Capitolo 53 - Il Piano

~Astra~

La giornata volò. Colette mi lesse i passaggi importanti dai diari di Cassandra Cooman a pranzo (beh, li tradusse in una lingua comprensibile) mentre Poppy, Albus, Wren, e Ciara parlavano di altre cose ben più noiose come gli incontri dei prefetti o quel che era. Scoprii da River che lei aveva Cura delle Creature Magiche quel pomeriggio, e anche Adalyn seguiva la lezione. Quando i nostri amici andarono a Storia della Magia, Albus ed io bighellonammo nell'atrio finché Albus decise che era meglio per lui aspettare di sopra, perché la lezione era quasi finita e voleva più tempo possibile per trovare i piani.

Mi rigirai la bacchetta tra le mani, desiderando che l'atrio avesse delle finestre così che potessi vedere se quelli del quinto anno stavano arrivando o no. Sembrò volerci una vita prima che le porte si aprissero, e poi dovetti aspettare ancora. C'erano parecchi studenti che riconoscevo da tutte le quattro Case, che chiacchieravano di questa o quella creatura magica che avevano visto quel giorno. Vidi River, che incrociò il mio sguardo e riuscì a tirare in disparte le sue amiche con sufficiente nonchalance. L'avevo pagata un galeone per assicurarsi che il signor Potter arrivasse all'inizio dei guai, e per non dirle che l'avevo chiesto. Era stata abbastanza gentile da non fare domande.

Adalyn Lostry fu una delle ultime persone ad attraversare le porte. Camminava dietro ad alcune delle ragazze di Serpeverde, ma sera piuttosto chiaro che non faceva parte del gruppo. Non mi prestò molta attenzione quando balzai in piedi e mi mossi verso di lei finché non le impedii il passaggio. A quel punto, si limitò a guardarmi storto. "Spostati, Lestrange."

"In realtà devo parlarti," dissi, piazzandomi dritto di fronte a lei.

Smise di camminare sbuffando annoiata. "Che c'è?"

"Ho sentito che ti stai appassionando alle Arti Oscure. È vero?"

Adalyn guardò male qualcuno dietro di me. "Mi sorprende che tu ti fidi di quella puttana, ad essere onesta."

Sbattei gli occhi, poi mi guardai alle spalle e vidi Brigitte Myers raggelata dall'altro lato dell'ingresso. Ci guardava, ma quando io guardai lei, corse via. Mi accigliai e mi girai di nuovo verso Adalyn. "Non è stata Brigitte, okay?"

"Allora chi?"

"Non sono affari tuoi." Scossi la testa. "Non è questo il punto, comunque. Il punto è che ti stai immischiando in cose fin troppo grandi per te."

"Non credo tu sappia cosa è troppo grande per me e cosa no, Lestrange," Adalyn disse acida. "Non mi guardi nemmeno più dal primo anno."

"Beh, vedi, guardarti mi riempie di tristezza, perché sei proprio uno spreco di vita."

Adalyn non sembrò ferita, purtroppo. Davvero non le importava di cosa pensassi. Sembrava un po' sorpresa, però, e inclinò la testa come se non fosse sicura di avermi sentito bene. "Prego?"

"Hai sentito cosa ho detto." Mi rigirai distrattamente la bacchetta tra le mani. Non era molto minaccioso, lo sapevo, ma fu sufficiente a far spostare la mano di Adalyn verso la sua tasca. "Ma non è per questo che sono qui. Ho anche sentito che stai cercando di farti bella agli occhi di Stillens. Volevo dirti che immensa assurdità è."

"Tu non sai proprio niente," Adalyn disse.

"So che immischiarsi con Stillens sarebbe una condanna a morte per una codarda come te."

Stavolta Adalyn estrasse sul serio la bacchetta, ma non mi maledì ancora. "Cosa vuoi, Lestrange? Non sarai mica venuta qui solo per azzuffarti?"

Era esattamente per quello che ero venuta, ma alzai gli occhi al cielo come se non fosse così. "Sei scema? Sto cercando di aiutarti. Voglio impedirti di fare il peggior errore della tua vita. E farti sapere che trattare Caymus Stillens come un cazzo di club a cui puoi unirti e nessuno si farà problemi? Non è okay da queste parti. Non potrebbe essere più lontano da okay."

Adalyn mi guardava come se davvero volesse uccidermi. Se non fossi stata sicura di essere una duellante più brava di lei, mi sarei spaventata. Stando così le cose, mi preparai a lanciare un Sortilegio Scudo.

Non mi maledì subito. "Ti pentirai di avermi sottovalutata, Lestrange. Pensi che la stia prendendo alla leggera? A nessuno è mai importato di me. Ti sei impegnata duramente per farlo accadere. O non ricordi?"

Certo che sì, ma mi limitai a ridere. "Sei tu quella che ha scelto di frequentare uno psicopatico, Lostry. Non è colpa mia se ti ha rovinata."

"Jasper?" Fece una smorfia. "Quello è stupido quanto te."

"Considerando che sei la sua brutta copia, cosa dobbiamo dire di te?"

"Silenzio!" Adalyn sbatté il piede a terra, poi mi puntò contro la bacchetta. "Expulso!"

Bloccai l'incantesimo abbastanza facilmente, ma mi fece leggermente sbilanciare. Prima che Adalyn potesse tentare altro, lanciai una maledizione Gambemolli silenziosa che la fece cadere. Vidi River e le sue amiche correre via con la coda dell'occhio. Bene, ciò significava più o meno altri cinque minuti di tutto questo. Potevo farcela. Bastava farla continuare a parlare, e mantenere le maledizioni al minimo.

"Sai che Stillens si importerebbe di te anche meno di chiunque altro qui, vero?" Chiesi mentre Adalyn faticava a rialzarsi, contrastando gli effetti della maledizione. "A quel punto saresti uno straccio e malvagia, no?"

