Capitolo 32 - Secondi fini

~Wren~

Ci volle esattamente un'ora e trentadue minuti per diffondere la notizia che Eris Prince fosse imparentata con Severus Piton dopo averlo detto alle prime persone. Non ebbi nemmeno bisogno di dirlo ad altri che non fossero James e Lacy, e credo che Ciara l'avesse solo menzionato di sfuggita agli allenamenti di Quidditch. Entro ora di cena, la Sala Grande era tutto un ronzio.

Passando ad altro, Lily Potter aveva mollato il suo fidanzato Serpeverde. Lo scoprii quando io e Ciara la beccammo a pomiciare con uno del quinto anno di Tassorosso durante la nostra pattuglia successiva. Di nuovo, l'unica sua richiesta fu di non dirlo ai suoi fratelli. La cosa strana fu che lei e Ciara chiacchierarono per un bel po' della sua relazione (a quanto sembrava, Carson Zinth era un tipo troppo altezzoso, e a quanto sembrava Ciara lo sapeva?) finché non la riportammo alla sala comune di Serpeverde.

La vita stava andando meglio, però. Il signor Potter mi stava insegnando magia non-verbale, da due mesi ormai. Finalmente ero diventata decente, con una precisione del settantacinque percento circa. Okay, i miei incantesimi erano meno potenti da non-verbali, quindi niente a che vedere con quelli di Astra, ma ero semi-sicura di poterli usare contro Magnus Caldwell. Immobillizarsi e non riuscire a dire nulla non sarebbe stato un problema se non fossi stata costretta a dire l'incantesimo.

A proposito, l'Incanto Fidelius era stato un sollievo più di quanto pensassi. Era passato oltre un anno e mezzo da quando era iniziato tutto questo, spiare e Occlumanzia e paura costante di essere scoperta. Adesso, non dovevo preoccuparmene. Certo, c'erano un sacco di cose nella mia testa che non avrei mai potuto spiegare, quindi l'Occlumanzia serviva ancora. Comunque, era meno roba. Ed era bello.

Non era tutto rose e fiori, ovviamente. Avevo incubi quasi tutte le notti. Alcuni erano cose vere che erano successe. Altri no. Non sapevo quali erano i peggiori.

Poi, ovviamente, il paese andava a rotoli, e il Parlamento sembrava acquisire potere per mio zio giorno dopo giorno. Pollux Russey, il primo ministro, o era sotto una profondissima maledizione Imperius o era totalmente d'accordo con i fini di mio zio. Le persone venivano ammazzate, sparivano, sospetti membri dell'ES venivano radunati e rinchiusi in centri di detenzione. Il caos era ovunque. A volte, sembrava che il mondo riflettesse il caos nella mia mente. A volte sembrava il contrario.

Ma era leggermente meno caotico, continuavo a ripetermi, mentre Nico ed io andavamo ad Hogsmeade. Era la prima volta da quando avevamo fatto l'Incanto Fidelius. Provavo un sacco di emozioni, nervosismo ed emozione e sollievo e paura. E se non avesse funzionato? E se non avesse retto contro un Legilimens naturale? Oppure, se ci fosse stata qualche scappatoia, qualcosa di cui non ero al corrente e che Stillens avrebbe trovato?

Prima che me ne andassi Haverna mi rassicurò in tutti i modi che sarebbe andata bene. Avevano già testato i limiti dell'Incanto Fidelius con la Legilimanzia, per anni, e nessuno aveva mai sfondato l'incantesimo. Era affidabile. Ciò non mi impedì di preoccuparmi.

"Un galeone che Zaria starà bevendo quando entreremo," Nico disse mentre arrivavamo alla porta.

Mi accigliai. "Sono passate tre settimane. Credo fosse solo un momentaccio."

"Tutta la sua è un momentaccio, tesoro." Nico aprì la porta dell'appartamento. "Hempsey! Siamo qui!"

Gemetti. "Era necessario?" Sussurrai.

"No, ma vederla arrabbiarsi è divertente."

"Mettercela contro senza motivo non è divertente."

"Oh, piantala." Nico ghignò mentre Zaria venne nel corridoio, accigliata. "Come stai? Ubriaca?"

Zaria sembrava perfettamente sobria (Nico mi doveva un galeone). Insomma, non era in forma smagliante. Aveva delle profonde occhiaie. Sembrava che avesse cercato di tagliarsi i capelli davanti allo specchio del bagno con la luce spenta, per com'erano tagliati male a lunghezza spalle. Nonostante l'appartamento non fosse freddo, indossava un cappotto e aveva le braccia incrociate come se cercasse di riscaldarsi.

Non aveva perso quell'intenso odio nella voce, però. "Di che cazzo stai parlando?"

