Capitolo 54 - Il Futuro

~Wren~

Il giorno dopo che Marcus si scusò con Astra, Albus mi raccontò tutta la storia di come si era lasciato sfuggire che lei gli era piaciuta per molto più tempo di quanto aveva dichiarato. La sua preoccupazione principale era che Poppy lo scoprisse; Non aveva mai parlato davvero dei suoi vecchi sentimenti per Astra con lei, quindi lei non sapeva che quelli erano stati parte del motivo per cui l'aveva cercata in primo luogo. Nonostante il fatto che ormai lei gli piaceva davvero, lui non era sicuro di come l'avrebbe presa. Lo rassicurai dicendo che Poppy era una persona ragionevole, e che perlomeno lo avrebbe lasciato parlare. E comunque Astra sembrava totalmente non toccata dalla cosa, quindi la possibilità che lo dicesse a Poppy erano relativamente basse.

Certo, pensavo che non avrebbe dovuto, ma poiché sembrava saperlo già, non glielo dissi. Era una buona idea andare in giro a dire a ragazze che non erano la ragazza con cui uscivi al momento che ti sono piaciute per quasi quattro anni? In linea generale, no, anche se questa vecchia cotta è qualcuno con cui non parli mai e versi non provi alcun tipo di sentimento. Quando questa vecchia cotta era e tuttora è la tua migliore amica, le cose si complicano ancor di più. Nonostante il fatto che sapevo che Astra ed Albus non avrebbero mai fatto nulla che avrebbe ferito Poppy, non l'avrei biasimata per sentirsi confusa e gelosa, se lo scoprisse.

