Capitolo 45 - La ragazza di Fred Weasley

~Astra~

Dopo la lezione Colette convinse il signor Potter a tenere il Molliccio per qualche giorno. Tra le lezioni e gli allenamenti di Quidditch, noi due andavamo nella sua aula e piazzavamo il baule in mezzo alla stanza. Poi io mi mettevo in disparte a fare i compiti, mentre Colette affrontava il nostro vecchio preside. A volte parlava, dicendo varianti della stessa cosa che aveva detto a lezione. A volte camminava per la stanza. A volte cercava di afferrarla. Non la toccava mai per davvero, ma comunque lei sussultava ogni volta.

Finiva sempre uguale. Colette imprecava in francese e diceva che non funzionava, e io mi alzavo e costringevo il Molliccio, ormai Dissennatore, a tornare nel baule. A volte ci volevano cinque minuti per arrivare a quel punto. A volte, ci avvicinavamo ad un'ora. Quelle volte più lunghe diventavano un po' strane, ad essere onesta. Il Molliccio diventava molto più realistico, dicendo cose che suonavano inquietantemente come Welling, usando frasi e modi di fare che a malapena ricordavo finché non le aveva ripetute il Molliccio. Quando arrivava a quel punto, cercavo di intervenire di mia volontà, ma Colette mi abbaiava di lasciarla in pace, che c'era quasi.

Non ci riuscì mai.

Ovviamente sapevo cosa stava tentando di fare. Era stata l'unica persona in classe nostra che non era riuscita a ingannare il Molliccio, e ovviamente non ne era contenta. Ero solo preoccupata che stesse insistendo troppo. Era così intimidita che non ero certa che fosse nemmeno più in grado di lanciare Riddikulus, se ci avesse provato.

"Colette, sicura che stia funzionando?" Chiesi al nostro terzo giorno di tentativi. Dovevo andarmene presto, perché James era riuscito a incastrare un ultimo allenamento di Quidditch prima della partita del giorno dopo. Avevo appena costretto il Molliccio a tornare nel baule, e mi ci ero seduta sopra, sperando che non volesse provare di nuovo.

Colette mi guardò male. "E tu che ne sai?"

"Niente," dissi, facendo spallucce, ma era più per far contenta lei che per essere sincera. Sentivo di saperne abbastanza sui Mollicci. Almeno quanto ne sapeva lei. "Me lo chiedevo solamente. Non sono sicura che ti faccia molto bene."

Invece di sbottare, Colette abbassò lo sguardo. "Probabilmente no."

"Allora forse dovremmo smettere?" Suggerii.

"No!" Alzò gli occhi al cielo. "Devo riuscirci."

"Perché?"

"Perché tutti gli altri ci sono riusciti." Scosse la testa. "Non capiresti."

"Allora spiegami," dissi, accigliandomi. "Sembra che tu sia solo arrabbiata perché non ci sei riuscita."

"E anche se fosse?"

"Non è la fine del mondo, Colette." La studiai per un momento. Il problema era che non era riuscita a fare qualcosa che quasi tutti nel nostro anno potevano fare? Pensava di avere qualcosa da dimostrare? Praticamente tutti sapevano che era intelligentissima, e decisamente la più abile con gli aspetti tecnici della magia che nessun altro capiva. "Esattamente cosa cerchi di dimostrare?"

Colette fece spallucce. Sembrava stesse evitando il mio sguardo. "Perché pensi che voglia dimostrare qualcosa?"

"Quale altro motivo avresti?" Non rispose, e io sospirai. "Sai, tutti sanno che sei molto abile. Ma tutti hanno difficoltà con qualcosa. Nessuno è perfetto in tutto, e nessuno si aspetta che tu lo sia."

"Non è questo," sbottò.

"E allora cos'è?"

Mi aspettai una risposta breve, stizzita, ma non arrivò. Invece, esitò. Strinse le labbra. Fissò il baule sotto di me. "Non lo so."

Sbattei gli occhi. "Non lo sai?"

"Beh, non lo so." Stava di nuovo evitando il mio sguardo. "Io non fallisco, Astra. Io continuo a provare finché non ci riesco. Ma non fallisco. Non sono un fallimento."

"Questo non ti rende un fallimento," dissi subito. "Solo-"

"Invece sì!" Finalmente mi guardò. "Mi sto sforzando più che posso e non serve a niente."

"Va bene così, Colette-"

"Non va bene." Scosse la testa. "Non capiresti; a te sta bene fallire. A me no. Non posso."

Non sapevo se era un insulto o no, ma decisi di ignorarlo. "Questa non è una di quelle cose dove sforzarsi di più ti aiuta," dissi invece, alzandomi e avvicinandomi a lei. "La maggior parte delle cose che fai tu sono tutti processi logici e passi chiari, anche se sono complicati. E tu continui a lavorare finché non ci riesci, il che funziona perché sono abilità che si possono acquisire. Ma qui si parla delle tue emozioni, Colette. Quelle sono molto più difficili da gestire."

Colette passò dal guardare me a guardare il baule, poi di nuovo me. Sembrava persa. Non nel senso che riusciva a seguire le mie parole, persona come un bambino che è rimasto separato dai genitori al binario del treno. Ci sono persone intorno ma sono tutte così tanto più alte. Lì sotto è tutto un altro mondo, tra cappotti svolazzanti e stivali e tutti che si muovono fin troppo in fretta. È tutto così contorto e confuso e il bambino non ha idea di cosa succedere o dove andare o a chi chiedere aiuto.

"Non so come farlo," disse piano. "Gestirle."

Sorrisi leggermente. "Benvenuta nel club." Poi il mio sorriso sbiadì. "Vuoi parlarne?"

Lei scosse la testa. "È... È stato orribile. Non so nemmeno come parlarne, anche se volessi."

"Va bene così." Le accarezzai la spalla, e lei alzò un sopracciglio ma non si scostò. "Non devi per forza saperlo adesso. Ma quando sarà, credo ti aiuterebbe. Insomma, aiuta Wren, no?"

"Suppongo. Non sono Wren."

"Lo so che non lo sei. Lo so che tu ti sei tenuta tutto dentro per tutta la vita, e lei no." Lei aprì la bocca, e io la interruppi. "Sì, lo so, istinto di sopravvivenza, meccanismo di difesa, chiamalo come vuoi. Hai avuto una vita di merda. Io ti capisco, sul serio. Pensi che io abbia avuto tante conversazioni accorate con i Lewis prima di arrivare qui?"

Attesi una risposta, pienamente cosciente che stavo facendo un po' la drammatica. Colette alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, ma sorrideva leggermente. Soddisfatta, continuai, "Credo che se ci avessi provato, mi avrebbero chiusa in cantina finché non avessi smesso. Quindi lo capisco. Non ho mai parlato di nulla a nessuno prima di arrivare e qui e incontrare Wren e i Potter. Poi Wren se ne è andata, e sarebbe stato così facile chiudermi a tutti. Volevo farlo. Volevo proteggermi. Istinto di sopravvivenza, no? Ma non l'ho fatto, perché Albus e James erano qui, e non me l'hanno fatto fare. E onestamente, sono così contenta che non l'abbiano fatto, perché anche se ero in grado di gestire tutto da sola, non volevo farlo."