"L'unica che sarà uno straccio sei tu," Adalyn sputò. "Confringo!"

Parai anche quella, ma non bene; rimbalzò contro il mio sortilegio scudo e colpì un'armatura nel corridoio, che esplose con un gran clangore. Lanciai un'altra maledizione Gambemolli silenziosa, che lei parò, ma non riuscì a parare quando lanciai flipendo qualche secondo dopo. Venne scagliata a terra, più forte di quanto avessi voluto. Sentii il crack della sua testa che colpiva il pavimento. Si rimise a sedere lentamente, facendo una smorfia, con la mano dietro la testa. Quando la allontanò, vidi macchie rosse sulla sua mano. Per un attimo, sbatté gli occhi, poi alzò lo sguardo per guardarmi male.

Volevo scusarmi; non volevo farle del male, non veramente. Ma doveva sembrare un duello vero, spontaneo, quindi feci spallucce. "Magari questo ti insegnerà a non immischiarti in cose che non ti riguardano."

"Non sono una bambina!" Riuscì a rialzarsi, puntandomi ancora la bacchetta contro. "Non osare comportarti come se fossi chissà quale santarellina. Sei pessima come chiunque altro in questa dannata scuola."

"Ma che cazzo significa?" Chiesi, cercando di non ridere. Ci voleva per forza una visione del mondo totalmente distorta per vedere le cose in quel modo, no? "Ti viene mai in mente che il motivo per cui non piaci alla gente è perché sei il tipo di ragazza che si sente sola e decide che la cosa migliore da fare sia imparare le Arti Oscure e unirti ad un gruppo di terroristi?"

"L'unico gruppo di terroristi che conosco è l'ES," Adalyn disse. "Non voglio avere niente a che fare con loro. Reducto!"

Parai di nuovo, questa volta cercando di rimandarglielo contro. Non funzionò, invece le passò sopra la testa e colpì il muro dietro di lei. Sembrò spaventarla, però, il che era più di quanto avessi voluto, in ogni caso. Mi guardò male di nuovo, poi alzò la bacchetta e disse, "Sectum sempra!"

Bloccai per istinto, ma non lo feci bene. Sentii la maledizione sfiorarmi il volto. Sangue caldo mi scorreva sulla guancia. Per un attimo, riuscii solo a fissarla, a bocca aperta. Ma era idiota? Ce l'aveva un cervello? Non ebbe nemmeno la consapevolezza di apparire pentita, anzi mi guardava come se potesse farlo di nuovo.

"Ma sei completamente impazzita?" Chiesi, alzando la mano per asciugarmi il sangue dal viso, ma continuava a scendere, quindi non so perché mi scomodai. "Stai cercando di uccidermi? E non osare dirmi che non sapevi cosa facesse quell'incantesimo."

"Oh, lo so cosa fa," disse, alzando leggermente il mento. "Davvero sfortunato che tu l'abbia parato."

"Il tentato omicidio non va bene, Lostry!"

"Se solo me ne fregasse un cazzo!"

Ora basta: avevo dovuto fingere parte della mia rabbia prima, ora non più. Adalyn era impazzita, e totalmente senza speranze. Senza nemmeno scomodarmi con la magia non verbale, avanzai verso di lei, lanciando sortilegio dopo sortilegio, più di quanti lei potesse gestirne. Flipendo, locomotor wibbly, morstimulus. Adalyn ne deviò alcuni, e provò anche a lanciarmi qualche maledizione, ma poi la disarmai. E anche se a quel punto avrei dovuto fermarmi, non lo feci. Ancora non so perché.

Le urla del signor Potter mi fecero ritornare in me. Gettai subito via la bacchetta, e mentre la mente mi si schiariva dal rosso della rabbia, mi accorsi che Adalyn era in ginocchio sul pavimento, e tremava col viso coperto dalle mani. Non riuscii a capire se il motivo era rabbia, paura, o una maledizione. Il signor Potter mi sorpassò per aiutarla a rialzarsi, e mentre lo faceva, lo sguardo che mi lanciò conteneva un odio così profondo non riuscii a rispondere alle domande del signor Potter su cosa fosse successo per parecchi minuti.

Beh, aveva funzionato. Il signor Potter mandò River, che l'aveva seguito fino nell'ingresso, a chiamare il professor Lockley e a portarlo in infermeria, poi aiutò Adalyn a salire le scale. Raccolsi la mia bacchetta e quella di Adalyn prima di seguirli, e non protestai quando insistette perché le dessi a lui.

Una volta che Adalyn fu sistemata in infermeria, e madama Cantha badava alla sua testa (per fortuna, sembrava che una commozione cerebrale sarebbe stata la peggiore delle ferite), il signor Potter mi tirò in disparte. "Che accidenti è successo?"

Spiegai in breve ciò che Lily aveva detto sul litigio tra Adalyn e Brigitte, e che avevo cercato solo di parlare con lei prima dell'inizio del duello. Ormai sembrava una scusa flebile, ovviamente; avevo esagerato un po'.

"Quale parte del processo di aiuto richiedeva maledirla mentre era disarmata?" chiese il signor Potter, stringendo gli occhi.

"Ha cominciato lei," dissi immediatamente. "Semplicemente... Ci è sfuggito di mano."

Alzò un sopracciglio, deluso. "Ti ritenevo al di sopra di attaccare qualcuno dopo che l'hai già disarmato, Astra."

"Ha usato sectum sempra su di me!"

Rimase zitto per un momento. Per un attimo, sperai che forse non mi sarei nemmeno beccata una punizione; dopotutto, era una magia molto oscura e Adalyn sicuramente conosceva gli effetti di quell'incantesimo. Ma sospirò e scosse la testa. "Prima o dopo che le hai causato una commozione cerebrale?"

