Capitolo 39 - Lontano da Occhi Indissscreti
~Wren~
"Pensi che stia bene?"
"Beh, no." Colette alzò gli occhi al cielo. "Tu staresti bene?" Albus scosse la testa, stringendo le labbra. "Dobbiamo solo darle spazio, okay? Dobbiamo lasciarla processare il tutto."
Mi accigliai. "Le ho detto che l'avrei aspettata."
"Allora aspettala. Fai come ti pare. Ma non insistere, okay? Sarò sincera, probabilmente la stai facendo impazzire."
Albus e Colette si incamminarono verso la nostra prossima lezione, ed io mi feci da parte nel corridoio e cercai di togliermi da mezzo. Stavo facendo impazzire Astra? Feci una smorfia; probabilmente l'aveva detto lei a Colette, altrimenti non so perché avrebbe dovuto menzionarlo. Dovevo fare meglio di così.
Ma era davvero difficile. Dopotutto, volevo solo che mi parlasse. I ruoli si erano invertiti così tante volte. E sapevo che era più facile dopo essersi tolti certi pensieri dalla testa. Volevo solo che Astra si sentisse meglio, tutto qui.
Beh, forse ero anche un po' spaventata. Non parlare con nessuno non era da Astra. James mi aveva detto di non preoccuparmi, che si era aperta con lui. Colette non aveva detto nulla al riguardo, ma sembrava saperne abbastanza da farmi dire che Astra aveva parlato con lei, anche. E ovviamente parlava sempre con Albus. Beh, quando non era con Poppy, ovvio. Ma anche quando era con Poppy, ormai, sembrava. Quindi perché non parlava con me?
Tenevo molto ad Astra. Davvero. Volevo che fosse al sicuro, e felice, e stabile. Ed ecco perché la pressavo ed ero fastidiosa. Tutto qui. Non poteva essere solo una scusa per essere egoista, e per impedire alla mia amica di allontanarsi da me.
Onestamente, avevo paura. Avevo paura che questa tensione tra noi crescesse al punto da non essere più amiche. Avevo paura che ci stavamo allontanando l'una dall'altra, e perché? Per nessuna ragione che potevo conoscere..
E avevo paura che, al centro di tutti i miei sforzi di aiutare, in realtà volevo solo aiutare me stessa. Stavo facendo l'egoista, cercavo di far star meglio Astra così da riavere la mia amica. Non poteva essere così. Non poteva essere quella la mia motivazione. Ci tenevo davvero a lei.
La porta di Haverna si aprì, ed Astra uscì. Feci un bel sorriso, pronta a consolarla, ma poi esitai. Qualcosa non tornava. C'era qualcosa in più oltre alla semplice rabbia per la punizione. Astra sbatteva gli occhi, si muoveva piano, sembrava quasi stordita. Ci mise qualche secondo anche solo ad accorgersi che ero davanti a lei, anche se eravamo in pochissimi ormai nel corridoio. Mi fisò per un attimo, nei suoi occhi c'era qualcosa di pesante che non riuscii a collocare. Mi sforzai di sorridere di nuovo, anche se meno brillantemente. "Ci hai messo un po'. Cosa è successo?"
Astra fece spallucce e distolse lo sguardo. "Mi ha messa in punizione."
"Oh." Mi sforzai di mantenere un'espressione neutra. "Stai... Va tutto bene?"
"Sì, bene." Astra sembrava infastidita, ma non incrociava il mio sguardo. Incrociò le braccia e fissò accigliata il pavimento. Ovviamente stava mentendo, ma non sapevo su cosa. Non sembrava il momento giusto per affrontarla.