Strinsi le labbra. Da qualche parte avevo perso il filo. "In pratica, ehm, non devi affrontare tutto da sola, suppongo. Ci siamo per te. Io di sicuro, e so che ci sono anche Wren e Al e pure James."

Colette si accigliò. "Non ho bisogno di nessuno."

"No che non ne hai," dissi, anche se avevo i miei dubbi. "Ma noi siamo qui comunque."

Il suo sguardo si era fatto distante. Questo non me l'ero aspettata. Sbatté gli occhi, poi di nuovo, come se stesse trattenendo le lacrime. Forse era così. Fece un profondo respiro. "Ma non ci siete stati."

Fu una coltellata, dritta al cuore, anche se per qualche motivo non pensavo l'avesse fatto apposta. Aprii la bocca per scusarmi, ma prima che potessi farlo lei continuò a parlare. "Lo so. Pensavate che stessi lavorando per Stillens, e lo capisco. Non è colpa vostra. Ma..." Tremò, e la sua voce si ridusse a un sussurro. "È stato orribile, Astra," disse. "Ed ero sola."

Aprii la bocca, poi la chiusi di nuovo, perché non avevo idea di come rispondere. Colette aveva chiuso gli occhi, ed ebbi le impressione che volesse costringersi a non piangere per pura forza di volontà. Non l'avevo mai vista così. Onestamente era inquietante, e non sapevo cosa fare, davvero. Le misi una mano sul braccio. "Colette, mi dispiace, così tanto. Ci saremmo dovuti essere. Avremmo dovuto ascoltarti, avremmo dovuto crederti. E non posso rimediare, ma posso prometterti che non ti lascerò mai più sola in quel modo."

Colette aprì di nuovo gli occhi, e sorrise leggermente. "Grazie," disse piano. Abbassai lo sguardo e finsi di non notare che si era asciugata rapidamente qualche lacrima. "Io... Credo che dovremmo smettere."

"Forse è meglio," concordai, guardando di nuovo il baule tremolante. Agitai la bacchetta e lo scagliai in un angolo, fuori dai piedi. "Sai, sei una delle persone più forti che conosca. Chi se ne frega se puoi fregare un Molliccio o no? Hai inventato più incantesimi di quanti ne impari in un anno qui."

Colette ridacchiò, quel tipo di risata che ti viene dopo aver pianto, a metà strada verso la felicità. "Una volta che acquisisci le basi della creazione di incantesimi, davvero non è difficile."

