Capitolo 23 - Un po' più normale
~Astra~
Caro padre,
Beh, Albus e Wren non mi odiano più. Sfortunatamente, ciò che ci ha fatti riunire è stato un altro episodio. Almeno questa volta non mi sono spezzata il braccio. Ho solo lanciato un cestino verso una professoressa in classe.
Il signor Potter è preoccupato, e questo fa preoccupare me. La cosa peggiore è che l'ho sognato in passato. È la seconda volta che succede. Ho fatto tre sogni come questo, però. Abbiamo tutti paura che capiti di nuovo.
Non so cosa fare. Ho paura.
Con affetto, Astra
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Quindi, qualcuno poteva controllare ogni mia mossa se lo desiderava, ma sembrava ristretto solo a ciò che vedevo nei miei sogni. Potevo provare a evitarlo, non imparando l'incantesimo che avevo sognato, ma non vedevo come avrebbe potuto aiutare. Se era la maledizione Imperius, o una cosa simile, in teoria conoscere l'incantesimo o no non avrebbe cambiato nulla.
In poche parole, ero in guai grossi.
Non potevo andare nel panico di nuovo. Wren aveva detto che era ciò che Stillens voleva. Voleva che diventassi depressa e malinconica, per dare supporto alle voci che giravano che fossi instabile. Come se lanciare un cestino contro la povera professoressa Edwards non fosse abbastanza. Quando la gente chiedeva, io lo liquidavo come scherzo. Non era mia intenzione farle male o altro. Era stato solo uno scherzo mal pensato. Sembrava sufficiente per la maggior parte delle persone con cui parlavo regolarmente.
Il lato positivo era che Wren ed Albus non mi odiavano. Sul serio. Non posso descrivere quanto ero felice di sedermi di nuovo con loro a lezione, di non restare più sola durante le ore buca dopo Cura delle Creature Magiche, di riaverli con me.
Ne ero felice soprattutto durante Pozione ed Erbologia, le lezioni che Colette non seguiva. A Scorpius non dava fastidio che mi sedessi con lui, ma non era lo stesso. Ero più che felice di tornare al mio Vecchio posto. E poi, se io tornavo lì Albus aveva una scusa per sedersi con Poppy.
Altra buona notizia, la Cooman aveva stabilito che ero troppo in gamba per le sue lezioni di livello M.A.G.O. e aveva deciso di darmi lezioni private. Ne ero felice (Divinazione era una materia incredibilmente pretenziosa, e la odiavo), anche se ciò significava passare due ore sola con la Cooman ogni settimana. La maggior parte di quel tempo era passato a imparare a usare vari metodi di divinazione, come i tarocchi o le sfere di cristallo o le foglie di tè, però la Cooman passava anche parecchie ore a farmi ripetere ogni minimo dettaglio di ogni sogno che avevo avuto negli ultimi mesi, specialmente quelli su me stessa.
Dopo la mia terza lezione privata, Albus e Poppy mi stavano aspettando alla base della torre della Cooman. Entrambi sembravano emozionati, ed io alzai un sopracciglio. "Cosa c'è?"
"Siamo andati con Clarissa e Lily a parlare a Kimmel delle squadre di Quidditch intercasa!" Poppy esclamò. "Ha detto che sembrava una buona idea, se eravamo disposti ad occuparcene noi!"
Albus annuì. "Madama Bump ha detto che ci avrebbe aiutati un po', se necessario, ma credo che ce la caveremo finché riusciamo a insegnare alle persone come giocare!"
Sorrisi. "È magnifico!"
"Abbiamo appeso un cartello all'ingresso," Poppy spiegò. "Chiunque voglia partecipare, può farlo."
"Abbiamo solo messo la regola che chi fa già parte di una squadra non può giocare," Albus spiegò, "così più persone avranno una possibilità. Ma faremo da allenatori!"
"Sarà bellissimo!" Esclamai.
Albus era di pattuglia quella sera. Fino a quel momento facemmo piani per il quidditch e giocammo a scacchi dei maghi, o meglio io più che altro guardavo in quanto mi battevano ad ogni partita. Perlomeno Albus mi lasciò vincere una volta (a cui seguì una sconfitta cocente contro Poppy). Lui negò, ovviamente, dicendo che avevo vinto onestamente, ma sapevamo entrambi che io ero una frana a scacchi tanto quanto lo eravamo entrambi in Storia della Magia.
