Capitolo 15 - La Cooman
~Astra~
Stellina mia,
Sono preoccupato per te. Harry Potter non ha idee su cosa sia successo? Sembra tanto la maledizione Imperius, e se c'è qualcuno sul territorio di Hogwarts che sa usarla, temo che la tua incolumità sia in pericolo. Sta facendo tutto il possibile per tenerti al sicuro, vero?
Perché Colette pensa che tu si auna veggente? Temo di non ricordare eventuali parenti che erano veggenti; gli alberi genealogici delle famiglie purosangue sono intricatissimi. Ma di certo c'è un'altra spiegazione per I tuoi sogni, se quella non ti piace.
Resta al sicuro, tesoro. Ti voglio bene.
Con affetto, Orion.
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Avevo smesso di autocommiserarmi. Qualunque cosa mi avesse detto la Cooman, sarei rimasta sana. Secondo Colette, quasi tutti pensavano che fossi impazzita durante il weekend.
Per fortuna, parlare col signor Potter mi aveva fatto tornare in me. Stavo anche iniziando ad abituarmi all'idea. Non mi piaceva affatto, ovviamente. Ma non volevo lasciarmi distruggere. Perfino Colette sembrava almeno un po' sollevata, ed Albus, Wren, e James (che ancora non avevano idea di cosa stesse succedendo) erano semplicemente felici di rivedere la vecchia me, finalmente.
E così ebbi il tempo di pensare ad altre cose.
Per esempio: eventi recenti. C'era stata un'altra missione dell'ES finita male, e due bambini di dieci anni erano finiti al San Mungo. Cecilee Hardins, una delle spie di Stillens al Parlamento che guardacaso era anche capo dell'Ufficio per L'Uso Improprio delle Arti Magiche, ne aveva approfittato per dichiarare impropria ogni forma di magia usata per scopi dell'ES, il che era già abbastanza grave. Peggio ancora, secondo Wren, il signor Potter temeva che ci fosse una spia nell'ES, a giudicare dalla sua richiesta di scoprire discretamente dove fossero piazzati gli agenti di Stillens.
Era una cosa deprimente a cui pensare, dato che non c'era assolutamente nulla che potessi fare (wow, impotenza e assenza di controllo stavano davvero diventando caratteristiche distintive della mia vita), quindi tendevo a concentrarmi su altre cose, che fossero cose più belle, o cose su cui potevo dire la mia.
Per esempio, scoprii che ero completamente a mio agio con l'idea che Albus aveva una ragazza, ormai. Poppy sembrava una bella persona. Magari in tutto questo l'avrei conosciuta meglio, il che poteva solo essere positivo. Cosa più importante, Albus sembrava felice come non lo era da tanto. Questo era buono.
Meno buono era ciò che vedevo Wren fare a James. Il fatto che erano passati quasi tre mesi ormai, da quando Zaria Hempsey aveva minacciato di ucciderla per la prima volta, e la ragazza ancora non si era decisa a dirlo a James, era abbastanza grave. Ora, però, Zaria si era messa in moto per tentare di sabotarla. Al momento stava solo pagando Nico per spiarla, e okay, ma chissà cosa poteva inventarsi se quello non avesse funzionato.
E Wren ancora non voleva dirlo a James.
Non la capivo. Okay, James aveva un caratteraccio, ma non era fuori controllo. Se solo lei avesse spiegato le sue preoccupazioni, lui avrebbe fatto di tutto per non renderle un problema. Non lo sapeva? Di certo lo sapeva.
Lui meritava di sapere. Se lei lo aveva detto ad Albus e Colette e me, doveva dirlo anche a James. Erano fidanzati, per la miseria. E, ovviamente, non sarei stata io a dirglielo. Era una cosa che doveva fare lei, anche se ci stava mettendo un po' troppo. Non era affar mio.
Ma potevo assillarla quanto volevo, bastava che James non fosse nei paraggi.
Nei giorni successivi sfruttai ogni occasione che avevo per provare a convincere Wren ad andare a parlargli, ma senza successo. In classe, le passavo bigliettini che lei bruciava sotto la scrivania. In sala comune, mettevo in mezzo l'argomento in ogni modo immaginabile, finché lei non se ne andava da Lacy ed Iris.
Ad un certo punto, una vocina nella mia testa mi disse che forse dovevo fare un passo indietro. La stavo frustrando, ovviamente, e non sembrava aiutare. Ma, sfortunatamente, c'è una voce molto più forte nella mia testa che di solito tende ad urlare solo che ho sempre ragione. E in quel momento stava decisamente urlando. Quindi ignorai l'impulso di smetterla.
Dopo una settimana, non aveva ceduto. "Parlagli, Wren," sussurrai.
Colette alzò gli occhi al cielo e alzò il suo libro, tagliandoci fuori. Wren sospirò e mi ignorò.
"Prometto che ti lascerò in pace se lo fai," dissi.
Lei scosse la testa. "Perché non puoi lasciarmi in pace adesso?"
"Perché stai facendo la bambina."
Wren mi guardò male. "Disse la ragazza che continua a ripetere le stesse stupidaggini da otto giorni. Parlerò con James quando sarò pronta, va bene?"