"Ma devi acquisire le basi della creazione degli incantesimi!" Esclamai. "Cosa che tu hai fatto! E sono sicura che sia stato assurdamente difficile." Lei si limitò a far spallucce e sorridere, arrossendo leggermente. Stavo esagerando il mio entusiasmo, e lei l'aveva capito. Ma sembrava che avesse anche capito che volevo solo sollevarle il morale, e pensai che forse stava funzionando.

~~~~

Il giorno dopo arrivò grigio e tempestoso. Mentre James, Albus, ed io attraversavamo il prato per raggiungere il campo, dovevamo tenere in mano i cappucci per non farli strappare via dal vento. "Non è la giornata migliore per afferrare un Boccino," Albus notò. Risi a mio discapito, perché quello era un eufemismo, ma James si limitò a stringere le labbra con fare tetro.

Elmer era l'unico già negli spogliatoi quando arrivammo. Nel frattempo che mi cambiai, però, anche River, Cedric, ed Elcie erano arrivati. Mentre aspettavo gli altri, mi sedetti vicino ad Elmer. Sembrava un po' abbattuto, tutto solo nell'angolino, ma intuii che fosse il nervosismo prima della partita.

"Come va?"

Elmer sospirò pesantemente. "La mia vita è un incubo."

Mi accigliai, non sapendo se dovevo preoccuparmi o se stava solo facendo una gran sceneggiata. "Che c'è?"

"Oh, niente." Sospirò di nuovo e alzò lo sguardo. "Solo che morirò solo e senza amore."

"Ma di che parli?" Chiesi, inclinando leggermente la testa. "Hai così tanti amici che ti amano." Alzò un sopracciglio. Ovviamente, sapevo che non intendeva quello, ma era vero e pensavo fosse una buona cosa ricordarglielo. "Sul serio, hai solo quindici anni, no? Hai tutta la vita davanti, Elmer."

"La vita non ha significato se non puoi passarla con la persona che ami."

Okay, basta melodrammi. "Parli di Lily?"

Elmer sgranò gli occhi. "E tu come lo sai?"

"Oh, cielo, chissà come mai," dissi sarcastica. Sbatté gli occhi, leggermente urtato, e corressi il mio tono. "Scusa. Solo che so che non riesci ad andare avanti molto in fretta."

"Oh. Beh, in tal caso, sì. Riguarda Lily." Sospirò. "È che è difficile, sai? È stata con tre ragazzi quest'anno, e tutti si sono rivelati pessimi per lei. Ma io posso solo stare qui a guardare, perché lei non vuole stare con me al momento, dato che siamo in squadre di Quidditch diverse. E se decidesse di non voler mai stare con me? A quel punto che faccio? Se cresciamo e lei decide di andare avanti e io non ci riesco?"

"Beh, attraverserai quel ponte quando lo avrai davanti," dissi, sospirando. "Non puoi fare granché."

"ma io sono innamorato di lei, Astra."

"Ed eri innamorato di me fino ad un anno e mezzo fa," gli feci notare. "I tuoi sentimenti non sono per forza perenni. E l'avrai sempre come amica, qualunque cosa accada."

Elmer annuì, abbassando lo sguardo. "Io sono contento che siamo ancora amici."

"Vedi?" Sorrisi. "Se voi due siete destinati, prima o poi avverrà. Aspettare un po' non rovinerà nulla. Ma se così non è, credo che riuscirai ad andare avanti e innamorarti perdutamente di qualcun altro."

"Immagino tu abbia ragione," Elmer disse, anche se non sembrava averlo rallegrato molto. Riuscì a sorridere, però. James chiamò a raccolta la squadra, quindi non potei provare a fare un lavoro migliore.

Per mia sorpresa, Fred Weasley era seduto dietro James. Dovetti averlo guardato male, perché lui mi sorrise. "Sono qui per tifare per voi!"

James guardò dietro di sé verso suo cugino, poi di nuovo verso di noi. "Sì, certo. Fred è qui, signori e signore! Quindi giocate bene! Se oggi battiamo Serpeverde, dimostreremo che sono un capitano migliore di lui."

"Che vuol dire, se?" River domandò. Balzò in piedi. "Li faremo a pezzi!" Rispondemmo tutti urlando.

James rise. "Pardon, hai ragione. Li faremo a pezzi! Perché siamo Grifondoro! È questo che facciamo!" Altre urla. "Malfoy non saprà cosa l'ha colpita!"

"Preferibilmente non sarà un bolide che per poco non la uccide," Elcie aggiunse.

"No bolidi che per poco non uccidono la gente!" River fece eco, e risposero altre urla.

James sorrise mentre ci sedevamo di nuovo. "Sul serio, qualunque cosa accada, sono davvero contento di avervi avuti tutti come squadra quest'anno. Siete tutti fantastici, e so che oggi darete il massimo. Ed è questo che conta."

"E la vittoria!" Fred esclamò.

"Vittoria!" River urlò, alzando il pugno in aria.

James rise. "Certo, ovviamente, sì. Comunque, andiamo lì fuori!"

"Vediamo di non spezzarci le costole quest'anno," Albus disse mentre andavamo verso la porta, dando un colpetto nel fianco ad Elcie. Quasi lo picchiai, ma Elcie rideva assieme agli altri. River cominciò il coro, "Niente costole rotte! Niente costole rotte!" e i ragazzi si unirono a lei mentre uscivamo.

"Nervoso?" Chiesi a James mentre attraversavamo il campo.

"Si vede?" James chiese, ridacchiando.

"Non proprio, ma ti sei perso almeno sette ovvie battute su 'Fred è fidanzato con Ciara Malfoy' lì dentro, e ho pensato che il motivo fosse questo." Sorrisi come meglio potevo nel vento. "Sei stato un gran capitano. Comunque vada, sei stato meraviglioso."

"Grazie." James mi mise un braccio attorno alle spalle. "Ci credi che è la tua ultima partita con me? Non abbiamo mai giocato separati. Cosa farai quando non ci sarò l'anno prossimo?"

"Probabilmente mi metterò in un angolino in posizione fetale a piangere," dissi con aria da saggia. James alzò gli occhi al cielo, poi corse da Madama Bump e Ciara che lo aspettavano in mezzo al campo."

Le squadre si allinearono, e io mi trovai di fronte ad uno dei Battitori di Ciara, uno del settimo anno di nome Mason Kerrigan che non conoscevo molto bene. Entro pochi secondi, però, Lily Potter l'aveva spinto via e aveva preso il suo posto, indicando verso il punto da cui presumo si fosse spostata, di fronte ad Albus.

La guardai accigliata. "Lily?"

"Non voglio vederlo."

Sospirai. James ed Albus non parlavano più con Lily da circa due settimane prima, perché avevano litigato riguardo i tre ragazzi che aveva avuto nell'arco di sei mesi, ma avevo pensato che avessero lasciato stare quando avevano smesso di parlarne. "State ancora litigando? Pensavo l'aveste superato?"

Lily strinse gli occhi. "James mi ha praticamente chiamato puttana, e Albus era d'accordo con lui. E nessuno dei due si è scusato! Scusami per avere un po' di amor proprio."

Alzai le mani al cielo, e pure gli occhi. Non sapevo di preciso cosa significasse 'praticamente', ma non volevo farne parte. "Okay, sì. Giusto. Ci sta."

Madama Bump ordinò a tutti di salire sulle scope, il che fu una buona distrazione.

Come previsto, era difficile vedere qualcosa nel vento e nella pioggia a cinquanta metri d'altezza. Per non parlare del fatto che si gelava. Anche con un incantesimo apposito, dopo pochi minuti stavo ancora tremando.

James stava facendo un ottimo lavoro nel distrarre Ciara. Quelle poche volte che gli passavo vicino, lui le urlava che il suo 'ragazzo' stesse tifando per la squadra opposta, e come si sentiva al riguardo? Ciara sembrava volesse ammazzarlo, e disse ai suoi Battitori di fare un po' più forte, giusto per dargli qualcos'altro da fare.

Onestamente, però, le distrazioni non importavano tanto, perché i Cacciatori di Serpeverde giocavano meglio dei nostri. Non che Elmer e Albus e Elcie non lavorassero bene insieme (anche se Elmer continuava a distrarsi ogni volta che Lily gli passava vicino), ma un sacco degli schemi di Serpeverde erano semplicemente... Meglio di quelli di James, ad essere onesta. Il che aveva un suo senso, perché Ciara e Fred l'anno prima si erano dati filo da torcere, e James non aveva la stessa determinazione di Fred.