Strinsi le labbra e abbassai lo sguardo. "Dopo."

"Io e il professor Lockley ci occuperemo di Adalyn. Tuttavia, non avresti dovuto affrontarla in primo luogo." Il signor Potter si massaggiò le tempie come se avesse mal di testa. "Astra, perché non sei semplicemente venuta a dirlo a me?"

Strinsi le spalle. Pensai che quello fosse abbastanza normale da parte mia da non richiedere una risposta. "Per favore non lo dica a mia zia."

"Ho la mezza idea di farla venire e lasciare che sia lei ad occuparsi di te." Sgranai gli occhi, e lui sospirò. "Non lo farò. Ma se ti beccherò mai a rifare una cosa del genere..." Scosse la testa. "Andromeda arrabbiata non è qualcosa con cui vuoi avere a che fare."

"Lo so. Mi dispiace..." Guardai Adalyn, che sussultava mentre madama Cantha le premeva qualcosa dietro la testa. "Non volevo davvero farle del male."

Il signor Potter annuì. "Beh, dovrò togliere punti a Grifondoro per questo. Direi una ventina."

"Lo so."

"E dovrò darti una punizione."

Sosprirai in modo esagerato. "Almeno si assicuri che non sia una in cui Eris Prince o Marcus Dillam sorvegliano, per favore."

Lui ridacchiò. "Sai che non dovrei farlo. Facciamo i prossimi due giorni, va bene?"

"Va bene..."

"E mi farebbe piacere se tu chiedessi scusa ad Adalyn." Restai a bocca aperta per l'indignazione, ma il signor Potter alzò una mano per impedirmi di protestare. "Non dev'essere proprio adesso. Vai a calmarti, e torna dopo. Ma devi scusarti."

"E lei?"

"Non si tratta di lei, Astra. Stiamo parlando di te."

Scossi la testa. "Letteralmente preferirei gettarmi dalla torre di Astronomia. Quella è malvagia per davvero."

Il signor Potter fece spallucce, indifferente, "In tal caso, magari se riesci a scusarti in modo genuino, per lei sarà un passo nella direzione giusta."

Il professor Lockley piombò in infermeria in quel momento. Il signor Potter mi lasciò andare mentre lui spiegava la situazione. Me ne andai appena Lockley sussultava, sconvolto all'idea di me coinvolta in una cosa del genere.

Andai dritta in sala comune. Albus era lì, assieme a Colette e Wren. Mi fece i pollici in su senza farsi notare da loro, e sentii un ondata di sollievo. Almeno non era stato tutto per niente.

Wren mi guardava sovrappensiero mentre mi sedevo, il che significava che River o le sue amiche avevano sicuramente detto che io ed Adalyn eravamo finite in un duello. Mi aspettavo un saluto molto più accusatorio, quindi rimasi piacevolmente sorpresa quando disse solo, "Dove sei stata?"

"Ehm..." Nessun motivo per nascondere la verità, ovviamente, ma suppongo che in circostanze normali mi avrebbe tentato. "Ho parlato con Adalyn Lostry."

"Ho sentito che avete fatto più che parlare," fu l'osservazione di Colette, ma non alzò lo sguardo dal suo libro. Ebbi la sensazione che ne avevano già parlato.

"Okay, potrei aver lanciato qualche incantesimo," dissi, facendo spallucce. "È una rompiscatole."

"Che è successo?" Albus chiese.

"Beh, è iniziato stamattina. Suppongo Albus vi abbia detto cosa ci ha raccontato Lily?" Wren e Colette annuirono. Perfetto. "Beh... Io veramente cercavo solo di parlarle, vedere se potevo aiutare. Ma si è arrabbiata e messa sulla difensiva e ha cominciato a lanciare incantesimi, quindi ho reagito. Non cercavo davvero di farle del male o roba del genere."

"Ne deduco che tu le abbia fatto del male?" Colette chiese.

"Forse..." Sospirai e descrissi in breve com'era successo tutto, enfatizzando la parte di Sectumsempra a scapito della parte in cui l'ho disarmata e ho continuato ad attaccarla finché non è arrivato il signor Potter. Colette sembrava totalmente indifferente, e Albus fece spallucce e riuscì molto bene ad apparire sorpreso, ma non arrabbiato.

Wren, d'altro canto, mi guardava come se avessi appena descritto come l'avevo fatta franca da un omicidio. Dopo che Albus aveva finito di dire che sperava che Adalyn ci pensasse due volte prima di fare pasticci con le Arti Oscure adesso, Wren disse, "Sei fuori di testa?"

"Cosa?" Albus chiese.

Non sapevo se stava parlando con me o con lui, ma lo sguardo che ci rivolse confermò che eravamo entrambi. "Se è per questo, probabilmente adesso sarà molto più determinata a fare qualunque cosa volesse fare," Wren disse, accigliandosi. "Se pensa che a nessuno ad Hogwarts importi di lei, quindi Stillens è un'alternativa migliore, non credo tu abbia aiutato mandandola in infermeria a suon di maledizioni."

"Mi dispiace," sbottai, senza curarmi di nascondere il tono difensivo. "Non sono partita con l'intenzione di affrontarla in duello, okay?"

"Lo so che non volevi." Wren chiuse gli occhi per un momento come per contrastare un mal di testo. "Tu cercavi di aiutare, e la cosa ti è sfuggita di mano. Lo so. Solo..." Scosse la testa. "Non ci posso credere che hai servito quella ragazzina su un piatto d'argento all'unica persona in questa scuola che potrebbe aiutarla a entrare in contatto con Stillens."

