C'erano quattro porte, due a sinistra, una a destra, e una avanti a noi. Erano anche etichettate. Maschi, Femmine, Spazio comune, e Neonati.
"Ma che diavolo," Albus sussurrò. Fece un passo avanti, verso la porta davanti a noi che diceva Spazio comune.
Astra gli prese il braccio. "C'è via libera?"
"Non credo chiuderebbero una guardia qui," sussurrò in risposta. "Sembrava il lavoro di Caldwell, in ogni caso." Lei annuì, poi gli lasciò il braccio. Aprì la porta davanti a noi, e ci condusse dentro.
Di nuovo, l'ultima cosa che mi aspettavo. Eravamo entrati in una cosa che sembrava una via di mezzo tra una classe e una stanza dei giochi. Non c'era nessuno, quindi accendemmo tutti le bacchette e ci guardammo attorno per un attimo. A destra c'era una grossa lavagna e parecchie file di banchi, alcuni piccolissimi. Lungo il muro c'erano scaffali pieni di libri, così come cassetti etichettati con i nomi di oggetti di cancelleria come pergamene, penne, e matite colorate. A destra, dei larghi tappeti colorati erano sparsi sul pavimento di pietra, e sparsi per la stanza c'erano parecchi cesti pieni di giocattoli e animali di peluche. In un angolo c'erano dei tavoli con dei puzzle incompleti e libri illustrati, e dei poster allegri appesi alle mura. C'era anche un angolo con un cavalletto, e dietro di esso erano appesi quadri fatti con gli acquerelli e pittati con le dita.
"Ma che cazzo?" Astra sussurrò alla fine. Mi guardò. "Sapevi che c'era questo posto?"
Scossi la testa, ancora a bocca aperta. "Mi chiedo se Stillens sappia che c'è, a dirla tutta."
Albus era accigliato. "Che accidenti sta tentando di fare?"
Astra si fermò, poi scosse la testa. "Non è poi tanto importante, giusto? Stiamo perdendo tempo."
"Giusto." Albus tornò verso la porta. "Proviamo a svegliare i bambini."
Provammo prima la porta dei maschi. Astra tenne la bacchetta accesa, coprendola con la mano, mentre camminavamo in un lunghissimo dormitorio pieno di letti, quasi tutti occupati da bambini dormienti. Questa stanza era molto più spartana dell'altra, ma non in modo brutto. Ogni letto aveva un pezzo di carta con su scritto un numero attaccato alla spalliera, ma la maggior parte avevano anche un nome scritto sotto. Albus accese la bacchetta e la puntò al pavimento. Corse per la stanza, mentre Astra andò al letto più vicino. La seguii, non sapendo di preciso quale fosse il piano ora, e la guardai svegliare dolcemente il bambino nel letto. Abbassai lo sguardo sul suo letto, che diceva solo 21, senza un nome. Sembrava avere più o meno quattro anni, e sembrava molto confuso quando si svegliò. Si stropicciò gli occhi e inizialmente si allontanò da Astra, ma lei gli sussurrò qualcosa che sembrò calmarlo. In qualche modo lo convinse di uscire dal letto e mi disse di aiutarlo a mettersi le scarpe, poi passò al letto successivo.
Mi sedetti a terra vicino al bambino, che stringeva gli occhi sospettoso alla luce della bacchetta. Sorrisi esitante. "Ciao," sussurrai. "Io sono Wren. Come ti chiami?"
Lui sbatté gli occhi, come se non capisse la domanda. Non sapevo se era ancora mezzo stonato per essersi appena svegliato, o se Astra ed Albus avevano ragione e Stillens veramente chiamava tutti questi bambini per numero. Invece di insistere, mi limitai a prendergli le scarpe, ai piedi del letto, e lo aiutai a mettersele.
Avevo appena finito di allacciargliele quando sentii un rumore dall'altro lato della stanza. Balzai in piedi, pronta ad affrontare qualcuno, ma vidi solo un bambino appeso ad Albus, che parlava rapidamente e a bassa voce. Dato che non sembrava una gran minaccia, abbassai la bacchetta.
"È Jack!" Albus esclamò a bassa voce, girandosi verso di noi e indicando il bambino che finalmente lo lasciò andare. Sembrava avere circa dieci anni, e anche se non l'avevo mai visto prima, riconobbi il viso di Poppy nel suo quasi all'istante. Avevamo trovato Jack Stephens.
Jack tirò la mano ad Albus, preoccupato. "Hanno preso pure te? Poppy sta bene?"