Ovviamente, anche se Albus non voleva assolutamente che Poppy scoprisse di quella loro chiacchieratina, sentiva anche che lei meritasse di saperlo. Mi chiese se nasconderglielo fosse mentire. Io non lo sapevo, non essendomi mai trovata in una situazione simile. Considerando che potevo vedere esiti disastrosi in entrambe le direzioni, gemetti e gli dissi che non avevo idea di cosa avrebbe dovuto fare. Sembrò infastidito, ma non protestò quando tornai a parlare del progetto di astronomia su cui teoricamente stavamo lavorando.

~~~~

Quando Astra si sedette vicino a me ad Incantesimi, lasciando Colette ad alzare gli occhi al cielo e a sedersi vicino ad Albus, pensai che fosse un po' strano. Mi sorrise come se fosse tutto a posto, però, quindi non ci badai molto finché non mi afferrò il braccio a fine lezione prima che potessi alzarmi. Con una rapida occhiata dietro di sé ed un espressione serissima in volto, disse, "Possiamo parlare?"

Il mio pensiero immediato fu che avevo sbagliato qualcosa, che l'avevo fatta arrabbiare in qualche modo. Ma non sembrava arrabbiata, il che voleva dire che forse era altro. Solo non riuscivo a immaginare cosa. Ormai non passavamo tempo insieme da qualche settimana, e nel frattempo non avevamo parlato molto. Lei ed Albus passavano così tanto nelle loro ricerche che persino Colette iniziava ad alzare gli occhi al cielo e a dire che stavano un po' esagerando, e non riusciva a capire cosa sperassero di trovare.

Uscimmo in corridoio, e Astra mi trascinò nella classe vuota più vicina. Lì, chiuse la porta, poi mi portò dal lato opposto della stanza.

Non perse tempo. "Sapevi che piacevo ad Albus? Non solo al quarto anno, ma fino allo scorso autunno?"

Sbattei gli occhi; non ero sicura di cosa mi aspettassi, ma non era quello. Sembrava che la cosa non l'avesse toccata proprio. "Io... Credo che in molti l'abbiano capito."

"Ovviamente. Lui te l'ha detto?" Astra sbottò.

Albus ed io non avevamo considerato che potesse succedere. Non sapevo cosa avrebbe voluto che facessi a questo punto. Esitai, cercando di decidere se mentire o no. Quale l'avrebbe fatta arrabbiare di più? In quel momento, forse la verità, ma in seguito si sarebbe arrabbiata di più se non l'avessi detto. Sospirai. "Sì. Me l'ha detto."

Astra si sgonfiò. "Oh."

"Non te l'ha detto perché sapeva che non provavi lo stesso, e non voleva metterti pressione," dissi, cercando di stemperare qualunque tempesta potesse arrivare, anche se non capii a cosa pensava. "Lo capisci, vero?"

"No! Sono frustrata!" Chiuse gli occhi e fece una smorfia come per contrastare un mal di testa. "È solo... Siamo mai stati amici?"

Sgranai gli occhi. "Ma certo che sì. Albus ci tiene molto a te. Siete ancora amici adesso, no?"

"Suppongo di sì." Crollò su una sedia. "Solo che... Non lo so, pensavo di sapere in che rapporti stavo con Albus per anni, e ora scopro che mi sbagliavo per tutto questo tempo?" Scosse la testa. "Sembra che non sappia più cos'è vero."

Da quando ero diventata la loro consulente di coppia? Sospirai e mi sedetti vicino. "Albus non è mai stato tuo amico solo perché gli piacevi. Casomai, è il contrario. E ora che non gli piaci più, ha importanza?"

Astra guardò il vuoto, chiaramente non soddisfatta. Non sapevo cosa voleva che dicessi. "Rende tutto strano."

Beh, cosa si aspettava che io facessi? La fissai per un attimo, cercando di capire cosa pensava e, per la prima volta nella mia vita, non avendo il minimo successo. Davvero non capivo perché non lasciava perdere, e perché non era semplicemente contenta che Albus aveva lasciato perdere davvero, finalmente. Mi si formò un groppo di paura nello stomaco. "Astra... Non è che a un certo punto... Lui ti piaceva, vero?"

"No!" Esclamò, girando la testa ad una tale velocità come se avessi proposto che provasse sentimenti per la piovra gigante. "Perché lo chiedono sempre tutti?"

Strinsi le spalle, non sapendo chi includeva tutti. Probabilmente la maggior parte delle persone chiedeva perché Marcus gli aveva piantato l'idea in testa l'anno scorso, se intendeva in generale. Se intendeva solo James e Colette e i nostri altri amici intimi, però, non ne avevo idea. "Beh, voi due siete molto vicini."

"Anche tu ed Albus, e nessuno ha mai pensato che steste insieme in segreto."

Feci spallucce. "Credo sia stato sempre più facile pensare a voi due perché gli piacevi, e la gente lo capiva."

"E che cosa significa?" Sbottò. "Solo perché piaccio a qualcuno non significa che devo ricambiare, come se fossi in debito o altro."

"Certo che no," dissi, annuendo subito. "Albus lo sapeva."

Astra sbuffò. Si mise il mento sulla mano, appoggiandosi sul banco avanti a noi. Rimasi solo a guardarla per un momento, cercando di pensare a cosa dire. Non ci riuscii, almeno non prima che parlasse lei. "Scusa di trascinarti in questa storia," disse, poi sospirò. "Lo so che non è davvero importante, non adesso. Solo è strano sentirlo, capisci? Anche se era in passato, e Albus è andato avanti. Fa sembrare la nostra amicizia un po' più complicata, e non so davvero cosa pensarne."

Sorrisi incoraggiante. "Ne sono certa. Mi dispiace di non poter aiutare di più."

Ridacchiò. "Beh, non penso che in molti potrebbero aiutare. Non capita tutti i giorni che il tuo migliore amico ti dice di essere stato innamorato di te per qualche anno."

Annuii concorde, prima di alzare un sopracciglio perché mi era venuto un pensiero. "In un certo senso l'hai fatto a James, però."

Sbattè gli occhi, poi li spalancò. "Era la stessa cosa?"

"Magari non proprio la stessa, ma abbastanza simile perché lui ti possa aiutare a parlarne meglio di me." Strinsi le spalle, facendole un sorriso di scuse.

"Non è una brutta idea," disse, annuendo seria. "Credo che proverò a parlargli dopo, allora." Alzò lo sguardo, con un sorriso brillante all'improvviso. "Grazie, Wren. E scusami, anche. Sei la migliore."

Si alzò e si diresse verso la porta, quindi la seguii. Di quel passo avremmo fatto tardi a Trasfigurazione, ma non gliel'avrei certo ricordato. Dovetti trattenermi un po' quando si fermò all'improvviso, e si girò. "Cosa... Cioè..." Strinse le labbra. "Poppy quanto sa?"

Distolsi lo sguardo. "Non lo so."

"Lui le dirà qualcosa?"

"Non lo so," ripetei. "Non voleva farlo, l'ultima volta che gli ho parlato. Ma sentiva di doverlo fare." Strinsi le spalle. "Gli ho detto che avrebbe dovuto trovare la soluzione da solo."

Astra annuì pensierosa, e di nuovo non capii a cosa stesse pensando. "Bello. Bene. Okay." Sorrise di nuovo, ma sembrava un po' forzato. "Temo che ti ho fatto fare tardi a Trasfigurazione."

E finì lì.