Oh, merda. Lanciai un rapido sguardo ad Albus. Nessuno di noi due aveva considerato il fatto che madama Cantha lavorare per Stillens, e che spedire Adalyn in infermeria potrebbe avere altre ripercussioni oltre a farla solamente arrabbiare. Ma non c'era tempo per sentirsi in colpa, no? Strinsi le labbra, poi scossi la testa. "Andrà bene, Wren."

"Sicura?" Wren guardò Albus, poi me. Per un attimo, temetti che sospettasse che c'era altro sotto. Non disse nulla al riguardo, però. "Non so nulla su Jericho Cantha. Non so se si farebbe scrupoli a mettere in contatto una sedicenne con Stillens, e raccomandarla. Ce la vedrei a farlo solo per fare un dispetto a Nico, onestamente. Ma so che né Nico né io ci sogneremmo di coinvolgere Adalyn Lostry, perché io non lo farei a nessuno e Nico pensa che sia una rompiscatole. Ma non posso dire lo stesso per madama Cantha, quindi c'è una buona possibilità che finire in infermeria dopo un duello in cui è stata accusata di voler lavorare per Stillens sia proprio la spinta che la porterà a farlo. Questa cosa potrebbe averle appena rovinato la vita.

Guardai Albus e Colette, per vedere se avevano una qualche difesa. Colette fissava il vuoto con uno sguardo che mi diceva che concordava con Wren. Albus era impallidito leggermente. Mi guardava con un'espressione tesa in volto. Non ci aveva pensato nemmeno lui a tutto questo fino ad ora.

"Beh, non so cosa ti aspetti che io faccia," dissi di malumore, più perché all'improvviso mi sentivo in colpa che per frustrazione verso di lei.

Per un momento Wren non rispose. Sospirò, e non capii se era un sospiro frustrato o pentito o triste. Non sembrava più arrabbiata, però. "Mi dispiace. So che ormai non puoi farci niente. E non è davvero colpa tua. È chiaro che Adalyn era già partita lungo questa strada da molto prima che l'hai affrontata. Se ciò porterà a qualche conseguenza, probabilmente sarebbe successo comunque, prima o poi." Mi rivolse un piccolo sorriso incoraggiante che non mi fece sentire granché meglio, ma almeno mi assicurò che non era arrabbiata con me.

"Suppongo che possiamo solo pregare che non succeda nulla," Albus disse, accigliandosi. "Magari papà non le lascerà sole? Sa che Cantha lavora per Stillens." Fece spallucce, poi guardò me. "Sei finita nei guai?"

"Ma certo." Ridacchiai. "Punizione per i prossimi due giorni, e venti punti in meno a Grifondoro." Alzai un sopracciglio. "Non è che uno di voi sa chi controlla le punizioni?"

"Venerdì non lo so, ma domani siamo io e Scorpius," Albus disse, sorridendo. "Non potevi avere tempismo migliore."

Tendenzialmente ero d'accordo con lui. Ero l'unica lì giovedì, e Scorpius ed Albus ed io passammo un'ora a giocare a Spara Schiocco. Oltre a ciò, molte ragazze Serpeverde con cui non avevo mai parlato prima vennero da me a congratularsi per 'aver dato una lezione a quella matta', il che fu un po' strano. Scorpius spiegò che Adalyn era senza dubbio una delle persone meno popolari nella loro Casa. Nico Jasper ultimamente restava sufficientemente sulle sue che ormai non dava più fastidio alle persone, purché non venivano accoppiate con lui per qualche lungo progetto o roba simile, ma Adalyn sembrava provarci gusto nel rendersi più odiosa che poteva, a chiamare di continuo le persone Sanguemarcio e a fare la cretina. Giusto quella mattina, aveva tentato di duellare contro Ciara. Scorpius era abbastanza sicuro che lei pensava che fosse stata Ciara a parlare con me, anche se Ciara non aveva idea di cosa parlasse.

In seguito, Albus ed io andammo in biblioteca a studiare i progetti. Erano molto meticolosi: la cantina erano tre interi piani di corridoi tortuosi e stanze. Pochissime cose erano etichettate in modo utile, solo 'cella' o 'stanza interrogatori' o 'magazzino'. Molte stanze non avevano alcuna etichetta, Cercammo di scoprire in quali Stillens poteva tenere i bambini, e discutemmo molto su se Stillens li tenesse nelle celle o no. Albus diceva sì, ma io dicevo no. Cassie non aveva mai menzionato nulla del genere. Alla fine concordammo di controllare; le celle in ogni caso si trovavano al piano più interrato, quindi il punto logico da dove partire.

Vedete, c'era l'entrata principale per la cantina: le scale che scendevano dalla casa principale. Tuttavia, cercare di entrare così sarebbe stato un suicidio, in realtà. Tuttavia, c'erano almeno tre corridoi che partivano dal piano più basso, tutti fino ad oltre i progetti. Erano molto simili a come apparivano sulla Mappa del Malandrino i passaggi segreti che portavano ad Hogsmeade dalla scuola. La spiegazione migliore era che fossero tre ingressi separati alla cantina. Ci vennero in mente un paio di ragioni per averli: per tenere la spazzatura fuori dalla casa, prima di tutto; Stillens non sembrava il tipo da interagire con i suoi dipendenti più squallidi. Potevano anche mandare fuori strada chi cercava di rintracciare il maniero. Anche se sapevamo che era possibile arrivarci per Metropolvere, e Materializzarsi nelle vicinanze, Albus era abbastanza sicuro che Stillens non voleva lasciarlo fare alla maggior parte delle persone. Materializzarsi o prendere la Metropolvere verso un altro posto, poi prendere un passaggio segreto verso la casa aveva molto più senso.

