We miss you Jules

Pareva un sogno quella domenica pomeriggio a Budapest in occasione del gran premio di Ungheria. Ma qualcosa di diverso c'era. I piloti non erano sulla griglia di partenza come di consueto ma erano tutti a terra con i caschi in mano.
Mancava qualcuno tra di loro però. Jules Bianchi non c'era, non sarebbe mai potuto esserci perché li aveva lasciati. Era morto la settimana prima. E questo aveva scosso tutti i ragazzi lì presenti anche i più grandi quali Fernando Alonso, Kimi Raikkonnen, Felipe Massa e Jenson Button. Loro che era da più tempo che correvano non avevano mai provato una sensazione simile anche perché era dal '94 che un pilota non moriva. E adesso Jules era morto e loro si trovavano lì sulla pista un po' spaesati ma pronti a dare il massimo anche in memoria di Jules.
I ragazzi si misero in cerchio appoggiando i caschi in mezzo a loro. Dalla folla di meccanici, tecnici e giornalisti Massa fece passare la famiglia di Jules. La madre, il padre e la sorella. Li misero lì tra di loro come era giusto che fosse. Anche il casco di Jules era in mezzo ai loro. Si strinsero in un abbraccio cercando di mandare indietro le lacrime che rischiavano di uscire dagli occhi di quegli uomini provenienti da ogni parte del mondo, che parlavano lingue diverse ma che erano Uniti nel dolore per la perdita del compagno.
Mentre suonava l'inno ungherese i ragazzi si strinsero forte. I meccanici della marussia Manor tenevano un cartello con scritto "We Miss You Jules" era la sintesi dei loro pensieri. E anche di tutti coloro che erano lì in quel momento.

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