Capitolo 44 - La scappatoia
~Astra~
"Ciara Malfoy ha scoperto di me ieri notte," Wren disse. Nemmeno alzò lo sguardo dalla sua colazione, e lo disse con tale nonchalance che mi ci volle un po' per metabolizzare ciò che aveva detto.
Ciara aveva scoperto di lei? Era impossibile, no? Wren doveva averglielo detto, allora. Pazzia assoluta. No, doveva averglielo detto la professoressa Haverna, il che era ancora meno credibile. Avevo così tante domande, ma scoprii di essere troppo sconvolta per tradurle in parole. Rimasi a fissarla con la bocca aperta.
Albus fece cadere la forchetta, sbattendo gli occhi sorpreso. James si tirò indietro, girandosi verso di lei con le sopracciglia alzate. Persino Colette sembrava confusa e intrigata. Dopo un po', James finalmente riuscì a dire, "Come, prego?"
Wren fece spallucce, ancora senza guardarci. Sembrava vergognarsi molto. "Ha sorvegliato Nico Jasper così da vicino, e l'ha seguito all'ingresso ieri notte, dove mi ha visto allontanarmi con lui. Quindi è andata dal signor Potter."
"Oh." James strinse le labbra. "Quindi hai dovuto dirglielo per forza, eh?"
"Beh, no, non proprio. Avremmo potuto mentire, coprirlo in qualche modo. Ma non volevo farlo. Sono abbastanza contenta che sia successo, ad essere onesta."
"Contenta?" James la fissava come se non riuscisse proprio a crederle. "È Ciara Malfoy, Wren!"
"Possiamo fidarci davvero di lei?" Colette chiese.
La guardai male. "Ciara è mia cugina! Certo che sì."
Albus, Colette, e James non sembravano per niente convinti, e si girarono di nuovo verso Wren per una risposta. Lei fece un piccolo sorriso e strinse le spalle. "Penso di sì."
"Ma—"
"È stata un'idea del signor Potter, non mia," disse lei, interrompendo Colette prima che potesse protestare. Colette sbatté gli occhi, sorpresa. "Ma," Wren continuò, "Io ero d'accordo. Ciara Malfoy non è così male."
"Lo sto dicendo da anni," brontolai, alzando gli occhi al cielo. Perché Wren poteva proclamarlo come se fosse chissà quale rivelazione celestiale? Ciara ed io andavamo d'accordo dal quarto anno, e tutti avevano pensato per tutto questo tempo che fossi pazza perché chiaramente era una delle peggiori persone esistenti.
Wren mi guardava. Aveva quello sguardo in viso, come se potesse capire a cosa pensavo. Che fastidio. "Lo so. Mi dispiace di non averti ascoltata prima."
"Va detto," Albus aggiunse, "che con noialtri ha fatto la cretina fino a poco tempo fa."
"Fa ancora la cretina con me," James brontolò, alzando gli occhi al cielo.
"Perché non le hai mai dato una possibilità!" Esclamai.
"Perché avremmo dovuto?" Albus chiese.
"Perché è mia cugina!"
"Potrebbe essere Gesù Cristo e comunque non le darei una possibilità se facesse la cretina," Colette disse amaramente.
Presi la mia bacchetta. Se avessero cominciato a comportarsi così, sarei stata più che felice di maledirli per difendere l'onore di mia cugina. "È ridicolo, Colette. Tu stai facendo la cretina in questo momento."
"Primo, sei maleducata. "Secondo, non sai nemmeno-"
"Ciara è la peggiore di tutti," James si intromise. "Se fossi costretto a scegliere tra passare tempo con lei od Eris Prince, non saprei chi scegliere, onestamente."
"Sai che c'è?" Iniziai, ma Wren mi interruppe.
"Basta, tutti voi," sbottò lei. "Non importa come era Ciara, va bene? Astra aveva ragione. Noi no. Rimaniamo così."
Io, per prima, non volevo rimanere così, ma Wren sembrava arrabbiatissima, e faceva un po' paura quando era arrabbiata. Incrociai le braccia e mi sedetti di nuovo, evitando il contatto visivo, solo perché così tutti gli altri sapevano che non volevo rimanere così.
Ci fu silenzio per un attimo, poi James si alzò, buttò il tovagliolo sul piatto, e marciò via. Guardai Wren, che teneva lo sguardo basso e le labbra serrate.
Nonostante il fatto che Wren mi avesse appena dato ragione, non riuscii a non sentirmi infastidita. Non sapevo perché, il che era ancora più fastidioso. Mentre Colette si alzava a sua volta e se ne andava, mi ritrovai a guardar male Wren ed Albus. Per tutto questo tempo, avevo detto che Ciara era piuttosto decente se le davi l'opportunità. Per tutto questo tempo, tutti mi avevano snobbata dicendomi che non sapevo di cosa parlavo. Eppure eccoci lì. Sapevo che James prima o poi si sarebbe dato una calmata, e forse anche Colette, perché nessuno riusciva a restare arrabbiato con Wren a lungo. Prima o poi tutti concordavano con lei. Non importa che avevo detto la stessa cosa per anni. Non importa che gli avevo chiesto di dare una possibilità a Ciara. No, a me non ascoltavano. Solo a Wren.