~~~~

Le settimane che portarono ai nostri esami finali furono relativamente tranquille. Non mi era toccato fare rapporto di nuovo, quindi ero stata libera di aiutare James a studiare per i M.A.G.O. (finora stava andando bene), e anche di studiare con Ciara per gli esami nostri. Ho provato pure a convincere entrambi, di continuo, che non ero più in pericolo del normale e che non c'era bisogno che andassi a nascondermi.

Sentivo il bisogno di convincere solo loro, perché erano gli unici a cui sembrava davvero importare. Beh, a Colette importava, ma lei tendeva a concordare con me e non sembrava dell'umore di litigare con James al riguardo la maggior parte del tempo. A parte della loro breve battaglia con le emozioni, però, Astra ed Albus passavano la maggior parte del loro tempo segregati in biblioteca a fare ricerche, e non mi avevano prestato alcuna attenzione (se avevano detto qualcosa a Poppy, per fortuna non avevano trascinato anche me). Non ero del tutto convinta che anche solo sapessero che nascondermi era una eventualità. Non ero sicura che gli sarebbe importato, se l'avessero saputo.

James e Ciara, però, finalmente avevano trovato un punto comune. Discutevano con me da due settimane ormai al riguardo.

James tendeva a ricordarmi che si sarebbe nascosto con me, che suo padre voleva solo il meglio per me, che la mia sicurezza era più importante delle informazioni che avrei potuto raccogliere. Ciara tendeva a dirmi che ero una stupida che cercava di farsi uccidere, e che non mi avrebbe mai perdonato se fosse successo. A seguire enunciava molte ragioni effettivamente logiche per cui mi stavo comportando in modo stupido e avventato e come pensava che non fosse per niente da me, e io non sarei rimasta delusa da lei a parti invertite?

Ancora non sapevo come fargli capire che sapevo che faccia aveva il pericolo, e che capivo che Stillens non sospettava nulla, e che sarei stata in grado di capire quando le cose sarebbero cambiate. Il meglio che potevo avere era spiegare che era una sorta di sensazione che andava tutto bene, ma né Ciara né James si fecero convincere.

L'ultimo incontro dei prefetti del trimestre era mercoledì notte della nostra settimana di esame. Non era la fine dei nostri incarichi di prefetto; Ciara ed io saremmo state di pattuglia venerdì, la notte prima del banchetto di fine anno. Aspettavo con ansia quell'evento quasi quanto avevo temuto la nostra prima pattuglia insieme.

Ciara ed io passammo il pomeriggio di mercoledì a studiare per Incantesimi con Colette, che dichiarava di non aver bisogno di studio ma che lo faceva comunque di malavoglia perché le ricordai che voleva un buon voto per fare un dispetto ad Haverna (più per farle piacere, ma quello va detto a Colette a proprio rischio e pericolo). James si unì a noi dopo il M.A.G.O. in Erbologia che disse lui erano andati malissimo, ed io interpretai che erano andati benissimo.

Una quindicina di minuti prima dell'incontro, Ciara sospirò e disse che era meglio incamminarci, perché niente avrebbe fatto più piacere ad Eris Prince di metterci in punizione per ritardo come ultimo atto da Caposcuola. Colette e James a malapena si accorsero che ce ne andammo, poiché lei era impegnata a spiegargli una cosa dai suoi appunti di Incantesimi che lui temeva sarebbe stata nel suo esame.

Lei mi diede un colpetto col gomito quando uscimmo dalla biblioteca. "Ancora nulla?"

Sorrisi leggermente ed alzai gli occhi al cielo. "Non pensi che te l'avrei detto se volevano che facessi rapporto stanotte?"

"Penso che avresti potuto non dirlo a nessuno, solo perché così il signor Potter non sarebbe riuscito ad impedirti di andare."

"Oh, grazie per l'idea," dissi tranquilla, senza guardarla. Conoscevo già lo sguardo esasperato, preoccupato che aveva sul volto, e non volevo vederlo. "Non ci avevo pensato, ma credo valga la pena tentare."

"Wren!" Ciara smise di camminare, e mi afferrò il braccio così che fossi costretta anche io a fermarmi. "Non scherzare nemmeno su questa cosa."

"Scusa," dissi in automatico.

"Non fare l'ottusa. È una cosa seria."

"Lo capisco," dissi, alzando gli occhi al cielo. Se c'era qualcuno che sapevo quanto sarebbe stato serio se mio zio avesse davvero sospettato di qualcosa, ero io. Ma lui non sospettava! "Non mi va più di parlarne, Ciara."

All'inizio non disse nulla, si limitò a rivolgermi la sua occhiata più corrucciata. Riuscì a reggere solo per qualche momento prima di abbassare lo sguardo. Invece di farmi di nuovo la predica, però, sospirò. "Scusami. Non sei un'idiota. Mi dispiace di averti chiamata così. Sembra solo che tu non la prendi seriamente come dovresti."