"Beh, pensavo che bere fino a vomitare fosse un'abitudine, dopo l'altra volta," Nico spiegò mentre mi tirava in cucina, lontano da lei. "A meno che non eri solo sconvolta." Sgranò gli occhi, come se non fosse proprio lì che voleva andare a parare fin dall'inizio, come se fosse sorpreso quanto dovevamo esserlo noi. "Eri solo sconvolta? Sconvolta di essere stata quasi complice di stupro, e non te n'è importato neanche un po'?"

Zaria aveva un lampo omicida negli occhi. "Smettila." Agitò la bacchetta, tenendosi ancora l'altro braccio attorno al corpo, e Nico volò contro il muro. "Smettila subito."

Nico si rialzò e si spazzolò, apparentemente sorpreso ma per il resto del tutto impassibile. Tutto il contrario di me, che urlai e mi allontanai, e che stringevo fortissimo lo schienale della sedia dietro cui mi ero nascosta.

Zaria ci guardò malissimo entrambi. "Se avete problemi, parlatene con Stillens. Ho già abbastanza problemi senza dovermi sorbire le stronzate di due bambini."

"Se abbiamo un problema, ne parliamo con suo padre, grazie tante," Nico disse stizzito. Mi guardò. "Giusto, Wren?"

"Certo," dissi, costringendomi ad allontanarmi dalla sedia e ad andare verso il camino. Zaria sussultò quando lo feci, come se io e mio padre potessimo comunicare telepaticamente e lui potesse arrivare in ogni momento. "Ora, se vuoi scusarci, abbiamo delle cose da fare." Entrai nel camino.

Qualche secondo dopo di me, Nico apparve. "Togli tutto il divertimento," si lamentò mentre si spazzolava la cenere di dosso.

"Scusa se non voglio farmi pestare," dissi, facendo spallucce.

"Oh, ma dai, come se ne fosse capace."

"Ti ha lanciato contro il muro senza battere ciglio."

"Perché gliel'ho lasciato fare," Nico disse, alzando gli occhi al cielo. "Potrei affrontarla.

"Come dici tu." Scossi la testa e uscii dal salotto.

Uno de no-mag spazzava il corridoio quando passammo. Nico ridacchiò e gli diede un calcio, facendolo allontanare spaventato. Trattenni la voglia di mandarlo a quel paese. In teoria io non avevo alcun problema con lo schiavizzare o spaventare i no-mag.

Salimmo le scale in silenzio. Meglio questo che litigare su Zaria, di sicuro. Usai quel tempo per respirare profondamente, calmare i nervi, prepararmi ad affrontare mio zio.

C'erano alcune persone fuori la porta del suo ufficio, il che era insolito. Certo, c'erano sempre altre persone in giro per il maniero oltre ai no-mag. Pensai che ce ne fossero molti di più nel seminterrato, facendo Dio solo sapeva cosa. Ma averne tre o quattro in piedi così fuori all'ufficio di mio zio era strano.

Strinsi gli occhi nella luce fioca, cercando di capire se riuscivo a riconoscerne qualcuno prima che ci notassero. I miei non c'erano, ma vidi Alistair Hellion, uno degli originali. Era stato in galera con mio padre per dieci anni. Era fuori la porta, quasi a fare la guardia.

C'erano un uomo e una donna che ci davano le spalle. Non credevo di conoscerli. Di fianco a loro c'era qualcuno che sicuramente riconoscevo, però: Kyler Dillam, il padre di Marcus, editore capo della Gazzetta del Profeta. Non so perché mi sentii sorpresa, dato che sapevo ormai da mesi che lavorava per mio zio. Immagino fossi solo preoccupata perché non sapevo cosa ci facesse lì.

Lui ci notò per primo. Sgranò gli occhi quando mi vide. "Wren Predatel?" Feci un leggero sorriso, non molto sicura di cosa si aspettasse. "Interessante," fu tutto ciò che disse.

Comunque, gli altri due si erano girati, e scoprii di conoscerli entrambi. L'uomo era Pollux Russey, il primo ministro. Non una sorpresa, ma un'importantissima conferma. Non era sotto Imperius. Al signor Potter avrebbe fatto piacere saperlo.

La donna, però, fu una totale sorpresa. Nico la espresse a parole. "Madama Cantha? Che cazzo ci fa lei qui?"

L'infermiera di Hogwarts ci guardò fredda. "Tu che ne pensi, Jasper?"

"È solo..." Nico mi guardò, ed io mi limitai a far spallucce. Era scioccante per me quanto lo era per lui. "Perché non lo sapevamo?"

"Il mondo non gira intorno a te, ragazzo," sbottò Pollux Russey. Nico ebbe il buonsenso di non reagire.