Ero ingiusta? Forse. Avrei dovuto essere felice perché non solo Wren gli aveva fatto notare che avevo ragione, ma aveva anche seguito finalmente il mio consiglio e aveva scoperto che Ciara non era così male, dopotutto? Sì. Avrei dovuto. Lo sapevo. Ma arrabbiarsi mi faceva stare meglio. Se non mi sentivo arrabbiata, forse non avrei sentito nulla.
Fu difficile restare arrabbiata, però, quando Albus mi diede un colpetto. "Hey, avevi ragione. E anche a me dispiace. Avremmo dovuto ascoltarti."
Strinsi le spalle, a disagio. "Come dici tu."
Wren alzò lo sguardo. "Davvero, Astra. Mi dispiace di averci messo tanto."
"Tutto a posto," sbottai. Wren si irrigidì leggermente, e mi si formò un nodo nello stomaco. Feci un profondo respiro. "Quindi. Ehm... Tu e Ciara quand'è che siete diventate davvero... Non lo so, qualunque cosa siate?"
"Credo che siamo amiche," Wren disse, sorridendo leggermente. "E più o meno a fine trimestre scorso. Non so di preciso quando. È stato graduale."
Annuii. "Oh. Figo."
"Sai, sapevo che prima o poi l'avrebbe scoperto, appena mi hai chiesto di tradurre per lei i serpenti di Nico," Albus disse.
"Davvero?" Wren rise. "Non mi consentivo di pensarci. Non sapevo di preciso cosa avrebbe significato. Era un pensiero un po' spaventoso."
"Spaventoso come?" Chiesi, accigliandomi. Sfidandola a dire qualcosa del tipo Beh, sai, di Ciara non ci si può fidare...
Wren non lo disse. Fece spallucce. "Non lo so. Fa sempre paura. Insomma, e se fosse andata da Kimmel invece che dal signor Potter? Era ciò che avrebbero fatto quasi tutte le persone ragonevoli. Sarebbe stato un disastro. O anche andare da Lockley sarebbe stato un casino."
"Ma perché sarebbe dovuta andare da uno di loro quando il signor Potter è nell'ES?"
Stavolta rispose Albus. "La maggior parte delle persone non è vicina all'ES come noi. Forse fa un po' paura."
Wren sorrise. "Adesso non importa, ovviamente. A quanto pare, Ciara è andata a trovare il signor Potter un giorno sì e l'altro no per settimane, nel tentativo di convincerlo a fare qualcosa riguardo Nico."
"Onestamente, mi ricorda una cosa che faresti tu, Astra."
"Beh, siamo cugine," Concessi, sorridendo. Suppongo che non sapessi come mi sarei aspettata che Ciara reagisse a tutto quello. Ero contenta che aveva dimostrato che avessi ragione e che avesse avuto buonsenso, però, perché chissà che casino se non fosse stato così? Nessuno me l'avrebbe fatto scordare, nessuno le avrebbe mai più dato una possibilità.
Wren guardò il suo orologio. "Quasi ora di lezione," notò.
"Dite che Colette salterà Pozioni?" Chiesi.
Wren scosse la testa, sospirando. "Non ne sarei sorpresa."
Albus si alzò, mettendosi la borsa a tracolla. "A proposito, mi sa che ho sentito papà dire qualcosa a proposito dei Mollicci per oggi."
Wren raggelò per un secondo. "Ne sei sicuro?"
Albus strinse le labbra. "Sono certo che James non farà così tutto il giorno."
Rivolse uno sguardo preoccupato verso le porte. "Davvero?"
Alzai gli occhi al cielo. "Suppongo che ora andrai a scusarti," dissi amareggiata. Stavo tentando di portarla a litigare con me? Ormai non lo sapevo.
Wren scosse la testa e bassa, facendosi seria. "No. È lui nel torto."
"Oh." Sorrisi leggermente. "Pensavo... Non lo so. Che ti saresti scusata e che in qualche modo l'avresti rigirata fino a farla diventare una cattiva idea, solo per farlo sentire meglio. Così da fargli passare la rabbia."
"James è grande," Wren disse, facendo spallucce. "Si darà una calmata." Si fermò per un attimo, poi aggiunse, "Cioè, non è che mi metterò di traverso o altro. Se a pranzo è ancora arrabbiato, andrò a parlargli, credo. Cercherò di fargli capire."
Albus le accarezzò la spalla incoraggiante, sorridendo. "Sono certo che capirà. Lo fa sempre. E onestamente, se lasciasse perdere tutta quella storia di lei che è la fidanzata segreta di Fred, sono certo che andrebbero d'accordo almeno un pochino."
Imitai un conato di vomito. "Come se Ciara e Fred potessero mai funzionare. James è completamente pazzo."
Wren rise, e mentre Albus continuava a fare battute sulla falsariga di 'James è pazzo', mi colse la realizzazione che non facevo ridere Wren da tanto tempo. Era una bellissima sensazione. E per quanto la parte arrabbiata della mia testa fosse rumorosa, la parte che continuava a dirmi di fare la cretina con lei perché almeno era meglio che essere apatica, questo mi piaceva di più. Forse... Forse se avessi potuto farlo, le cose sarebbero migliorate, un pochino.