Resistetti alla tentazione di gemere. "Non è una situazione così grave come sembra, okay?" Mi girai e cominciai a camminare di nuovo.

Ciara mi corse dietro. "La maledizione Cruciatus non è così grave come sembra?"

Esitai. "Non è fuori dal comune, almeno."

Lei strinse gli occhi. "Non dovrebbe essere comune. Non dovresti essere in una situazione dove è comune. È una maledizione senza perdono! E se Stillens è disposto a farlo quando nemmeno sospetta nulla, che altro potrebbe fare?"

"Non lo so," dissi debolmente. Lei scosse la testa, chiaramente non soddisfatta, e abbassai le spalle. "Cosa vuoi che ti dica?"

"Che capisci che la tua sicurezza è importante, magari?"

"Capisco che la mia sicurezza è importante," ripetei svogliata. Ciara strinse di nuovo gli occhi, e corressi, "Lo capisco, davvero. E se il signor Potter decide che devo nascondermi, e non c'è altra scelta, farò ciò che dice. Va bene così? Non voglio nascondermi, Ciara, ma mi fiderò di lui quando mi dirà di farlo. Non lo farò un secondo prima di quando sarà assolutamente necessario, però."

"Come saprai quando è assolutamente necessario?" Disse a bassa voce.

Capii che non voleva scatenare discussione, era solo preoccupata, quindi nonostante la mia frustrazione non sbottai in risposta. Non ero frustrata con Ciara, dopotutto. "Non lo so. Devo solo fidarmi del signor Potter." Mi stavano venendo le lacrime agli occhi, e non capii se era perché ero sconvolta o arrabbiata, ma cercai comunque di trattenerle. "Non voglio nascondermi, Ciara." Sussurrai. "E non è solo perché voglio fare la cosa giusta, o perché voglio aiutare nella guerra, o altre motivazioni nobili." Deglutii forte; le lacrime non se ne andavano. Abbassai lo sguardo così che lei non le vedesse. "Voglio andare a scuola. Voglio stare con Astra e Albus e Colette e Poppy e te. Insomma, siamo appena diventate amiche. Non è giusto."

Ad un certo punto avevamo smesso di camminare di nuovo. Sentii la sua mano sul mio braccio, che mi girava così che fossi di fronte a lei, anche se guardavo ancora a terra. "Non lo è. Lo so. E mi dispiace. Nemmeno io voglio che tu te ne vada." Le si bloccò la voce, e alzai lo sguardo nonostante tutto. Per mia sorpresa, anche i suoi occhi erano umidi. Forzò un sorriso quando incrociò il mio sguardo, ma esso appassì quasi con la stessa velocità con cui era apparso. "Scusami se sarò una completa egoista per un attimo, e ignora quanto patetica sto per sembrare, ma sei una delle mie uniche amiche, Wren. Probabilmente la migliore che ho. Ti voglio qui, a scuola, così che possiamo studiare insieme e lamentarci delle relazioni a distanza e dei nostri doveri da prefette e divertirci e fare tutto ciò che si deve fare al settimo anno." Si abbassò e mi prese le mani con le sue. "Ma ti voglio al sicuro, ancora più di quanto voglio tutto quello."

Sbattei di nuovo gli occhi, tentando futilmente di mandare via le lacrime che mi appannavano la vista, ma ciò le fece solo uscire. Riuscii ad annuire, quindi tirai via le mani dalle sue in modo da abbracciarla forte. E poi piansi, e forse anche lei. Nemmeno mi importava che eravamo in mezzo al corridoio, o che piangere era diventato praticamente il mio hobby nelle ultime settimane. Che cosa importava più? Con ogni probabilità, nemmeno sarei stata presente l'anno successivo per incontrare qualcuno che poteva vederci in quel momento.

"Non è giusto," Ciara diceva dolcemente. "Non lo è, per niente. È tutto orribile, e vorrei che nulla di tutto questo succedesse." Si fece indietro, ma mi tenne le mani sulle spalle. Alzai le mani per asciugarmi le lacrime mentre lei mi studiava la faccia per un attimo. "Un giorno sarà tutto finito." Sorrise leggermente. "Pensa a quello, qualunque cosa decida il signor Potter."

Annuii. Pensare a quello, un giorno nel futuro distante che a malapena riuscivo ad immaginare. Sembrava impossibilmente lontano.

Ciara guardò il suo orologio e fece una smorfia. "Adorerei restare qui a parlarne, ma faremo sicuramente tardi."

Mi asciugai le ultime lacrime con la manica, poi riuscii a sorridere. "Allora meglio andare, no?"