Alzai le mani. "Non c'è bisogno di arrabbiarsi."
Lei fece un profondo respiro e tornò al suo libro.
Sospirai, poi mi alzai. "Mi sa che vado a cercare Albus, allora."
"Lui e Poppy sono in Sala-"
"Lo so," dissi stizzita. "È il mio migliore amico, Wren. Lo so dov'è." Wren sbatté gli occhi, ma non disse nulla mentre uscivo.
Mi sentivo un po' male. Non mi stavo comportando benissimo, ora che ci pensavo. E Wren sembrava sul punto di arrabbiarsi sul serio. Magari era arrivato il momento di mollare un po' la presa, di lasciarla respirare. Avrebbe capito cosa doveva fare da sola, prima o poi. Decisi di farlo, se potevo. Almeno finché non fosse successo un altro grande evento di cui inevitabilmente non avrebbe parlato con James.
Albus e Poppy erano seduti al tavolo di Tassorosso in Sala Grande quando entrai. Albus sorrise e mi fece segno con la mano di andare da loro. "Come va?"
"Wren è una stupida."
Lui sbatté gli occhi, poi alternò uno sguardo incerto tra Poppy e me. "Astra, hai bisogno di sfogarti?"
"No, pensavo solo che dovreste saperlo." Mi sedetti, sentendomi male per averlo detto. Non era il genere di cosa che potevo spiegare a Poppy.
Poppy si accigliò, poi si sforzò di sorridere. "Ehm, Albus ed io stavamo parlando della partita di Quidditch di questo weekend."
"Sai, quella in cui schiacceremo Tassorosso," Albus puntualizzò, sorridendo. Poppy alzò gli occhi al cielo con un sorriso.
"Ricordami, tu in che posizione giochi, Poppy?" Chiesi.
"Portiera."
"Giusto." Sorrisi. "Sei bravissima."
Poppy arross', sorridendo. "Oh, grazie. Ricordate la squadra di Freed Weasley al quarto anno?"
Sorrisi. "È stato troppo divertente."
Lei annuì. "Ci stavo pensando di recente. Mi piacerebbe avere altre occasioni per giocare, oltre alla Coppa delle Case. È divertente giocare con persone da altre Case."
Albus annuì. "Stavamo pensando di organizzare qualcosa di simile, se madama Bump ce lo consente. Trovare qualcuno per giocare solo per divertimento, sai?"
Alzai le sopracciglia. "Sembra fighissimo."
Poppy annuì emozionata. "So che, almeno in Tassorosso, ci sono un sacco di persone che potrebbero essere grandi giocatori, ma che non vogliono dedicarsi a tempo pieno, o che non vogliono fare brutta figura ai provini. Potrebbe essere un modo per far giocare delle persone che normalmente non potrebbero."
"Ci daresti una mano?" Albus chiese. "Scommetto che possiamo coinvolgere Clarissa per Corvonero, e Lily ha già detto che vuole aiutare, quindi avremo qualcuno da ogni casa. Fanno sempre i discorsoni sull'unità delle Case, quindi possiamo proporlo così a Kimmel."
"E siete entrambi prefetti, quindi si fiderà più di voi che di noialtri, vero?" Dissi.
Poppy fece spallucce. "Beh, su questo non saprei..."
"Perlomeno si fiderà di Poppy più che di noialtri," Albus disse. "Non sono tra i suoi preferiti al momento."
"Perché? Cos'è successo?"
Albus strinse le labbra. "All'ultimo incontro dei prefetti, Eris ha detto che soprattutto Grifondoro doveva tenerti d'occhio, perché ti stavi comportando in modo strano. Ho chiesto cosa volesse insinuare, e... Beh, da lì la situazione è precipitata..."
Poppy gli accarezzò la spalla. "È stato molto coraggioso. Ma... Kimmel l'ha segnalato."
Sgranai gli occhi. "Albus!"
Albus fece spallucce. "Il trimestre è quasi finito, quindi non penso di riceverne altre due prima di Natale. Non è un gran problema. E poi Eris diceva cose ridicole."
Feci un leggero sorriso. "Comunque grazie per avermi difesa. Ma non farlo di nuovo."
Albus sorrise. "Non posso promettertelo."
Passammo l'ora successiva a parlare di cosa avremmo dovuto fare per convincere madama Bump prima, e Kimmel poi, a tenere quello che chiamavamo il Torneo Intercasa di Quidditch. Non sarebbe stato un grande evento come la Coppa delle Case, ovviamente, ma se fossimo riusciti a mettere insieme tre o quattro squadre che avrebbero giocato l'una contro l'altra ogni pochi mesi, sarebbe stata un'occasione per giocare a Quidditch per tante persone che normalmente non avrebbero potuto.
Stavamo ancora parlando quando il signor Potter arrivò. "Astra, posso parlarti?"
Sentii un peso sullo stomaco. Non avevo infranto alcuna regola scolastica di recente, quindi c'era una sola possibilità.
La Cooman.