"Astra, stai bene?" Wren mi guardava con la testa inclinata per la preoccupazione. La rabbia aumentò. Fatti i fatti tuoi! Ma mi trattenni, e annuii, abbassando lo sguardo e sperando che non me l'avesse visto in volto. L'idea di far ridere qualcuno all'improvviso sembrò difficile come resistere alla maledizione Imperius, lontana quanto le stelle.
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Caro padre,
Okay. Bene. Bene. Sembra... Bene.
Gemetti e accartocciai un altro pezzo di pergamena. Dunque, scrivere esattamente cosa pensavo non avrebbe funzionato. Lanciai la lettera sulla pila di fallimenti dietro di me sul mio letto. Dovevo seriamente scrivere una lettera. Era passato troppo tempo. Dovevo solo mandargli qualcosa, fargli sapere che io... Beh, fargli sapere cosa pensavo. Il problema era che ancora non ero certa di cosa pensavo. Insomma, non mi stava bene, ovviamente. Ma, tipo, era successo. E non potevo farci nulla. Quindi dovevo farmelo stare bene? A lui stava bene?
Sospirai e tirai fuori un altro foglio di pergamena.
Caro Padre,
Mi dispiace di averci messo così tanto a scrivere. Ci ho provato, sul serio. Solo che non sapevo cosa dire. C'è tanto da elaborare, e non sono sicura di cosa penso, o di cosa provo. Non so cosa dovrei pensare o provare.
Insomma, da un lato, è una cosa orribile che è successa. Ma so che a volte le persone possono essere costrette a fare cose orribili. E ciò non le rende cattive persone, necessariamente. Come Wren Predatel. E non è esattamente la stessa cosa, perché lei era una bambina e tu no, ma credo sia simile.
Non lo so. Sono confusa. Ma ti voglio ancora bene. E capisco perché non me l'hai detto, quindi non ti preoccupare di questo.
Con affetto, Astra
Fissai la lettera nella mia mano. In effetti, non era malaccio. Non perfetta, ma più vicina degli altri tentativi che avevo fatto. Strinsi le labbra, poi mi allungai verso una busta. Doveva bastare. Era il meglio che potessi fare. Ed erano passate settimane, ormai. Era anche ora.
Misi la lettera nella mia cartella. Avevamo Difesa Contro le Arti Oscure quel giorno, dopo pranzo. Avevo sprecato l'ora libera scrivendo (o cercando di scrivere) una lettera invece di fare i compiti, ma se mi fossi sbrigata magari Albus sarebbe stato ancora in sala comune e mi avrebbe permesso di copiare. Buttai tutte le lettere sbagliate sotto il letto, per occuparmene poi, e corsi di sotto.
"Oh, hey." Albus mi fece cenno di andare verso dov'erano seduti lui e Colette. La presenza di Colette era un po' strana, perché lei e Wren avevano Storia della Magia in quel momento, ma suppongo che non fosse tanto strano che saltasse le lezioni. Comunque alzai un sopracciglio mentre mi sedevo.
"Zitta," disse quando notò il mio sguardo. "Non me la sentivo di andare a lezione."
"Non te la sentivi di andare a lezione o non te la sentivi di vedere Wren e Ciara?"
Lei alzò gli occhi al cielo. "Comunque, sono sicura che siano entrambe sedute con Poppy a parlare di roba da prefetti. Non mi perdo nulla." Strinsi gli occhi, e lei sospirò. "Suppongo che Ciara non sia il peggio che c'è. Contenta adesso?"
Sorrisi. Era il meglio che avrei avuto, almeno per qualche settimana. "Suppongo basti." Guardai Albus. "Hai fatto i compiti per tuo padre?"
Lui alzò gli occhi al cielo e me li passò. "Che hai fatto tutto questo tempo, allora?"
"Sempre provare a scrivere una lettera a mio padre." Tirai fuori una pergamena e cominciai a scarabocchiare le risposte, in parte per non dover alzare lo sguardo. Albus e Colette sicuramente scambiarono un'occhiata, però, ne ero certa.
Dopo un momento, Albus chiese, "Quindi, ehm, come è andata?"
"Credo di avere qualcosa finalmente." I Dissennatori sono noti soprattutto per il Bacio, che ruba l'anima di una vittima. Il momento di silenzio indicò un'altra occhiata. Non esistono cure note per il Bacio del Dissennatore.
"Oh, bene," Colette disse, finalmente. "Che gli hai detto?"
Feci spallucce. I Dissennatori selvatici sono stati quasi del tutto eliminati dalle aree civilizzate, e oggigiorno infestano solo luoghi oscuri e deprimenti lontano dal popolo magico. "Gli ho detto che non so cosa pensare, di preciso. Che sono confusa. Ma gli voglio ancora bene. È tutto vero."
"Sembra buona," Albus disse. Nessuna pausa, quindi nessuna occhiata. Finalmente alzai lo sguardo, e Albus mi guardava. "Non copiare parola per parola, okay?"
Alzai gli occhi al cielo, sorridendo. "Ti ho mai messo nei guai, Mister Prefetto? So di non dover copiare parola per parola."
Albus guardò Colette mentre continuavo a scrivere. "Suppongo tu abbia saputo che oggi probabilmente faremo i Mollicci?"