Nico ed io andammo alla panca di fronte al muro e ci sedemmo. Nessuno sembrava dell'umore di parlare, e andava bene così. Comunque io preferivo guardare le persone. Come Kyler Dillam, che sembrava leggermente a disagio, e continuava a lanciarmi occhiate strane. Quando lo guardavo, distoglieva sempre lo sguardo.

Madama Cantha fissava l'altro muro, e non capivo cosa pensasse. Non ci ero mai riuscita, ora che ci pensavo. Mi chiesi da quanto durava. Aveva mai sentito qualcosa di sospetto quando i miei amici erano stati in infermeria quell'anno? Cosa sapeva? Perché nessuno aveva sospettato di lei?

Pollux Russey era l'unica persona che sembrava completamente a suo agio con tutti i presenti. Incrociò il mio sguardo e mi fece l'occhiolino, come per scambiarci una battuta di cui nessun altro capiva il senso. Mi costrinsi a sorridere in risposta, quando tutto ciò che volevo fare davvero era vomitare. E non avevo nemmeno capito la battuta, qualunque essa fosse.

Uno strillo acuto interruppe i miei pensieri, facendomi sussultare. Non fui l'unica ad essere colta di sorpresa; Kyler Dillam per poco non cadde. Perfino Nico e madama Cantha si guardarono attorno, confusi. Alistair fu l'unico che non reagì (a parte ridacchiare verso di noi).

Il massimo che potei fare fu smetterla di tremare. Le urla continuarono. Sembrava che un bambino venisse torturato nell'ufficio di mio zio. Nulla di nuovo per lui, ovviamente, considerando quante volte aveva torturato me. Comunque, era strano. Non gli piaceva lavorare coi bambini. Io ero un'eccezione, perché ero di famiglia.

Il rumore si attenuò man mano. Dopo uno o due minuti di silenzio, la porta si aprì. Alistair entrò, e quando ne uscì, spingeva una bambina minuscola di fronte a lui. Al massimo poteva avere dieci anni. Non guardò nessuno, nemmeno sembrava essersi accorta della nostra presenza. Si limitò a seguire Alistair nel corridoio.

Sbattei gli occhi. Anche Nico sembrava confuso, ma prima che potessi chiedergli cosa ne pensava, mi accorsi che mio zio era sull'uscio della porta. "Prego, Wren."

Mi alzai, attenta a tener via dalla mia espressione qualunque indizio che la cosa mi avesse sconvolta. Russey e Dillam entrarono prima di me, quindi davvero non sapevo cosa aspettarmi. Era su quello che dovevo concentrarmi.

Quando la porta si chiuse, però, non riuscii a non chiedere con nonchalance, "Cos'è successo?"

Stillens si accigliò per un momento, poi liquidò la cosa con un cenno della mano. "I no-mag non riescono a controllare i loro figli, quindi temo di doverlo fare io per loro."

"Pensavo fossero tutti sotto Imperius."

"Quell'incantesimo non dura tanto sui bambini molto piccoli." Stillens alzò gli occhi al cielo. "Non so perché tua madre era convinta che avrebbe funzionato. Sta diventando troppo buona."

Sbattei gli occhi, non sapendo come rispondere. Prima che potessi, Russey ridacchiò. "Katreena Predatel, troppo buona? Impossibile."

Anche Stillens ridacchiò. "Lo so, lo so. Ha le sue stranezze, però. Immagino di non poterla biasimare per i suoi istinti materni." Lo disse con abbastanza disgusto da far sembrare che sì, la biasimava per i suoi istinti materni. Ero tentata di chiedere di quali istinti materni stesse parlando, ma non era una buona idea.

"In ogni caso, non è di questi affari che discuteremo oggi," Stillens disse, liquidando la cosa con un cenno della mano. Si sedette dietro la scrivania. "Wren, ho un compito importante per te."

Guardai gli altri due uomini. Dillam sembrava ancora più a disagio, ma Russey sorrideva e annuiva come se non fosse a meno di tre metri di distanza da un maniaco genocida. Però, immagino che se era pessimo come diceva il signor Potter, lui stesso poteva appartenere alla categoria.

"Ho bisogno che tu scopra da dove l'ES pubblica quel giornale, il Cavillo."

Alzai un sopracciglio. Era una cosa grossa. Troppo grossa.

"Sei la persona più vicina che abbiamo a Ginny Potter," Stillens esclamò. "Abbiamo motivo di credere che aiuti in alcuni aspetti della pubblicazione, ma è una figura troppo popolare per arrestarla direttamente."

"E comunque non cederebbe mai," Russey disse. "Non in un interrogatorio, almeno. Tuttavia..." Mi sorrise furbo. "Saresti sorpresa da quanto lontano ti fa arrivare una domanda innocente, quando la rivolgi a persone che non sospettano nulla."

