Capitolo 30 - Scuse

~Wren~

"Perché hai detto una cosa del genere?" Albus sibilò.

"Mi dispiace," dissi. Non volevo piangere. Non meritavo di piangere. Comunque stavo trattenendo a fatica le lacrime. "Ero arrabbiata, e non ho riflettuto-"

"Chiaramente." Albus fece un respiro profondo. "Mi dispiace, non dovrei arrabbiarmi con te. È solo che normalmente non sei la tipa da perdere il controllo."

"Lo so." Abbassai lo sguardo sulle mie mani, rigirandomi nervosamente l'orlo del maglione tra di esse. Strinsi le labbra e chiusi le mani a pugno. "Non avrei dovuto lasciarmi influenzare."

"Non avresti dovuto provare a ragionare con lei e basta!" Chiuse gli occhi per un attimo, massaggiandosi le tempie come per calmare un mal di testa. "Lo sai com'è fatta. Lo sai che non connette quando è sconvolta. Se le avessi dato qualche ora per calmarsi..."

"Lo so. È solo... Non penso... Potremmo non avere qualche ora." Mi guardai attorno in sala comune per abitudine. Nessuno ci stava prestando attenzione; suppongo che me ed Albus che sussurravamo freneticamente dopo che Astra era corsa via all'improvviso non fosse poi così inusuale. "Non può cedere così alle proprie emozioni. È quello che vuole lui."

Albus alzò le mani, sconfitto. "Non so come ti aspettavi che reagisse, Wren. Le stai chiedendo di non sentire nulla. A questo punto chiedi alla marea di fermarsi, o alla terra di smettere di girare. Avresti più possibilità."

"Lo so." Mi morsi il labbro. "Fidati, lo so."

Albus sospirò di nuovo. Era deluso da me. Non ci ero abituata. Faceva male. E sapevo di meritarmelo, perché avevo permesso ad Astra di destabilizzarmi quando sapevo che stava reagendo così per paura. Mi ero lasciata farle del male quando sapevo che era vulnerabile. Prima o poi si sarebbe calmata e si sarebbe sentita in colpa per essersi arrabbiata con me, qualunque fosse stata la mai reazione. Ma Albus sarebbe rimasto deluso. E pure io.

"Perché Stillens la vuole così?" Chiese dopo un attimo.

"Che significa non lo so?" Suonava incredulo. E scocciato.

"Non lo so e basta," dissi, abbassando lo sguardo. "Ho scavato più che potevo. L'ultima volta, Stillens mi ha praticamente minacciato di farmi gli affari miei, o ci sarebbero state conseguenze. Posso indagare solo fino a un certo punto, lo sai."

"È solo che sembra che tu possa fare di più."

"Soprattutto se poi ti metti ad aggiungere benzina sul fuoco," Colette intervenne. Non sapevo neanche che stesse ascoltando; mi era sembrata addormentata dall'altro lato del tavolo a cui eravamo seduti. In quel momento però si era alzata, con gli occhi socchiusi. "Non puoi rimproverarla perché si sente isolata se poi le vai a dire di fare del male a qualcuno e sentire il peso della propria colpa, o quel che era."

Strinsi le labbra. "Okay, ho combinato un casino. Ricevuto. Possiamo andare avanti, per favore?"

"No," Colette disse, accigliandoci. "Devi aggiustare le cose."

"Io..." Sbattei gli occhi. Aggiustare le cose? Come? "Non so come fare."

"Scusarsi può essere un buon inizio," Albus disse. "Se sai come fare, almeno."

"E questo che accidenti significa?" Chiesi, accigliandomi. "Perché non dovrei sapere come scusarmi?"

Albus fece spallucce. "Sembra che non lo devi fare mai."

"Cosa? Non è vero."

"Beh, a parte con James... in realtà è vero," Colette disse. Fece spallucce. "Sei un po' troppo santarellina per andare in giro ad offendere le persone."