Avevo visto la professoressa Cooman solo da lontano. Non scendeva spesso per i pasti, ma a volte l'avevo vista vagare per i corridoi, con un'aria misteriosa. Beh, o misteriosa o pazza. Non sarei rimasta sorpresa se mi avesse detto che non si spazzola i capelli da oltre dieci anni, per come erano selvaggi i suoi riccioli grigi. I suoi grossi e spessi occhiali le facevano sembrare gli occhi così grandi che erano praticamente l'unica cosa che notavi quando la guardavi in viso. Indossava sempre non meno di tre scialli e parecchie collane di perline, e mi ricordava un po' lo stereotipo delle maghe da circo. Riassumendo, non dava l'impressione di essere particolarmente affidabile.
"È una vera veggente, Astra," fu tutto ciò che il signor Potter ebbe da dire.
La sua aula sembrava vuota quando entrammo. Rimasi a bocca aperta. Grandi arazzi pendevano da ogni muro, coprendo quasi tutte le finestre. Candele sparse ovunque riempivano l'aria di un aroma che non riconoscevo. Invece di banchi, c'erano parecchi tavolini rotondi circondati da cuscini.
"Non c'è?" Sussurrai. Il signor Potter scosse la testa e alzò la mano, sembrando stanco.
In quel momento, si sentì un fruscio dietro uno degli arazzi, che svolazzò per rivelare la professoressa Cooman. "Ho previsto il tuo arrivo," annunciò con voce solenne. "Desideri parlare di argomenti importanti, vedo."
"Sì, come ti ho detto questo pomeriggio," disse il signor Potter, accigliandosi.
"E lei è Astra Lestrange!" Esclamò la Cooman, superando in volata il signor Potter per prendermi la mano e fissarmi con quegli occhioni enormi. "Ah, sì, Vergine, nata in tempo di novilunio, molto interessante, hmm, sì..." Si girò all'improvviso verso il signor Potter. "Lo percepisco, ha un dono, la Vista!"
Feci un passo indietro, guardando allarmata il signor Potter. Di certo non poteva stabilirlo solo tenendomi la mano, giusto? Se era così, voleva dire che aveva torto, perché io non capivo niente delle persone quando gli stringevo la mano. Ma così era una contraddizione!
Il signor Potter non reagì. "Beh, sì, ci sono dei... Non lo so, dei test che puoi fare, per essere sicura?"
La Cooman sospirò. "Beh, suppongo di sì, se proprio devi essere così terreno. Devo dirlo, Harry, tu rovini il divertimento. Vuoi sempre le prove. Non è così che funziona l'Occhio Interiore."
"Già, immagino di passare troppo tempo con Hermione, eh?" Disse lui secco. "Vogliamo solo esserne sicuri. Se è vero, è una cosa grossa, e non voglio che Astra ne porti il peso senza motivo."
La Cooman sbuffò, ma mi indicò un tavolino. "In tal caso, accomodati." Lo feci, e dopo un attimo, la Cooman si sedette di fronte a me. "Adesso," disse lei, in una voce molto eterea, diversa da quella che aveva usato fino ad un secondo fa. Posò tra di noi una sfera di cristallo, e le agitò le mani sopra. "Guarda nella Sfera. Dimmi cosa vedi."
Sbattei gli occhi. Solo nuvole bianche e paffute che vorticavano nella sfera. Guardai il signor Potter. "Ehm... Nuvole?"
"Guarda meglio."
Mi accigliai, cercando di concentrarmi. L'unico risultato fu che le nuvole vorticarono più velocemente. "Non... Non vedo altro."
I frowned, trying to concentrate on it. The clouds just swirled more. "I... I don't see anything else."
"Meglio."
"Che accidenti significa?" Sbottai. "Guarda meglio? Ci sono solo nuvole!" Guardai di nuovo la sfera, poi sgranai gli occhi. "Oh..."
"Cos'è?" la Cooman chiese entusiasta.
"Credo... Credo siano Gideon e Vinnie..."
"Sono due reporter del Profeta che Astra conosce," spiegò il professor Potter, avvicinandosi.
La Cooman lo zittì e lo scacciò con un cenno della mano. "Cosa fanno?"
"Non lo so," dissi. A dire il vero stavano iniziando a sparire.
La Cooman annuì emozionata. "Non importa. Senza allenamento, hai visto un'immagine nella Sfera! Incredibile!"
"Okay, sì, ma non significa nulla," dissi infastidita. "Forse ho solo pensato di vederli, come quando la gente pensa di vedere le forme nelle nuvole."
"In realtà, le forme nelle nuvole possono avere quasi la stessa importanza delle stelle," la Cooman disse sbuffando. "Ho altri metodi di determinazione, però." Si alzò e andò di fretta verso un tavolino colmo di tazzine di tè. Per mia sorpresa, lei si limitò a versare una tazza di tè e a porgermela. "Bevi."
Guardai incerta il signor Potter, e lui annuì soltanto. Sembrava si stesse trattenendo dall'alzare gli occhi al cielo. Dopo un secondo, bevvi il tè. Appena lo feci, la Cooman mi passò un libro. "È un dizionario di simboli. Dimmi se riesci a leggere i fondi del tè."
Presi il libro, poi guardai la mia tazza. "È... un mucchio di roba marrone."