"Okay." Feci spallucce, comportandomi come se le avessi creduto. "Beh, Pozioni sta iniziando, se vuoi andare." Non rispose, quindi continuai, "oppure... Potremmo saltarla, se preferisci andare da qualche parte a riflettere." Fece spallucce, sospirando pesantemente e guardandosi attorno nel corridoio. Continuava ad evitare i miei occhi. Non sapevo cosa pensava che avrei visto se li avessi guardati. La cosa mi stava quasi spaventando. "Oppure," dissi lentamente, dato che non volevo davvero dirlo, "se... Se preferisci stare da sola, posso andare..."
Astra sbatté gli occhi sorpresa, poi mi guardò. "Io... Sì, credo di aver bisogno di stare sola. Se non ti da fastidio..."
Ci volle tutta la mia forza di volontà per sorridere ed annuire, e fu orribile. Non si fidava più di me, questa era la sensazione. E per quanto mi dicevo che era stupido, appena le parole furono rilasciate nella mia testa, la mia mente le afferrò ferocemente e non le lasciò andare.
Ma Astra non aveva bisogno di saperlo. Stava già avendo una giornataccia. Non c'era bisogno di peggiorare la situazione costringendola a dirmi cose che non voleva dire. "Ma certo. Se hai bisogno di me, mi trovi in giro." Sorrisi di nuovo, poi esitai. Dovevo dire di più? Volevo. Così tante cose in più. Ma Astra sembrava a disagio, e ciò faceva male, anche se mi sentivo cattiva ad ammetterlo. Mi limitai a sorridere di nuovo, poi mi girai e andai via. Se il mio sorriso era stato incerto, sperai non se ne fosse accorta.
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Onestamente, la mia declinante relazione con Astra non era proprio la più strana della mia vita. Cioè, la mia vita normale, ovviamente, perché se si cominciava a contare la mia famiglia e le persone che lavoravano per mio zio, la cosa diventava molto strana, molto in fretta.
Ad Hogwarts, però, mi piaceva pensare di conoscere il mio posto. C'erano i miei amici, che non avevano segreti o nascondevano emozioni, che mi supportavano e che mi lasciavano supportarli. C'erano un sacco di persone che mi erano diventate indifferenti. E poi, c'erano persone come Eris Prince, Nico Jasper, e Ciara Malfoy, che mi odiavano a morte. Non mi piaceva, ma ci avevo fatto l'abitudine.
Ma ora Ciara non era nella categoria di chi mi odiava a morte. Anzi, sembrava star passando molto in fretta in quella degli indifferenti. Il che la lasciava in una posizione strana nella mia mente in cui non potevo capire cosa pensava di me o che intenzioni aveva. In effetti, lei ed Astra erano quasi nella stessa posizione. Non capivo nessuna delle due al momento, e la cosa mi metteva a disagio.
Almeno con Ciara sembrava che la situazione stesse migliorando, pensavo. Si era seduta accanto a Colette e me a Storia della Magia qualche giorno fa e aveva chiesto di confrontare gli appunti, cosa alla quale Colette aveva reagito solo con un minimo di fastidio. Sembrava che si stesse davvero impegnando per sistemare le cose. Una parte della mia mente mi diceva di stare all'erta, ma non riuscivo a non sentire che fosse più paranoia che altro.
Quella notte fui in un certo senso felice di essere di pattuglia. Come minimo, non avrei dovuto pensare ad Astra per qualche ora. Mi sentii un po' male a pensarlo, dato che capivo che era in difficoltà, ma mi stavo leggermente stufando. Per tre diverse volte quel giorno, mi ero unita a lei ed Albus o Colette o James, solo per vederli zittirsi all'istante. Astra si faceva scontrosa e non parlava, e l'altro cambiava argomento, e ad un certo punto Astra trovava una scusa e se ne andava. James era stato l'ultimo, e aveva suggerito di darle spazio. Mi avrebbe parlato prima o poi, ma coi suoi tempi.
Ciara sorrise quando la raggiunsi, ma sembrava un po' distratta. Prima ancora che lasciassimo il salone d'ingresso, mi chiese, "Astra sta bene?"