"Okay," dissi, annuendo lentamente. "Volete che le chieda del Cavillo."

"Non solo a lei," corresse Russey. "Harry Potter. I loro figli. Chiunque altro tu pensi possa essere coinvolto."

Kyler Dillam annuì mestamente. "Nuoce agli affari..."

Russey lo indicò con un gran gesto. "Esatto. Quell'immondizia da sanguemarcio di un giornale è una disgrazia per il paese. Pubblica bugie, e propaganda dell'ES, e mi dipinge come un mostro. Ho bisogno che venga chiuse immediatamente." Strinse i pugni, e sussultai involontariamente.

Russey sembrava quasi avere una questione personale contro gli scrittori del Cavillo. Ovviamente, aveva senso; Faith pubblicava articoli di continuo sulla sua incompentenza, sulle sue pessime leggi, o le sue decisioni preoccupanti. Avevo una certa paura di ciò che avrebbe fatto se non fossi riuscita a dargli alcuna informazione.

Stillens sembrò molto infastidito dallo sfogo di Russey. "Calmati. Non siamo bambini." Si girò verso di me. "Però è una questione importante. Apprezzerei se tu ti concentrassi su questo, e ci facessi sapere subito se scopri qualcosa.

"Sì, signore," dissi subito.

Russey sembrava avere altro da dire, ma Stillens ci congedò con la mano. "È tutto."

Kyler Dillam se la squagliò appena uscì dalla porta. Andai a sedermi sulla panca mentre Nico e madama Cantha entravano nell'ufficio di Stillens, ma Russey mi afferrò una spalla. Mi irrigidii, ma lui si abbassò un po' e mi premette un vecchio cellulare no-mag nella mano. "Se scopri qualcosa sul Cavillo, voglio che tu mi chiami al numero su questo telefono. È del mio cellulare privato."

"Non funzionerà ad Hogwarts," gli feci notare.

"Lo so, i telefoni babbani non funzionano. Senti, ho modo per aggirare la cosa. Funzionerà."

Alzai un sopracciglio. "Come? Ho dei compagni che provano da una vita a trovare incantesimi che funzionino sulla tecnologia no-mag. Non funziona niente."

"Solo la preside ha il potere per farlo," Russey disse, facendo spallucce. "Lei mangia dalle mie mani. Dille solo che sono questioni importanti di governo. Probabilmente pensa che l'abbia dato a Potter." Ridacchiò, ed io mi sforzai di sorridere, anche se mi si stava contorcendo lo stomaco. Kimmel era un'imbecille.

"Okay," dissi, sforzandomi di sembrare dolce. "La chiamerò."

Tentai di allontanarmi, ma lui mi teneva la mano sulla spalla, e mi condusse per il corridoio. "Hey ascolta," disse, col tono di chi parlava del più e del meno con un amico, "se mai senti dire a Potter qualcosa di strano, sentiti libera di chiamarmi anche per quello. Non do l'accesso al mio numero a molte persone, ma tu sei vicina a delle informazioni alquanto importanti. Voglio solo che si sappiano, va bene?"

Mi accigliai. "Devo parlarne coi miei genitori o con mio zio se scopro qualcosa del genere." Russey non stava suggerendo quello che pensavo stesse suggerendo, giusto?

"Ma certo, ma certo," Russey annuì con un gran sorriso. "Hey, posso essere un anello della catena. Riferirò a Stillens qualunque informazione rilevante, prometto."

Finalmente riuscii a scrollarmelo di dosso. "Cosa conta come rilevante?"

Russey strinse gli occhi. "Secondo te cosa conta come rilevante?"

"Ogni informazione che comunico è rilevante," dissi, tenendo un tono di voce più innocente possibile. "Sicuramente non vorrà nasconderle a mio zio?"

Russey mi studiò. Strinse ancor di più gli occhi, come per scrutare i miei pensieri. Ma non era un Legilimens, ed io mantenevo un'espressione il più innocente possibile. Neutrale. Che fosse lui a fare la prossima mossa.

"Va bene, come vuoi," disse, avvicinandosi. Abbassò la voce. "Pensi che io non sappia che hai qualcosa da nascondere. Anche tu hai i tuoi secondi fini. Non so quali sono, e francamente non mi interessa, ma ho notato che tendi a fare scelte opinabili quando i tuoi amichetti sono coinvolti."

Anche io strinsi gli occhi. "Sta mettendo in dubbio la mia lealtà?"

"Certo che no." Alzò le mani. "Quasi tutti hanno secondi fini. Tu hai solo avuto la sfortuna di essere circondata da puristi assoluti come i tuoi genitori e Caldwell ed Hempsey. Ma ho capito che anche tu hai dei secondi fini."

"Parla così a mio zio?"