I passaggi avevano tutti un nome scritto vicino. Purdue, Hart, e Langston. Cosa significasse, non ne eravamo sicuri. Forse erano città a cui conducevano i passaggi? O un codice per il luogo? Avremmo dovuto scoprirlo se volevamo usare quei passaggi, ovviamente. I progetti avevano il nome originale della casa, Maniero Woodston, il che voleva dire che l'avremmo di certo trovato sulle mappe. Albus mi disse che avrebbe cercato città o villaggi o qualunque cosa di nome Purdue, Hart, o Langston attorno al maniero mentre ero in punizione.

Pianificare il tutto fu piuttosto emozionante, in un modo strano. Ovviamente, sapevo che sarebbe stato pericoloso, e che saremmo dovuti stare attenti, ma ero quasi su di giri perché finalmente potevamo fare qualcosa.

Sembravo un po' troppo felice quando andai alla punizione, lo sapevo. Vidi prima Cedric Rogers, che mi guardava in un modo stranissimo che non capii finché non incrociai lo sguardo dell'altro prefetto nella stanza e mi accorsi che non potevo aver avuto tempismo peggiore per essere messa in punizione, perché ora avrei dovuto passare un'ora con Marcus Dillam.

Marcus sbatté gli occhi per un attimo, come se non si aspettasse me, il che non aveva senso perché i prefetti avevano una lista di chi doveva scontare una punizione, così da sapere se qualcuno non si presentava. Ricambiai l'occhiata, perché non avrei dato a Marcus la soddisfazione di vedermi a disagio. Dopo un attimo, distolse lo sguardo.

"Hey, Astra," Cedric disse dopo un momento di imbarazzato silenzio. "Come va?"

"Beh, sto in punizione, quindi sono stata meglio." Gli rivolsi un sorriso e mi sedetti ad un banco in prima fila, di fronte a dove Cedric era seduto alla cattedra.

Cedric rivolse un'occhiata a Marcus, che sembrava fingere che nessuno di noi due esistesse, poi alzò gli occhi al cielo. "Lascialo stare. Starà lì seduto a tenere il broncio tutto il tempo, ne sono certo."

"Non mi aspetto altro da un imbecille come lui," dissi in tono tagliente. Marcus non sembrò reagire minimamente, il che era frustrante. Non vedevo il suo viso, ovviamente, ma avevo sperato un'occhiataccia, magari un litigio. Niente mi avrebbe dato più soddisfazione di far finire nei guai Marcus Dillam quando avrebbe dovuto controllare la mia punizione.

Cedric mi informò che ci sarebbero dovuti essere un altro paio di studenti più piccoli, perché lui e Marcus avevano beccato dei Corvonero che tentavano di intrufolarsi nelle cucine dopo il coprifuoco. Loro due rimasero rannicchiati in fondo all'aula quando arrivarono. Cedric non sembrò curarsi che quei due stavano bisbigliando, e Marcus non sembrò proprio accorgersi che c'era qualcuno. Passai la maggior parte del tempo a parlare con Cedric delle lezioni e del Quidditch e degli ultimi gossip della torre di Grifondoro (riguardavano principalmente me ed Adalyn Lostry, quindi dov'era la novità?).

Appena l'ora finì, i Corvonero corsero via a razzo. Cedric dovette correre via (appuntamento studio con Eviana Clausen, a quanto sembrava), e stavo per andarmene pure io, quando Marcus parlò per la prima volta in tutta l'ora. E a me, nientemeno. "Astra?"

Mi fermai sull'uscio della porta, non sapendo se volevo sopportare qualunque cosa sarebbe successa. Se voleva provare a tornare con me di nuovo... Mi girai lentamente, preparando il mio sguardo più accusatorio. "Cosa vuoi?"

Non aveva alcuna arrogante sicurezza in sé stesso. Anzi, aveva le spalle leggermente abbassate, e sembrava avere problemi a guardarmi in faccia. "Solo... Possiamo parlare?"

"Per quale motivo dovrei voler parlare con te?" Sbottai.

Marcus fece una smorfia. "Domanda corretta. Per favore, ascoltami e basta."

In realtà volevo fare ben altro, ma qualcosa nell'immagine quasi patetica davanti a me mi fece rimanere. Finalmente Marcus mi stava guardando, e c'era qualcosa nei suoi occhi che mi tenne lì. Non era proprio tristezza, in realtà, ma era qualcosa di molto profondo, e genuino, sembrava. E so che non sono la migliore a giudicare cose del genere, ma il... Pentimento? Rimorso? Qualunque cosa fosse quella sua espressione, sembrava reale. E poi, non c'era nessuno intorno per cui fare la recita, tranne me.

Ovviamente, ero comunque molto scettica. Marcus non se la sarebbe certo cavata facilmente. Non dissi nulla, mi limitai ad alzare un sopracciglio, lasciandolo continuare.

Aveva esitato, come per prepararsi a me che gli urlavo contro, ma quando vide che non l'avrei fatto, si rilassò leggermente. Si passò una mano tra i capelli, una cosa che gli avevo visto fare mille volte ma stavolta pareva più un tic nervoso che altro. "Io... Volevo solo scusarmi. E spiegare tutto. Credo che te lo meriti. E per favore non pensare che stia cercando di giustificarmi, perché non è così..." Fece una smorfia. "La verità non mi mette in una luce migliore di quella in cui mi vedi già, ne sono sicuro."

Percepii il mio sguardo indurirsi, ma non ero certa di come mi sentivo. Marcus era un idiota, e un terribile ex, e davvero non avevo avere nulla a che fare con lui. Mi aveva resto la vita miserabile per quasi tutto l'anno precedente. Era crudele, e bugiardo, e manipolatore. Era senza dubbio una delle persone peggiori che conoscevo, il che era tutto dire.

Oppure, era stato tutte quelle cose, suppongo. Marcus quell'anno era stato molto diverso, e aveva evitato me tanto quanto io avevo evitato lui. Ormai era un completo mistero. Magari aveva capito veramente che razza di coglione era. Forse cercava di cambiare.