In ogni caso, Serpeverde stava accumulando vantaggio man mano. Dovevo afferrare presto il Boccino. Se solo fossi riuscita a vedere qualcosa. L'unica volta che avevo visto il Boccino, sia io che Ciara ci eravamo tuffate all'inseguimento, ma il vento aveva strappato uno striscione dalle mani di qualcuno in quel momento e il Boccino sparì dietro di esso. Non l'avevamo più visto da allora.

Ciara mi si avvicinò mentre volavo in cerchio sopra la partita, scrutando nella pioggia. "Ti darò letteralmente qualunque cosa se riesci a far star zitto Potter."

Risi, ma subito mi feci seria quando Ciara mi lanciò un'occhiataccia rapida. "Non mi ascolta, Ciara. Chiedilo a Wren."

"Wren è qui?" Acuta osservazione. "E poi, Wren e James hanno appena litigato e sono abbastanza sicura che riguardasse me. Non glielo farò fare di nuovo."

"Okay," dissi, sospirando. "Glielo chiederò, ma non credo che mi ascolterà. Lo sai che è da quasi un anno che ha messo in mezzo questa storia, giusto?"

"Beh, sì, lo so." Ciara lo guardò male dall'altro lato del campo. "Dà comunque terribilmente fastidio."

"Se ti fa sentire meglio, nessuno lo prende sul serio."

"Non mi fa sentire meglio." Ciara si tuffò all'improvviso, e la seguii fin quando non si arrestò con altrettanta rapidità, ridendomi in faccia. Sorrisi nonostante tutto, scossi la testa, e volai da James per dirgli di lasciar perdere.

"No!" Fu la sua risposta. "Sto cercando di farla distrarre! Voglio farla arrabbiare! Voglio renderle difficile concentrarsi."

"Non la stai distraendo, James. Le dai solo fastidio. Se vuoi distrarla, devi dire qualcosa di vero."

"Ma è vero!" James si alzò di qualche metro per rispedire indietro un Bolide. "Altrimenti perché sarebbe così arrabbiata?"

"Perché è letteralmente un anno che la tormenti?" Suggerii. "Lascia stare. Almeno risparmialo per dopo la partita. Non vuoi che l'ultima sia una vittoria leale?"

James fece spallucce. "Non devi per forza credermi, ma non capisco perché dovrebbe metterla tanto a disagio se non fosse vero." Prima che potessi rispondere, volò via per raggiungere un Bolide prima che ci arrivasse uno dei Battitori di Serpeverde.

Scuotevo la testa verso di lui quando con la coda dell'occhio vidi Ciara tuffarsi. Non ero nemmeno sicura di dove stesse andando, ma nel dubbio mi tuffai pure io. Volai alla cieca per parecchi secondi prima di vedere un luccichio dorato a metà campo, sotto gli spalti.

Ciara aveva un vantaggio su di me, ma mi strinsi più che potevo alla mia scopa, chiedendo al vento di collaborare. Entrambe ci avvicinammo, in corsa verso il Boccino. Stavo guadagnando terreno. Sembrava che l'avremmo raggiunto allo stesso momento da direzioni differenti. Cercai di non prepararmi allo scontro, perché mi avrebbe solo rallentata.

All'improvviso, quando eravamo a pochi metri di distanza, il Boccino schizzò verso l'alto. Incrociai lo sguardo di Ciara; era un angolo così stretto che non pensavo che la mia scopa l'avrebbe gestito senza disarcionarmi (e non avevo intenzione di visitare l'infermeria, con la guaritrice che lavorava per Caymus Stillens). Mi gettai di lato, concentrandomi solo a non schiantarmi contro Ciara.

Ciara non si gettò di lato, però. Invece, alzò la scopa verso l'alto. Rimasi a bocca aperta. Era un'idiota. Cioè, letteralmente. Sarebbe caduta. Non poteva farcela. Giusto?

In qualche modo, però, resistette.

Ovviamente, la seguii appena riuscii a chiudere la bocca, ma era troppo tardi, e lo sapevo. Aveva almeno cinque secondi di vantaggio, ed era dritta sopra di me. Non avevo l'impeto necessario ad andare dritta in su, anche se volevo provarci, e dovevo sollevarmi man mano. Ero qualche metro troppo sotto quando la vidi allungare la mano e afferrare il Boccino.

La folla scoppiò in esultanze, e scesi di nuovo mentre i giocatori di Serpeverde realizzavano cos'era successo e volavano ad abbracciare Ciara a mezz'aria.

Albus atterrò vicino a me sul campo, ma fissava i Serpeverde. "Ho visto bene?" Annuii, sbattendo gli occhi. "È stato incredibile."

"Quella era tipo... Una mossa da giocatrice professionista."

"Accidenti," Albus disse piano, scuotendo la testa. "Insomma, complimenti. Hai giocato molto bene. Ma lei è.... Assurda, onestamente."

"Che c'è, pensi che non possa competere?" Chiesi fingendomi indignata.

"Beh, non l'hai fatto, giusto?"

Lo spinsi, e lui rise.

Gli studenti di Serpeverde iniziarono a invadere il campo. James si mise in mostra stringendo la mano di Ciara e congratulandosi con lei, e annunciando un party di fine anno di Quidditch nella Stanza delle Necessità più tardi quella sera.

Il pomeriggio finì per essere abbastanza pieno. Gideon e Vinnie erano venuti ad Hogwarts per scrivere un articolo sulla partita. Passarono quasi un'ora a intervistare Ciara e James. James chiese come ciò avrebbe minato il Ministero, e Vinnie fece spallucce e disse che non potevano dedicare tutti gli articoli a quello.

Passai il pomeriggio a rassicurare tutti del fatto che ero davvero contenta per mia cugina e che non mi importava di essere stata battuta. Beh, ero un po' triste di aver perso, ma il Quidditch non era tutto il mio mondo. Era lei una miglior Cercatrice di me? Io non direi così, di preciso, anche se Fred lo disse (a voce abbastanza alta), e si lamentò del fatto che se solo fosse stata una Grifondoro, avrebbe vinto la coppa del Quidditch l'anno precedente. James close l'occasione al volo, dicendo che non sarebbe stato quello l'unico vantaggio che Fred. In risposta ci fu un coro di gemiti.

Verso le tre, James trascinò Albus e me giù alle cucine per chiedere agli elfi domestici cosa potessero fare per una festa. Per strada, James chiese se ci eravamo resi conto che Fred era sparito, ma quando insistemmo lui ammise che era sparito solo per una quindicina di minuti, quindi poteva anche essere letteralmente solo andato in bagno, oppure a salutare qualche vecchio professore.

I Serpeverde fecero più casino del normale a cena. Per una volta, non vidi Ciara seduta da sola; anzi, in quel momento sembrava la persona più famosa al mondo. Non riuscii a non sorridere.

Con Albus seduto al tavolo di Tassorosso, che ripassava tutte le giocate con Poppy e i suoi amici, Wren, Colette, ed io eravamo sedute da sole. James aveva trovato Fred, ed erano tutti e due di sotto nelle cucine, cercando di convincere gli elfi domestici a dargli un po' di Whisky Incendiario. Colette chiese come mai Fred non poteva semplicemente comprarlo ad Hogsmeade, visto che era adulto, ma apparentemente mancava troppo poco alla festa per farlo.

"Andrai a fare la spia perché c'è alcool alla festa?" Colette chiese a Wren.

Lei rise, anche se non sembrava trovarlo divertente. "Credo che James mi ucciderebbe."

"E?" Colette alzò un sopracciglio. "Lo lascerai fare?"

"Beh, no." Wren si accigliò. "È... Sai cosa intendevo, Colette."

Colette fece spallucce, sorridendo. "Rilassati, Wren. Va tutto bene?"

Lei annuì. "Solo non voglio farlo arrabbiare in questo momento, tutto qui."

