Capitolo 1 - Capelli blu e fuga

~ Astra ~

"Ciao!" Urlai, prendendo il vasetto di Polvere Volante dalla mensola. "Torno per l'ora di pranzo!"

"Stai attenta!" Fu la risposta di zia Andromeda, sovrastando il forte rumore d'acqua che si rovesciava. Charis era attualmente nel bagno di sopra, non avendo afferrato molto bene il concetto di 'colazione che va nella bocca'. Di solito non si sporcava così tanto, in verità, con marmellata su tutta la faccia e briciole nei capelli, ed era più o meno colpa mia. A onor del vero, Victoire aveva lasciato me a tenerla d'occhio quando se n'era andata al suo colloquio di lavoro prima che zia Andromeda si svegliasse, ed io avevo più esperienza con le mandragole che coi bambini. Comunque, quando zia Andromeda apparse, salvo l'inerme creatura e la portò di corsa di sopra.

Presi un pizzico di Polvere Volante e la gettai nel fuoco. "Il Paiolo Magico." Verdi fiamme si alzarono, e venni risucchiata nella Metropolvere. Dopo una quantità minima di lividure, capitombolai nel pub. Alle dieci del mattino agli inizi di Luglio, era ancora piuttosto vuoto, e mi diressi verso un tavolo in un angolino lontano.

Ero uscita apposta di casa con quindici minuti di anticipo. Volevo un po' di pace e silenzio per rispondere alla lettera di mio padre, e ultimamente era difficile trovare quelle due cose. Mai avrei pensato che i bambini potessero essere così rumorosi. Ovviamente, Teddy e Victoire rappresentavano metà del problema, in quanto stavano sempre a risponderle con dei versi. Era perfettamente adorabile, e io amavo tutto ciò, ma dovetti ammettere che non era sempre il miglior ambiente in cui scrivere una lettera. Avrei potuto aspettare che Charis facesse il suo pisolino, ovviamente (a quell'ora tutti tendevano a fare un pisolino, quindi silenzio extra), ma mi piaceva l'atmosfera del Paiolo Magico. E comunque, odiavo far aspettare Colette.

Non che a lei desse fastidio. Credo le piacesse avere una scusa per uscire di casa nei fine settimana, i giorni in cui suo padre non era a lavoro. Non lo avrebbe mai ammesso, ovviamente. La nostra ragione ufficiale per incontrarci ogni sabato mattina per le tre settimane da quando era finita la scuola, tra noi due, era che lei doveva aggiornarmi su ciò che la Gazzetta del Profeta aveva pubblicato quella settimana. Zia Andromeda sapeva la verità suoi nostri incontri, ovviamente (forse era l'unico motivo per cui mi lasciava uscire da sola). Il signor St. Pierre quasi sicuramente non la sapeva.

Presi un pezzo di pergamena dalla mia borsa, e una bella penna a sfera che Luke mi aveva regalato tempo prima dopo aver passato un'ora di Storia della Magia a lamentarci di tutte le cose che ancora usavano i maghi che i babbani facevano meglio. Le piume erano fighe e tutto, ma le penne erano molto più pratiche, soprattutto nei viaggi. E poi, le piume non facevano quel bel click.

Caro padre,

Sì, ti prometto che non mi getterò mai più inutilmente in una battaglia di nuovo. Non mi sono proprio potuta trattenere, però. Cosa avrei dovuto fare? Starmene ferma a guardare? Okay, scusa, la smetto. Sì, lo so che sarei potuta rimanere uccisa e mi dispiace e ti voglio bene e ti prometto che non succederà di nuovo.

L'Estate è stata un po' piatta fino ad ora. Il che sembra essere sia un bene che un male. Un bene perché sembra che il Parlamento non sia ancora riuscito a fare niente di grosso. Teddy è diventato un auror a tutti gli effetti, il che è ottimo, e lui dice che a quanto pare stanno davvero lavorando per rintracciare Stillens in questo momento. Dice anche che il signor Potter teme che le cose non resteranno così a lungo. Immagino tu possa fare domande al riguardo quando ti consegnerà questa lettera? Io non so molto.