"Poppy sta bene," Albus gli assicuro. "Va tutto bene. Siamo qui per salvarvi."
Gli occhi di Jack si illuminarono. "Davvero? Stillens non ti ha preso?"
Il rumore aveva svegliato molti altri ragazzi. I più grandi cominciavano a svegliarsi, e guardavano noi (e Jack) con cautela. Al nome di Stillens, tutti sussultarono. Uno sussurrò che non dovevano nominarlo, e fu appoggiato da parecchi mormorii concordi.
Il più grande, che sembrava avere dieci anni, ci guardò male. "Chi siete?"
"Siamo qui per aiutarvi," Albus spiegò. "Siamo amici."
"Aiutarci come?" Chiese un altro.
"Aiutandovi ad andarvene?"
Jack saltellò per l'emozione, ma nessuno degli altri sembrava molto contento. Uno di loro disse, "La signorina Hollis ha detto che va bene?"
"Chi?" Astra chiese.
Il bambino che aveva parlato (13, col nome Oliver stampato sotto), si fece piccolo piccolo. "Non conoscono la signorina Hollis."
"Conoscete il signor Pintor?" Chiese un altro bambino che sembrava un po' più basso. (8, con Ethan scritto sotto).
Astra ed Albus guardavano me, ma non avevo mai sentito nominare quelle persone. Strinsi le labbra, chiedendomi se sapere chi ero io avrebbe aiutato o peggiorato la situazione.
"Sentite," Astra disse, alzandosi. Ormai aveva un piccolo seguito di quattro o cinque dei bimbi più piccoli. "Qualcuno di voi si ricorda com'era prima che arrivaste qui?"
"Prima?" Tutti i bambini si guardarono l'un l'altro, sgranando gli occhi. "Non si parla di Prima," Oliver aggiunse.
"Ve lo ricordate?" Astra chiese. Uno ad uno, i bambini più grandi scossero la testa.
Jack fece un largo gesto. "Li hanno ipnotizzati tutti! Ci hanno provato anche con me, ma so già tutto sulla magia grazie a Poppy, quindi non ha funzionato molto bene." Si girò verso gli altri bambini. "Hey, questi sono gli amici di mia sorella, e vogliono aiutarci, okay?"
Un paio di bambini annuirono, ma la maggior parte erano ancora all'erta. Albus strinse le labbra. "Che ne dite se proviamo a svegliare le bambine, poi torniamo?"
"Sapevate già che non sareste riusciti a salvarli tutti in ogni caso," dissi, alzando gli occhi al cielo.
Astra mi guardò male, e ci condusse fuori dalla porta. Il suo gregge di bambini ci seguì, ma a parte Jack, furono gli unici.
"Non andate nella stanza nei bambini," Jack sussurrò. "Lì dentro c'è la signora Michelson coi neonati, e potrebbe svegliarsi."
Albus strinse le labbra; capii che il fatto che non avrebbe salvato tutti i bambini lo distruggeva. Per una volta, non mi venne voglia di ricordargli che le possibilità di andarcene, in generale, erano bassissime.
La stanza delle femmine era molto simile a quella dei maschi. Allo stesso modo, andammo ad ogni letto, svegliando silenziosamente le bambine. Le più piccole obbedirono senza discutere quando gli dicemmo di mettersi le scarpe e prepararsi ad andarsene, ma proprio come per i maschi, le più grandi esitarono. Perfino le rassicurazioni di Jack non bastarono a convincerle. Astra provò addirittura a dire che era amica di Cassie, Uno, ma questo sembrò solo allarmare di più le bambine.
Alla fine della fiera, ci ritrovammo all'entrata con nove bambini. Il più piccolo era un maschietto sui due anni, che si addormentò di nuovo tra le braccia di Astra, e la più grande oltre a Jack era una bambina che al più aveva cinque anni. Capii che entrambi i miei amici erano frustrati, e cercavano di nasconderlo.
"Ce ne andiamo?" Jack chiese.
Albus fece un sospiro frustrato, e ancora guardava accigliato i due dormitori. Poi annuì. "Immagino di sì."
"Hey, è meglio di niente," Astra sussurrò. "Almeno abbiamo dimostrato che è fattibile."
"Non abbiamo provato ancora nulla," le feci notare.
"Silenzio," Astra sbottò. Scosse la testa. "Ora dobbiamo solo trovare Cassie."
Albus non batté ciglio, ma io mi girai per fissarla a bocca aperta. "Sei impazzita? Non possiamo andare di sopra."