Corremmo per tutta la strada verso l'ufficio di Kimmel, e arrivammo nel momento esatto in cui Emmanuel richiamava l'ordine. Albus ci aveva tenuto due posti vicino a lui e Poppy, quindi ci sedemmo lì. Eris si accigliò, ma non disse nulla del nostro quasi-ritardo.

"È meraviglioso avervi tutti qui con noi un'ultima volta," Emmanuel disse, con un sorriso largo come sempre. "Volevo solo dirvi che anno stupendo è stato, e vorrei ringraziare ognuno di voi per essere stata una squadra così meravigliosa." Sfoggiò un sorriso ancora più largo, dando la distinta impressione che fosse tutta una recita. "Eris ed io abbiamo adorato potervi dirigere tutti quest'anno. È stato un piacere lavorare con voi!"

"Speriamo che ognuno di voi si sentirà sempre libero di venire da noi se mai vi servisse qualcosa," Eris disse, senza nulla dell'arroganza o della presenza scenica con cui aveva iniziato l'anno. Riuscì a sorridere mentre si guardava intorno, ma poi si affievolì. "Credo siamo cresciuti tutti molto durante quest'anno," continuò. "Sono grata di averlo fatto tutti insieme, e spero che le amicizie che abbiamo creato in questa stanza continueranno per il resto delle nostre vite."

"Belle amicizie che si è fatta," Albus mormorò, causando un giro di risatine sommesse dai ragazzi del sesto anno attorno a noi. Io non risi, per qualche motivo; riuscì a richiamare solamente della pietà per Eris, che non era la cosa più piacevole.

Il discorso di Emmanuel ed Eris durò solo qualche minuto, poi la professoressa Kimmel si alzò e fece un altro discorso su quanto fosse stato meraviglioso quell'anno, quanto fosse grata per ognuno di noi e per la nostra dedizione alla scuola e ai nostri compagni studenti, come fosse emozionata di vedere dove ci avrebbe condotto il futuro. Come se il futuro immediato sarebbe stato piacevole per qualcuno, con una guerra in corso. Si prese un momento per ringraziare I ragazzi del settimo anno per il loro tempo ed energie negli ultimi tre anni, e gli disse che avrebbero sempre avuto una casa lì, ad Hogwarts. Poi parlò al resto di noi riguardo come voleva che l'anno prossimo fosse ancora migliore di questo, e che era emozionata di vedere cosa avremmo fatto nei nostri prossimi pochi anni alla scuola. Potevo solo desiderare di restare lì a vederlo.

Poi venimmo congedati, per l'ultima volta quell'anno. Tutti si alzarono e cominciarono a salutare le persone. "Non siete contente che abbiamo smesso di avere a che fare con quei due?" Albus chiese mentre si alzava. Indicò il centro della stanza, dove molte persone si erano radunate attorno ad Emmanuel Beck per salutarlo, ed Eris era ancora seduta al suo posto, che guardava il caos con un po' di desiderio. "L'anno prossimo sarà meraviglioso, non pensate?"

"Senza di loro?" Ciara alzò gli occhi al cielo. "Potrebbe esserci un incendio nella stanza, E Beck avremme comunque quel dannato sorriso. Non posso dire che mi mancherà."

"Vero?" Albus disse, annuendo. "Sono insop-"

"Professoressa Kimmel," Poppy disse, interrompendolo. Fece un largo sorriso alla preside, che era arrivata dietro me ed Albus senza che me ne accorgessi.

"Salve, cara, disse la professoressa Kimmel, un po' sovrappensiero. Alternava lo sguardo tra Albus e Ciara. "Signor Potter, signorina Malfoy, avete un minuto?"

Entrambi si scambiarono uno sguardo sorpreso e preoccupato mentre la professoressa Kimmel si girava e tornava verso la scrivania. Dopo un attimo, la seguirono. Sentii Ciara chiedere se avevano fatto qualcosa di sbagliato mentre andavano, e Albus rispondeva preoccupato che di certo non li aveva sentiti. Li guardai mentre attraversavano la stanza, verso il punto in cui Eris ed Emmanuel si erano uniti a loro.

"Che succede?" Scorpius chiese.

"Non ne ho idea," Poppy disse, scuotendo la testa. "Spero non siano nei guai... Non credo abbiano detto nulla di troppo scortese, onestamente."

"Ho sentito cose molto peggiori sia su Beck che su Prince," Scorpius concordò. "Magari Kimmel vuole farne un esempio?"

"Allora perché se li è portati nell'angolino?" Arthur chiese. "Se volessi fare un esempio, perlomeno mi metterei dove la gente può sentire."