"Non deve sapere tutto. Il che ci porta al punto." Russey si avvicinò, afferrandomi di nuovo la spalla. "Tutti abbiamo secondi fini, Predatel. Possiamo aiutarci, oppure farci del male. Quindi, a meno che non vuoi che dica a Stillens dei tuoi, suggerisco di lavorare insieme."

Quella era davvero l'ultima cosa che volevo fare. Il mio 'secondo fine' era tradire l'intero sistema, incluso lui. Anche se voleva scalare la gerarchia e detronizzare Stillens, sarebbe stato un dittatore altrettanto orribile. Non volevo aiutarlo.

Ma poteva essere positivo. Potevo passare qualcosa a Russey (dietro completa approvazione del signor Potter, ovviamente). E magari prima poi avrei avuto bisogno di un favore.

"Va bene," dissi, facendo un sorriso quasi complice. "Sembra un buon accordo."

Russey si rimise dritto e sorrise, poi mi offrì la mano. Mentre la stringevo, lui disse, "Scelta saggia, Wren. Non vedo l'ora di lavorare con te."

"Altrettanto," dissi, senza distogliere lo sguardo. Voleva spaventarmi. Non mi sarei fatta spaventare.

La porta dell'ufficio di Stillens si aprì in quel momento, e Russey rivolse un sorriso amabile in quella direzione prima di incamminarsi per il corridoio. Aspettai che Nico mi raggiungesse prima di seguirlo.

Nico mi guardò in modo strano quando cominciammo a camminare. "Quello era il ministro, giusto?" Annuii. "Cosa voleva da te?"

"Niente di importante."

"Okay." Nico alzò gli occhi al cielo. "È presuntuoso come dicono?"

"Un po'." Feci spallucce. "Che accidenti ci fa qui Cantha?"

"Merlino, non ne ho idea." Nico alzò gli occhi al cielo. "Cioè, l'ho sempre pensato, ma è una troia. Si crede chissà chi, solo perché può 'fare cose che noi non possiamo fare'."

"Può fare cose che noi non possiamo fare," feci notare.

"Sarà. Non deve mica rompere il cazzo per questo, però."

Alzai gli occhi al cielo. "Perché hai dovuto parlare con lei?"

Nico fece spallucce. "Aveva solo alcuni suggerimenti per la mia missione. Vuole che faccia finire più spesso i tuoi amici in infermeria."

Sussultai. "È necessario?"

"Rilassati, non ucciderò nessuno. E poi, non intendeva James Potter, quindi non hai nulla di cui preoccuparti."

"E questo cosa significa?"

"Beh, so che qualcosa di reale deve esserci. I miei serpenti vi hanno beccato a sbaciucchiarvi un po' troppo spesso, e mi hanno detto che è impossibile fingere una cosa del genere."

"Per quale accidenti di motivo i tuoi serpenti spiano me e James?" Chiesi. Non sapevo se mi importava che lui pensasse che non ero del tutto falsa con James (probabilmente avrebbe capito, dato che andava ancora dietro a Ciara Malfoy), ma non volevo che i suoi serpenti seguissero me e James. Nemmeno li avevamo notati. Cos'altro avevano sentito?

"È successo solo due volte, e per caso." Nico fece una smorfia. "Non voglio torturarli, Merlino. Hai mai visto un serpente vomitare? Non è bello."

"Neanche sapevo che i serpenti vomitassero."

"Sì, quando hanno paura. Evidentemente tu e Potter siete inquietanti." Ridacchiò.

"Buono a sapersi." Alzai gli occhi al cielo. Andava bene così. Dovevamo solo stare attenti a cosa dicevamo, e attenti a notare i serpenti. Potevo sopportarlo. L'altra cosa, però... "Quando hai detto che farai finire più spesso i miei amici in ospedale, cosa intendevi? Sfidarli a duello?"

Nico scosse la testa. "Più sottile di così, tranquilla. Non hai nulla da temere."

"È sempre per isolare Astra?"

"Forse." Nico fece spallucce. "Tu concentrati solo su come aiutarmi, e lasciami fare, okay? È meglio così."

Non parlammo molto per il resto del tragitto di ritorno ad Hogwarts. L'appartamento di Zaria era buio e vuoto; pensai che fosse andata da qualche parte, ma non mi importava controllare. Nico provò a farmi ammettere che James ed io avevamo fatto cose ben più scandalose rispetto alla realtà, allundendo al fatto che i suoi serpenti potevano aver visto anche altro. Gli dissi solo che era pazzo.

Il signor Potter non c'era. Era in missione da auror o per l'ES, non ne ero sicura, ma la professoressa Haverna aveva l'altro specchio, e mi aspettava. Corsi al suo ufficio.

"Beh, c'è un bel po' da metabolizzare," fu la prima cosa che disse.