"Ehm..." No, certo che no, ma in realtà non sapevo spiegare perché. Non ero sicura nemmeno di saperlo, il motivo preciso. "Ne so quanto te," dissi. Fui sorpresa di sentire un po' di amarezza nella mia voce. Non andava bene. Insomma... Suppongo che fossi amareggiata, ma non c'era bisogno di farlo uscire. Non c'era bisogno di esserlo e basta. Sforzandomi di assumere un tono leggero, aggiunsi subito, "Credo sia sconvolta. Hai letto le notizie stamattina?"
"Oh, riguardo Russey e quella storia dei processi facoltativi? Ha senso. Una legge orribile." Con la coda dell'occhio la vedevo sbirciare verso di me, ed ebbi l'impressione che stesse cercando di decidere se chiedere riguardo il mio primo commento. Evidentemente, decise di no, e fece spallucce. "Era di questo che blaterava ad Incantesimi?"
Annuii. "Già. Ho provato a farle aspettare più tardi, ma avrei dovuto sapere che non avrebbe funzionato."
"Non le va a genio sentirsi dire cosa fare," Ciara concordò.
"No," dissi, sorridendo. Pian piano appassì. Non le andavano a genio molte cose in quel momento, come parlare agli amici. Beh, solo con me. Sapevo che non avrei dovuto esserne triste; Astra non mi doveva le sue confidenze o cose del genere, e se si sentiva più vicina ad Albus o Colette o James, andava bene. Solo faceva un po' male, dato che Astra era la mia migliore amica, pensare di non essere la sua.
"Hey, ho una domanda," Ciara disse all'improvviso, strappandomi dai miei pensieri. Grata per la distrazione, le sorrisi come invito a continuare. Lei non ricambiò. Anzi, sembrò incredibilmente seria quando chiese una delle ultime cose che mi aspettavo, "Davvero Albus Potter è un rettilofono?"
Annuii senza pensarci, poi mi accigliai. "Sì. Lo è. Perché?"
"Cioé, lo hai visto parlare con un serpente?"
Annuii, sperando che non stesse chiedendo dettagli su quell'evento specifico. A differenza del resto della scuola, io non c'ero stata quando Albus aveva apparentemente parlato ad un serpente che Nico Jasper aveva evocato vicino ad Astra nel bel mezzo di una partita di Quidditch. L'unica volta che l'avevo visto fare è stato quando aveva catturato uno di quelli di Nico e l'aveva liberato fuori Hogsmeade, e non potevo certo dirle cosa l'avevo sentito dire. Avrebbe incriminato Nico, il che avrebbe fatto incriminare me, o almeno avrebbe sollevato tutta una serie di domande a cui non volevo rispondere.
Per fortuna, non chiese ciò. "Okay. Figo." Annuì, come per affermare qualcosa a sé stessa, poi alzò lo sguardo. "Dici che sarebbe disposto ad aiutarmi con una cosa?"
Non mi tranquillizzò molto. "Cosa?" Chiesi, riuscendo a tenere un tono tranquillo.
"È solo... Jasper si porta sempre in giro quei dannati serpenti, e gli parla. Vorrei tanto sapere cosa gli dice." Ciara si guardò attorno nel vuoto e silenzioso corridoio, poi si avvicinò e sussurrò, "Onestamente, non mi fido di lui. Penso che potrebbe addirittura lavorare per... Beh, per la tua famiglia."
Sbattei gli occhi, cercando senza successo di non apparire sorpresa. Come faceva a sospettare di lui? Aveva visto qualcosa? Per fortuna, la mia reazione non le parse strana. "Perché lo pensi?" Chiesi, cercando di radunare i miei pensieri. "Insomma, lo so che è orribile, ma è un po' estremo."
Ciara si accigliò. "Pensavo che tra tutti, tu non avresti trovato quello troppo estremo." Non avevo idea di cosa parlasse; si riferiva al primo anno? Sospettava anche di me, ma non poteva dirlo per l'Incanto Fidelius? Continuò, "voglio dire, dopo quello che ti ha fatto lo scorso trimestre..."