"Non è molto salutare," commentai, col tono più acido che mi venne. Wren strinse gli occhi, il che era un bel cambiamento rispetto al suo neutrale, e accuratamente costruito, sguardo da 'Astra è troppo fragile per parlarle sul serio'. Sentii il bisogno di aggiungere, "Insomma, James non ti lascerà perché svolgi il tuo lavoro da prefetto, sai."

"Lo so." Wren sospirò. "Ma abbiamo appena smesso di litigare per Ciara, e non voglio che si arrabbi di nuovo con me."

Non mi avevano aggiornata su come Wren e James avevano affrontato la cosa, ora che ci pensavo. Perché James si era arrabbiato irrazionalmente, ma conoscendo Wren, probabilmente si era scusata e aveva fatto retromarcia su tutto ciò che aveva detto o pensato su Ciara di recente. Alzai gli occhi al cielo. "Come è andata? Ti sei arresa e gli hai detto di non preoccuparsi, che aveva ragione, e che poteva continuare a odiare mia cugina?"

"No," Wren disse, sedendosi più indietro sulla panca come se si stesse allontanando da me. "James ed io abbiamo parlato, e lui ha capito." Era di nuovo accigliata, ma più con rabbia che con disappunto. "Pensi davvero-"

"Wren," Colette sbottò. Con tono di avvertimento. Wren guardò Colette, poi si interruppe e si limitò a guardar male il suo piatto.

Okay, così no però. Non mi serviva l'arbitro per evitare che Wren Predatel mi facesse del male. Potevo gestirla da sola. "No, cosa volevi dire?"

"Non è importante," Colette disse.

"E tu che ne sai?" Mi girai di nuovo verso Wren. "Dillo e basta."

Lei fece un profondo respiro. "Va tutto bene, Astra. Non era niente di che."

"Non vuoi dirmelo perché pensi che esploderò. Non posso reggere una critica? È questo che pensi?" Strinsi gli occhi, ma Wren resse lo sguardo, chiaramente infastidita ma null'altro. "O forse hai solo paura che mi arrabbi con te? È questo?" Strinse le labbra. Ho fatto centro. "Hai paura? Di cosa? Che non possa reggere ciò che mi devi dire? Che tu non possa reggere la mia reazione?"

"Astra, sul serio, va bene così," disse, chiudendo gli occhi.

"Decido da sola cosa va bene per me, grazie tante! E questo trattarmi da bambina? Non va bene. Solo perché tu sei troppo codarda per affrontarmi?"

Wren aprì gli occhi, ma stavolta mi guardava aggressiva. "Sai che c'è? Va bene. Volevo dire, pensi che abbia così poca integrità da pugnalare alle spalle la mia amica per fare pace con James? Hai dato per scontato che lo facessi? Onestamente, non l'ho apprezzato, Astra." Si fermò, e per quanto volessi ribattere, non mi vennero le parole.

"So che pensi che rovino tutto di continuo, e che non mi vuoi attorno, ma pensavo che avessi almeno la decenza di non saltare alla conclusione peggiore in assoluto. Sto facendo il possibile per essere tua amica, e restare al tuo fianco, semmai tu decidessi finalmente che hai bisogno di qualcuno. E io so che in questo momento è tutto molto difficile per te, Astra. Dio lo sa che lo comprendo. Ma questo non significa che le difficoltà dei tuoi amici non contano, e non significa che puoi calpestare me e Albus e Colette e James e aspettarti che noi facciamo finta di nulla e torniamo ad essere i tuoi amici felici e leali che mai si arrabbiano con te. Sei una grande egoista, Astra. E io lo so perché stai facendo l'egoista, e lo so che è difficile, ma ad un certo punto devi assumerti la responsabilità di ciò che fai e almeno provare ad essere una persona decente."

Aprii la bocca, poi la chiusa di nuovo. Io stavo facendo l'egoista? Non era giusto! Come si permetteva! Non lo sapeva com'era difficile tutto? Ci stavo provando, e se non mi volevano attorno, bene, potevano andarsene. Non costringevo nessuno a restarmi vicino se non volevano. Wren poteva starsene coi suoi amici prefetti e lasciarmi in pace. Non c'era bisogno di insultarmi. "Okay, sai-"

Wren mi interruppe. "Mi dispiace, Astra." Si alzò. "Beh, non per quello che ho detto. C'era bisogno di dirlo. Ma in questo momento non lo reggo. Mi dispiace. Domani puoi urlarmi contro, ma stasera proprio non ho voglia." Prima che potessi dire altro, si era alzata e se ne era andata.

La guardia andarsene finché non sparì dietro le porte. Quella... Davvero aveva girato i tacchi e se ne era andata? Che faccia tosta. Una cosa così... Così maleducata? Mi aveva fatto a pezzi, ma appena io aprivo bocca se ne scappava via? E nemmeno sapeva cosa avrei risposto, anche se devo ammettere che di sicuro le avrei urlato contro. Come potevo essere io l'egoista qui?

Quella fitta allo stomaco non mi aiutò. La vocina leggera che mi diceva che aveva ragione, che ero una tremenda egoista, a maggior ragione in quel momento. Mi rese solo più arrabbiata.

"Che problema ha?" Chiesi, guardando Colette. Ero sorpresa di non vederla arrabbiata, solo sconvolta. Mi guardò con molta cautela.

"Non lo so, Astra."

"È stata una gran maleducata."

"Certo." Colette annuì. "Va bene."

"Prego?"

Colette alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. "Non lo so, okay?" Non avrebbe detto altro. Io sbuffai e me ne andai dopo qualche minuto, determinata a ignorare Wren per il resto della mia vita e godermi la festa per puro dispetto.

Il miglior modo per fare un dispetto a qualcuno ad una festa è stare col loro ragazzo così che loro non possano. Mi sforzai di aiutare James e Fred a preparare il Whisky Incendiario prima che Fred ci piazzasse una linea dell'età attorno (gli elfi domestici avevano insistito; non avevano pensato che studenti più grandi potevano semplicemente prendere il drink ai loro amici più piccoli), poi ronzai attorno a James mentre la Stanza delle Necessità si riempiva. Insomma, avevo una buona scusa, dato che eravamo entrambi nella squadra di Quidditch e la gente continuava a venire o a dirci che avevano sperato che vincessimo, o per chiederci se ci sentivamo male per aver perso di nuovo contro la squadra di Ciara.

Albus e Poppy vennero da noi per un po'. "Dov'è Wren?" Poppy chiese.

"Non lo so," James rispose. Guardandosi intorno. All'improvviso sembrò molto preoccupato. "Non l'ho vista molto in effetti."

Io sapevo esattamente dove fosse Wren, perché l'avevo osservata mentre sembrava non notarmi per quasi mezz'ora. In quel momento, la vedevo dall'altro lato della stanza con Ciara e Lily.

"Oh, beh, andrò a cercarla," Poppy disse, sorridendo. "Le dirò che tu qui stai praticamente morendo senza di lei." A quel punto sparì nella folla.

Albus si guardò attorno. "Onestamente è bello quasi quanto quella festa che Fred fece al quarto anno dopo il torneo con Beauxbatons e Durmstrang. Bel lavoro, James."

"Che vuol dire, quasi?" James chiese. "Abbiamo il Whisky Incendiario!"

Albus ridacchiò. "Sto togliendo punti ad ogni ragazzino minorenne che vedo berlo. È molto più divertente che ubriacarsi. A proposito, questa festa è solo una scusa per quello?"

"Cosa? No." James alzò gli occhi al cielo. "Voglio solo promuovere l'unità tra Case. Tutto qui."

"Oh per favore, James," dissi, alzando gli occhi al cielo. "Sappiamo tutti che hai suggerito una festa solo perché vuoi vedere Fred e Ciara nella stessa stanza."

James scosse la testa. "Non è vero! È solo che le feste sono divertenti."

"Certo, e Stillens è solo un tipo maleducato," Albus disse, alzando gli occhi al cielo.

James si limitò a ridere e bevve un sorso del suo drink. "Però, sapete, già che ci troviamo a parlarne, sarei curioso di sapere che fine ha fatto Fred per tre ore questo pomeriggio?" Si chiese. "Qualcosa mi dice che un certo capitano di Serpeverde è coinvolta..."