Inclinai la testa. "State scherzando, vero?"

"No?"

"È letteralmente il motivo per cui sono famosa," dissi, alzando gli occhi al cielo. "Andare in giro a far del male alle persone. È praticamente il motivo per cui tutti mi conoscono. Fidatevi, so come chiedere scusa."

"Non più," Albus fece notare. "E poi, quello era diverso. Non era colpa tua." Alzò la mano prima che potessi protestare. "Ferma. Comunque stai cambiando argomento. La cosa importante è che hai ferito Astra, e devi rimediare prima che impazzisca del tutto."

"Prima che impazzisca del tutto? Cioè, andare da lei adesso?" Sbattei gli occhi. "Albus, è arrabbiata davvero."

"Lo so." Alzò un sopracciglio. "Fa così prima che la gente si scusi con lei. Suppongo lo sapresti se tu avessi mai dovuto farlo..."

"Mi sono scusata con Astra in passato!" Sbottai, alzandomi. "Smettetela!"

Anche Colette si alzò, mettendo le mani avanti. Qualcuno ci stava guardando, e lei sbirciò verso di loro prima di guardare me. "Wren, calmati. Stiamo solo scherzando, okay?"

Non volevo calmarmi. Mi stavano infastidendo, ed io ero già arrabbiata con me stessa, e frustrata, e spaventata. Ma feci un profondo respiro e mi sedetti lentamente. "Mi spiace."

Albus strinse le labbra, poi scosse lentamente la testa. "No, dispiace a me. Non dovrei punzecchiarti così."

"Credo che siamo tutti un po' tesi," Colette notò. "Dovremmo concentrarci su Astra, sapete. Non su noialtri." Ridacchiò. "E poi, Wren, non è una brutta cosa il fatto che non fai arrabbiare tante persone, lo sai."

Annuii, facendo un sorriso vuoto. "Suppongo di sì." Respiro profondo, poi mi alzai. "Credo che dovrei andare a vedere se Astra sta bene."

"Sicura che sia l'idea migliore?" Colette chiese. "Non credo voglia vederti."

"Prima o poi dovrò scusarmi, no?" Mi rigirai tra le mani la manica del maglione senza pensarci. "E, voglio dire, se noi ci siamo innervositi così tanto oggi, secondo voi lei come sta?"

Albus sospirò. "Buona fortuna. Non ero serio quando dicevo adesso..."

"Beh, adesso Astra ha bisogno di qualcuno."

"Ti farai urlare contro," Colette mi avvisò.

Feci spallucce, alzando un angolo della bocca. "Ho subito di peggio."

Non era nel dormitorio, il che significò scendere di un piano per andare al bagno che condividevamo con le ragazze del quinto anno. Bussai, giusto per essere pronta in caso fosse arrabbiata, ma non ci fu risposta. Lentamente, aprii la porta.

Astra era in piedi davanti a uno dei lavandini, e mi dava le spalle. Le sue mani stringevano il bordo del mobile così forte che erano diventate bianche e le tremavano le braccia per lo sforzo. Faceva respiri lenti, controllati. Non capivo di preciso cosa provasse dalla sua espressione. Smarrimento, paura, confusione, rabbia. Per un attimo incrociò il mio sguardo nello specchio, poi tornò a guardare se stessa.

"Astra?" Feci un passo avanti, poi mi fermai. C'era la possibilità che mi ignorasse, o che mi attaccasse. Le probabilità erano uguali.

Non accadde nessuna delle due. "Sei venuta a farmi un'altra ramanzina?" Chiese in tono piatto, senza nemmeno guardarmi nello specchio.

Scossi la testa, tentando un altro passo avanti. "No. Per scusarmi. Io..." Mi fermai, cercando le parole giuste. Sapevo che avrebbe individuato qualunque bugia. "Intendevo veramente quelle cose, quando le ho dette. Appena ho finito di dirle, però, mi sono resa conto che non lo volevo davvero. Non voglio che tu faccia del male a qualcuno, e sicuramente non voglio che tu ti senta in colpa. Non è una cosa che puoi controllare."