Scorpius ed Arthur continuarono a speculare su cosa potesse star succedendo, ma io sentii la mano di Poppy sul braccio che mi tirava via. Mi girai sorridendo, ma la sua espressione era seria e nervosa contemporaneamente. "Hey. Ehm... Volevo chiederti una cosa. Non prenderla male, per favore..."

Immediatamente mi venne il pensiero che Albus gli avesse parlato della sua conversazione con Astra, ma non potevo immaginare perché mi stavano trascinando di nuovo in mezzo. Decisi di fare la finta tonta finché non mi avesse detto tutto ciò che sapeva, perlomeno, e riuscii a fare un sorriso preoccupato. "Ma certo. Cosa c'è?"

"Davvero non è grave, o cose simili," Poppy disse subito. Si rigirava una ciocca di capelli tra le dita con fare quasi frenetico, ma sembrò rendersene conto quando unì le mani. Al suo posto, cominciò a picchiettare col piede. "Cioè, probabilmente non ho nulla di cui preoccuparmi. Sono solo... Un po' preoccupata, suppongo? Per Albus e Astra."

Mi accigliai. "Albus e Astra?"

Lei fece una smorfia. "Non credo che Albus mi tradisca, quindi non andare lì. Solo..." Arricciò il viso, come se cercasse di pensare alle parole giuste. "Cioè, Colette ed io stiamo facendo ricerche con loro sui bambini scomparsi da quasi sei mesi ormai, più possibile. Solo che nelle ultime settimane, Astra ed Albus hanno passato quasi tutto il tempo a farlo. Ci hai fatto caso?"

Sbattei gli occhi. Non stava andando nella direzione che mi ero aspettata. Annui lentamente. "Beh, sì, certo. Ho pensato che tu fossi con loro. Oppure non ho badato al fatto che non c'eri? Mi dispiace."

"No, no, tutto a posto," disse, scuotendo la testa. "Di quello non mi interessa molto. Non ho bisogno di stare con Albus ventiquattr'ore su ventiquattro. Entrambi abbiamo i nostri amici. Non è questo il punto."

Inclinai la testa. "Okay, allora qual è?"

"Solo..." Si stava rigirando di nuovo la ciocca di capelli. "Sono stati evasivi, di recente?"

Non li avevo beccati ad essere evasivi, ma ciò non voleva dire molto a meno che non avessi cercato di scoprire qualcosa da loro. Provai a pensarci. L'unica cosa che mi veniva in mente era circa tre settimane prima, quando erano stati disperati di scoprire dove fosse il maniero di Stillens per un paio di giorni, non mi avevano detto il perché, e avevano lasciato perdere con la stessa velocità con cui avevano introdotto il discorso. Me ne ero quasi dimenticata, in effetti. Ancora non so perché gli interessavano i progetti dell'edificio. "Forse un po', suppongo."

Poppy annuì risoluta, come se si fosse preparata per quello. "Okay. Giusto." Abbassò lo sguardo per un momento, come per chiedersi qualcosa, poi guardò di nuovo me. "Non voglio essere assillante o gelosa. Sembra che lo sia? Mi sto impegnando tanto per non esserlo; solo che non sono mai stata con nessuno prima, e non so dove sia il limite. Davvero non mi dà fastidio che Albus ed Astra siano così vicini, perché lo so che tutti gli amici di Albus erano ragazze prima che cominciassi a uscire con lui e va benissimo. Quindi non voglio sembrare arrabbiata perché passano tempo insieme, o perché mi escludono, perché davvero non lo sono. E non è che temo che Albus mi tradisca o roba del genere, solo sembra che entrambi siano più evasivi del normale e non riesco a immaginare cosa nascondano ma-"

Misi una mano sul braccio di Poppy; la ciocca di capelli attorno al dito si era fatta così stretta che temevo se la strappasse. "Hey, va tutto bene. Non sei assillante, okay? Di certo non sei più gelosa di quanto hai diritto di essere."

"Davvero?" Chiese. "Non sono pesante e scocciante? È questo che mi fa paura, per questo non ne ho parlato con Albus."

Scossi la testa. "Non sei pesante e scocciante," le assicurai. "Ammetto che non mi ero reso conto del loro strano comportamento prima d'ora, ma adesso che me lo fai notare, sono stati un po' sulle loro ultimamente. Ma sono certa che se ne parlassi con Albus, come minimo sarà disposto a spiegarti perché non vuole parlare di qualunque cosa stiano facendo. Sono certa che non sia nulla di male. Onestamente, forse non si rendono nemmeno conto di come appaiono."