La Cooman si accigliò, quindi aprii il libro e mi misi a sfogliarlo, cercando di trovare forme sul fondo della mia tazza.
"Ehm," dissi dopo un minuto, "Credo che quella sia una croce... Che sarebbe... Travagli e sofferenze?" Feci una smorfia. "Che bello."
"Cos'altro vedi?" Insistette la Cooman.
"Io... Mi accigliai. "Quello sembra una specie di gatto?"
La professoressa Cooman sussultò drammatica. "No! Un amico disonesto? Mia cara, devi stare molto attenta!"
Il signor Potter alzò u sopracciglio. "Sibilla, mi sembra un po' estremo."
"Non sono io," disse indignata lei. "Sono le foglie. Non puoi contestare le foglie!"
Alternai lo sguardo tra i due. "Ehm... Vorrei contestare le foglie."
"Non puoi!"
"Non ho amici disonesti!" Esclamai.
Il signor Potter sospirò. "Mi vedo costretto a darle ragione, Sibilla. E poi, sei sicura che sia un gatto? Non sembra un gatto."
"È un gatto!" Sbottò la Cooman. Fece un profondo respiro, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì di nuovo sembrava meno frustrata. "Beh, mia cara, passiamo all'aspetto più importante. Dobbiamo analizzare i tuoi sogni."
Sbattei gli occhi. "Cosa?"
"Faccio tenere un diario dei sogni a tutti i miei studenti per analizzarli, ma immagino tu non ne abbia uno," disse lei accigliandosi. "Ricordi dei sogni che hai fatto di recente?"
"Io... Beh, solo quello in cui mi sono vista rompermi il braccio," dissi, accigliandomi. "E-"
La Cooman sbatté gli occhi. "Lo hai sognato?"
"Sì, qualcosa come due mesi fa." Sbattei gli occhi. "Non era di questo che parlavamo?"
La Cooman non mi prestava più attenzione. Guardava il signor Potter. "Ho, ha il vero dono della Vista!" Esclamò con un sorriso sfavillante. "È passato così tanto da quando ho avuto studenti che possedevano una tale affinità con l'Occhio Interiore, ma lei ha addirittura sognato il futuro! Non c'è più dubbio ormai che si tratta di una vera veggente!"
Gemetti. "Merlino, no..."
La Cooman continuò come se non mi avesse nemmeno sentito. "Oh, se solo avesse seguito le mie lezioni durante gli anni dei G.U.F.O.! Immagino non si possa tornare indietro. Farò un'eccezione, e le lascerò seguire Divinazione al livello M.A.G.O. Possiamo raffinare per benino le sue capacità."
Alzai. "Non faro Divinazione!"
Il signor Potter alzò una mano. "Solo un minuto, Astra." Si girò verso la professoressa Cooman. "Capisci che tutto questo deve rimanere assolutamente segreto, giusto? Se Stillens scopre che Astra è una veggente, raddoppierà gli sforzi per catturarla.
La Cooman tirò su col naso. "L'Occhio Interiore non dovrebbe essere mai tenuto nascosto." Si fermò, poi sospirò. "Ma suppongo che, viste le circostanze, non può essere altrimenti. Deve fare Divinazione, però."
Gemetti. Il signor Potter mi ignorò. "E se i tuoi altri studenti fanno domande? Chi segue Divinazione al livello M.A.G.O.?"
"Pochissimi hanno le capacità necessarie a continuare la ricerca della gloriosa Vista." Il signor Potter alzò un sopracciglio, e la Cooman tirò di nuovo su col naso. "Luna Scamander, Trilia Bones, e Trevor Haspin."
Il signor Potter rimase pensieroso per un attimo. "Credi che terranno la bocca chiusa, se glielo chiedi tu?"
La Cooman si erse in tutta la sua alquanto scarsa altezza. "Provano un grande rispetto per me, Harry."
Il signor Potter annuì, stringendo le labbra. "Va bene. Allora gli parlerò."
La Cooman la ignorò, e mi sorrise di nuovo. "Mia cara, credo che questo potrebbe essere il giorno migliore della tua vita!"
~~~~
"Questo potrebbe essere il giorno peggiore della mia vita," dissi, sedendomi di fianco a Colette in sala comune. "Letteralmente."
"È stata la Cooman?" Chiese lei, posando il libro. Annuii. "Cosa ti ha detto?"
"Che è tutto dannatamente vero," sbottai. "A quanto pare, so leggere le foglie di tè e vedere cose in quella stupida palla di vetro e credo sia la cosa più stupida che abbia mai sentito."
"Cosa?" Colette strinse le labbra, ed ebbi la netta impressione che stesse cercando di non sorridere.
"Non lo so. È stato assurdo. Ho visto Gideon Montry e Vinnie Briar nella sfera di cristallo per qualche motivo?"
Colette sbatté gli occhi. "Davvero?"
Feci spallucce. "Già. Totalmente a caso, eh?"
"Non hai letto il Cavillo di oggi? O almeno il Profeta?"
Scossi lentamente la testa. "Perché?"
Colette mi fissò per un momento. "Hanno beccato uno degli agenti di Stillens ad Hogsmeade. Un tizio chiamato Kyle."