"Non essere ridicola," Astra disse, alzando gli occhi al cielo. "Non andremo di sopra. Ho detto a lei di scendere qui."
Albus aveva premuto l'orecchio contro la porta, e si fece indietro. "Credo che la via sia libera. Dobbiamo fare molto silenzio, va bene?"
Quasi tutti i bambini annuirono. Astra mi fece segno di prendere in braccio un altro dei più piccoli, una bambina che sbadigliava e sbatteva gli occhi. La presi in braccio con cautela, non sapendo di preciso come tenere una bambina, ma lei si accoccolò tra le mie braccia come se fosse fatta per stare lì. Fu sorprendentemente confortante stringerla. Forse era solo perché mi concentravo su qualcosa che non fosse terrore completo e assoluto per la prima volta da quando avevo inseguito Astra ed Albus.
Albus aprì la porta e ci condusse nel corridoio. Le voci di Magnus e Zaria erano sparite, il che poteva essere un segno buono o cattivo. Decisi di non pensarci troppo.
Girammo un angolo quando sentimmo un lontano tonfo, e il terreno tremò leggermente. Raggelammo tutti, non sapendo cosa fosse successo, quando all'improvviso un allarme partì dal nulla, tutto attorno a noi. Sembrava risuonare per tutto l'edificio.
Astra si girò verso di me, sgranando gli occhi. "Cosa significa?"
"È un allarme, Astra," sbottai, stringendo le labbra. I bambini si stavano agitando.
"Ma è per noi?" Chiese. Non abbiamo programmato nessuna esplosione."
Albus scosse la testa. "Niente di cui preoccuparsi," disse, con voce falsamente allegra. Tranne Jack, i bambini sembrarono cascarci, perlomeno. "Corriamo."
Accelerammo, camminando alla massima velocità dei bambini verso le scale. Distantemente, sentivamo suoni di urla e piedi che correvano, ma per il momento nessuno era venuto da noi. Non mi fidai della nostra fortuna quando ci avvicinammo alle scale, però.
Avevo ragione a preoccuparmi. Albus girò un altro angolo, poi si arrestò. Imprecò, ed io corsi in avanti per vedere cos'era.
Avevamo beccato Zaria e Magnus, che ci fissavano sorpresi a circa dodici metri di distanza, oltre le scale. Quando mi videro, sgranarono ancora di più gli occhi.
Strinsi le labbra, con la determinazione che alimentava un coraggio che fui sorpresa di possedere. Passai la bambina che tenevo in braccio ad Albus. "Andate. Li tratterrò."
Astra ed Albus esitò, ma un paio dei bambini cominciarono a piangere, quindi loro scesero per le scale. Estrassi la bacchetta, pregando di poterli trattenere almeno abbastanza a lungo perché Astra ed Albus portassero i bambini al sicuro.
Una volta che sparirono, abbassai la bacchetta. Dovevo almeno provare a mantenere le apparenze. Perlomeno era un buon modo per guadagnare tempo. "Posso spiegare."
"Ne dubito," Zaria disse, con un luccichio strano, esultante negli occhi. "Ma sentiamo."
"Loro... Volevano provare a salvare questi bambini? Nemmeno sapevo che fossero qui," dissi. "Suppongo che Potter abbia scoperto la posizione del maniero, e Astra ed Albus siano riusciti a saperla da lui. Non potevo rifiutarmi di venire senza destare sospetti."
Zaria strinse gli occhi, e si avvicinò. Non arretrare fu tutto ciò che potei fare. "Smettila di mentire."
"Non sto—"
"No, sono seria. È la storia più ridicola che tu abbia mai detto. Nemmeno Astra Lestrange è tanto stupida da cercare di far uscire di nascosto dei bambini da qui."
"Sai chi è stupida, però?" Magnus disse, torreggiando su di me. "La ragazzina che ci ha mentito."
Alternai lo sguardo tra di loro, arretrando lentamente. "Sto dicendo la verità."
"Sei una traditrice," Zaria disse. "Come altro potresti spiegarlo?"
Sospirò. "Okay. Ammetto, è un'ottima domanda, e avrei dovuto pensarci prima-" Alzai subito la bacchetta. "—Expulso!"
La porta vicino a loro esplose in avanti, facendo schiantare sia Zaria che Magnus contro il muro opposto. Colsi l'occasione per scattare in avanti e Schiantarli entrambi, per poi correre giù dalle scale. Sarei riuscita a spiegarlo? No. Ma se mai fossi uscita da lì, suppongo avrei avuto molte più cose da spiegare, in ogni caso.
Spigolo autore
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