Annuii, sedendomi di fronte alla sua scrivania. "Madama Cantha lavora per Stillens." Mi accigliai. "Non ne avevo idea."

"Nessuno di noi ce l'aveva," mi rassicurò. "Almeno adesso lo sappiamo."

"E Russey non è sotto Imperius..." Sospirai. "Ho fatto la cosa giusta? O è stato un errore? Prendere il telefono?" Lo presi dalla mia tasca e lo misi sulla sua scrivania.

La professoressa Haverna lo guardò accigliata. Era un telefono a conchiglia, forse più vecchio di me. Penso che se l'avessi tirato fuori in pubblico avrei ricevuto occhiate strane dai no-mag tanto quanto dai maghi. "Penso che tu abbia fatto ciò che dovevi fare. Non è per forza un bene o un male al momento. Dipende da cosa farai da ora in poi."

Annuii, sospirando. "Ho solo paura che farò qualcosa che avrà conseguenze di cui non mi renderò conto finché non sarà troppo tardi."

Lei sorrise. "Temo che tu non possa evitarlo, in tutto ciò che fai."

"Ma sembra peggio quando sono cose del genere."

"Lo so." Mi rivolse un sorriso empatico. "Ma provi a fare la cosa giusta. A volte è il meglio che possiamo fare. A volte, le cose brutte succederanno comunque, che noi agiamo o meno."

"Immagino sia così." Sospirai. "È solo che non so se questa era la cosa giusta."

"Non credo tu l'avresti fatto se era la cosa sbagliata," disse la professoressa Haverna. "Ricordatelo."

"Okay." Feci un profondo respiro. "Per il Cavillo... Cosa dovrei dire?"

"Non lo so." Per un attimo, rimase a guardare accigliata la scrivania, poi si allungò e aprì un cassetto. Mi avvicinai per vedere cosa stava facendo. A quanto sembrava, rovistava tra una mezza dozzina di specchietti. All'ES serviva davvero un modo più compatto per comunicare. Come i cellulari.

Finalmentre trovò quello che cercava, e lo aprì. Mi fece cenno di venire di fianco a lei quando lo specchietto si animò, e all'improvviso apparve il professor Paciock.

"Oh, Elaine," disse, sorridendo. "Pensavo fossi Harry."

"È in missione da auror," spiegò la professoressa Haverna. "Sono con Wren. Abbiamo un dilemma."

"Cosa c'è?"

Lei mi guardò, quindi aggiornai rapidamente il professor Paciock riguardo cosa voleva farmi fare Stillens. "Non so cosa dirgli, che tipo di informazioni, perché ovviamente dove si trova davvero lei è sotto l'Incanto Fidelius, quindi non posso dirlo, ma non vorrei comunque, ma non posso dare informazioni false, o cominceranno a sospettare qualcosa, e-"

Il professor Paciock alzò le mani, ridendo. "Okay, okay, chiaro. Tranquilla, Wren. Faith ed io riusciremo a inventarci qualcosa."

Sorrisi. Il professor Paciock era sempre stato uno dei miei insegnanti preferiti, proprio perché riusciva ad affrontare tutto. "Grazie."

"Di niente." Il professor Paciock guardò di nuovo la professoressa Haverna. "Altro di importante?"

"Pollux Russey non è sotto Imperius, e Jericho Cantha è compromessa. Per il resto, niente."

Il professor Paciock alzò gli occhi al cielo. "Ovviamente buttano fuori Hannah e la rimpiazzano con qualcuno di orribile. Immagino che smetterò di rimproverare Arthur per chiamarla demonio." Rise.

"Beh, grazie. Resta al sicuro!" E così, se ne andò, e lo specchietto rifletteva di nuovo i nostri volti.

Non c'era molto altro da discutere, e si stava facendo molto tardi, quindi le augurai la buonanotte e corsi verso la Torre di Grifondoro. Colette ed Astra erano ancora sveglie quando arrivai al dormitorio, per qualche motivo. Immagino che Astra avesse avuto un sogno, ma non di quelli profetici. Odio ammettere che mi addormentai durante la loro spiegazione.

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Eris ci mise due settimane a rintracciare la fonte della voce che fosse imparentata con Severus Piton. Lo capimmo, perché anche se sembrava frustrata e molto più irritabile del normale (una cosa che non sapevo fosse possibile), non sembrò rivolgere quella rabbia in nessuna direzione per quasi due settimane. Alla fine la beccai a guardar male Ciara e me, però, uno o due giorni prima del prossimo incontro dei prefetti.

"Voi due avete un piano?" Albus mi chiese a bassa voce mentre andavamo all'incontro e ignoravamo l'occhiataccia gelida che Eris mi rivolgeva. "È incazzata per davvero."