La mancanza di eventi è un problema per Wren, però. Non aveva saputo niente dalla sua famiglia, l'ultima volta che l'ho sentita, ed è passato quasi un mese. Ho nominato nella mia ultima lettera quella ragazza che ha fatto esplodere il San Mungo, Zaria Hempsey, quella che sa che Wren fa il doppio gioco. Sicuramente non può non aver fatto niente al riguardo. Se avesse voluto ricattare Wren, ci avrebbe già provato. Se aveva intenzione di dirlo a Stillens, lui avrebbe fatto qualcosa a riguardo ormai, giusto? Ci stiamo preoccupando tutti, perché nessuna nuova non può essere buona nuova in questo caso, dico bene?

In questo momento sono al Paiolo Magico. Ci venivi spesso qui quando eri giovane? Tra poco incontrerò Colette St. Pierre qui. Lei... Beh, suo padre non è proprio una bella persona, e non si fida di me o dei Potter. Lei lo odia, e in generale non sembra per niente una bella situazione. Tempo fa l'ha minacciata di gettarla fuori casa. Sono molto preoccupata per lei, perché se fosse successo qualcosa, non penso che me l'avrebbe detto. Non le piace molto essere vulnerabile. Non so cosa fare.

Beh, ti voglio bene e mi manchi. Il signor Potter dice che potrei venire a trovarti il mese prossimo! Speriamo bene!

Con affetto, Astra

Sorrisi e ripiegai la pergamena. Un'altra cosa bella delle penne: niente macchie d'inchiostro a rovinare le lettere. Onestamente, non capivo perché il mondo magico non avesse cambiato subito metodo.

Una botta sul tavolo mi fece sussultare, ma era solo Colette che posava la sua borsa. Alzai lo sguardo e sorrisi, ma ben presto la mia espressione cambiò. "Um, Colette, ti è successo qualcosa ai capelli."

"Lo so." Si passò le dita tra i capelli, che non erano più lunghi e nero pece ma tagliati grezzamente all'altezza delle spalle e pieni di ciocche blu. "L'ho fatto giovedì. Speravo che facesse incazzare papà."

"L'ha fatto?" Chiesi.

Lei sorrise. "Meravigliosamente. Mi ha detto che sembro una puttana."

Alzai un sopracciglio. "Oh. Wow." Lei pareva completamente noncurante dell'opinione del padre sui suoi capelli, quindi lasciai perdere. "Beh, secondo me ti stanno una favola."

"Grazie," dissi, sorridendo di nuovo mentre si risiedeva. "Cos'è?" indicò la mia lettera, che ancora tenevo.

"Oh, è per mio padre," Spiegai. "Teddy ha detto che la porterà con lui a lavoro domani per darla al signor Potter se voglio."

"Non hai visto i Potter di persona?" Colette chiese.

Scossi la testa. "Con Teddy che è diventato auror e Victoire che bada a Charis e cerca lavoro, non abbiamo avuto molto tempo."

"Victoire sta cercando lavoro?"

"Già." Sospirai. "Lei e Teddy vogliono avere un loro appartamento, prima o poi, ma gli stipendi al Ministero sono stati appena tagliati."

Colette annuì. "Mio padre l'ha usata come scusa per vendere il nostro gufo."

Ecco perché non aveva scritto. Albus si era preoccupato, ma io l'avevo rassicurato. "Oh, è un peccato."

Colette scosse la testa. "Lascia stare. Cosa vuole fare Toire?"

"Oh, beh," dissi, cercando di riprendere il filo dei miei pensieri. "Comunque, vogliono accumulare tutti i soldi che possono mentre hanno la babysitter gratis, quindi Toire sta facendo un tentativo al Ghirigoro. Il colloquio è proprio oggi."

"Oh, bello," Colette disse, sorridendo. "Se gli arrivano libri nuovi sulla creazione di incantesimi, gradirei che mi avvisasse."

"Vuoi dire a Toire che crei incantesimi?"