Astra reagì a malapena. Avrei pensato che mi stesse ignorando, ma si era rilassata appena un pochino. "Mi sono arrabbiata," continuai, "E non avrei dovuto. Mi sarei dovuta controllare, sarei dovuta esserci per te. Mi dispiace. Di essermi arrabbiata, e di aver detto quelle cose. Nulla di tutto ciò è colpa tua. Non avrei dovuto comportarmi come se lo fosse."

Astra incrociò di nuovo i miei occhi nello schermo. Stavolta, non distolse lo sguardo.

Feci qualche altro passo fino a trovarmi appena dietro di lei. "Astra, ero seria quando ho detto che Stillens vuole che tu ti senta instabile, e isolata. E so che non puoi controllarlo davvero. Stai reagendo al meglio delle tue possibilità. Immagino di aver affrontato male la cosa."

"Cosa intendi?" Astra chiese, con voce vuota.

"Sei insicura e impaurita, e va bene. È naturale. Ma..." Deglutii. "Non devi essere per forza sola. Era questo che avrei dovuto dirti. Puoi crollare, ma sarò con te ad ogni passo, e sarò lì a raccogliere i pezzi. Ci saremo tutti. Solo... Per favore non tagliarci fuori, Astra."

Astra si era irrigidita, e sembrava combattere la voglia di piangere o di urlarmi contro. La guardai cauta mentre si girava lentamente, facendo respiri tremanti. Chiuse gli occhi per un lungo momento e alla fine scosse la testa. "Non capisci."

"Allora aiutami a capirlo," dissi piano.

Astra si fece scappare un singhiozzo, poi lo soffocò subito. "Io... Nemmeno io capisco. Mi dispiace..." Si asciugò gli occhi pieni di lacrime, poi mi guardò per parecchi secondi. "Ho paura."

Annuii. "Lo so. Va bene così."

"E se faccio del male a qualcuno?" Sussurrò.

"Non lo so," Ammisi. Astra fece una smorfia addolorata, ed io le misi una mano sul braccio. "Sarò qui con te, però, qualunque cosa accada."

L'angolino della sua bocca tremolò nel più piccolo dei sorrisi mentre si asciugava di nuovo gli occhi. "Grazie, Wren."

"Mi dispiace di non esserci stata per davvero," dissi, tentando di ricambiare. "Sono stata così assorbita da altre cose, e-"

"Abbiamo tutti dei problemi," Astra disse, ridacchiando. "Non preoccuparti."

Sorrisi. "Non riesco a non farlo. Sei mia amica."

"Grazie," disse di nuovo, abbassando lo sguardo.