Dopo che Albus uscì per accompagnare Poppy alla sua sala comune ed incontrare Scorpius per le pattuglie, andai a sedermi da Wren. Era rannicchiata sul davanzale di una finestra, e leggeva il libro di Storia della Magia. Decisamente il quadro della disperazione solitaria. Mi sedetti di fronte a lei e mi guardai intorno. "Come va?"
Wren alzò gli occhi dal libro e fece spallucce. "Direi bene."
James era dall'altro lato della stanza, fingendo ancora che andasse tutto bene, come se sforzandosi abbastanza potesse renderlo vero. "Dovresti parlare con lui."
"Con chi?" Wren chiese, anche se si era un po' irrigidita.
"James."
Wren scosse la testa, sospirando. "Non credo che sia una buona idea."
"Perché no?"
"Insomma, guardalo," disse lei, indicando la sala comune. James rideva forte (troppo forte) ad una battuta che Roxanne aveva fatto. "Credo che così sia meglio, per lui. Non aver bisogno di struggersi per ciò che mi succede."
Alzai gli occhi al cielo. "Scherzi, vero?"
Wren si accigliò, poi scosse lentamente la testa. "No, non scherzo."
"Tu non..." La fissai per un momento. "Non hai capito quanto è finta? Tutta questa recita che sta facendo?"
Wren guardò di nuovo in quella direzione. Se lo capiva, non ne dava segno. "Sta cercando di voltare pagina. Sono contenta. Può avere molto di meglio, e comunque in questo starà più al sicuro, forse."
Sbattei gli occhi, persa per un attimo. Come avevo fatto a non accorgermi di quanto fossero simili questi due? Cioè, non si somigliavano poi tanto nel modo di comportarsi, immagino, ma avevano le stesse identiche priorità. La loro preoccupazione numero uno era proteggersi l'un l'altra. "Come potete essere tutti e due dei così stupidi, auto-sacrificanti idioti?"
"Cosa?"
"Perché tu lo sappia, è esattamente ciò che ha detto James quando gli ho detto di parlarti."
Wren sbatté gli occhi. "Lui... Pensa davvero di star meglio senza di me?" Evidentemente una parte di lei non aveva mai creduto alle sue stesse parole.
Alzai gli occhi al cielo. "No! Certo che no. È convinto che tu stia meglio senza di lui."
Wren sbatté gli occhi di nuovo. "Oh. Oh." Guardò me, poi James, poi di nuovo me.
"Per favore parlagli, Wren. State entrambi malissimo ed è orribile."
Wren fece un respiro, e annuì. "Okay. Io..." Prima che potesse finire la frase, però, la sua espressione cambiò. Si fece pallida, e la sua mano si mosse verso la tasca.
Imprecai mentalmente contro l'orribile tempismo di Stillens. "È quell'accidenti di moneta?"
Lei annuì, tirandola fuori furtivamente dalla tasca. "Devo andare."
"Parla con James presto, per favore. Te lo giuro, non pensa di star meglio senza di te, Wren."
"Ne sei sicura?" Chiese, alzandosi.
"Certamente. È in condizioni misere. Semplicemente si sforza di nasconderlo più di te."
Wren mi rivolse un sorriso non molto convinto. "Se lo dici tu."
"È così."
"Gli parlerò domani, credo. Devo proprio andare, però. Puoi inventarti una scusa se qualcuno chiede?"
"Sei in biblioteca," dissi con un occhiolino. "Buona fortuna, cerca di tornare tutta intera."
Lei annuì, con un sorriso ormai preoccupato. Per un attimo pensai che avrebbe detto altro, ma non lo fece, si limitò ad uscire dal ritratto.
Dopo un po', andai verso il punto in cui erano seduti James, Roxanne, e Colin. Stavano parlando di qualcosa che era successo durante la loro lezione di Erbologia di quel giorno, e notai di sfuggita una bottiglia di Whisky Incendiario semi-nascosta dietro il cuscino su cui era appoggiata Roxanne. Una possibile spiegazione del perché ridevano tutti così forte. James a dirla tutta sembrava un po' troppo allegro. Sorrise e balzò in piedi quando mi vide. "Astra! Dove sei stata?"