Sbattei gli occhi, poi annuii, consapevole che i miei movimenti erano decisamente troppo scattosi. Non ero per niente credibile. "Oh. Giusto. Io... Non l'ho visto in faccia. Non so..."
"Sì, lo so," Ciara disse annuendo. "Scusa, non volevo metterlo in mezzo. Non è questo il punto. Jasper è una persona di merda, ma questo lo so dal quarto anno. Ho cominciato a pensare che potrebbe lavorare per la tua famiglia solo qualche mese fa. Sapevi che a volte esce di nascosto di notte? Mai quando siamo io e te di pattuglia, per quanto ne so, ma non è mai stato beccato da alcun prefetto."
"Davvero?" Quello non lo sapevo, ironicamente.
"E quei suoi serpenti, sono ovunque. Ogni volta che vedo Astra, trovo anche uno di quei cosi nascosto da qualche parte. Credo che la stia spiando."
Feci del mio meglio per apparire scioccata. "Sul serio? Cioè, Albus li ha beccati a seguirci qualche volta, ma non così spesso."
Ciara annuì, serissima. "È solo... Non lo so. Voglio sapere cosa dice ai suoi serpenti, o cosa loro dicono a lui. Se sta succedendo qualcosa, dobbiamo dirlo al professor Potter, no?"
"Sì, immagino di sì," Concordai, anche se era l'ultima cosa che volevo dire. Albus ci aveva detto alcune volte cosa avevano detto i serpenti. Anche se si chiudevano a riccio se lo vedevano, li aveva beccati a dire ogni sorta di informazioni incriminanti sulla connessione di Jasper a Stillens. Era l'ultima cosa che Ciara Malfoy (o chiunque altro, se è per questo) doveva sentire. Ma non potevo certo dire no, giusto?
Concordammo che avrei parlato con Albus al mattino, e poi ci saremmo inventati qualcosa. Ovviamente, parlare con Albus significò prenderlo in disparte prima di colazione e impazzire fino ad andare quasi in iperventilazione. Mi aiutò a calmarmi, poi mi rassicurò che si sarebbe inventato qualcosa per mandarla fuori strada.
"E se Nico sente che ti sei inventato qualcosa? Lui sa quanto te cosa dicono i suoi serpenti."
"Se Nico lo viene a sapere, siamo già fregati, perché saprà che ho sentito tutto e non ho detto niente per mesi. Ciò lo farebbe preoccupare ancora più di me che mento a Malfoy," Albus fece notare.
"Oh. Giusto." Mi accigliai. "Però sei un pessimo bugiardo. Ciara ti smaschererà in un attimo."
"No che non lo sono!"
"Sei pessimo quasi quanto Astra."
Albus alzò gli occhi al cielo. "Beh, allora, non so cosa ti aspetti che faccia. Sei tu che le hai detto che l'avrei aiutata."
"Non sapevo ce altro dire!"
"Onestamente, potevi dirle che la odiavo a morte, e credo che l'avrebbe accettato." Fece una smorfia. "Credo che dovremmo darle buca."
"Non possiamo," sbottai. Albus alzò un sopracciglio. "Non voglio farla arrabbiare, Al. Siamo appena arrivate ad un punto in cui ci tolleriamo, e non voglio rovinarlo."
"Beh, allora, dovrò dirle la verità." Strinse le labbra. "Ne vale davvero la pena per una serata ogni due settimane?"
La risposta sarebbe dovuta essere no, lo sapevo. Non sapevo perché ero così tanto contro l'idea di rimangiarmi la parola con Ciara. Eppure, eccoci lì. Sospirai e annuii, chiudendo gli occhi per evitare l'espressione incredula di Albus.
"Possiamo almeno parlarne con papa?" Albus chiese. "Potrebbe avere un'idea migliore."