"Ripensandoci," Colette disse, annuendo, "Andare di persona al Ghirigoro ogni giorno mi dà una scusa per andarmene da quell'appartamento."

Mi misi a ridere, Colette fece lo stesso, e per un attimo sentii che tutto era come avrebbe dovuto essere. Forse, se ci fossimo impegnati abbastanza, saremmo potuti tornare all'inizio del terzo anno dove la nostra paura più grande era se Lacy ed Iris sarebbero state gentili con Colette solo perché noi gli avevamo detto che era una tipa a posto, o no.

Anche Colette era persa nei suoi pensieri, ma un'occhiata al suo viso mi disse che i suoi erano decisamente meno nostalgici e felici dei miei. Prima che potessi chiedere cosa c'era, me lo disse lei. "Hai sentito Wren ultimamente?"

"Um... Non direttamente." Non sapevo perché, ma Albus era stato l'unico a scrivermi quell'estate. Ovviamente, Wren aveva tanti pensieri per la testa. Non potevo biasimarla. Eppure, sentivo una fitta ogni volta che il gufo di Albus portava una sola lettera. Una fitta di invidia per lui, perché poteva vederla ogni giorno. Una fitta di amarezza verso di lei, perché non sembrava considerare che io potessi essere interessata alla sua salute. E poi mi sentivo uno schifo per sentirmi amareggiata.

Colette si accigliò. "Non direttamente?"

"Oh, intendo semplicemente che ho saputo tutto da Albus."

"E allora lui cosa ti ha detto?"

"Ancora nessuna novità. Niente."

Colette sospirò. "Non può essere una cosa buona. Forse dovremmo provare a farla scappare dal paese o qualcosa del genere. Sono certa che le gemelle Dubois sarebbero felici di aiutare."

Mi scappò un sorriso. "Sì, certo, sono sicura che siano le migliori al mondo a mantenere i segreti, eh?"

"Non è uno scherzo," Colette disse, sorridendo controvoglia. "Sono seria. Il signor Potter deve fare qualcosa."

"Ma non so cosa," dissi, sospirando. "Scappare sarebbe un'ammissione di colpa, no? E non sappiamo di preciso cosa sta succedendo." Mi fermai un attimo. "Perché pensi che Wren non mi stia scrivendo?"

Colette mi guardò in modo strano. "Sono certa che sa che lo fa Albus."

"Sì, ma non è per niente la stessa cosa."

"Non lo so," Colette disse, stringendosi tra le spalle. "Forse non sa esprimere a parole ciò che sta succedendo. Sono certa che non sia un insulto personale verso di te o cose del genere."

"Io... Lo so..."

"Davvero?" Colette inclinò la testa, guardandomi pensosa. "Okay, allora, perché dovrebbe ignorare te nello specifico? C'è qualche motivo?"

"Forse è arrabbiata per qualcosa?"

"Cosa?"

"Non lo so..."

"Forse perché non c'è niente," Colette fece notare ragionevolmente. "Comunque, Wren non è la tipa da tagliare i ponti senza spiegazione. C'è qualunque altro motivo per cui dovrebbe ignorarti di proposito?" Scossi lentamente la testa; non mi veniva niente. Colette annuì, soddisfatta. "Appunto. Come ho detto, forse si sente solo molto sopraffatta in questo momento."

"Mi sa che hai ragione," dissi. Lo sapevo già, però. I miei dubbi non cambiavano.