"Ned Niente Nome si chiama Kyle?"
Colette fece spallucce. "Già, è stupido. Non è questo il punto. Davvero non lo sapevi?"
"Non ne avevo idea."
Colette scosse la testa. "Incredibile..."
Sbattei gli occhi. "Beh? Cos'è successo? Come hanno fatto? Pensavo volessero volare basso per il momento."
"A quanto pare, secondo il Profeta, sono stati più che ovvi. Hanno spiato il suo appartamento, l'hanno tenuto d'occhio per giorni, e finalmente hanno trovato abbastanza prove da permettere agli auror di perquisire il suo appartamento e trovare il necessario per arrestarlo."
"Il Cavillo cosa dice?"
"Ci sono capitati per caso. Kyle aveva accolto parecchi noti criminali nel suo appartamento, e loro li avevano visti ma non avevano collegato. Non se ne erano nemmeno accorti finché qualcun altro al Profeta gliel'aveva fatto notare."
Mi accigliai. "Perché il Cavillo li sta screditando?"
"Immagino stiano tentando di alimentare l'immagine che Gideon e Vinnie vogliono mostrare," Colette disse. "Se Dillam pensa che l'ES chiami Gideon e Vinnie idioti, non sospetterà che ne facciano parte. Comunque, era su tutta la prima pagina. Russey sta cercando di usarlo come prova che il Parlamento sia più efficace dell'ES, suppongo."
Alzai gli occhi al cielo. "Ovviamente."
Colette scosse la testa. "Già, dov'è la novità? Comunque, tornando alla Cooman..."
Sospirai. "È stato tutto davvero assurdo."
"Ho afferrato il concetto."
"La Cooman ha detto che c'era un gatto nelle mie foglie di tè? Che a quanto ho capito indica un amico disonesto? Era assurdo."
Colette si accigliò. "Forse dovresti prestargli attenzione? Se avevi ragione su Gideon e Vinnie..."
"Non avevo ragione su di loro. Non ho visto niente su di loro. Solo loro. Il che è inutile."
Colette scosse la testa. "Come vuoi, Astra."
"E probabilmente dovrò fare Divinazione. Preferirei morire."
Colette alzò un sopracciglio. "E come lo spiegherai agli altri?"
Strinsi le spalle. "Io... Immagino debba dirglielo..."
"Onestamente? Era anche ora." Colette mi fece un rapido sorriso. "Sono preoccupati per te, sai."
"Lo so," dissi, accigliandomi. "Non volevo parlarne. Mi sentivo un po' come se parlarne lo avrebbe reso più vero. Immagino però che a questo punto non conti niente."
"Nope." Mi accigliai, e lei fece spallucce. "Che c'è, vuoi che neghi tutte le prove e che ci sia ancora una possibilità che non sia vero? Non è molto onesto."
"Magari un po' di conforto, almeno."
"Scusami. Però prima o poi dovrai accettarlo. Vorrei che non fosse così." Scosse la testa. "Lo sai che non devi venire da me se vuoi conforto. Prova con Wren."
Mi morsi il labbrò. "Già, no, per questa settimana credo di averla fatta incazzare per bene."
"Ooh. Sì. L'hai fatto."
"Grazie," dissi sarcastica.
Colette guardò dietro di me. "Okay, allora non dire niente. Dovrai prendere una decisione alquanto in fretta, però."
Guardai verso il buco di ritratto e vidi Albus, James, e Wren entrare. Quando ci raggiunsero, mi alzai. "Io... Andiamo nella Stanza delle Necessità."
"Perché?" James chiese. "Va tutto bene?"
Colette alzò gli occhi al cielo. "Astra sta solo facendo la drama queen." Chiuse il libro e si alzò a sua volta. "Venite. Finiamola con questa storia."
Non ci volle molto a spiegare tutto. Anzi, ero un po' infastidita da quanto facilmente accettarono la cosa. Nessuna protesta, nessun'altra ipotesi. Solo, 'Oh, questo spiega tante cose.'
"E quindi devo fare Divinazione," dissi, sentendomi un po' delusa dalla loro reazione. "È tutto orribile."
"Insomma, potrebbe andare peggio," Albus disse, facendo spallucce.
"Zitto tu."
"Divinazione è orribile," James disse, rivolgendomi un sorriso comprensivo. "Mi dispiace."
"Andrà bene," Wren disse. Una volta che ti abitui all'idea, sono certa che andrà tutto benissimo."
"Giusto," Albus concordò. "E poi, la Cooman è esilarante, anche se è pazza. Basta non prendere troppo sul serio quello che dice, e magari Divinazione sarà divertente."
"Ne dubito."
James mi accarezzò il braccio. "Hey, lo so che è uno shock. Ma ti prometto che starai bene. Niente è cambiato, tranne il fatto che prenderemo in giro la Cooman più spesso, giusto?"
"Nessuno lo verrà a sapere," Wren disse. "Mio zio non lo saprà mai."
Sospirai. "Non voglio essere una veggente."
"Almeno hai idea di cosa voglia dire essere una veggente?" Colette chiese. "Non è che devi per forza fare la mezza matta come la Cooman, sai."