"Sì, è una buona idea." Se avesse detto di no, beh, non sarebbe stata colpa mia, giusto?
Dieci minuti dopo, eravamo seduti nel suo ufficio, a guardarlo sospirare e massaggiarsi le tempie come se soffrisse di mal di testa. "Ovviamente Ciara Malfoy sospetta qualcosa." Sospirò di nuovo poi scosse la testa. "Fatelo. Se viene da me, le dirò che già lo so, ma se non viene..." Fece spallucce. "Non credo resterai coinvolta se Nico si fa scoprire perché è troppo ovvio."
Era vero, supposi. Sperai. In qualche modo, sentivo che Magnus o Zaria avrebbero trovato il modo per rigirarla addosso a me. Persino Nico avrebbe potuto, se si fosse arrabbiato abbastanza e avesse pensato che ero coinvolta.
"La farò venire da te," Albus stava dicendo. "Cioè, insomma, non so che altro farebbe."
"Basta che non la fate parlare con Kimmel, se potete," disse il signor Potter.
"Okay." Albus mi guardò. "Mi sa che dobbiamo toglierci il dente, eh?"
Non ne ero proprio entusiasta, ma concordavo sul fatto che era inutile rimandare. Andammo a colazione e invece che al nostro tavolo, andammo a quello di Serpeverde, dove Ciara era seduta da sola all'estremità più vicina.
Lei alzò lo sguardo sorpresa quando ci sedemmo di fronte a lei. "Oh, buongiorno." Fece un sorriso incerto.
Albus rispose educatamente. "Wren mi ha detto che hai bisogno di aiuto."
Ciara guardò me, poi di nuovo Albus. Forse era difficile inghiottire il proprio orgoglio e ammetterlo. "Io... Sì. Mi serve."
Albus annuì serio. "Avrei detto di no, ovviamente, per principio, ma suppongo ci siano persone peggiori. Jasper, per esempio."
Lei sbatté gli occhi. "È un complimento, o un insulto?"
Albus rise, e all'improvviso sentii la tensione che aleggiava attorno a noi dissiparsi. "Era una battuta. Cominci a starmi simpatica, suppongo. Insomma, non sei più orribile con Wren, quindi immagino di doverti dare almeno una possibilità."
Un sorriso le balenò in volto. "Grazie," disse asciutta. "Sei troppo gentile."
"Comunque, sì, certo che ti aiuto. Wren mi ha spiegato tutto. Onestamente, non ho prestato molta attenzione a Jasper e ai suoi serpenti. Verso fine dell'anno scorso ho cominciato a ignorali. Parlavano sempre solo di dimostrarsi degni a qualcuno. A dirla tutta, pensavo che Jasper intendesse te." Stava un po' blaterando, spiegava troppe cose, ma Ciara non sembrò notarlo, grazie al cielo.
Ciara sospirò. "Spero di no. Cioè, suppongo di sperarci, perché immagino sarebbe peggio se Jasper stesse lavorando davvero per Stillens. Ma... Spero ancora che non intendesse me."
"Forse parlava di tutt'altro?" Suggerii, facendo spallucce.
"Immagino lo scopriremo." Albus inclinò leggermente la testa. "Hai un piano per come fare?"
Ciara fece spallucce. "Ci ho pensato un po'... Credo che l'idea migliore sia avvicinarci di soppiatto in qualche modo, senza che lui se ne accorga? E poi cercare di ascoltare cosa dice. O almeno cosa dicono i serpenti."
"Okay. Come facciamo?"
Quindici minuti dopo, dopo che l'idea di Albus di passare semplicemente accanto a lui a colazione non funzionò (i serpenti si erano solo lamentati del fatto che le salsicce erano cotte, e Nico gli aveva detto che non poteva certo procurargli carne cruda, e che non gli importava), seguivamo silenziosamente Nico verso l'aula di Pozioni. Non capivo il senso di essere così furtivi, di accucciarsi dietro ogni porta ed angolo ogni volta che Ciara od Albus pensavano che potesse girarsi. Dopotutto, avevamo tutti Pozioni quella mattina. Ma Ciara ed Albus mi dissero che era assolutamente fondamentale, quindi feci come loro.