Marcus mi guardava nervoso, come aspettando il permesso di continuare. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai. Non gliel'avrei reso facile, perlomeno. "Okay. Come dici tu."

Fece un profondo respiro. "Beh, come ho detto, mi dispiace tanto. Ho rovinato tutto, in modo irrimediabile, e lo capisco." Una pausa, quando alzò lo sguardo e incrociò di nuovo i miei occhi. "Ma devi sapere che no volevo farlo, non all'inizio. Mi piacevi tanto. Non so se sono mai stato innamorato, ma quando eravamo insieme, al mio quinto anno? Quello è stato quando ci sono andato più vicino, credo."

Beh, adorabile. Ero riuscita a convincermi che non gli era mai importato di me, perché era molto più facile affrontare la cosa così. Strinsi gli occhi. "Cos'è successo, allora?"

"Non lo so, di preciso." Marcus fece una smorfia. "Siamo andati a casa per le vacanze, e mio padre ha passato due mesi a dirmi che razza di inutile bugiarda tu fossi, come infangavo la famiglia uscendo con te... Roba orribile. Avrei dovuto capirlo allora che qualcosa non andava in lui, onestamente." Scosse la testa. "Non è questo il punto. Il punto è che ho cercato di non ascoltarlo. Sapevo che non eri una bugiarda. Sapevo che eri meravigliosa, e gentile, e coraggiosa, e tutte cose belle, ma i miei genitori mi hanno detto che mi manipolavi. Non gli credevo, non davvero, ma mi è rimasto in testa."

"Immagino sia per questo che mi hai tradita?" Chiesi secca.

"No, ti ho tradita perché sono un coglione," disse, distogliendo lo sguardo. Se avevo dubbi che si stesse scusando sinceramente, ormai se ne stavano andando. Marcus Dillam aveva appena ammesso che era stata colpa sua se mi aveva tradito, e che ciò lo rendeva un coglione. Sarebbe stato impossibile per lui dire una cosa del genere e prendersi una tale botta all'orgoglio l'anno precedente. Stava continuando, però, quindi non ebbi tempo di contemplare la cosa. "E ho denigrato te e Potter perché sono il peggiore, e sono caduto nel panico, e non volevo rovinarmi la reputazione quindi invece ho cercato di rovinare la vostra."

Fece un profondo respiro, accigliato come se pensare a tutto ciò forse doloroso. "Una parte di me non riesce a credere che ho mai fatto cose del genere, ma..." Scosse la testa. "Evidentemente sono una persona molto peggiore di quanto pensassi. Quello che ti ho fatto è così sbagliato, e mi dispiace incredibilmente tanto." Deglutì forte e distolse lo sguardo. "La cosa peggiore è che non mi sono nemmeno accorto che fosse sbagliato finché non ho scoperto che mio padre lavorava per Stillens, ed era per questo che mi stava col fiato sul collo tutto il tempo."

Riuscii solo a fissarlo. Stava ammettendo di essersi sbagliato. E nemmeno in modo irriverente; la cosa lo stava lasciando sconvolto. Doveva davvero credere di aver fatto qualcosa di orribile per scusarsi così forte. Cioè, aveva fatto qualcosa di orribile. Solo non riuscivo a credere che lo sapesse.

Marcus strinse le labbra per un attimo. "Comunque, non si doveva scoprire che mio padre lavorava per Caymus Stillens per farmi capire che razza di coglione ero. Volevo solo dirti che mi dispiace per tutto. Tutto. Spero che prima o poi tu possa perdonarmi." Esitò come se volesse dire altro, ma non lo fece. Invece, annuì e basta. "Tutto qui." A quel punto, uscì dalla porta, sorpassandomi.

Rimasì lì per un attimo, sbattendo gli occhi verso il punto in cui si trovava prima. Era successo davvero? Marcus Dillam stave davvero cambiando, crescendo, assumendosi la responsabilità di tutto ciò che aveva fatto? Non me lo sarei mai aspettata. Ero felice per questo? Mi sentivo felice, ma anche frustrata in un certo senso. Non mi piaceva e non volevo dargli una possibilità. Beh, suppongo non fosse questo che mi chiedeva, ma una parte rancorosa di me non voleva nemmeno accettare che Marcus potesse cambiare. Non volevo accettare le sue scuse estremamente genuine perché... Non lo so, suppongo mi piacesse odiarlo. Mi piaceva sentirmi migliore di lui. Accettare le sue scuse, perdonarlo, avrebbe implicato ammettere che non era del tutto malvagio e inutile, e non volevo farlo.

Ma io ero andata avanti per davvero. Potevo pensare a tutto ciò che era successo l'anno precedente con Marcus e Mollie senza rimanere sconvolta, e nemmeno sentirmi triste, sul serio. Il che voleva dire che l'unica cosa che mi impediva di perdonare Marcus era il mio stesso rancore e il desiderio di vederlo ridursi ad una persona orribile, miserabile che non sarebbe mai stata amata e sarebbe morta sola. Non era giusto, giusto?

Strinsi le labbra, combattuta tra il corrergli dietro e perdonarlo, e lasciarlo andare via e soffrire come meritava. Mi aveva causato così tanto dolore, e sapere che non dare il mio perdono avrebbe potuto fare qualcosa di simile mi faceva sentire molto potente.

Ma non è giusto, sussurrò una voce nella mia testa. Sospirai. Mannaggia a te, coscienza.

Scattai fuori dalla porta. Era già a metà corridoio, e gli corsi dietro. "Hey, Marcus."

Si fermò, ma si girò molto lentamente, preparandosi come se si aspettasse che gli dessi uno schiaffo o roba del genere. Per un attimo, mi limitai a studiare la sua faccia, cercando di vedere un qualunque indizio di inganno o bugie nei suoi occhi. Ma non ci riuscii. Non sapevo se ne ero contenta o no.