"Dall'altro lato della stanza," dissi, accigliandomi. "Stai bene?"
Roxanne spinse la bottiglia più in fondo. "Sta bene. Perché?"
Feci spallucce. "Non so. Sembra... Più felice rispetto all'ultimo periodo?"
"È un male?" Colin chiese, strascicando leggermente le parole.
"Certo che no," dissi subito. "Mi chiedevo solo perché."
James sorrise. "Certo che lo sono! Sto voltando pagina!"
Alzai un sopracciglio. "Sei ubriaco, James."
"Cosa? No non lo sono."
"Non possiamo ubriacarci, Astra," Roxanne disse, alzando gli occhi al cielo. "Dove potremmo mai trovarlo il Whisky Incendiario?"
"Non ho mai nominato il Whisky Incendiario," feci notare.
I tre si guardarono. "Non dirlo a mio padre," James disse dopo un minuto.
"Zio Harry ci ucciderebbe," Roxanne concordò.
"Ti conviene tornare sobrio prima che torni Albus, perché toglierà punti a Grifondoro e lo dirà a tuo padre, dissi.
James fece una smorfia. "Okay, beh, ce ne preoccuperemo dopo. Siamo tutti felici adesso!" Roxanne e Colin annuirono concordi.
Non ci credetti nemmeno per un istante. Anzi, mi stavo preoccupando. Okay, James piegava le regole, ma non aveva mai provato prima ad annegare i suoi dolori nell'alcol. La situazione era molto seria se si stava affidando a questo.
Prima che finissi di elaborare i miei pensieri, James alzò una mano. "Lo faccio!"
"Fare cosa?" Chiesi. Venni ignorata.
"Yay, James!" Roxanne disse, alzando in pugno. "Sì, lo fai!"
"In bocca al lupo, bello!" Colin esclamò.
James annuì, poi si diresse verso il punto in cui era seduta Mackenzie. Gemetti e lo seguii. Sarebbe finita molto male.
"Ma ciao, splendore," James disse.
Mackenzie lo guardò corrucciata. "Posso aiutarti, James?"
"Volevo solo dirti che sei un vero schianto stasera," disse lui, sedendosi vicino a lei.
Mackenzie si allontanò da lui. "James, sei ubriaco?"
"No," disse lui.
"Sento l'odore, imbecille."
"Non importa," disse lui. "Non cambia i miei sentimenti per te."
Mackenzie sbatté gli occhi, poi guardò me. Adesso sembrava all'erta. "Di che cosa stai parlando?"
"Ti amo ancora," disse, avvicinandosi a lei.
Mackenzie scosse la testa. "No, non mi ami."
Lei si alzò. "Smettila, James. Non è così."
Anche lui si alzò. "Non puoi saperlo! Ti amo."
Lei gli diede uno schiaffo. "Datti una calmata, James!" Lui sbatté gli occhi, perdendo il sorriso. "Non mi ami," Mackenzie disse dopo un po'. "Vuoi sapere come faccio a saperlo? Sei ubriaco, prima di tutto, ma hai anche una fidanzata che so che adori. E lo so perché c'è una sola ragione per cui torneresti strisciando da me, a prescindere da quanto sia fantastica: per distrarti." Lei scosse la testa. "Datti una ripulita, James, e non fare cose di cui ti pentiresti."
Girò i tacchi e se ne andò, e James rimase lì in piedi per un momento, guardandola andar via. Poi si girò verso di me. Tutt'ad un tratto sembrava sull'orlo delle lacrime. "Non ce la faccio più."
"Non ti preoccupare," dissi piano, abbracciandolo. "Va tutto bene."
"Non è vero," disse lui. Lo sentivo piangere, le lacrime mi bagnavano i capelli. "Non ce la faccio più."
Incrociai lo sguardo di Colette e le feci cenno di venire. Lei alzò gli occhi al cielo, ma comunque venne di corsa. "Che c'è?"
"Hai incantesimi per renderlo meno ubriaco?"
"Qualcuno," disse lei, stringendosi nelle spalle.