"Chiedono perché Nico si disturba ad andare a lezione se è irrilevante," Albus sussurrò, dopo essersi fermato per ascoltare due sibili che facevano eco nel corridoio. "Nico gli ha detto di tapparsi la bocca o gliel'avrebbe tappata lui."
Ciara si accigliò. "Irrilevante? Che significa?"
"Non lo so." Albus fece spallucce. "Io qui faccio solo il traduttore, non il commentatore."
"Cosa dicono adesso?"
"Un attimo." Albus ascoltò, poi si accigliò. "Nico gli ha detto che devono tutti osservare lei oggi."
"Lei? Chi?"
"Shh!" Albus alzò la mano, e Ciara si zittì. "Qualcosa succederà oggi, penso? Aspetta, no. Ha solo detto una parolaccia." L'aveva detta in inglese. "All'improvviso sembra molto arrabbiato."
Mezzo secondo dopo, sentii qualcosa farsi caldo nella mia tasca. Mi morsi il labbro e presi la moneta, coprendo il barlume con la mano. Quasi iniziai a sperare che Nico non dicesse nulla di incriminante, ma ebbi l'impressione che la moneta aveva segnalato anche lui."
"Dice che c'è un cambio di piani," Albus disse, guardandoci di nuovo. "Qualcosa riguardo andare da qualche parte stasera? Incontrare qualcuno? Aspetta..." Albus sgranò gli occhi. "Deve incontrare Stillens."
Ciara rimase a bocca aperta, e mi strinse forte il braccio. "Davvero?"
Albus ci spinse verso il corridoio. "Mi sa che ci ha sentiti!" Per l'appunto, sentii il sibilo di un serpente avvicinarsi. Scattammo via, fermandoci solo parecchi minuti dopo, parecchi piani più su, per riprendere fiato.
"Oh Merlino," Ciara disse, fissando la direzione da cui eravamo venuti. "Non ci credo..."
Albus mi guardò. "Dobbiamo parlarne con mio padre."
Ciara annuì subito, con mio gran sollievo. "Sì. Andiamo adesso."
Il signor Potter fece un buon lavoro a sembrare sorpreso di vederci tutti e tre insieme. Ascoltò Ciara e Albus spiegare tutto, annuendo ogni tanto. Dopo aver finito, sorrise. "Grazie a tutti per avermelo fatto sapere. Indagherò senz'altro."
Albus ed io annuimmo, come se ciò ci avesse soddisfatto se non avessimo saputo nulla. Ciara, però si accigliò. "Tutto qui?"
"Cosa intendi?"
"Le abbiamo appena detto di aver sentito Nico Jasper dichiarare che lavora per Stillens, e vuole solo 'indagare'?"
"Sì." Il signor Potter si accigliò. "Me ne occuperò, Ciara."
Ciara sbatté gli occhi, poi alzò un sopracciglio. "Mi sembra solo che non sia il giusto livello d'urgenza che dovrebbe sentire in questa situazione."
"Come, prego?"
"Solo..." Fece spallucce. "Si sta comportando come se le avessimo detto solo che ha imbrogliato ad un esame o cose del genere. Come se non fosse niente di che."
Il signor Potter sospirò. "Apprezzo la tua preoccupazione, Ciara. Prometto, però, che ho tutto sotto controllo. Lo tengo d'occhio da qualche mese ormai. È una potenziale fonte di informazioni. Finché non diventa pericoloso, non ritengo sia necessario fare altro."
"Cos'è pericoloso per lei?" Ciara sbottò. "Perché a mio parere il fatto che Stillens abbia una spia ad Hogwarts sia abbastanza pericoloso, non pensa?"