"Supereremo questa cosa," dissi piano. "Te lo prometto."

~~~~

"Sei pronta?"

Annuii, anche se non ne ero sicura. Haverna era seduta dritta di fronte a me, con sguardo serio. Il signor Potter mi rivolse un sorriso incoraggiante dall'altro lato della stanza, appoggiato alla scrivania di Haverna. Riuscii a ricambiare il sorriso, poi guardai di nuovo Haverna e annuii di nuovo. "Sì. Penso di sì."

Lei annuì, "Va bene. Ti parlerò durante il processo, ma devi restare concentrata. È un incantesimo molto difficile."

"Okay."

Haverna alzò la bacchetta e borbottò qualcosa, e una nebbiolina luccicante si depositò attorno a noi. "Dovrai buttare fuori ogni singola informazione nella tua testa che verranno messe sotto incantesimo."

"Come estrarre i ricordi?"

"Sì, è simile."

Mi alzai la bacchetta alla tempia, poi chiusi gli occhi e mi concentrai. Sono una spia. Sto tradendo la mia famiglia. Faccio parte dell'ES. Ogni ricordo rilevante, ogni elemento nella mia testa legato direttamente a tutto ciò. Il tutto creò una complessa massa di segreti, presi da ogni angolo della mia mente.

Quanto tirai via la bacchetta, una trama di ricordi vi era attaccata. Solo che era dorata, invece di bianca. Non erano solo ricordi. Erano il segreto.

"Prendile in mano," Haverna disse. Lo feci, e fu strano. Come se stessi mantenendo aria fredda, in qualche modo, ma restò nella mia mano, brillando forte.

Haverna agitò la bacchetta sulla mia mano. Sentivo a malapena l'incantesimo che stava pronunciando. Sembrava Latino. La massa dorata luccicante nella mia mano sembrava seguire i movimenti della sua bacchetta. Stava iniziando a vorticare nello stesso senso della bacchetta.

"Ripeti dopo di me," Haverna disse. "Egotibi arcanum fide."

"Egotibi arcanum fide," dissi.

"Tu es unic quie crevit hoc arcanum."

"Tu es unic quie crevit hoc arcanum," Ripetei lentamente, cercando di non sbagliare quelle parole sconosciute.

"Quidtibi usi facius illud."

"Quidtibi usi facius illud." Non avevo alcuna idea di cosa stessi dicendo. Più tardi avrei dovuto chiedere ad Haverna di tradurmelo da qualunque lingua fosse. Latino? Qualche derivato?

"Concentrati," Haverna sussurrò, e i miei pensieri rimbalzarono di scatto sul presente. Aveva gli occhi chiusi ormai, e sembrava sforzarsi molto per eseguire l'incantesimo. "Solo un altro po'. Petere ut mane fidelius."

"Petere ut mane fidelius."

All'istante sentii qualcosa rilasciarsi, e la roba dorata luccicante nella mia mano divenne calda. Haverna fece un sospiro, e alla fine mise la sua bacchetta appena sopra il bagliore. "Autem," disse, e lentamente l'oro si sollevò a spirale, come l'acqua in una vasca che scende per lo scarico. L'oro si avvolse attorno alla sua bacchetta, poi dei tentacoli iniziarono ad arrampicarsi lungo il suo braccio, e su verso la sua testa. Lentamente, il bagliore dorato nella mia mano fu risucchiato fin quando non venne assorbito del tutto. Quando alla fine fu sparito, Haverna aprì gli occhi. "Penso abbia funzionato."

"Tutto qui?"

Il signor Potter si sollevò dalla scrivania e venne da noi mentre la nebbia lucente attorno a noi spariva. "Sicura che funzionerà?"

"Ho detto che penso abbia funzionato," disse, accigliandosi vreso di lui. "Non mai eseguito veramente questo incantesimo."

"Come facciamo a controllare?"

"Immagino che potresti provare a dirlo a qualcuno che non lo sa già."

Il signor Potter annuì, poi guardò me. "C'è qualcuno di cui ti fidi?"

"Qui?" Mi accigliai. Non mi ero mai presa del tempo per pensarci. Ero sempre concentrata su mantenere il segreto. "Beh... Rose, penso. È responsabile."

"Proverò con lei, allora." Poi se ne andò.

Guardai Haverna. "Non ha mai eseguito quest'incantesimo prima?"

"No. Mai avuto il motivo," disse.

"Credo abbia funzionato," dissi piano.

"Oh?"

Annuii, abbassando lo sguardo. "Mi sento come se sia successo. Come se sia sparito il peso di tutto ciò."

Haverna sorrise. "Potrebbe essere semplicemente che tu vuoi seguirti così."

"Non penso."

"Beh, spero abbia funzionato," disse lei. "Se non è così, dovremmo trovare qualcun altro per eseguire l'incantesimo."

Annuii, poi mi alzai e andai verso la finestra. Avevamo chiuso le tende, giusto per precauzione, ma stavo guardando fuori in quel momento, nel buio di una notte tempestosa. Avevamo anche chiuso la porta con quattro incantesimi, avevamo messo un incantesimo silenziante sui muri della stanza, e fuori in corridoio era scoppiata una Caccabomba (opera di Pix, presumibilmente). Ero ancora un po' preoccupata di essere beccata, però. Di collegare la professoressa Haverna a tutto ciò in modo visibile. Preferivo che la gente pensasse che ci odiavamo ancora, soprattutto in questo momento. Anche se non la odiavo per niente.

"La ringrazio," dissi, girandomi. "So che non era tenuta a dire sì, ed è una cosa pericolosa. Quindi grazie."

Haverna scosse la testa. "Ma certo. Voglio che tu sia al sicuro."

Sorrisi. "Già. Non a molti importa, quindi grazie."

La porta sì spalancò in quel momento, rivelando un sorridente signor Potter. "Ha funzionato!"