"Già, ha fatto solo due profezie in tutta la sua vita," Albus concordò. "E non se le ricorda nemmeno!"
"Tutto quel teatrino che fa è solo fumo negli occhi," Colette disse. "La maggior parte dei veggenti non si comporta diversamente dagli altri di solito. Ogni tanto cadono in trance e vedono il futuro, e ancora più raramente fanno profezie."
"Storicamente, la maggior parte dei veggenti erano persone comuni," Wren concordò. "C'era un capitolo su di loro in Storia della Magia qualche settimana fa, ed era cortissimo, perché la maggior parte di loro non era abbastanza degna di nota da finire nei libri di storia."
"State dicendo che non sono degna di nota?" Dissi, sorridendo.
Wren scosse la testa. "Certo che lo sei. Ma non perché sei una veggente. Perché sei Astra Lestrange."
Albus annuì. "Sapere che sei una veggente non cambia chi sei. Non è che sei diventata veggente nel momento in cui te l'ha detto Colette. Sei sempre la stessa di prima. Solo... più consapevole di te stessa, direi."
Mi accigliai. "Immagino di sì."
James sorrise. "Hey, ascolta. Siamo qui per te. Fa schifo, e mi dispiace, ma qualunque cosa significhi per te, noi ci siamo."
"Grazie," dissi, guardando i loro volti. "Davvero. Ci ringrazio." Incrociai lo sguardo di Wren. "Siete tutti meravigliosi, anche se non sempre me lo merito." Wren mi rivolse un piccolo sorriso, e sentii un'ondata di sollievo. Almeno ero perdonata per aver fatto l'idiota, allora.
Nei giorni successivi, James, Wren, ed Albus fecero di tutto per dimostrare ciò che James aveva detto, che erano lì per me. Da Wren che era super paziente a Pozioni ad Albus che convinse gli elfi domestici a darci della cioccolata a James che passava metà degli allenamenti di Quidditch a urlarmi incoraggiamenti (mancando un paio di Bolidi per farlo), vedevo che tutti facevano del loro meglio per farmi sentire meglio. E funzionò, giusto un pochino. Almeno non mi sentivo morire ogni volta che mi addormentavo.
Questo prima che facessi un altro sogno, però.
Ero in un corridoio di Hogwarts. Mi guardai intorno; era affollato, e all'inizio non capii chi stavo seguendo. Questo almeno fino a quando non si fece tutto nebbioso.
Mi girai e vidi Me-del-Sogno nitidissima in mezzo ad un turbinio di colori che doveva esser formato da altri studenti di passaggio. Lei rimaneva ferma in mezzo a quel mare di movimento. Sentii in lontananza qualcuno chiamare il mio nome, ma non riuscii a capire chi era. Ero un po' più concentrata su Me-del-Sogno, che aveva alzato la propria bacchetta.
"Morstimulus."
Un lampo di luce scaturì dalla mia bacchetta, e un lampo più forte da dietro di me. Mi girai per vedere cosa fosse, ma era scomparso tutto.
Ero in un vuoto oscuro. Mi girai di nuovo, e anche Me-del-Sogno era sparita. Non era normale. "Hey?" Dissi. L'unica risposta fu l'eco della mia voce.
"Hey?" Questa volta urlai. C'era qualcosa di sinistro in quell'oscurità. Non mi piaceva. Era come se ci fosse qualcosa in agguato dietro di me, ma ogni volta che mi giravo non vedevo assolutamente nulla. Iniziai ad arretrare, poi mi girai e corsi.
All'improvviso sentii un rumore, come un gigantesco interruttore della luce. Guardai in quella direzione e vidi una bambina seduta a terra. Era vestita di stracci, con il viso e i vestiti macchiati di terra e lacrime e forse sangue. Non poteva avere più di sette od otto anni. Andai verso di lei, poi mi fermai. Fissava il vuoto, ma non rea quello il problema. Aveva occhi vitrei, senza espressione. Avevo visto abbastanza film horror con Mara per non fidarmi di ragazzine a caso in posti inquietanti, soprattutto se avevano gli occhi vitrei.
"Hey?" Dissi di nuovo, incerta.
La bambina si girò verso di me, il che sembrò costarle fatica. Incrociò i miei occhi con i suoi vuoti. "Aiuto," disse con una vocina esile.
"Come posso aiutarti?" Chiesi, facendo un passo indietro. Qualcosa non quadrava.
"Aiuto," disse di nuovo. Iniziò a mettersi in piedi, ed io arretrai più in fretta. Una volta in piedi, però, non si mosse, restò solo a fissare nella mia direzione. Rallentai fino a fermarmi. Per un momento, non successe nulla, poi sbatté gli occhi.
Il bianco vitreo dei suoi occhi sparì. Al suo posto, ora vedevo i suoi occhi, marrone scuro. In qualche modo, però, era peggio del bianco. C'era un terrore nei suoi occhi che non avevo mai visto in nessuno. "Aiutaci," disse piano.
Mi svegliai urlando.