Prima che potessi dire qualcosa, Ciara stessa all'improvviso si fece strada tra la folla e si fermò proprio di fronte ai Potter. Ero abbastanza sorpresa da non tentare di tirarla via, ma se aveva appena sentito James e finalmente voleva affrontarlo, quello non era forse il miglior momento.

Ma per qualche motivo c'era Lily con lei. Un momento, le avevo viste assieme a Wren, qualche minuto prima. Era una cosa normale? Lily e Ciara si frequentavano? E perché erano lì? Mi accigliai mentre Ciara sbottava, "Scusatevi. Smettetela di fare i cretini."

James ed Albus si scambiarono un'occhiata confusa. "Di che parli?" James chiese sulla difensiva. "Non starmi così vicino, Malfoy."

Ciara fece un passo indietro, poi indicò Lily. "Crescete una buona volta e scusatevi," gli disse. "Mi sono stancata di sentire Lily dire quanto vi odia."

Albus sbatté gli occhi. "Ci odi?"

"Mi avete chiamata puttana!"

"Non ho detto questo!" James esclamò. "Cioé, okay, ho detto che dovrebbe preoccuparsi di cosa penserebbe la gente, ma è tutt'altra cosa!"

"No, non lo è!" Lily esclamò.

Ciara sospirò. "Qualunque cosa fosse, non è stato molto gentile, e non avreste dovuto dirlo a vostra sorella minore, tra tutti."

James ed Albus si guardarono di nuovo. Non capii se erano d'accordo o no. Dopo un momento in cui nessuno dei due parlò, Lily alzò gli occhi al cielo. "Te l'ho detto che non l'avrebbero fatto. Perché sono due cretini, e li odio."

Si girò per andarsene, ma James alzò una mano. "Aspetta, Lils, mi dispiace." Sospirò. "Davvero non avrei dovuto dirlo. È che non sapevo come reagire alla cosa, tutto qui."

"Anche a me dispiace," Albus disse. "Dovremmo supportarti di più. Il problema non sei tu. È che tutti i ragazzi con cui sei stata si sono rivelate persone orribili, e non sapevamo nemmeno cosa stesse succedendo, e siamo diventati troppo protettivi. Ti chiedo scusa."

Lily sbatté gli occhi. Ebbi l'impressione che non si era aspettato che sarebbe stato così facile o così genuino. "Oh. Beh. So cavarmela da sola, sapete."

"Beh, ovvio," James disse, alzando gli occhi al cielo. "Sei una Potter, no?" Lily sorrise, e lo fece anche James. "Ci perdoni?"

Lei ci pensò un attimo, poi fece spallucce. "Penso di sì."

"Visto, non era difficile," Ciara disse, accarezzando il braccio di Lily. "Adesso, per cortesia, me la fai godere questa festa?"

"Solo se Elmer non viene a cercare di tornare insieme a me." Lily rise.

Guardai James e Albus, ancora confusa. Finalmente sembrarono registrare anche loro questa stranezza. Albus sembrava intrigato, ma James...

"Da quando sei amica di Malfoy?" James chiese, facendo una smorfia. Alzai un sopracciglio, e lui alzò le mani. "È solo una domanda!"

Lily fece spallucce. "Non lo so. Da un po'. È molto più brava sulle questioni di ragazzi di qualunque dei vostri amici."

"Prego?" Strinsi gli occhi, anche se stavo per metà scherzando.

"Senza offesa, Astra." Lily sorrise come se avesse avuto tutta l'intenzione di offendere. "Sul serio, però, nessuno di voi ha avuto relazioni al di fuori della vostra Casa. Complica le cose."

Guardai Ciara, confusa. "E lei è stata con qualcuno al di fuori di Serpeverde?" O con chiunque, se è per questo? Non pensavo contasse Nico, ma comunque lui non era fuori da Serpeverde.

"Oh, sì, certo!" Lily disse, come se lo sapessero tutti. "E mi ha aiutata quando Elmer ed io stavamo cercando di far funzionare le cose prima che ci lasciassimo, e sapete cosa? Aveva ragione lei. Se io ed Elmer vogliamo stare insieme, dovremmo aspettare fino a dopo aver smesso di giocare a Quidditch l'uno contro l'altra."

James alzò un sopracciglio. "Un consiglio stranamente specifico, Malfoy. Fa quasi sembrare che tu abbia esperienza personale."

Ciara aprì la bocca per sfatare la cosa, ma Lily continuò a parlare. "Certo che ce l'ha."

Guardammo tutti Lily, sbattendo gli occhi sorpresi. Ce l'aveva? Lei... Un attimo...

All'improvviso, James alzò il pugno in aria. "Lo sapevo!"

Ciara non aveva distolto lo sguardo da Lily. Non era un'occhiataccia, ma il suo sguardo era molto intenso. Quasi come...

"Sei la fidanzata di Fred!"

Ciara si girò lentamente verso James. "Silenzio." Invece di essere arrabbiata, aveva un tono di voce bassissimo. Serio.

"Avevo ragione!" James sorrise. "Io ve l'ho detto, e nessuno mi ha creduto!"

"Silenzio!" James ubbidì, ma il sorrisetto arrogante rimase sulla sua bocca.

Ciara lo fissava coi pugni stretti. Poteva essere sull'orlo di dargli un pugno. E non era nemmeno il suo peggio. Era stato molto più fastidioso durante la partita. Sbattei gli occhi. Non era davvero...

"Se avesse voluto che tu lo sapessi, te l'avrebbe detto."

Il sorriso di James si sciolse e rimase a bocca aperta. "Aspetta, non ci credo."

"Sono seria, James. Per favore non dirlo a nessuno."

"Tu sei..." James sbatté gli occhi. "Oh cielo."

Ciara strinse forte gli occhi. "Fred mi ucciderà."

"Da quanto?"

Ciara non rispose, quindi Lily disse, "Quasi un anno."

"Lily!"

"Scusa..."

"Sul serio?" James sorrise. "Ho avuto ragione per tutto questo tempo, e nessuno mi ha creduto!"

Ciara alzò subito lo sguardo, uno sguardo urgente con gli occhi sgranati. "Non puoi dirlo a nessuno, James." Non credo di averla mai sentita chiamarlo per nome prima di allora. "Sono seria. Per favore."

"Perché?" James si fece serio. Ciara respirava rapidamente, era sconvolta. "Aspetta, è lui il motivo per cui l'avete tenuto segreto?" Annuì. Lui alzò gli occhi al cielo. "Che figlio di puttana... Perché?"

Lei abbassò lo sguardo, con voce piccina piccina. "Io... Non penso che voglia che i suoi genitori lo sappiano."

Oh, quello era... In realtà era terribile da parte sua? Era imbarazzato? Capivo magari non dirlo l'anno precedente, perché ammettere di essersi fidanzati col rispettivo rivale sarebbe stata una bella botta al loro orgoglio. Ma i suoi stessi genitori? Strinsi le labbra. "Ma se è passato così tanto..."

"Non lo so, Astra," sbottò Ciara. Poi scosse la testa. "Scusami. Non ne parliamo molto."

James guardava il vuoto, ma a quel punto guardò me. "Astra, credo che dovremmo andare a parlare con mio cugino.

"No," Ciara disse subito.

"Non si arrabbierà con te," la rassicurai. "Non ti preoccupare." Prima che potesse protestare, sgattaiolai via ad affrontare Fred.

Fred era dall'altro lato della stanza, e fissava ammaliato mentre River collegava un impianto stereo babbano ad un lettore CD. Appena lei cominciò a far suonare una canzone pop babbana di qualche anno fa, James ed io lo tirammo in disparte. "Dobbiamo parlare," James disse, con tono talmente serio che Fred non protestò mentre lo portavamo fuori in corridoio.

Fred alzò un sopracciglio mentre la porta si chiudeva dietro di noi e la musica e i rumori della festa svanivano all'istante. "Qualcosa non va? Qui per ammettere che sono il miglior capitano di Quidditch che Grifondoro abbia mai avuto?"

"Almeno eri meglio come capitano che come fidanzato," sbottai.

Fred si accigliò. "Io... Di cosa parli?"

"O dici ai tuoi genitori che ti sei fidanzato con mia cugina o la lasci," dissi, incrociando le braccia. "Non resterò qui a lasciare che tu la illuda."

Per un attimo, Fred mi fissò e basta. Poi cominciò a ridacchiare, a disagio. "James ti ha finalmente convinta, eh?"

"No," James disse, con le labbra stretta in una dura linea. "Ciara ce l'ha detto. Non sto più scherzando."