~~~~

"Quindi è fatta?" Colette chiese quando mi sedetti in sala comune, circa dieci minuti dopo. Annuii. I miei amici si scambiarono un'occhiata, ed io scelsi di ignorarli. Che rimanessero frustrati e che non capissero. Non mi importava abbastanza da litigarci sopra.

"Beh, ottimo," James disse, con un sorriso un po' troppo largo. "Lieto che sarai più al sicuro."

James non era stato presente quando Colette, Albus, ed io ne avevamo discusso qualche giorno fa. Non avevo neanche avuto una vera opportunità di parlargli, dato che Astra ebbe un episodio subito dopo. Per qualche motivo, quello occupò la nostra attenzione. Con tutti i drammi e le litigate e la paura che ne risultarono, James seppe della mia decisione di rendere Haverna Custode Segreto in modo collaterale, quando Albus l'aveva menzionato a cena la sera prima. Anche così, non ci rimuginò molto. Mi chiesi quanto stesse recitando per essere di supporto in quel momento.

Ricambiai il suo sorriso e annuii, ma il sorriso mi passò quando guardai attorno al tavolo. Al momento era l'unico che si sforzava. Astra guardava malissimo il suo libro di Incantesimi (non necessariamente un evento raro, ma sapevo che in quel momento non aveva problemi con le lezioni). Albus stava scuotendo leggermente la testa, sbuffando così tanto sui suoi appunti di Astronomia che era chiaro non stesse cercando niente in particolare. Colette alzò gli occhi al cielo e tornò al suo libro. Per un attimo, ci fu un teso silenzio, finché Astra non brontolò, "Penso ancora che avresti potuto scegliere qualcuno di migliore."

"E va bene, sai che c'è?" Dissi, sospirando esasperata. "Non-"

"No, Wren, non capisci," Albus disse, posando gli appunti, nello stesso momento in cui Astra chiudeva di scatto il libro e diceva, "Lei è un mostro."

"Non hanno tutti i torti, e lo sai," Colette disse, facendo spallucce come se stesse concedendo una tesi e non avesse concordato con loro fin dal principio. "Avresti dovuto-"

"Avrei dovuto?" Chiesi, alzando un sopracciglio. "Avrei dovuto cosa? Cosa ne sapete di tutto ciò? Tutti voi? Niente. Non vi è concesso dirmi cosa avrei dovuto fare quando non capite cosa sta succedendo."

"Capisco benissimo cosa sta succedendo," Astra sbottò. "Hai appena dato ad una donna che ti odia potere completo sulla tua vita."

Albus indicò Astra. "Esatto! Pensavo fossi più intelligente di così!"

Restai a bocca aperta. "Prego? Io-"

"Wren, perché non andiamo a fare un giro?" James chiese all'improvviso, alzandosi e mettendomi una mano sulla spalla. Mi sorrise apertamente.