Feci spallucce. "Beh, non abbiamo fatto niente di male. Eris non può farci niente."

Poppy si accigliò. "Potrebbe farvi pattugliare di nuovo insieme per il prossimo trimestre."

Ero assolutamente sicura che sarebbe successo. Il pensiero mi era venuto qualche giorno prima. Tuttavia, non sembrava così brutto come lo era stato all'inizio del trimestre. Qualcosa riguardo il complottare contro un nemico comune aveva reso Ciara un po' meno spaventosa. Come minimo, non pensavo più che volesse maledirmi ogni volta che mi vedeva. Feci spallucce. "C'è di peggio."

Poppy annuì, sembrando leggermente sorpresa. "Immagino di sì." Sorrise. "Sono contenta che non è più così brutto, almeno. All'inizio dell'anno ero preoccupata."

Albus rise. "James per poco non sgattaiolò fuori dopo il coprifuoco per seguirle e assicurarsi che Ciara non facesse nulla."

"Non è vero!" Poppy rise a sua volta. "Sarebbe stato orribile! Sai che Ciara l'avrebbe beccato."

Ridacchiai. Forse era meglio non menzionare il mantello. "Vero?"

"La riunione è iniziata," Eris sbottò, picchiettando sul podio con un martelletto.

Emmanuel Beck sorrise mentre la stanza si zittiva. "Perfetto! Beh, abbiamo avuto un trimestre pieno di emozioni finora!"

Eris alzò gli occhi al cielo. "Giusto. Volevamo solo parlare velocemente della professionalità." Lanciò un'occhiataccia a Ciara, poi a me. Quando distolse lo sguardo, Ciara incrociò il mio con un sorriso a malapena celato. Dovetti mordermi la lingua per non ridere. La cosa riguardava noi.

Emmanuel annuì. "Esatto. Professionalità. Perché qui siamo tutti amici, quindi dovremo comportarci di conseguenza!"

Eris strinse le labbra. "Certo. Okay." Chiuse gli occhi per un attimo. "Non tollereremo gossip e voci da parte dei prefetti. Dovreste essere degli esempi per il resto del corpo studentesco. Dovreste comportarvi in modo professionale. Non diffondere voci minatorie."

Un paio di persone ridacchiarono. Qualcuno (penso Tommy Ortega) disse, "Va bene, Piton," il che causò ancor più risatine.

Eris si guardò attorno, apparentemente senza parole. La sua espressione mi ricordò una bambina persa in un supermercato, per qualche motivo. "Credo di sia appena accorta di non avere amici," Albus sussurrò, facendo ridere un po' più forte tutti quelli attorno a noi.

"Adesso basta," Kimmel disse a voce alta. "Smettetela!" Si alzò, accigliandosi in segno di disapprovazione. "Eris ha ragione. Dovete essere un fronte unito contro comportamenti errati e infrazioni di regole in questa scuola, e ciò è impossibile se vi mettete gli uni contro gli altri. Non lo permetterò più."

Eris rimase insolitamente silenziosa per il resto della riunione. Forse perché ogni volta che parlava, qualcuno sussurrava 'Severus Piton', scatenando un'onda di risatine per la stanza che finiva sempre con una frustrata Kimmel che ci diceva di star zitti. Onestamente fu una gran soddisfazione, dopo aver passato così tanti mesi a esser zittita da Eric, veder lei essere zittita.

Dopo la riunione, mi allontanai dai miei amici per andare da Ciara. Eris ci guardava imbronciata da un angolino della stanza. Ciara sorrise e salutò con la mano quando mi avvicinai, ed Eris alzò gli occhi al cielo e distolse lo sguardo. "È andata bene," Ciara disse, guardando di nuovo me.

Annuii, sorridendo. "Molto divertente."

Ciara guardò di nuovo Eris, perdendo il sorriso. "Sono sicura che vuole parlarci. Ha capito che siamo state noi."

"Sì, l'ho notato due giorni fa. Ha cominciato a guardarmi male più del solito."

"L'hai notato anche tu?" Ciara sorrise. "Speravo di non essermelo solo immaginato."

"Beh, è la sua espressione naturale," dissi, facendo spallucce. "Facile immaginarlo."

Ciara ridacchiò. "Mi sembra giusto."

Seguì un silenzio imbarazzato. Dondolai a disagio, poi dissi, "Immagino che dovremmo farla finita? Parlare con lei?"

"Forse è meglio." Si accigliò, lanciando uno sguardo quasi preoccupato verso Eris. "Non può metterci in punizione, vero?"

"Beh, non abbiamo infranto alcuna regola scolastica," dissi. Non ne ero davvero sicura, però. "Io... Penso però che ci metterà di nuovo di pattuglia assieme. Come vendetta."