Con un sospiro, dissi, "Ti perdono."

Marcus mi guardò per un attimo. Gli ci volle un po' per capire cos'avevo detto, sembrava, e un altro po' per capire che ero seria. Lo vidi sgranare gli occhi per la sorpresa. Un dolce sorriso gli apparve il volto. Per un attimo, non sembrò in grado di dire alcunché, ma aprì e chiuse la bocca un paio di volte. Alla fine, riuscì ad annuire. "Grazie," disse piano. "Davvero."

Sorrisi leggermente, sentendomi a disagio ormai. "Certo. Sì." Come accidenti si continuava una conversazione del genere? "Beh... Ti auguro una buona vita, Marcus."

A me sembrava molto banale, ma lui annuì serio. "Anche io a te." Con un leggero saluto della mano, si girò e se ne andò, lasciandomi lì impalata nel corridoio con una quantità ridicola di pensieri e ancora più emozioni che mi vorticavano dentro. Metà di essi non riuscii a identificarli.

Ina una specie di trance, andai in biblioteca a cercare Albus. Era in fondo, seduto sul pavimento vicino ad uno scaffale sulla storia britannica. C'erano libri impilati tutt'attorno a lui, alcuni aperti su delle mappe del Galles. Anche se sembrava un po' frustrato, mi sorrise quando mi vide arrivare. "Com'è stata la punizione?"

"Erano Cedric e Marcus," dissi, sedendomi vicino a lui.

Albus fece una smorfia. "Mi dispiace. È stato orribile?"

"No, in realtà." Presi il libro più vicino così potevo evitare di alzare lo sguardo. "Lui... In realtà si è scusato per tutto."

"Oh." Non lo guardavo, quindi non vedevo la sua espressione, ma immaginavo dal suo tono che non era contento. "Gli hai creduto?"

"Gli ho creduto?" Alzai lo sguardo, alzando un sopracciglio incredulo.

"Cioè, insomma, credi che fosse sincero?" Albus aveva le labbra strettissime. "È egoista e arrogante e non riesco a immaginarmelo che si scusa sinceramente, tutto qui."

"Nemmeno io," dissi, facendo spallucce. "Ma credo fosse sincero."

"Come lo sai?"

"Me ne sono accorta e basta, Al." Feci spallucce. "Non era come le volte l'anno scorso in cui cercava di tornare con me, o roba simile. Mi ha detto solo cos'è successo, che gli piacevo davvero, ma che suo padre aveva iniziato a mettergli le pulci nell'orecchio, e poi ha fatto delle decisioni pessime. Ha detto che si è sbagliato. Ha detto che non se ne è nemmeno accorto finché non ha scoperto che suo padre lavorava per Stillens, anche, ma che se ne sarebbe dovuto accorgere molto prima. E mi ha chiesto di perdonarlo, ma che nemmeno si aspettava che lo facessi."

"L'hai perdonato?" Albus chiese, con un'inflessione annoiata nella voce.

Mi accigliai. "Ci sarebbe qualche problema se l'avessi fatto?"

"Fai quello che vuoi, Astra." Fece spallucce, prendendo un libro e sfogliandolo apparentemente senza guardare nessuna pagina. "La vita è tua."

Mi allungai e gli tolsi il libro dalle mani. "Albus, stai bene?"

"Certo che sì."

Cercò di riprendersi il libro da me, ma lo tenni fuori dalla sua portata. "Sei arrabbiato perché l'ho perdonato?"

Per un attimo, Albus si limitò a guardarmi accigliato. Ricambiai, perché c'era qualcosa sotto e volevo sapere cosa. Alla fine, sospirò. "No. Non sono arrabbiato. Semplicemente odio davvero Marcus Dillam, tutto qui."

Mi rilassai leggermente. "Lo so." Gli porsi di nuovo il libro. E lui lo posò senza nemmeno guardarlo. "Ma le persone possono cambiare, Al."

"Che ne sai che è cambiato?"

Feci spallucce. "So che non avrebbe detto tutte quelle cose l'anno scorso. Ha riconosciuto che era una persona orribile, e credo che fosse lui che cercava di sistemare le cose."

"Scusarsi non Sistema niente," Albus disse, alzando gli occhi al cielo.

"Insomma, nulla è cambiato, suppongo. Ma ho accettato che è successo tutto ciò e che non potevo farci nulla tanto tempo fa, Albus. Le sue scuse mi hanno solo consentito di lasciar andare qualunque amarezza mi portavo ancora dietro."

Albus fece spallucce, ma capii che non era d'accordo con me. Apprezzavo il sentimento; semplicemente non voleva che rimanessi ferita, e non voleva perdonare qualcuno che mi aveva ferita. Ma era anche un po' frustrante. Non è che mi piacesse difendere Marcus Dillam." Albus, cosa c'è?"

"Mi dispiace," disse, sospirando. "Non mi è mai stato simpatico, anche da prima che cominciasse a fare il cretino."

Mi accigliai. Mai stato simpatico? Certo, quando iniziammo a uscire insieme ed Albus era geloso, sapevo che non gli stava simpatico, ma pensavo si fossero riappacificati dopo che Albus e io avevamo fatto pace. "Verso la fine del secondo anno ti stava simpatico, no?"

Albus distolse lo sguardo. "No. Non proprio."

"No?"

"Ci ho provato." Albus distolse gli occhi. "Ho finto di sì, perché non avevo un buon motivo per non farlo ai tempi, tranne fare l'egoista."

"Fare l'egoista?" Gli feci eco.