Il signor Potter si accigliò. "Ciara, capisco she sei preoccupata, ma ritengo che tu possa essere preoccupata e rispettosa."
Lei abbassò lo sguardo. "Chiedo scusa."
"Ora, apprezzerei se voi tre non diffondeste quest'informazione. La terrete per voi? E lascerete perdere?"
Tutti e tre annuimmo, anche se Ciara pareva riluttante. Dopo essere usciti, lei ci guardò entrambi. "Veramente voi due lascerete perdere così?"
Guardai Albus, che guardava me. Feci spallucce. "Beh, mi fido del signor Potter. Credo sappia cosa sta facendo."
"Anche io!" Ciara esclamò, poi scosse la testa. "Scusate. È che tutta la situazione è un po' stupida. Non credo stia facendo la scelta giusta."
"Forse non abbiamo tutte le informazioni," Albus suggerì.
"Forse dovremmo trovarle le informazioni, allora," Ciara suggerì, poi sospirò. "Abbiamo promesso di non farlo. Lasciamo perdere." Sorrise, anche se sembrava ancora scoraggiata. "Grazie per avermi aiutata. Lo apprezzo."
"Di niente." Albus sorrise, poi guardò l'orologio. "Tra parentesi, siamo in ritardo per Pozioni." Era una buona scusa per correre via e non parlarne più.
L'orario sulla mia moneta era molto prima del solito. Ero un po' preoccupata riguardo il dover sgattaiolare via dal castello verso la fine dell'orario di cena, ma alla fine fu più facile. Prima di tutto, il coprifuoco sarebbe scattato solo tra parecchie ore, quindi vedere qualcuno uscire non era poi tanto strano. E poi, con così tanta gente in giro, difficilmente sarei mancata ai miei amici, figuriamoci agli altri.
Nico ed io ci incontrammo all'estremità del parco. La camminata fino ad Hogsmeade fu abbastanza tranquilla. Nico sembrava un po' teso, però. "Tutto bene?" Chiesi tranquilla.
"Silenzio."
"Oh..." Sbattei gli occhi. "Scusa."
Sospirò. "No. Non ce l'ho con te. È solo Malfoy..." Alzò gli occhi al cielo. "Mi guarda storto da stamattina, come se le avessi fatto qualcosa? Ma sono settimane che nemmeno provo a parlarle."
Mantenni un'espressione neutrale. "Oh, che peccato."
"Chi se ne frega. È una stupida. Ma..." Fece spallucce. "Insomma, sono sicuro che capisci, con Potter."
Annuii, cercando di non ridere per il paragone. Se James ed io avessimo avuto qualunque cosa in comune con Nico e Ciara, avrei pianto. "Oh, sì. Certo."
"Un giorno capiranno." Scosse la testa. "Comunque, adesso non è importante per niente."
"No, direi di no."
Avevamo raggiunto l'appartamento di Zaria, e Nico fece strada su per le scale. Lei alzò gli occhi al cielo quando ci vide, ma non sembrò incline a parlarci, e ne fui grata.
Era un rapporto di routine. Il signor Potter mi aveva detto che andava bene fargli sapere che la produttrice del Cavillo era Faith Lindsey, quindi lasciai quel messaggio per Russey. L'avevano già trascinata nel fango per tutte le storie che aveva infilato nel Profeta lo scorso Giugno, quindi non pensavo che avrebbero potuto fare molto peggio.
L'unica cosa strana fu che, mentre uscivo dal suo ufficio, Stillens mi disse di andarmene. Il che significava, tornare ad Hogwarts. Nico sarebbe rimasto lì un po', disse, quindi non c'era bisogno di aspettarlo.
Volevo chiedere così disperatamente il perché. Era insolito, e le cose insolite spesso erano importanti. Ma Stillens non sembrava dell'umore adatto alle domande. Mi limitai ad annuire ed andarmene.
Spigolo autore
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.
Alla prossima!
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