Ero in ginocchio nel bel mezzo del nostro dormitorio, tremando così forte che non riuscivo ad alzarmi. Wren era di fronte a me, e sembrava non sapere cosa fare. Dietro di lei vedevo Iris, Lacy, e Rose appollaiate sul letto di Lacy, e mi fissavano impaurite.
Sbattei gli occhi, facendo qualche respiro profondo. Non era stato reale. Cioè, la prima parte sì, immagino, per quanto strana, ma la seconda... Un incubo. Uno molto brutto.
Sentii una mano sulla spalla. "Sei sveglia?" Colette chiese. Io annuii. "Dillo a voce alta, per favore," disse lei.
"S-sono sveglia," dissi.
Mi girò attorno e si sedette vicino a Wren. "Cos'è stato'"
"Un... Un incubo, dissi."
"Hai avuto una specie di... Una specie di crisi," Lacy disse, gattonando incerta verso il bordo del letto per vedermi meglio.
Stai bene?" Venne lo squittio di Iris da sotto un lenzuolo.
Sbattei gli occhi, poi guardai Wren e Colette. Cosa ho fatto?"
Wren fece una smorfia. "Hai iniziato ad urlare, e quando mi sono svegliata tu eri in ginocchio in mezzo alla stanza."
"Cosa stavo dicendo?"
"Parole sconnesse," Colette disse, accigliandosi. "Sei davvero sicura di stare bene?"
Annuii. "Credo di sì..."
Si scambiarono uno sguardo, poi Colette si alzò e si girò verso le tre ragazze sul letto di Lacy. "Se scopro che tutto ciò è uscito da questa stanza, ve ne pentirete."
Tutte e tre annuirono subito, guardandomi ancora preoccupate.
"Non sono posseduta, lo giuro," dissi piano.
"Lo sappiamo," Lacy disse, sforzandosi di fare un piccolo sorriso.
Wren si alzò e mi offrì la mano. "Astra, vuoi andare giù un sala comune?"
Ci raggomitolammo vicino alle braci semispente del camino nella sala comune vuota. Per un po' rimanemmo in silenzio, mentre io cercavo di processare il tutto.
"Un incubo?" Colette chiese alla fine.
Feci spallucce. "Io... Non lo so. Sì? Quella ragazzina sembrava uscita da The Ring."
"Che cosa?" Colette chiese.
"Perché non parti dall'inizio?" Wren disse.
Feci un respiro. "È iniziato con Me-del-Sogno. Come gli altri due. Ero in uno dei corridoi, e tutto si è fatto nebbioso e ho lanciato un incantesimo. Forse ha dato inizio ad una rissa. Non ho capito. È vorticato tutto via subito."
"Che incantesimo?" Colette chiese.
"Non lo so. Credo Morstimulus? Non so cos'è?"
"La Fattura Pungente?" Wren chiese.
Feci spallucce. "Non lo so. Non conosco l'incantesimo. Pensate... Pensate che lo userò su qualcuno?"
Colette strinse le labbra. "Se riesci ad evitare di impararlo, in teoria, forse potresti evitare ciò che succede nel sogno."
Sbattei gli occhi. "È possibile?"
"Il futuro non è inciso sulla pietra," disse lei. "Non c'è scritto da una nessuna parte che una profezia deve avverarsi. Quasi tutte prima o poi si avverano, perché la gente ci crede così tanto che per loro diventano vere, e quindi finiscono per farle avverare perché credono che sia l'unica opzione. Ma non deve essere necessariamente così."
"Quindi... Dici che magari posso imparare ad evitare le cose che vedo in questi sogni?"
"Forse," Colette disse, facendo spallucce. "Sono un po' criptici, dato che sono tutti sfocati. Non lo so."
Wren scosse la testa. "Il sogno è finito? Sembravi davvero sconvolta."
"Io... No, non è finito." Abbassai lo sguardo. "Tutto è vorticato via dopo che Me-del-Sogno ha lanciato quell'incantesimo. E poi era tutto nero. Era davvero inquietante, come se ci fosse qualcosa lì. Ma non vedevo nulla. E poi è apparsa questa ragazzina, e aveva gli occhi completamente bianchi. Poteva benissimo far parte di un film horror babbano. A proposito, ecco cos'è The Ring." Colette annuì, ancora confusa. "E continuava a dire, 'aiuto'," continuai. "Finché non ha sbattuto gli occhi, e all'improvviso potevo vedere il loro colore, e lei sembrava davvero spaventata. E ha detto 'aiutaci'. Poi mi sono svegliata."
Wren e Colette si scambiarono uno sguardo, allarmate. "Sembrava reale come la prima parte?" Colette chiese lentamente.
Feci spallucce. "Io... Non lo so. Prima, sì. Adesso non saprei dire, però..."
"Hai riconosciuto la bambina?" Wren chiese. Scossi la testa.
"Beh, non esiste un modo per finire in un vuoto nero," Colette disse, facendo spallucce. "Sarebbe una dimensione a parte. Nessuno può farlo, neanche con la magia."
"Stai dicendo che quella parte non è reale?"
"Sto dicendo che sembra un po' improbabile," Colette disse. "Potrebbe essere simbolica. I sogni della maggior parte delle persone non sono oggettivi come i tuoi, sai."