Parlammo di tutto e di più. A Colette non era permesso abbonarsi al Cavillo (ci aveva provato, e suo padre aveva bruciato il primo numero che era arrivato. Le controllava la posta da allora), quindi ci scambiammo notizie, le vere per le false. A parte un paio di omicidi di babbani, i terroristi di Stillens stavano tenendo un profilo basso, mentre il Parlamento si faceva sempre più forte. Il Parlamento era ancora nel processo di 'purificare i propri ranghi', o radunare dozzine di persone ogni settimana che in teoria avevano legami con l'ES o Stillens. Nella realtà, secondo il Cavillo, ben poche di queste persone li avevano; quasi tutti erano solo insicuri verso alcuni dei nuovi standard che erano sfuggiti al pubblico. Questi standard includevano creare una legge che sarebbe entrata in vigore il 15 Luglio, due giorni da adesso, e che avrebbe dato al Primo Ministro il potere di agire senza consenso del Parlamento in casi di 'grave pericolo al popolo, al governo, o altri casi di grave urgenza', il che era molto vago e secondo Toire in pratica dava a Pollux Russey il potere di fare quello che voleva, finché riusciva a trovare una buona scusa dopo il fatto. Un altro sviluppo alquanto spaventoso fu l'abrogazione di una legge secondo cui a tutti i criminali spettava un giusto processo, che mi rese abbastanza furiosa da andare ad urlare contro il Primo Ministro in persona.

Alla fine, suggerii di provare a incrociare Toire dopo la fine del colloquio, il che doveva essere a momenti. A Colette stava bene perché significava andare al Ghirigoro, il suo posto preferito dopo la biblioteca di Hogwarts.

"È una giornata bellissima," disse lei quando uscimmo fuori.

Mi accigliai. "Piove." Il cielo era grigio, piovigginava, e le pochissime persone in giro quel giorno si tenevano di tutto sulla testa, dai giornali alle valigie, per restare asciutti.

"La pioggia è bella," Colette contrattaccò. "Fa sembrare tutto più fresco. E poi, ci sono meno persone in giro quando piove, che non è mai una brutta cosa."

"Che bello," dissi, alzando gli occhi al cielo e tenendomi le braccia sopra la testa, tentando di proteggermi i capelli dalla pioggia. Colette non lo fece; mi chiesi se avesse usato la magia o tinture babbane per tingersi i capelli.

Ci mettemmo a correre, perché non mi andava di gocciolare acqua sui libri ed essere sbattuta fuori. Avrebbe potuto ripercuotersi contro Toire. Avevamo appena girato l'ultimo angolo quando qualcuno chiamò il nome di Colette da dietro di noi. Non riconobbi la voce, ma Colette imprecò tra sé e sé, e capii chi doveva essere.

Ci girammo e vedemmo Martin St. Pierre attraversare verso di noi. Era appena uscito da un negozio di abiti eleganti, sembrava. La nostra solita fortuna. Colette lo fissò con uno sguardo di pietra mentre lui camminava verso di noi, guardandoci male. "Colette, cosa stai facendo?"

"Te l'ho detto dove andavo."

"Ma non con chi dovevi stare!" La guardò sdegnoso, poi afferrò il braccio di Colette e la tirò in uno stretto vicolo. Li seguii, cercando di non preoccuparmi; Colette stava alzando gli occhi al cielo e gli stava dicendo di darci un taglio, e sembrava solo leggermente infastidita.

"Stai cercando di farmi perdere il lavoro?" Chiese arrabbiato il signor St. Pierre. "Facendoti vedere con gentaglia come Astra Lestrange?"

"Magari non ne vale la pena di tenerti quello stupido lavoro?" Colette sparò di rimando. "Te l'ho detto che stai lavorando per un governo fantoccio."

"Ora basta!" Non uscirai più di casa quest'estate! E se continui così, assumerò un insegnante privato!"

"E come lo pagherai, smettendo di bere?" Colette alzò gli occhi al cielo. "Sappiamo entrambi che l'affitto lo paghi a malapena."

Il signor St. Pierre mi lanciò un'occhiataccia; ebbi l'impressione che non volesse che Colette spifferasse le loro questioni private di fronte a me. "Questa discussione la facciamo un'altra volta."

"Come intendi tenermi chiusa nell'appartamento? Barricando le porte? Ho una bacchetta."

"La Traccia-"

"È sull'appartamento, non su di me, e il Ministero darà per scontato che sei tu a fare le magie. Lo sa qualunque bambino."

"Non parlarmi in questo modo!" Disse il signor St. Pierre arrabbiato. "Stai diventando proprio come tua madre!"

"Cose che capitano quando sposi una prostituta!"