Ciara sospirò, poi annuì. "Già. Penso di sì." La guardai un attimo, pronta ad allontanarmi in caso mostrasse segni di rabbia. Tuttavia, Ciara si limitò a far spallucce. "Siamo sopravvissute fino ad ora. Qualche altro mese non è così male. Possiamo aspettare l'anno prossimo."

La stanza si stava svuotando. Albus mi rivolse uno sguardo interrogativo mentre Poppy, Arthur, e Scorpius andavano verso la porta, ma mi limitai a scuotere la testa. "Ci vediamo in sala comune."

"Posso aspettare," dissi, rivolgendo uno sguardo preoccupato ad Eris.

"Va tutto bene," dissi tranquilla. "Non ho paura di lei. E poi, non abbiamo fatto nulla di male."

"Okay..." Albus seguì riluttante Poppy fuori dalla stanza.

Ciara ed io aspettammo qualche minuto, guardandoci intorno anziché parlare perché non avevo mai sostenuto neanche una sola vera conversazione con questa ragazza, e non sapevo nemmeno da dove cominciare. Alla fine, andammo verso la porta. Vidi Eris alzarsi appena uscimmo.

Ci raggiunse a metà corridoio. "Malfoy. Predatel. Ho bisogno di parlarvi."

Ciara alzò un sopracciglio verso di me, ma quando si girò la sua espressione era di stucchevole preoccupazione. "Sì? Qualcosa non va?"

Eris strinse gli occhi. "Oh, risparmiatelo. Non sono stupida."

Sgranai gli occhi. "Certo che no!"

Lei strinse le labbra e i pugni, poi chiuse gli occhi per un attimo. Quando li riaprì, sembrava leggermente meno desiderosa di darci un pugno in faccia. "Per quale diamine di motivo avete diffuso quella voce orribile?"

"Voce orribile?" Chiesi innocentemente. "Di cosa parli?"

"Che sono imparentata con Severus Piton?"

Ciara si accigliò. "Oh, non è vero?"

"No," Eris sbottò.

Sbattei gli occhi. "Davvero? Perché la genealogia dei Purosangue in biblioteca-"

"Silenzio. Basta." Ci guardò male. "Avete idea di quanto si arrabbieranno i miei genitori?"

"Oh, Eris, mi dispiace," Ciara disse, con occhi sgranati. "Non pensavo che non volessi farlo sapere."

"Pensavamo fosse figo," dissi più sinceramente che potevo, annuendo. "Mi dispiace."

Eris alternò lo sguardo tra noi. "Siete ridicole! Pensate che non sappia che state mentendo?"

"Mentendo?" Ciara alzò le sopracciglia, con atteggiamento innocente. "Nessuna di noi ha mai fatto una cosa del genere." Per poco non cedetti a quel punto, perché era per quello che ero nota (e parte del motivo per cui Ciara mi odiava), ma mi morsi la lingua e mantenni un'espressione neutrale, annuendo concorde.

Eris ci fissò entrambe per un momento, senza parole. Aveva un pugno così stretto che le si fecero le nocche bianche, ma almeno non aveva la bacchetta, quindi non ero molto preoccupata. Alla fine sbuffò frustrata prima di marciare via.

Appena i suoi passi si attutirono, Ciara ed io scoppiammo a ridere. "Hai visto la sua faccia?" Ciara riuscì a dire.

"Quando le hai detto che nessuna di noi ha mai mentito, pensavo sarebbe esplosa."

"Pensavo che quello l'avrebbe colpita nel vivo."

"Penso sia stato il fatto che l'hai detto tu, come se pensavi che fosse vero." Risi. "Scommetto che è così arrabbiata perché pensa che siamo tipo migliori amiche, o qualcosa del genere."

Anche Ciara rise, anche se un po' di meno. "Beh, ovviamente non penso sia vero. Tutti mentono."

Sbattei gli occhi. Non intendeva ciò che pensavo? Perché avrebbe dovuto dirlo, se non riferendosi a me? "Beh, certo, ovviamente. Io parlavo solo di me, nello specifico. Decisamente non è vero."

Ciara abbassò lo sguardo. "Sì. Hai ragione." Sembrava volesse continuare, ma dopo un attimo scosse la testa. "Ottimo lavoro. Bellissima vendetta." Incrociò il mio sguardo, e non riuscii a capire cosa pensava. "Grazie per avermi aiutata, Predatel. Suppongo ci sia gente peggiore di te in giro."

"Oh." Sbattei gli occhi. Era un complimento? "Grazie...?"

Sorrisi leggermente, ma Ciara distolse subito lo sguardo. "Credo di dover andare. È quasi ora di cena." Prima che potessi dire qualcosa, era corsa via.






Spigolo autore

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Alla prossima!

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