Colette si accigliò. "Sul serio? Pensavo fosse roba di livello G.U.F.O."
"Di solito lo è. Papà ha detto che c'è qualcosa di speciale che vuole far vedere solo a noi più grandi, però, così per divertimento."
"Non c'è niente di divertente riguardo ai Mollicci," dissi, alzando gli occhi al cielo. "Il mio sarà un altro dannato Dissennatore, o Stillens, o il cadavere di Pouri. Qualcosa di incredibilmente traumatico, ne sono certa."
Albus fece spallucce. "Ambasciator non porta pena. Io sono d'accordo con te. Secondo te mi piace vedere i miei amici morirmi davanti?"
Colette fece spallucce. "I Mollicci non sono così male, onestamente. Servono solo paure più astratte."
"Ma tu sei mai davvero spaventata quando il Molliccio prova a diventare 'altezza'?" Albus chiese.
"Non proprio. So che non è reale. E so che non è tutto qui, ma... Sai, se ci fosse davvero una voragine nel pavimento della classe, non sarebbe un pozzo senza fondo. Porterebbe all'aula di sotto. Non fa tanta paura."
Ridacchiai. "Magari il Molliccio si concentrasse di più sulle mie paure astratte. Magari stavolta proverà a diventare l'azione di Smaterializzarsi, e morirà di colpo quando non riuscirà?"
Albus rise. "Non ci sperare."
Riuscii a copiare tutte le risposte con solo poche lamentele di Colette riguardo l'essere in ritardo per il pranzo. Anzi, entrammo in Sala Grande prima che arrivasse Wren, quindi non lo consideravo affatto un ritardo. James era seduto con gli altri del settimo anno a metà del tavolo di Grifondoro, quindi Colette, Albus, ed io ci sedemmo all'estremità.
Colette tirò fuori la sua copia del Cavillo che quella mattina non era riuscita a finire. "Oh, volevo dirvelo, oggi c'è un articolo su Russey."
"Che dice?" Albus chiese, apparentemente non molto interessato. Non lo biasimavo; sembrava che un articolo su Russey ci fosse sempre in un modo o nell'altro. Non sapevo come avesse ancora il suo lavoro, con tutti gli affari loschi in cui si immischiava. Gettare persone nei centri di detenzione senza movente, accusare l'ES di lavorare in segreto col MACUSA, praticamente affossare la nazione. Ma quelle erano cose che sapevamo solo perché le leggevamo nel Cavillo, come Colette continuava a ricordarmi. La maggior parte delle persone non ne aveva idea, e pensava che stesse facendo un lavoro egregio, dato che era ciò che il Profeta continuava a dire.
"Russey ha fatto una dichiarazione pubblica riguardo l'ES," Colette disse. "L'ha dichiarato malevolo, dice che ha l'obiettivo di rovesciare il governo e creare uno stato di totale anarchia. A quanto pare, invoca l'aiuto della popolazione nello smascherare i 'criminali'. C'è un numero verde e tutto."
"Cos'è un numero verde?" Albus chiese.
"Un numero di telefono che la gente può chiamare e segnalare chiunque ritenga sospetto," dissi in automatico. Ero più concentrata su Colette. "Che succede se qualcuno viene accusato di far parte dell'ES?"
"A quanto pare vengono spediti in un centro di detenzione 'in attesa di ulteriori sviluppi'," Colette lesse. Strinse le labbra. "Significa aspettare per le prove? È inaudito."
"Davvero?" Albus chiese.
"Beh, evidentemente no." Scosse la testa. "Non penso manchi molto prima che diventi guerra a tutti gli effetti."
Mi guardai intorno. "Credi che qualcuno accuserà noi?"
"Credo di no, dato che il signor Potter è ancora a posto," Colette disse, facendo spallucce. "Credo ci farebbe da garante. Secondo me dipende solo da quanto lo lasceranno libero di fare."
"Forse non dovresti leggere il Cavillo così allo scoperto, però," Albus disse, guardandosi intorno. "Giusto in caso."
Colette alzò gli occhi al cielo. "Non ho paura, Albus."
"Non ho detto questo. Solo... Credo che prendere precauzioni sia una buona idea?"
Colette alzò gli occhi al cielo e borbottò qualcosa in francese che sembrava offensivo, ma comunque tirò fuori un libro dalla cartella e ci ficcò dentro il Cavillo.
Dietro Albus, vidi le porte della Sala Grande aprirsi. Wren, Ciara, e Poppy entrarono, tutte sorridenti e appese l'una all'altra come se avessero appena sentito la cosa più divertente del mondo. Erano davvero amiche, allora. Buono. Avevo sempre avuto l'impressione che Ciara non se la cavasse molto bene in quel dipartimento. Ero contenta di vederla in compagnia di qualcuno che non fosse uno dei suoi giocatori di Quidditch o un suo parente.
Quindi perché mi sentivo così strana a guardare Wren e Poppy venire verso di noi mentre Ciara andava verso il tavolo di Serpeverde? Non riguardava Ciara, sicuramente. Poppy disse qualcosa a Wren che la fece illuminare, e lei annuì vigorosamente. Capii allora che non la vedevo così felice o emozionata da un po'.