"Se tua madre fa la prostituta adesso è solo perché è diventata depressa stando continuamente attorno a te!"

Sbattei e gli occhi; Colette e suo padre tiravano pesante quando litigavano. Ero tentata di provare a interromperli, ma ebbi la sensazione che Colette non lo avrebbe apprezzato.

"Non stiamo parlando di lei," disse il signor St. Pierre, facendo un ovvio sforzo di controllarsi. "Stiamo parlando del tuo comportamento vergognoso, prima I capelli e ora scorrazzi in giro con gente come Astra Lestrange."

"Si può sapere cosa c'è di sbagliato in Astra?" Colette chiese, poi sembrò riprendersi, rivolgendomi un rapido sguardo. "Anzi, non dirmelo. Tanto è tutto falso."

Il signor St. Pierre mi guardò male di nuovo. "No, te lo dico. Astra Lestrange e tutta la sua gang sono irrispettosi, avventati, e pericolosi, e alcuni di loro sono praticamente criminali dichiarati."

"Non osare," Colette lo avvertì.

Il signor St. Pierre alzò un sopracciglio. "Non sto nemmeno parlando di Predatel. Astra Lestrange si lancia in situazioni pericolose sin dal primo anno come se le piacesse l'attenzione, perché è così. È una pessima influenza, e molte delle sue azioni sono sull'orlo dell'illegalità. Posso solo sperare che questo nuovo governo si occupi di problemi come lei!"

Per un attimo, Colette non rispose. Nemmeno io, perché non sapevo cosa dire. Anche se ciò che ha detto non mi aveva ferito molto (Già da prima non portavo alcun rispetto verso quell'uomo), l'insulto lo sentii.

"Vattene, Astra," Colette disse calma, guardando ancora male suo padre.

"Cosa? No."

"Per favore vattene," Colette ripeté, girandosi per guardarmi. "È tutto a posto."

La guardai negli occhi, e vidi una leggera disperazione. Non voleva che la vedessi in quello stato, spinta all'orlo dei suoi limiti emotivi da un padre a cui non importava niente di lei. Per quanto volessi rimanere, feci lentamente dietrofront, uscii dal vicolo, e andai via. Appena fui fuori campo visivo, corsi verso il Ghirigoro.