Non volevo fare un giro, ma mi alzai comunque. Dopo aver rivolto un'occhiataccia a tutti e tre (anche loro mi stavano guardando male), lasciai che James mi condusse fuori dalla sala comune.

Appena il buco del ritratto si chiuse, James si fermò, si guardò attorno nel vuoto corridoio, poi si girò verso di me e mi mise le mani sulle spalle. "Stai bene?"

Distolsi lo sguardo. "È una cosa bella. Non capisco perché non possono essere felici."

James tolse le braccia e strinse le spalle, sospirando. "Mi dispiace. Non è giusto."

Ridacchiai. "Quando mai c'è stato qualcosa di giusto?"

"Touché," James disse, sorridendo mentre ricominciavamo a camminare. "Sul serio, però, sono davvero deluso da loro. Insomma, Haverna non sarebbe stata nemmeno la mia prima scelta, ma non è male. Non sono arrabbiato.

"Lo eri?"

"Lo ero?" James ripeté, inclinando la testa e rivolgendomi uno sguardo confuso.

"Eri deluso? Quando l'hai saputo?"

A quel punto James distolse lo sguardo. "Io... Un po', sì. Ma poi ci ho pensato, e ha senso. E non penso ti odi. Non perché Astra e Al e Colette lo pensino."

"Perché lei li odia."

"Odia anche me, quindi non è una scusa valida," James disse, alzando gli occhi al cielo. "Suppongo non odi tutti i miei amici, però. Mackenzie e Colin la adorano."

"È solo severa," dissi, facendo spallucce. "Non le piacciono le persone che fanno le scostumate."

"Ha senso," James ammise, facendo un sorriso imbarazzato. "Non sono proprio una cima ad Incantesimi, in caso non avessi notato."

"Davvero?" Chiesi fingendomi sorpresa. "Non lo sei? Pensavo che fossi il suo tenero angioletto."

Mi rivolse un sorrisetto giocoso, poi mi mise un braccio attorno alle spalle. "Non sono mai stato un angelo per nessuno."

"Beh, allora, suppongo che questo spieghi tutti i guai in cui ti cacci," dissi, ridacchiando."

"Dici?" James mi sorrise. "Sono una buona distrazione?"

"Perfetta," dissi, appoggiandomi a lui.

"Ah sì?" Chiese. Si fermò di fronte ad un arazzo, poi si infilò dietro di esso in una scalinata nascosta. "Credo di averne in mente una migliore."

"Dici?" Chiesi, alzando un sopracciglio.

Gli occhi di James danzavano sorridenti. "Diciamo che ti bacio, funzionerebbe?"

"Forse," dici. "Perché non ci provi?"

James si sporse in avanti, accarezzandomi il viso con una mano. Chiusi gli occhi quando le nostre labbra si sfiorarono. Mi era accelerato il battito. Le mie mani trovarono posto sulle sue spalle mentre lui me le passava tra i capelli.

Tutto era perfetto, eppure, alla periferia della mia coscienza, c'era qualcosa di brutto. Di oscuro. Mentre le mie difese si abbassavano per James, quest'oscurità saliva, e mi faceva vedere immagini. Immagini del buio, della paura, di Magnus.

Mi feci indietro, respirando rapidamente e tentando di non tremare.

"Wren?" James sembrava preoccupato. "Stai bene?"

Mi ci volle un po' per rispondere. Per respirare, per guardarmi incontro e ricordarmi che non ero nel buio sotterraneo del maniero di mio zio, che il ragazzo di fronte a me era qualcuno che amavo e di cui mi fidavo. Chiusi gli occhi. "Mi dispiace," disse, la mia voce appena un sussurro.

"No, Wren, non esserlo," James disse piano.

"Non sei tu," dissi.

"Allora cos'è?"

Aprii gli occhi di nuovo, ma li tenni verso il basso. "Io... Mi dispiace."

"Hey," James disse, afferrandomi il mento e alzandolo gentilmente. "Non c'è bisogno di essere dispiaciuta."