Fred guardò me, poi James. "Io... Tu..." Fece una brutta faccia. "Perché ve l'ha detto? Che le è saltator in mente?"

"Non osare arrabbiarti con lei," sbottai. "Avremmo dovuto saperlo tutti tanto tempo fa."

Di nuovo, alternò lo sguardo tra noi. Alla fine, sospirò e gli crollarono le spalle. "Okay. Va bene. Avevi ragione, James. Non capisco perché sei tanto arrabbiato."

"Perché stai facendo l'idiota?" James suggerì. "Perché non l'hai detto ai tuoi? Lei ci ha detto che è quasi un anno."

"Io... Non lo so..." Fred chiuse gli occhi e si pizzicò il dorso del naso. "I miei genitori odiano le famigie di ex-Mangiamorte. Lo sai. Papà a volte parla ancora di come non riesce a credere che zio Ron permetta che Rose stia con quel Malfoy. Non posso immaginare cosa farebbe se gli dicessi che sto con l'altra Malfoy."

"Beh, devi farlo," dissi, completamente consapevole di essere insensibile e per una volta non sentendo la fitta di rimorso in risposta. "O cominci a fare l'adulto, o lasci Ciara."

"Non voglio lasciarla!" Esclamò.

"Allora fai l'adulto," James disse, alzando gli occhi al cielo.

"Non ti lascerò spezzare il cuore di mia cugina più di quanto tu stia già facendo," aggiunsi. "O la lasci, o lo dici ai tuoi genitori, o convincerò lei a lasciare te."

Fred sgranò gli occhi. "Non farlo!"

James sospirò e gli mise una mano sulla spalla. "Senti, Fred, stiamo dalla tua parte qui. Ho tifato per voi per un anno intero, e nemmeno sapevo che stesse accadendo. Vogliamo tutti che funzioni. Ma dovrai fare qualcosa di scomodo e confidare che i tuoi genitori ti amino abbastanza da accettare le tue decisioni."

"E se non lo fanno?"

Guardai James. "Beh," dissi, "Immagino tu debba scegliere."

Fred ci fissò. Vidi chiaramente una bella crisi scritta sul suo volto. E, ad essere onesta, suppongo fosse tanto di cui aver paura. Insomma, i suoi genitori erano molto ingiusti nel loro odio verso i Malfoy, ma Fred ci era solo rimasto invischiato in mezzo. Il fatto è che avevo incontrato i suoi genitori qualche volta, e davvero non mi sembravano i tipi da diseredare il proprio figlio solo perché stava con Ciara Malfoy.

"Beh, tutto a posto allora," Fred disse. Mi accorsi che la crisi era stata sostituita da uno sguardo determinato. Prima che potessi chiedergli cosa avesse in mente, si era girato ed era tornato alla festa.

Guardai James, un po' preoccupata. La soluzione ideale era 'Ha accettato di parlarne dopo coi suoi genitori', e non sembrava aver scelto quella. Aveva deciso di lasciarla? Voleva farlo in quel momento? Senza fermarci a discutere, James ed io lo inseguimmo.

Lo raggiungemmo quando era arrivato da Ciara. Lei era con Wren e Poppy, che ridevano per qualcosa. Ciara sembrava un po' malaticcia. Ancora di più quando Fred le prese la mano e si girò verso il centro della stanza.

"Hey!" Urlò. "Devo fare un annuncio!"

La musica si fermò all'istante, dato che River era abbastanza vicina da sentirlo urlare. Nell'assenza di rumore, la gente cominciò a girarsi verso il colpevole, che aveva portato Ciara vicina ad un tavolo, ci era salito sopra, e le offriva la mano.

Ciara lo guardò all'erta. "Che stai facendo?"

"Voglio sistemare una cosa," disse. "Fidati di me."

Ciara strinse le labbra, ma gli prese la mano e salì anche lei sul tavolo.

Fred si girò verso il resto della stanza. "Devo fare un annuncio," ripeté. La gente aveva cominciato a sussurrare (insomma, Fred Weasley teneva la mano di Ciara Malfoy), ma la stanza si fece zitta a quel punto.

Fred fece un bel respiro. "Voglio solo che sappiate tutti quanto sono fiero del fatto che la mia ragazza ha vinto la coppa del Quidditch per due anni di fila ormai," disse. Prima che chiunque potesse metabolizzare, la baciò. E la stanza esplose.

Non capivo niente di ciò che dicevano attorno a me, perché parlavano tutti insieme. Per la maggior parte era shock, o confusione, o emozione, o gente che esclamava che non riusciva a credere di aver scommesso dieci Galeoni con James Potter che non fosse possibile. Mi feci strada tra la folla verso il tavolo dove stavano Fred e Ciara.

Ciara era rossissima, ma aveva un enorme sorriso. A malapena sentii Fred chiedere se ciò poteva rimediare al fatto di essere stato il peggiore. Per risposta, lei lo tirò a sé per un altro bacio, che si trasformò rapidamente in una pomiciata.

A quel punto, le picchiettai sulla gamba finché non si staccò finalmente per guardarmi. "Trovatevi una camera," dissi, ridendo. "Ci sono troppe persone qui."

Entrambi arrossirono, e saltarono giù. Fred fu immediatamente assalito da una dozzina di ragazzi del settimo anno (comandati dalla sua confusissima sorella), e tirai Ciara via.

Non fui abbastanza rapida. Vidi Ciara sussultare mentre la voce di Roxanne esclamava, "Sei impazzito? Una Malfoy?"

"Hey, andrà tutto bene," dissi, sorridendo.

Ci girammo e osservammo la pazzia totale in cui era discesa la stanza. La maggior parte era concentrata attorno a Fred. La gente non capiva se era uno scherzo o no, sembrava, anche se non vedevo come qualcuno potesse volontariamente pomiciare con qualcun altro per uno scherzo.

"Tutto cambierà," Ciara disse tra sé e sé.

"Già. Ma i suoi genitori se ne faranno una ragione."

"Spero di sì." Ciara mi guardò di sottecchi. "Lo so che tu non lo affronti spesso, ma ci sono molte persone che sentono il nome Malfoy e mi escludono immediatamente."

"I Weasley non sono così."

"Lo sono stati." Ciara fece spallucce. "Insomma, è da tanto che volevo che non fosse un segreto. È solo strano che non lo sia più. Davvero non so cosa aspettarmi."

"Forse non sarà facile, ma credo diventerà più semplice," dissi.

Ciara annuì. "Speriamo."

Guardammo la folla per un po'. Fred tentava di uscirne, completamente senza successo. Non avevo alcuna empatia; in effetti faceva quasi ridere. Dall'altro lato della stanza, James aveva tirato fuori un lungo foglio di carta, e sembrava raccogliere soldi da metà del corpo studentesco. A quanto sembrava, nessuno se l'era aspettato. La scommessa più sicura del secolo era risultata in una perdita.

"Che poi, come è successo?" Chiesi. "Tu e Fred?"

Ciara fece spallucce, con le guance che arrossivano. "Beh... Ricordi l'anno scorso la notte in cui Elcie si fece male e la partita venne rimandata? Fred ed io, chissà come, siamo finiti a parlare in infermeria. Ancora non so perché è successo. Ma... Beh, da cosa nasce cosa, e siamo finiti a pomiciare in una classe vuota. E quello sarebbe stato solo un errore di cui pentirsi, e avevamo deciso che lo era, ma..." Fece spallucce. "È successo di nuovo. E di nuovo. E quando hai pomiciato con qualcuno quattro volte in tre settimane e non ne parlate è chiaro che va fatto qualcosa. Quindi dopo la rivincita, decidemmo di mantenere il tutto segreto ma di vedere dove saremmo finiti. Non pensavo che sarebbe diventata una cosa seria. Credo non lo pensasse nemmeno lui. Ma eccoci qui."

"Selvaggio," dissi, sorridendo.

"Vero, eh?" Ciara ridacchiò. "Chi l'avrebbe mai detto?"

"James."

"Ma lui è un'idiota, quindi non conta."

Glielo concessi. Fred si era finalmente estratto dalla maggior parte delle persone attorno a lui, e stava trascinando la sua scetticissima sorella verso di noi. Strinsi il braccio di Ciara, poi sgattaiolai via per lasciarli ad affrontare la cosa per conto loro. Io ne avevo avuto abbastanza per una notte.