E poi, da quando Wren aveva altri amici? Non che per me fosse un problema. Wren poteva essere amica di chi voleva. Non erano fatti miei. Ma pensavo di essere io la sua migliore amica. Beh, forse era Albus, poi Colette, poi me. Ma comunque! Ero lassù. Perché sembrava così tanto più rilassata e felice con Poppy e Ciara che con me? Da quando era cominciato?
Entrambe si sedettero di fronte a me. Poppy accarezzò il braccio di Albus, poi mi sorrise. "Astra, non posso credere di non aver mai saputo quant'è simpatica tua cugina!"
Sorriso sterile. "Già. Sconvolgente, eh?"
Albus si accigliò. "Inutile essere maleducata. Non è che hai parlato di lei con Poppy per anni. Come poteva saperlo?"
"Oh, tutto a posto," Poppy disse tranquilla, sorridendomi. "Sono certa che sia fastidioso sapere quanto è meravigliosa una persona mentre nessun altro se ne accorge."
"Sì, hai ragione," concordai, sorridendo leggermente. Con la coda dell'occhio beccai Wren ed Albus scambiarsi un'occhiata (Una sorpresa in positivo, ma ciò non migliorò la situazione). Decisi di lasciar perdere, perché Poppy era gentile e non meritava di essere trascinata in tutto quel casino.
Poppy si era girata verso Wren ormai. "Ricordami però come mai siete amicone tutt'ad un tratto?"
Wren fece spallucce. "Non è stato proprio tutto ad un tratto. Al ed io ci siamo abituati per tutto l'anno, proprio come te. Stamattina ho giusto detto a James e Colette che era mia amica, e che sarebbero dovuti essere educati, ed entrambi non lo accettano perché sono dei cretini." Wren lanciò un'occhiataccia affilatissima a Colette in quell'istante, che già la guardava con gli occi stretti.
"Oh, ma piantala. Almeno lasciami essere infastidita con te per un po'. Lo accetterò."
"Potresti accettarlo ora," brontolai.
"Non ricominciate a litigare per questo, per favore," Albus sbottò, con un tono di voce che contraddiceva totalmente il per favore. "Non vi voglio sentire."
Colette sospirò e tornò al Cavillo. Continuai a mangiare. Per un attimo, Wren abbassò lo sguardo sul suo piatto vuoto, poi si alzò. "Credo che dovrei andare a parlare con James. È arrabbiato per davvero."
"Aspetta fino a dopo la partita di sabato," Albus suggerì con la bocca piena di pollo. "Dopo non sarà più la sua rivale."
"Vuoi che aspetti fino a dopo che perdiamo?" Wren chiese con un sopracciglio alzato. "Così James si calmerà con lei?"
Alzai gli occhi al cielo. "Oh, piantala. Come se sapessi qualcosa di Quidditch."
"Lo dici solo perché Ciara ti ha detto che loro sono meglio di noi, vero?" Albus chiese scherzosamente.
Wren fece spallucce, sorridendo, poi andò da James.
Mentre se ne andava, Poppy si avvicinò, con un sorriso cospiratorio in volto. "Okay, a proposito del fine settimana, che piani abbiamo per domenica? Aspettiamo dopo il tramonto per uscire?"
Sbattei gli occhi per un attimo, non capendo. Poi sussultai. Dovevamo uscire di nascosto! Per andare ad Hogsmeade! Per controllare cosa dicevano i notiziari babbani di tutti quegli omicidi e quelle scomparse! "Giusto! Quello!"
Colette addirittura posò il Cavillo. "Meglio dopo il tramonto. Dite che James ci presterà il mantello?"
"Non ci entreremo mai tutti," Albus sbuffò. Si girò verso Poppy per spiegare. "James ha questo mantello dell'invisibilità. Lo usavamo sempre per uscire di nascosto, quando eravamo più piccoli, ma ora solo due persone ci entrano bene."
"Oh, che sfortuna," Poppy disse, facendo spallucce. "Posso preparare una pozione, però, se davvero volete essere invisibili."
Ci girammo tutti per fissarla. "Sai preparare una pozione di invisibilità?" Colette chiese, con le sopracciglia alzate.
"Ma non sono, tipo, esageratamente complicate?" Chiesi.
"Beh, non tanto," Poppy disse. Fece una risatina nervosa. "Sul serio, basta seguire le istruzioni. E sapere quando le misure potrebbero essere un po' sballate."
Albus le sorrideva in modo davvero adorabile. "Poppy, è fantastico."
Lei era tutta rossa. "Andiamo, non è niente di che, davvero. Pensate possa aiutare?"
"Assolutamente, sì," dissi, ridendo. "In quale situazione te che ci prepari una pozione dell'invisibilità non è incredibilmente d'aiuto?"
"Me ne vengono in mente così tante," Poppy disse, ridendo. "Come sostenere i G.U.F.O.?"
"O andare ad Incantesimi?" Albus suggerì.
"A qualunque lezione, in realtà," Poppy concordò. "O mentre stai pomiciando col tuo ragazzo. Essere invisibili proprio non ti aiuterebbe."