"Davvero?" Poppy abbassò le spalle per il sollievo, poi annuì. "Grazie, Wren. E scusami per averti buttato tutto addosso. Solo che tu sei così vicina a loro, quindi sapevo che avresti capito." Sorrise. "Suppongo gli parlerò venerdì dopo che finiscono gli esami."

Le dissi che sembrava una buona idea. Ci girammo di nuovo verso gli altri del sesto anno, che si erano lanciati in un acceso dibattito sul peggior esame finora. Non intervenni. Astra ed Albus si comportavano in modo evasivo? C'era una possibilità che fosse semplicemente che Albus cercava di evitare di parlare con Poppy della loro conversazione, e che stesse facendo un pessimo lavoro. Astra, incastrata nel mezzo, probabilmente si comporterebbe in modo altrettanto imbarazzato ed evasivo. Ma non ce lo vedevo Albus così ottuso. Sapeva che bastava comportarsi normalmente, invece di comportarsi in modo così strano da dare motivo a Poppy di preoccuparsi.

Poteva quindi essere altro? La mente mi tornò alla loro voglia di sapere dov'era il maniero. All'epoca non ci avevo badato, quando avevo menzionato che il signor Potter mi aveva chiesto di scoprirlo e Albus era sembrato un po' troppo interessato. E la notte che avevo trovato i progetti, mi ero concentrata un po' di più sul fatto che Stillens aveva usato la maledizione Cruciatus su di me e il fatto che il signor Potter non voleva che tornassi, che sul fatto che Astra ed Albus sembravano avermi aspettato apposta per chiedere se avessi scoperto il luogo. Credo di avergli solo detto di aver trovato i progetti, e loro non ne avevano più parlato. Nemmeno per chiedermi dove fosse. Per caso avevano semplicemente visto i progetti coi loro occhi?

All'improvviso, mi sembrò impossibile respirare. O forse potevo solo fare brevi respiri. Avevo uno strano groppo allo stomaco, manifestazione dell'ansia mentre i miei pensieri correvano a briglie sciolte. Perché gli importava dove fosse il maniero? Che motivo potevano avere per saperlo...?

A meno che non volevano andarci loro stessi.

Non erano così stupidi. Di certo non erano così stupidi. Non poteva essere quello. Mi sbagliavo; doveva esserci qualche altra spiegazione, giusto? Non ci avrebbero nemmeno pensato. Ma in qualche modo, ora che avevo il pensiero in mente, non se ne andava. Si sarebbero fatti ammazzare.

Non riuscivo a respirare. Mi guardai intorno, cercando di ascoltare ciò che dicevano i miei amici attorno a me come distrazione, ma era come se parlassero sott'acqua, a miglia di distanza. Sarei svenuta. Tutto tremava, o forse tremavo io. I miei pensieri si facevano più chiassosi, sovrastavano tutto il resto intorno a me.

"Wren?"

Qualcuno mi toccò il braccio, e io lo strattonai via. Era Albus. Sbattei gli occhi per un attimo, cercando di dire qualcosa, ma non uscirono parole.

"Stai bene?" Chiese, la sua voce adesso era più vicina di quelle degli altri prima.

Cercai di annuire. Forse riuscii, ma probabilmente non fui molto convincente. Facevo ancora respiri molto brevi e rapidi. Sto avendo un attacco di panico, mi accorsi. Meraviglioso.

Albus mi prese le mani, e stavolta non mi tirai indietro mentre mi portava dall'altro lato della stanza. "Hey, va tutto bene. Respiri profondi, va bene?" Mi guardava preoccupato mentre cercavo di controllare il respiro, concentrandomi sui suoi occhi. Erano verdi, quindi molto diversi da quelli di James, ma per il resto pensavo fossero identici. Stessa attenzione e protettività verso le persone a cui volevano bene.

Non poteva essere così preoccupato ed essere anche stupido, vero? Stavo andando nel panico per nulla.

"Ecco qua," disse dolcemente quando il mio respiro si stabilizzò. "Stai benissimo. Sei al sicuro. Promesso." Mi si alzò l'angolo della bocca, e riuscii a ricambiare il sorriso. Okay. Andava tutto bene.

"Scusa," sussurrai, una volta che mi era tornata la voce.

Albus scosse la testa. "Non scusarti per aver avuto un attacco di panico, Wren. Merlino." Sorrise. "Stai bene?"

"Penso di sì." Abbassai lo sguardo, sapendo quale sarebbe stata la domanda successiva.

"Cos'è stato?"