~~~~

Oscurità. Ovunque guardassi, oscurità.

Ma non era tutta la stessa identica oscurità. Era mutevole, mi circondava, si separava e mi avvvolgeva. Non riuscivo a vedere nulla. Ma stavo correndo. Sì, stavo correndo.

Sentivo qualcosa. Qualcuno? Si, qualcuno. Che urlava come se gli stessero facendo del male. L'avevo già sentito in passato.

"Astra!"

Era Wren. Mi si fermò il cuore per un attimo. "Wren! Wren, dove sei?"

"Corri!"

Mi girai verso la direzione della sua voce, ma era ovunque. Tutta attorno a me. Proprio come l'oscurità. Wren chiamava il mio nome, era chiaramente ferita, ma non potevo fare nulla. Non potevo aiutarla. Potevo solo correre nell'oscurità.

Scattai a sedere nel letto, respirando pesantemente. Quello... Quello era un incubo normale, no? Non un sogno vero. Non l'occhio interiore o quel che era. Non mi era sembrato reale. Ma nemmeno mi era sembrato finto. E non se ne andava.

Sbattei gli occhi, e in essi c'erano lacrime. Sarebbe successo qualcosa a Wren? Guardai verso il suo letto, ma sembrava dormire tranquilla. Meno male. In quel momento era al sicuro.

E la stavo trattando in modo orribile. Di continuo. Aveva ragione, aveva totalmente ragione. Ero una tale egoista, e sarebbe potuto succederle qualcosa e io ero così invischiata in queste cosucce da nulla e ignoravo la cosa importante, che Wren era ancora lì, nonostante tutti i miei tentativi di spingerla via. Nemmeno sapevo perché la spingevo via, ad essere onesta. Di certo non sapevo perché era ancora lì.

Oh Merlino, che razza di egoista tremenda che ero.

Stavo piangendo ormai. Non potevo farci niente. Aveva ragione. Mi ero comportata da schifo con tutti ultimamente e davo la colpa alle mie difficoltà. Che c'erano. Ma non giustificavano il mio comportarmi da cretina. Mi faceva rabbia il fatto che i miei amici ci andassero coi piedi di piombo con me, ma in caso contrario mi sarei arrabbiata comunque.

Senza pensarci troppo, uscii dal letto e attraversai i due metri tra il mio letto e quello di Wren. "Wren," sussurrai.

Lei sobbalzò, poi di nuovo quando si accorse che ero io ad averla svegliata. Subito si mise seduta, sbattendo gli occhi per svegliarli. "Astra? Va tutto bene?"

Scossi la testa. "Mi dispiace così tanto. Avevi ragione."

"Io... Cosa?"

Invece di rispondere, mi sedetti sull'orlo del suo letto e la abbracciai. "Mi dispiace di essere stata una così pessima amica ultimamente. Meriti molto, molto meglio."

"Permettimi di dissentire," disse, con la voce attutita dai miei capelli. Mi feci indietro e la vidi fissarmi, quasi incredula. "Mi dispiace per prima. Non avrei dovuto dire tutte quelle cose."

"No, hai fatto bene. Sono stata egoista. Ma non importa. Ho fatto un sogno, ed era molto strano, e sono preoccupata."

Wren si mise più dritta. "Che tipo di sogno?"

"Non ne sono sicura. Non sembrava un incubo normale. Ma non era molto realistico." Mi morsi il labbro. "C'eri tu."

Lei sbiancò. "Cos'è successo?"

"Non lo so di preciso. Potevo solo sentirti. Sembravi ferita, e mi chiamavi, e mi dicevi di correre."

Vedevo gli ingranaggi girare nella sua testa, ma non aveva idea di cosa stesse succedendo lì dentro di preciso. Ci mise un po' a guardarmi di nuovo. "Beh... Ehm... Sono sicura che andrà tutto bene."

Stava cercando di essere ottimista per me. Per mio sollievo, non mi sentivo per niente arrabbiata. Ad essere onesta, era molto dolce; al suo posto avrei pianto dal terrore.

"Il futuro non è scritto," Wren disse piano. "E poi, per quanto ne sai, potrebbe essere stato un sogno su qualcosa che è già successo. Il cielo lo sa se ho già detto tutte quelle cose in passato."

Mi si alzò un angolo della bocca. "Forse."

"In ogni caso, non possiamo farci nulla, vero?" Wren chiese.

"Non penso."

Lei sorrise. "Mi sa che possiamo solo tenerci pronte."

La abbracciai di nuovo. "Ti voglio bene. Mi dispiace così tanto."

"Anche io ti voglio bene," sussurrò. "Credi di riuscire a tornare a dormire?"

Trattenni una risata. "Non penso proprio."

Lei esitò, poi chiese, "Ti aiuterebbe dormire qui?"

Mi spostai sotto le lenzuola. Ci addormentammo entro pochi minuti, fianco a fianco, come se fossimo di nuovo bambine.





Spigolo autore

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top