Guardai Albus con un sopracciglio alzato, e lui rispose arrossendo. Poppy cominciò a ridere mentre lui balbettava, "Okay, sono abbastanza sicuro che tutti sapevano che fosse successo. Non sono James, va bene?"
"Intendi dire che non hai dato il tuo primo bacio nell'ufficio di tuo padre?" Chiesi, fingendomi incredula.
Poppy sgranò gli occhi. "Non ci credo. Oh cielo, davvero?"
Albus stava ridendo ormai. "Certo che sì. E c'eravamo tutti!"
"No!" Poppy si coprì il viso, chiaramente nel tentativo di nascondere il fatto che rideva forte quanto noi. "Oh, ma è orribile! Povera Wren!"
"Secondo me non le è fregato nulla," Colette disse. "Insomma-" Si interruppe per guardare male verso il tavolo per un attimo. Dopo qualche secondo, alzò gli occhi al cielo. Immaginai che l'Incanto Fidelius fosse entrato in azione.
Per fortuna, Poppy non sembrò notarlo. "Cos'è successo?"
"Oh, ci siamo messi nei guai per qualcosa, giusto?" Albus disse, in modo sorprendentemente convincente. Però poi guardò me, una bugiarda altrettanto incapace, per riempire il buco, e feci spallucce.
"Sì, è così. Wren convinse il signor Potter a lasciarci andare, credo, e poi lui se ne dovette andare per occuparsi di altro, e James la baciò. Molto rapido. Niente pomiciate o altro."
"Comunque, sono lieto di poter dire che mio fratello non era nei paraggi quando ho dato il mio primo bacio," Albus disse, mettendo un braccio attorno alle spalle di Poppy. Lei rise e appoggiò la testa contro la sua.
"Okay, seriamente, però," Colette disse. "Che piani abbiamo per domenica? Pozione dell'invisibilità?"
"Sì, va bene," Poppy disse. "Se inizio domani mattina dovrebbe essere pronta in tempo."
"Dove la preparerai?" Chiesi. "Ti è permesso prepararla?"
Lei fece spallucce. "Chiederò a Lockley se mi lascerà usare la classe per una ricerca personale. Di solito dice sì. Scorpius ed io lo facciamo sempre."
"E se dice di no?" Colette chiese.
"Credo che userò la Stanza delle Necessità. O forse mi metto in un angolino delle cucine. Sono certa che gli elfi domestici non diranno niente, se dopo pulisco."
"Okay, bene," Colette disse, annuendo. "Quindi useremo la pozione dell'invisibilità. Usciamo appena prima del coprifuoco, andiamo alla Testa di Porco, e cerchiamo di ottenere più informazioni possibile."
"Semplice," dissi, sorridendo. Se Wren poteva riuscirci ogni paio di settimane, non avremmo avuto problemi, giusto?
"Quanto dura la pozione?" Albus chiese.
"Dipende da quanta ne bevi. Preparerò una dose che ci permetterà di uscire, poi un'altra per tornare nel castello. Non dobbiamo stare invisibili tutto il tempo, giusto?"
Sia Colette che Albus mi guardarono. "Magari abbastanza per Astra," Albus disse. "Giusto in caso."
"Giusto in caso di cosa?" Domandai.
"Non lo so," Albus disse subito, alzando le mani. "A Stillens non importa di noialtri, vero?"
Volevo protestare, ma onestamente, Albus aveva ragione. Sospirai. "Ne berrò di più solo se sarò veramente costretta, va bene?"
Poppy sorrise. "Ma certo! E poi, sono sicura che andrà tutto bene. Basta che porti il mantello e tieni il cappuccio alzato."
Il resto del pranzo passò tra varie battute, e in effetti fu abbastanza divertente. Non che ci fosse un motivo perché non lo fosse, solo che ultimamente mi veniva difficile tenere sgombra la mente. Poppy era più brava di Albus e Colette, in qualche modo. Forse perché non sapeva tutto, come i miei sogni e la possibilità che Nico Jasper usasse la maledizione Imperius su di me. Forse era solo una persona più felice di noi. Non ne avevo idea.
Wren rovinò l'atmosfera, ovviamente. Tornò sola un po' prima di dover andare a lezione, palesemente sconvolta. Quando Poppy le chiese se andava tutto bene, lei scosse la testa e disse piano piano che non voleva parlarne. Impossibile restare di buon umore dopo quello. Evidentemente, lei e James avevano litigato. Volevo dispiacermi per lei, ma riuscii solo a sentirmi frustrata. Non potevo avere un'ora sola di spensieratezza, eh?
Mentre ci avviavamo per la lezione, ragionai sul fatto che affrontare dei Mollicci quel pomeriggio non sarebbe stato così bello, quindi la felicità sarebbe terminata comunque prima o poi, senza lo zampino di Wren. Ma mi faceva sentire meglio essere arrabbiata, quindi feci così. Era più facile che provare a reagire.
Tutti i banchi erano stati spostati indietro nella classe del signor Potter quando entrammo. Erano tutti raccolti in gruppetti, ed io seguii i miei amici verso il fondo dell'aula. Tutti sembravano tentare di allontanarsi più possibile dal baule al centro della stanza. Divertente, davvero; Penseresti che dopo averlo fatto tutti gli anni a partire dal terzo anno, saremmo stati tutti a nostro agio. Le paure di molti non erano cambiate tanto. Ma guardandomi attorno nella stanza, vidi un sacco di volti pallidi, mormorii nervosi, mani tremanti. Avevano tutti paura.