"Io..." Perché succedeva? Non volevo essere così. Non volevo pensare a Magnus ogni volta che baciavo il mio ragazzo.

James si accigliò verso di me, e pensai di vedere un lampo di comprensione attraversargli lo sguardo. "È Caldwell?"

Mi morsi il labbro. "Sì."

Lui chiuse gli occhi. "Quel bastardo."

"James..."

"Scusami." Scosse la testa, scendendo di uno scalino. "Mi dispiace. Dovrei darti spazio. Non dovrei darti pressione."

"No," dissi, cercando di prendergli la mano. "Non voglio spazio."

"Ma ti serve—"

"Mi servi tu," dissi, scendendo anch'io di uno scalino. "Ho bisogno di superare questa cosa. Con te."

Abbassò lo sguardo sulle nostre mani intrecciate. "Non voglio farti del male, Wren."

"Non lo farai," dissi piano.

Sembrava ancora insicuro. Alzai lentamente sulla mano per accarezzargli il volto, poi mi alzai sulle punte per baciarlo dolcemente. Sentii le sue braccia avvolgermi mentre mi baciava gentilmente, poi in modo più passionale.

Stavolta, quando l'oscurità minacciò di trascinarmi via, la mandai a quel paese.

~~~~

La prima pattuglia di me e Ciara era quella notte. Immagino che non mi sarei dovuta sorprendere che Astra non avesse notato la mancanza di odio per me da parte di Haverna, quando non aveva nemmeno notato l'odio di Ciara (nessuna scusa per Albus e Colette, sfortunatamente). Ciara era più sopportabile, però, ormai. Non sapevo cosa fosse cambiato, tranne il fatto che ci eravamo semplicemente rassegnate al fatto che eravamo incastrate insieme. Un nemico comune avrebbe potuto aiutare.

"Ci vendicheremo," fu la prima cosa che Ciara mi disse quando ci incontrammo nell'ingresso. "Ho avuto un'idea."

Alzai un sopracciglio. "Non è troppo crudele, vero?"

"Non sono troppo crudele," Ciara disse, accigliandosi. "Non sono crudele per niente."

Alzai le mani. "Volevo solo essere sicura."

Ciara si accigliò un attimo. "Tutte le cose peggiori che ho fatto erano idee di Nico Jasper, okay? È uno psicopatico."

"Okay," dissi, facendo spallucce. "Non c'è bisogno di difenderti."

"Evidentemente sì." Ciara mi guardò male, poi scosse la testa. "Non fa niente. Ho un'idea."

"Di che si tratta?" Chiesi, cercando di non trattenere il respiro. Non avevo idea di quale fosse il suo piano, sapevo solo che non era ovvio come prendere a pugni Eris in faccia (Astra ci aveva provato al quarto o quinto anno, e non era finita bene). Avrebbe potuto suggerire di scriverle una lettera molto dura, oppure di maledire il suo cibo per trasformarsi in insetti vivi dopo che le era entrato in bocca. Okay, aveva minacciato di maledirmi svariate volte, e aveva fatto delle cose alquanto orribili ad Astra, ma forse aveva ragione, e Nico Jasper l'aveva veramente aizzata. Ciara Malfoy presa da sola era una persona che non capivo per niente. Strano come essere odiati a morte da una persona ti impedisce di conoscerla.

"Ho indagato sulla famiglia di Eris," Ciara disse.

Gemetti. "Non dirmi che vuoi perseguitarla per le cose brutte che ha fatto la sua famiglia. È pessimo come quando la gente ti chiama Mangiamorte."

Ciara si accigliò, apparentemente nervosa. "Non è la stessa cosa. E poi, non è quello che volevo dire. Ascoltami e basta, Predatel. Smettila di giudicarmi così tanto prima di sentire cosa sto cercando di dire."

Mi sforzai di chiudere la bocca e sorriderle, invitandola a continuare. Lei si limitò ad alzare gli occhi al cielo. "Giusto. Comunque, ho indagato sulla sua famiglia e ho scoperto una cosa abbastanza interessante. Sai chi è Severus Piton?"