Non rispose. Le sue dita tamburellarono sulla copertina del libro sulle sue gambe. Sembrava perso nei suoi pensieri, e di nuovo non mi guardava negli occhi. Sembrò volerci una vita prima che sospirò e disse, "Avevo una cotta per te dal terzo anno fino allo scorso ottobre, Astra. Ciò include tutto il periodo in cui sei stata con lui."

Sbattei gli occhi. Piacevo ad Albus? Fino ad Ottobre? Ma... "Pensavo ti fosse passata dopo che abbiamo litigato per Marcus al quarto anno."

"Anche io. Ma è tornata. E ogni volta che cercavo di lasciarti perdere, è tornata."

"Fino ad Ottobre?"

Strinse le spalle come se non ne volesse parlare. "Già. Ottobre. Non è questo il punto. Sto dicendo che Marcus non mi è mai stato simpatico, e non voglio certo cominciare adesso."

Non risposi, perché non ero sicura di cosa dire. Piacevo ad Albus? Per tutto questo tempo? All'improvviso, così tante cose ebbero molto più senso. Quanto era di malumore ogni volta che era attorno a me ed Albus. Le volte che stavamo insieme, e all'improvviso si imbarazzava o si sentiva a disagio e non mi diceva mai perché. Ormai sembrava così ovvio, che mi chiesi come avevo fatto a non accorgermene prima.

Albus era tornato al libro tra le sue mani, con un'espressione quasi abbattuta in volto. Lo guardai studiare una mappa del Galles per qualche momento. Prima che potesse dire alcunché, abbassò le spalle e mi guardo. "Mi dispiace. Non avrei dovuto dirtelo. Avevo promesso a me stesso di non dirlo mai. Non mi aspetto che tu faccia chissà cosa, okay? È tutto nel passato, lo so, e non mi hai mai visto come più di un amico. Lo capisco." Sorrise incerto. "Spero che questo non cambi niente."

Scossi la testa, poi feci spallucce. "Solo non riesco a credere a quanto sia stata cieca."

Ridacchiò. "Ridicola. Credo lo sapessero letteralmente tutti che mi piacevi, tranne forse mio padre."

"Adesso sicuro di no?"

Albus si accigliò. "Ho una ragazza, Astra."

"Volevo solo essere sicura." Sospirai. "Mi dispiace di essere stata così cieca, ma mi fa piacere che ti sia passata. Tu sei come... Mio fratello, sono onesta. Il mio migliore amico."

"Lo so." Sorrise e mi accarezzò il ginocchio. "Anche tu sei la mia migliore amica. C'è un motivo se non te l'ho mai detto prima d'ora. Sapevo che tu non volevi che cambiasse qualcosa."

Ricambiai il sorriso. I miei occhi vagarono al libro sulle sue gambe, e finalmente mi ricordai perché eravamo in biblioteca in primo luogo. "Oh! Hai scoperto dov'è il maniero?"

Albus si illuminò. "Sì! È in Galles, vicino Newtown."

"Hai scoperto dove potrebbero portare i passaggi?"

Il sorriso crollò. "No. Non sono riuscito a trovare nessun villaggio di nome Purdue, Hart, o Langston. Ho controllato anche fiumi, foreste, colline, tutti gli altri riferimenti geografici che mi sono venuti in mente. Stavo giusto cercando se magari ci sono case in zona."

"Strano." Sospirai. "Spero davvero che non sia un codice per qualcosa, perché se è così, non so se riusciremo mai a decifrarlo."

Dopo un paio d'ore a perdere la vista su mappe e libri di storia, però, cominciammo entrambi a pensare che fosse quello il caso. Controllammo tutto ciò che ci venne in mente, dai negozi in tutte le città e villaggi dei dintorni ai nomi di strada agli eventi storici della zona. Niente. Fu solo quando madama Pince ci cacciò perché la biblioteca stava chiudendo che ci accorgemmo di aver perso la cena. Ci intrufolammo nelle cucine per convincere gli elfi domestici a darci qualcosa da mangiare, poi salimmo a letto, impegnandoci ad evitare sia Wren che Colette, in caso facessero domande.

Ovviamente, la mattina dopo Wren ci chiese a colazione dov'eravamo stati, ma dopo una risposta evasiva mi lanciai nello spiegare a lei, James, e Colette di Marcus, e la nostra assenza della sera precedente fu totalmente dimenticata. James come previsto non era convinto, e Colette non sembrava fregarsene (il Cavillo era appena arrivato, e si sforzò di mostrarlo in giro così che Kimmel lo vedesse e si infastidisse), ma Wren mi disse che mi credeva, il che fu apprezzato.

"Notizie oggi?" James chiese, un ovvio stratagemma per cambiare argomento.

"Non molto," Colette disse, facendo spallucce. "Il capo del Comitato Scuse ai Babbani spinge perché i nati babbani non vengano ammessi nel comitato, perché sono 'troppo di parte'." Alzò gli occhi al Cielo. "Purdue ha perso la testa. Almeno forse ricorderà troppo alle persone di Voldemort."

Sussultai, quasi buttando a terra il mio bicchiere. "Che hai detto?"

"Forse ricorderà troppo alle persone di Voldemort," Colette ripeté.

"No, prima."

"Purdue ha perso la testa?" Colette si accigliò. "Che c'è?"

Albus aveva incrociato il mio sguardo. Anche lui l'aveva notato. "Purdue è uno di quelli che sappiamo che lavora per Stillens, giusto?" Chiese tranquillo.

"Sì," Colette rispose. Si accigliò verso entrambi. "Non ricordate?"

Riuscii a ridacchiare e far spallucce. "Settimana lunga. Scusa. Continua."

Mi rivolse un'altra occhiata strana, prima di girarsi di nuovo verso James per continuare a spiegare la storia. Nel frattempo, Albus ed io ci guardammo. Purdue era una persona. E se Purdue era una persona, magari lo erano anche Hart e Langston. 






Spigolo autore

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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