"Buon pomeriggio, studenti!" Disse il signor Potter, finalmente. Aveva parlato a volume normale, ma in quel mormorio sommesso la sua voce sembrò tuonare. Tutti si zittirono immediatamente. Il signor Potter sorrise. "Credo che tutti di voi l'abbiate saputo, in qualche modo, ma oggi tratteremo di nuovo i Mollicci."
"Pensavo li avessimo terminate l'anno scorso," disse un Tassorosso di nome Trevor.
"Tecnicamente, sì," disse il signor Potter. "I Mollicci non faranno parte dei M.A.G.O. Tuttavia, c'è una cosa sui Mollicci che ancora non vi ho insegnato, e che ritengo essere una capacità molto utile. Quindi vi devo chiedere di sopportarlo con me, superare questa lezione, e credo che alla fine ne sarete tutti contenti, va bene'"
Guardai incerta i miei amici. Colette alzò gli occhi al cielo, e persino Poppy sembrava scettica. Tuttavia, nessuno disse nulla, quindi il signor Potter batté le mani e si alzò. "Okay, mettiamoci in fila, allora, e vi spiegherò cosa faremo oggi!"
Tutti si spintonarono per avere un posto in fondo, e noi finimmo esattamente a metà. Mi ritrovai tra Wren e Colette, con Albus e Poppy avanti a noi. Andava bene così, suppongo. Forse sarebbe stato meglio se Wren fosse finita davanti a qualcun altro, perché davvero non volevo avere a che fare col suo inevitabile crollo mentale con tanto di pianti che sembrava accadere sempre coi Mollicci. Supposi che Albus si sarebbe fatto avanti.
"Oggi, impareremo come fregare un Molliccio," disse il signor Potter da in fondo all'aula. "Non è difficile come sembra, ma ci vuole un po' di magia non verbale, ed è per questo che non vi ho mai insegnato prima come fare. In pratica, quando sapete che avete di fronte un Molliccio, dovete concentrarvi su una paura minore che avete, così il Molliccio si trasformerà in quello. Nella maggior parte dei casi, è più facile sconfiggerlo così. Quindi, proviamoci! Voglio che tutti lo affrontiate una volta come riferimento, e poi che proviate a fregarlo, okay?"
E così iniziò. La fila si mosse avanti a ritmo costante, con le paure delle persone che variavano da Isaac Predatel o Voldemort o parenti che morivano a ragni e il buio e i serpenti (Nico Jasper sembrò personalmente offeso da ciò). Provai a pensare a come potevo ingannare il Molliccio. Ero abbastanza sicura che sarebbe prima uscito come Dissennatore, dato che aveva sempre fatto così fino all'anno precedente, quando avevo paura che Wren ci stesse tradendo. Non avevo più paura di quello, ovviamente, quindi non vedevo perché la mia paura non sarebbe dovuta tornare a ciò che era prima. Magari potevo trasformarlo in cadere dalla mia scopa? Ne avevo paura? O forse Marcus Dillam che pomiciava con Mollie Francis. Quello bastava a far venire gli incubi a chiunque, e sarebbe stato pure piuttosto divertente.
Era il turno di Poppy. Il suo Molliccio prima divenne un bambino, forse di otto o nove anni, sofferente. Poppy si morse il labbro, chiuse gli occhi, e sembrò concentrarsi per un attimo. Senza preavviso il Molliccio si trasformò in una pila di compiti valutati D che le svolazzò intorno. Lei fece un profondo respiro, disse, "Riddikulus," con voce più salda di quanto mi aspettassi, e i fogli si ricoprirono di non so quale meme che fece scoppiare a ridere istericamente tutti i nati babbani e che lasciò confusi noialtri che non avevamo accesso ad internet.
Quello di Albus era cambiato. Non era la mia morte, ma quella di James. Lo trasformò nel professor Sulcan. Invece di usare Riddikulus, tirò un pugno in faccia al Molliccio, che fu di gran lunga la cosa più divertente che gli avessi mai visto fare.
Quello di Wren non era cambiato. Stillens si trovò all'improvviso di fronte a noi, e mi venne un conato di vomito. Quello sarebbe stato divertente, no? Magari avrei trasformato il mio Molliccio in lui e gli avrei vomitato sulle scarpe. Si trasformò nel Barone Sanguinolento, e Wren usò Riddikulus per trasformarlo in Mirtilla Malcontenta.
Era il mio turno. Mi feci avanti sicura di me, pronta a stupire tutti col mio patronus, ma il Molliccio ci mise qualche secondo in più a trasformarsi. Cosa aspettava?
Il turbinio si fermò, ma la temperatura non si abbassò. Non vedevo una figura ammantata di nero, sospesa sul pavimento, assetata della mia anima. No, vedevo l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata di vedere.
Me stessa.
Il Molliccio non fece nulla. Si limitò a guardarmi mentre io lo fissavo a bocca aperta. Me stessa? Avevo paura di me stessa? Feci un lieve respiro, poi un altro, perché all'improvviso sentii di non star ricevendo abbastanza ossigeno.