Annuii, e trattenni la voglia di informarla che non ero stupida.

Ciara fece un sorriso cospiratorio. "Ho scoperto che era il cugino di suo padre."

Sgranai gli occhi. "Sul serio?"

Ciara annuì. "Mi ha portata a chiedermi perché la famiglia Prince non lo pubblicizza di più. Dopotutto, è stato una spia per Silente durante la guerra. Chiaramente una figura di spicco."

"Ma... Non era una persona molto buona. Lo sanno tutti."

"Appunto." Ciara alzò un sopracciglio. "Mi aspetto che la famiglia Prince non ne parli mai, anche se le persone non sanno che persona orribile fosse, perché suo padre era babbano." Fece una smorfia. "Mi sa che credono ancora alla purezza del sangue e tutte quelle buffonate."

"Oh." Ebbi la sensazione di sapere cosa stava suggerendo Ciara, ma non volevo dirlo io. Sembrava una cosa che coinvolgesse ben più di Eris. Okay, forse i suoi genitori erano razzisti che se lo meritavano, ma questo sembrava un po' estremo. "Esattamente cosa suggerisci di fare?"

"Solo far sapere alle persone da che famiglia eroica discende Eris Prince. Per pura bontà dei nostri cuori, ovviamente," Ciara disse seria. "Severus Piton era un eroe di guerra, sai. Perché Eris Prince non dovrebbe volere che la gente sappia che è sua parente?"

"Potrebbe avere effetti sulla sua famiglia," feci notare.

"Sono fascisti," Ciara disse senza badarci troppo. "Se lo meritano."

"Le persone la tratteranno senza pietà. Ti sembra giusto?"

"Il modo in cui ci ha trattate ti sembra giusto?" Ciara chiese. "E non parlo solo delle pattuglie. Si comporta in modo orribile da anni, ormai. Farebbe espellere entrambe da questa scuola in un attimo, se potesse. Si merita un assaggio della sua stessa medicina."

Stavo cedendo. Ciara lo capiva. Volevo tanto farlo. Eris Prince aveva causato così tanto dolore a me e ai miei amici negli anni precedenti, e volevo disperatamente vendicarmi. Forse desideravo che altre persone più potenti nella mia vita avessero ciò che si meritassero, e usavo Eris come capro espiatorio.

"Io... È solo che non sono sicuro che sia giusto," dissi. "Moralmente parlando."

Ciara smise di camminare. "Ascolta, se non vuoi farlo, non lo faremo. Penseremo a qualcos'altro. Ma veramente non penso che le rovinerà la vita. Non voglio rovinare la vita di nessuno, nemmeno la sua. A nessuno importerà dopo che la novità sarà passata. Non durerà così tanto."

"Secondo te quanto durerà?"

"Qualche settimana, al massimo," Ciara disse, facendo spallucce. "Insomma, tra due settimane c'è una partita di Quidditch. Ben presto parleranno tutti solo di quello."

"E se scopre che siamo state noi a dirlo in giro?" Chiesi.

"Non può dimostrare nulla," Ciara disse, facendo spallucce. "Non finiremo nei guai. E poi, Severus Piton tecnicamente è un eroe di guerra. Potremmo facilmente dire che l'abbiamo fatto per bontà dei nostri cuori."

Feci un respiro. Non ci sarebbero stati danni permanenti ad Eris, tranne forse al suo ego. Quello aveva comunque bisogno di calare un po'. Non sarebbe stato così male. E poi, Eris ne sarebbe potuta uscire più compassionevole ed empatica. Erano successe cose più strane.

Lentamente, annuii. "Bene. Da dove partiamo?"




Spigolo autore

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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