Volevo dirlo? Alzai lo sguardo, cercando di vedere semplicemente la verità nei suoi occhi. Non funzionò; vidi solo preoccupazione per me. Chiusi gli occhi per un momento. Stavo facendo la stupida, vero? Astra ed Albus erano più intelligenti di così. Il fatto che avevo anche solo dovuto rifletterci era un po' offensivo, giusto? Aprii gli occhi di nuovo. "Non lo so. Ultimamente son successe tante cose, sai."

"Giusto," Albus disse, accigliandosi solo un po'. Ebbi la distinta impressione che non sapesse di preciso a cosa mi riferivo.

"Sai, la possibilità di dovermi nascondere," chiarii.

Albus sgranò leggermente gli occhi, ma annuì come se avesse saputo fin dall'inizio cosa intendevo. "Ma certo. Non posso biasimarti. Farebbe impazzire chiunque, probabilmente. È incredibile che tu stia ancora così bene." Sorrise caldamente, poi mi prese una mano e la strinse. "Stai bene, adesso?"

"Penso di sì." Guardai di nuovo gli altri, che erano tutti raccolti attorno a Ciara e parlavano emozionati. "Cosa voleva la professoressa Kimmel?"

Albus sgranò gli occhi di nuovo, ma stavolta li vidi danzare emozionati. "Oh, giusto!" Sorrise. "Ha chiesto a me e Ciara se vogliamo fare i Caposcuola l'anno prossimo."

"Sei serio?" Sorrisi, colma d'orgoglio per entrambi. "È meraviglioso, Al!"

"Vero?" Saltellava leggermente sul posto. "Wren, sono così emozionato. So che non è chissà cosa, specialmente con una guerra in corso, ma-"

"Albus, zitto," dissi, alzando gli occhi al cielo. "Ti è permesso essere emozionato per questo, anche con una guerra in corso. È chissà, cosa, ed è così meraviglioso. Congratulazioni!" Gli lanciai le braccia attorno. "Sono così fiera di te!"

Albus mi strinse forte. "Grazie."

CI unimmo agli altri un attimo dopo, dove Albus fu ricoperto di complimenti e congratulazioni dai nostri amici. Lui arrossì e balbettò un grazie, proprio come Ciara. Entrambi sembravano davvero contenti, e non riuscii a sorridere. La Kimmel non mi piaceva per niente, ma suppongo avesse preso una decisione buona.

Ciara mi tirò in disparte quando cominciammo tutti a scendere. Quando le feci di nuovo i complimenti, il suo sorriso aveva perso un po' di gioia. Inclinai la testa, accigliandomi confusa. "Cosa c'è?"

"Niente," disse, alzando le mani. "Solo... Non lo so. Sento di doverti chiedere scusa. Ero così sicura che saresti stata tu, quindi un po' mi sento come se te lo stessi togliendo."

Sbattei gli occhi. Era impazzita? "Non devi scusarti, Ciara. Sono davvero contenta per te. Non mi sono mai sognata di fare la Caposcuola in ogni caso, e nemmeno la professoressa Kimmel, quindi non penso tu mi stia togliendo proprio nulla. Per favore non proccuparti."

Ciara mi guardava accigliata, quello sguardo con cui cercava di guardarmi nella mente. Ebbi l'impressione che cercasse tracce di tristezza che cercavo di nascondere, anche se non c'era niente da cercare. Le misi una mano sul braccio. "Ciara, te lo meriti molto più di me. Onestamente. Comunque, tu sei molto meno controversa di me."

Alzai un sopracciglio, e lei sorrise e alzò gli occhi al cielo. "Non è di questo che parlo, Wren."

"Lo so. Semplicemente è una delle tante ragioni per cui tu sei più adatta di me. Credo che la più grande sia però che tu sei una leader migliore di me."

Strinse le labbra. "Non volevo ricevere un discorso incoraggiante, Wren."

"Beh, o ti becchi il discorso incoraggiante o accetti che te lo meriti, e che non sono triste per niente. Sono davvero felice per te! E ancora meglio, io posso andare in giro a vantarmi della mia amica caposcuola, ma se lo fai tu suona un po' arrogante."

Lei ridacchiò. "Okay. Capito."

Feci un largo sorriso. "Sono davvero fiera di te. Te lo meriti, okay?"

Ciara ricambiò il sorriso (un po' debolmente) e annuì. "Grazie, Wren."

"Ora che sie Caposcuola, magari venerdì non sarà la nostra ultima pattuglia insieme," suggerii. "Puoi inventarti qualcosa, giusto?"

I suoi occhi si illuminarono. "Non ci avevo nemmeno pensato." Ora un sorriso caldo. "Meglio cominciare a pregare che tuo zio non sospetti niente, giusto?"

Sorrisi. "Era tutto ciò che volevo sentire."





Spigolo autore

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top