"Astra?" Colette mi spingeva leggermente. "Puoi farcela," sussurrò.
Annuii, ma non ne ero così sicura. Non me l'ero aspettata. Avevo paura di me stessa? Insomma, suppongo che fosse meglio che si mostrasse come Nico, perché quello avrebbe fatto trapelare un sacco di cose. Ma... Beh, suppongo che l'avessi già saputo, ma che non ci avevo mai pensato sul serio.
Chiusi gli occhi. Fallo cambiare, Astra. È solo un Molliccio. Puoi rifletterci dopo.
Di cos'altro avevo paura? Non riuscivo nemmeno a pensare. Dissennatori? Era l'unica certezza che avevo. Sentii la temperatura precipitare prima di riaprire gli occhi, poi scossi la testa. Non era quello che volevo fare.
"Dai, Astra," intervenne la voce del signor Potter. "Ricorda, è solo un Molliccio."
Aprii gli occhi, e fui quasi lieta di vedere un Dissennatore davanti a me. Almeno quelli sapevo di poterli affrontare. Alzai la bacchetta e dissi, "Expecto patronum."
Un paio di persone sussultarono. Un paio gemettero. Il Molliccio, tuttavia, fu respinto di nuovo nel baule dal mio collie blu luminoso. Mentre la stanza tornava alla temperatura normale, guardai verso il signor Potter e lo vidi scuotere la testa, sorridendo. Me ne andai di lato, semplicemente lieta che fosse finito.
"Te lo aspettavi?" Albus sussurrò quando mi unii a lui, Poppy, e Wren in disparte. Scossi la testa. Sembrava che volesse chiedermi altro, quindi mi sedetti subito e finsi di essere molto concentrata su Colette mentre il signor Potter apriva di nuovo il baule.
Onestamente, i Mollicci di Colette erano i più noiosi. Solo un grosso buco nel pavimento? Nemmeno faceva paura. Non ero convinta che Albus mi avrebbe effettivamente lasciato in pace. Tuttavia, non fu un buco nel pavimento ad uscire dal baule. Restai a bocca aperta quando ne uscì Ferdinand Welling, con una mano guantata.
"Salve, signorina St. Pierre," disse, torreggiando su di lei. Persino la voce sembrava reale. "Ritengo che le servano ulteriori correzioni."
Colette era immobile. Era lì, sbatteva gli occhi, con vera paura in volto. Il braccio, ancora con la bacchetta puntata, le tremava. Tremava tutta, in realtà. Strinse gli occhi, sembrava borbottare qualcosa tra sé e sé, ma nulla successe. Welling rimase.
"Colette, concentrati su un'altra paura che hai," disse il signor Potter. "O anche una paura comune. Non deve essere per forza qualcosa che ti fa paura, basta che convinci il Molliccio che sia così."
Gli occhi di Colette erano ancora serrati. L'aula era diventata silenziosa e immobile come una stanza piena di statue, tutti trattenevano il respiro. Era raro che i Mollicci apparissero come persone che tutti conoscevamo. Era molto più raro che Colette St. Pierre, la ragazza che non temeva nulla e che non aveva mai perso la calma, fosse incapace di fare qualcosa che voleva fare.
Dopo quello che sembrò un tempo lunghissimo, aprì di nuovo gli occhi. Guardò il signor Potter e scosse la testa. "Non ce la faccio."
"Un altro piccolo sforzo," la incoraggio il signor Potter.
"Non ce la faccio," insistette. Sbatté gli occhi, e mi resi conto che stava addirittura per piangere. "Mi dispiace..."
Il signor Potter era già in piedi. La portò in disparate, poi fece cenno ad Arthur Paciock di farsi avanti. Anche io mi alzai, e andai dalla mia amica.
Le misi una mano sulla spalla ma lei si irrigidì e se la scrollò via. Sbatteva rapidamente gli occhi, per scacciare le lacrime, sospettavo. "Stai bene?" Sussurrai.
Lei scosse la testa, poi annuì. "Sto bene."
"Colette, è normalissimo non riuscirci," disse il signor Potter con tono serio. "Specialmente quando c'è un trauma recente, c'è da aspettarselo. Non sentirti come se ciò si riflettesse su di te, okay? Welling era un uomo orribile, e ha senso che tu abbia problemi a superarlo. Immagino che non te lo aspettassi?"
Lei mi guardò, poi guardò il pavimento. "Non lo so. Forse sì."
"Va tutto bene." Il signor Potter le accarezzò la schiena. "Sei una strega incredibile, Colette, e una persona molto forte."
Lei gli rivolse un vago sorriso mentre lui tornava alla lezione. Le misi di nuovo una mano sulla spalla, e stavolta non mi scrollò via. "Sicura di stare bene?"
"Tutto a posto," disse piano.
"Vuoi parlarne?"
Mi aspettai che dicesse di no, ma Colette ci pensò per un momento. Per mia sorpresa, mi diede un rapidissimo abbraccio. "Forse qualche volta." Mi rivolse un piccolissimo sorriso mentre si faceva indietro, e sentii un angolo della mia bocca alzarsi in risposta.
Spigolo autore
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Alla prossima!
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