Sbattei gli occhi. "Aspetta, sul serio? Perché?"
"Non fare domande." Fece sedere James, poi agitò la bacchetta vicino al suo viso e borbottò delle cose che non sentii. Qualche attimo dopo, i suoi occhi annebbiati si rimisero a fuoco.
"Non gli ho tolto l'alcol dal sangue, ovviamente, ma gli ho schiarito la mente," Colette spiegò. "Mi sa che ti ci vuole del caffé, James."
James annuì. "Sembra una buona idea."
"E magari vuoi sederti nell'angolo?" Chiesi. "Parlare?"
Annuì di nuovo. "Anche quella sembra una buona idea."
Ci sedemmo al tavolo nell'angolo mentre Colette evocava del caffè dalle cucine. James se lo scolò tutto in silenzio. Era meglio del pianto, supposi, ma non aiutava molto. Alla fine, sospirai. "Perché ci hai provato con Mackenzie?"
"Non lo so," James disse, stringendosi nelle spalle. "Immagino che volessi far smettere il dolore. Perché fa ancora male?"
Colette sospirò. "Quando perdi qualcuno che ami, non smette mai di far male."
Lui sospirò. "Non posso più scappare dai miei problemi. Io... Immagino che Mackenzie mi abbia fatto finalmente capire che l'unica cosa che posso fare eè sistemare le cose. Non so cosa stessi aspettando."
Gemetti. "Di tutte le sere, dovevi prendere proprio stasera."
"Cosa?"
"È andata," spiegai. "Doveva fare rapporto."
Strinse le labbra. "Immagino che aspetterò, allora."
"Di solito torna verso l'una," Colette offrì.
James annuì. "Quindi ho circa due ore per capire cosa dirò."
In tutta la mia vita non l'avevo mai visto lavorare così duramente. Tirò fuori penna e pergamena e scrisse un intero discorso, poi lo revisionò così spesso che non c'era più spazio vuoto. Alla fine, tutti salirono di sopra finché non rimanemmo solo io e James in sala comune.
Lui gemette e poggiò la testa sul tavolo. "Solo inutile in queste cose."
"Cosa vuoi cercare di dirle?" Chiesi. "Solo le idee generali."
"Solo che... Che mi dispiace tanto, suppongo. Voglio che lei possa fidarsi di me, e voglio fare tutto il possibile per essere qualcuno di cui si possa fidare."
Annuii. "È un buon iniziio. Magari... Magari fate una specie di accordo. Chiedile di farti sapere quando sta per dirti qualcosa che potrebbe farti arrabbiare, magari, e darti l'opportunità di prepararti. Così potrai essere presente per lei, invece di arrabbiarti. Arrabbiati per fatti tuoi, Jamie. La cosa più importante è esserci per Wren."
Lui annuìm abbassando lo sguardo. "Posso farlo. Posso provarci, almeno."
Sorrisi. "So che puoi."
"Sono abbastanza forte? Mi viene difficile controllarmi. Lo sanno tutti."
"Sei molto più bravo rispetto al passato," gli feci notare. "È un processo, James. Richiede tempo. Non puoi semplicemente schioccare le dita e desiderare che i tuoi problemi spariscano. Forse farai errori, ma ci proverai. Penso che anche Wren lo vedrà."
Sospirai. "E se non vuole?"
"Vuole. Fidati, lo vuole."
"Ne sei sicura?"
"Assolutamente. Sai, prima stavo parlando proprio con lei. È distrutta quanto lo sei tu."
"Oh. Non lo sapevo."
"Tiene così tanto a te, James. Tutti e due vi sforzate così tanto di proteggervi a vicenda senza chiedere l'un l'altra come vorreste essere protetti."
Lui inclinò la testa di lato. "Non ci avevo mai pensato in questo modo."
"Beh, adesso ci hai pensato." Sbadigliai, e guardai il mio orologio. "È passata l'una."
"Pensavo che a quest'ora tornasse di solito."
Feci spallucce. "Sono sicura che stia bene. Forse Stillens aveva tante cose da dire." Sbadigliai di nuovo. "Credo che andrò a letto. Buona fortuna."
"Grazie," disse, sorridendo stanco. "Mi serve."
Spigolo autore
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.
Alla prossima!
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