Toire era dentro, sfogliava dei libri prima di tornare a casa, e fu molto contenta di vedermi. La trattenni per un po', sperando che Colette arrivasse presto. Dopo un po', divenne chiaro che non sarebbe successo. Quando Toire ed io ci incamminammo verso il Paiolo Magico, il vicolo era vuoto.

~~~~

Passai il giorno successivo a tentare di far dire il mio nome a Charis. Fino ad ora i suoi borbottii non avevano avuto il minimo senso, ma Teddy, Toire, ed io stavamo tutti cercando di farle dire il nostro nome per primo. Io ero in svantaggio, dato che "Mama" e "Papa" erano molto più semplici da dire per una bambina, ma ciò non volle dire che non ci provai. A dire il vero avevo iniziato a lavorare con lei da quando ero tornata a casa, e dato che ero a casa più tempo di Teddy e Toire, avevo un piccolo vantaggio che quasi compensava quando fosse difficile da pronunciare il mio nome per una bambina.

"Andiamo, Charis, dì Astra, puoi farcela," dissi, sedendomi sul pavimento vicino a lei mentre cercava di fare una torre con i blocchi da costruzione.

"Babasploo," disse lei, che non significava niente.

"A-stra," dissi piano.

"A."

"A-stra."

"Abibadee"

"A. Stra."

"Ata."

Sbattei gli occhi. "Cosa?"

Charis buttò giù la sua torre, poi allungò una manina verso la mia faccia dietro di essa. "Ata."

Sorrisi lentamente. "Astra?"

"Ata!"

Sgranai gli occhi, e subito balzai in piedi. "Teddy! Toire! Ho vinto!"

"Cosa?" All'improvviso entrambi corsero su per le scale, tutti eccitati. "Lei... Lei davvero...?" Teddy lasciò la frase in sospeso, passandosi una mano tra i capelli sbalordito.

Sorrisi trionfante. "Charis, puoi dire Astra?"

Charis batté le mani. "Ata!" Poi ridacchiò, e Teddy e Toire rimasero a bocca aperta.

"Oh, Merlino, Charis sta parlando," Toire disse alla fine. Corse in avanti e prese in braccio la bimba. "Per la barba di Merlino, Teddy!"

In mezzo secondo, tutti noi ci ritrovammo in un abbraccio di gruppo, saltellando e squittendo per la gioia. Fu sufficiente ad attirare zia Andromeda. "Che succede?"

"Charis ha detto Astra!" Teddy esclamò.

"Beh, ha detto Ata," Toire chiarì, "ma siamo abbastanza sicuri che parlasse di Astra."

"Lo ha detto più volte," dissi, sorridendo.

Zia Andromeda sorrise. "Che cosa dolce. Ma non saltate con lei, poverina. La farete cadere."

Teddy alzò gli occhi al cielo. "Nah, tutto a posto." Per dimostrare la sua tesi, prese Charis e la lanciò in aria. Lei squittì di gioia quando la riacchiappò.

Zia Andromeda pareva fosse sul punto di svenire per la paura. "Non mi è mai piaciuto quando lo faceva Ted, o quando lo faceva Harry, quindi non incominciare, Edward."

Teddy ridacchiò. "Come dici tu, nonna."

Avevo già intenzione di scrivere ad Albus quel giorno (Il compleanno di Wren era il giorno dopo, 15 Luglio, e anche se lei non mi scriveva, potevo augurarle buon compleanno), ma adesso la mia lettera era praticamente un metro di scleri su quanto era adorabile Charis.

Quando andai a letto quella sera, non mi aspettavo di essere svegliata da qualcosa che non fosse Charis piangente. Ero diventata più brava a restare addormentata, ma era ancora difficile, soprattutto quando non si calmava subito e Teddy e Toire avevano la brillante idea di camminare per casa per farla addormentare, il che voleva dire uscire dalla sua stanza e pertanto avvicinarsi alla mia porta.

Forse fu per questo che, quando mi svegliai la prima volta, mi limitai a gemere e girarmi di lato e mettermi il cuscino sulla testa. Dopo qualche momento, però, non sentii alcun pianto, e la cosa mi confuse. Spostai il cuscino e mi misi seduta. Mi aveva svegliato un suono, ma non sapevo cos'era.

Eccolo di nuovo. Un bussare, che sembrava venire dal piano di sotto. Chi poteva essere a quell'ora? A maggior ragione qualcuno che non sapevamo dovesse venire?

Il bussare venne di nuovo, e questa volta mi alzai. Andai verso la porta e misi la testa fuori. Teddy e Toire erano dall'altro lato del corridoio, anche loro guardavano verso le scale. Quando la porta di zia Andromeda si aprì, chiesi, "Chi è?"

"Non lo so," Teddy disse, uscendo piano dalla porta. Alzò la bacchetta e accese la punta, che brillava flebilmente al buio. Mentre scendeva gli scalini, corsi dietro di lui. Zia Andromeda non mi disse di tornare a dormire, sorprendentemente; anzi, era proprio dietro di noi.

Stavaon bussando alla porta principale. Ci fermammo di fronte ad essa, fissandola mentre le bussate si facevano più insistenti. Provai a immaginare chi potesse essere, ma non mi veniva nessuno. Teddy si allungò verso la maniglia, ci fece segno di metterci dietro di lui, poi spalancò la porta.

"Colette?"

Colette era sull'uscio di casa mia, col mantello sollevato dal vento, e stringeva una trasandata valigia. Guardò tutti noi, poi trovò zia Andromeda. "Mi dispiace per l'orario, signora Tonks, ma davvero non sapevo dove altro andare..."

Feci un passo avanti, prendendole il braccio. "Tuo padre ti ha...?"

Colette non incrociò il mio sguardo. Annuì.





Spigolo autore

E si riparte ancora una volta!

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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