"O... O forse era solo un incubo," dissi.
"Anche quello è possibile," Colette disse.
"Sembra tanto un incubo normale," Wren concordò. "Ultimamente sei sotto tanto stress. Avrebbe senso."
Annuii, facendo un respiro profondo. "Okay. Hai ragione. Avrebbe senso."
Colette mi rivolse un sorriso stanco. "Se sogni di nuovo la ragazzina dell'incubo, vedrò se riesco a scoprire qualcosa. Ma per il momento, non penso tu possa fare nulla."
"Tranne forse tornare a dormire?" Wren disse speranzosa.
Sorrisi. "Magari."
Non riuscii ad addormentarmi di nuovo, più che altro perché non riuscivo a togliermi la bambina dalla testa. Ogni volta che chiudevo gli occhi, eccola lì. Almeno quella parte era normale. Era da tento che non vedevo un film horror, ma ora che ci pensavo ricordavo di aver avuto brutti sogni come questo che rifiutavano di andarsene finché la luce del mattino non li faceva fuggire. Non riuscivo a capire perché ne avevo avuto uno adesso, ma almeno aveva senso.
Poiché l'universo sembrava odiarmi, era la notte di venerdì quando successe, il che voleva dire che la partita di Quidditch contro Tassorosso era quel pomeriggio. Mi addormentai a colazione in Sala Grande, dove la luce poteva scacciare le immagini terrificanti. Non mi svegliai finché James non mi scosse verso mezzogiorno per prepararci per la partita.
Devo ammetterlo, non ero in forma durante la partita. Ci furono parecchie occasioni in cui un Cercatore migliore di Emmanuel Beck avrebbe tranquillamente preso il Boccino prima di me, perché lo notavo parecchi secondi dopo di lui. Per fortuna, Emmanuel Beck non era il miglior Cercatore, e aveva la tendenza a sorpassare il suo bersaglio. Inoltre la sua scopa era un vecchio modello, che tirava un pochino a sinistra.
Certo, il resto della sua squadra compensava abbondantemente. Poppy parò un numero record di tiri, e i Cacciatori erano sincronizzati come dei professionisti. Forse Beck passava tutto il tempo ad allenare loro e trascurava il proprio ruolo.
Che fosse quello il caso o no, la nostra squadra faticava giusto un po' a tenere il passo. River e James fecero un ottimo lavoro a scombinare i piani dei Tassorosso con i Bolidi, il che compensò il fatto che Cedric non era pronto per la perfezione che erano i Cercatori di Tassorosso.
Alla fine vincemmo per 20 miseri punti, perché presi il Boccino dopo che Beck l'aveva superato di dieci metri. Mi preparai per la tipica ammucchiata dei Grifondoro (Che non era feroce come ai tempi di Fred, scoprii), poi mi allontanai da tutti e mi sedetti sull'erba.
Non avevo avuto modo di parlare ai ragazzi del mio sogno. Albus e Poppy erano in disparte, parlavano emozionati della partita e si facevano così tanti complimenti a vicenda che mi girava la testa. James, però, e corse da me appena riuscì da districarsi da River e Luke, che volevano provare a convincerlo a fare le divise dei Grifondoro della più fastidiosa sfumatura di rosso possibile perché sarebbe stato divertente.
"Hey, stai bene?"
Feci spallucce. "Perché?"
"Beh, hai appena vinto, e sei qui con la faccia di chi ha appena saputo che il mondo sta finendo."
"Non è forse così?" Chiesi.
James sorrise. "Non ancora." Si sedette vicino a me. "Cosa c'è?"
Feci un respiro, poi spiegai a bassa voce il sogno. "Immagino che mi abbia sconvolta. Ogni parte. Non voglio fare del male a qualcuno, ovviamente, e la seconda parte mi ha semplicemente spaventata." Scossi la testa. "Probabilmente va tutto bene. Insomma, come ha detto Colette, forse è più simbolico che altro. O forse non significa nulla. Non lo so."
James mi accarezzò la spalla. "Non pensarci troppo, okay? Se il significato non è ovvio, e sembra proprio che non lo sia, o verrà in mente a una di voi, oppure non c'è proprio. Almeno, non uno importante."
Inclinai la testa. "Lo pensi davvero?"
"Sì. Insomma, voi tre siete le persone più intelligenti che conosca. Se voi non riuscirete a capirci qualcosa, probabilmente non c'è una una risposta, giusto?"
Sorrisi. "Non sono sicura di appartenere alla categoria, ma grazie comunque."
"Di niente," mi disse, sorridendomi di rimando. "Non preoccuparti, okay?"
Annuii. E per qualche motivo, mi aveva aiutato davvero. Non potevo mica fare qualcosa al riguardo, in ogni caso. Non conoscevo nessuna bambina horror da poter aiutare. Perché sprecare energie per preoccuparmi di qualcosa su cui non avevo alcun controllo?
Quindi non lo avrei fatto. Mi ritrovai a sorridere. In qualche modo, non poter fare nulla al riguardo non sembrava un destino così tetro, dopotutto.
Spigolo autore
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Alla prossima!
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