7

«Alla festa di Michael dovrai pugnalare di nuovo e comincia a pregare già da adesso che gli dei siano con te».

Una volta che il tribuno andò via, si buttò con il busto sul letto e si prese la testa tra le mani.

Che vita era quella?

Quelle parole gli rimbombarono in testa, la risposta era arrivata inesorabilmente: una vita inutile.
Quella del tribuno era una vita degna di essere chiamata tale, Frank lo invidiava in un certo senso, lui aveva i soldi, il potere, il bell'aspetto, tutto, mentre lui cosa aveva? Assolutamente niente.

Nonostante il silenzio del tribuno, sapeva benissimo chi sarebbe stata la vittima.
Da un lato voleva Nerone morto, dall'altro non voleva diventare un assassino. Si chiedeva come facesse a vivere l'imperatore stesso a cuor leggero dopo tutte quelle persone che aveva ucciso. Quell'uomo meritava di morire, forse più di qualsiasi altra persona, ma non voleva essere lui a fare l'azione. Perchè Gerard non aveva scelto qualcun'altro? Perchè proprio lui? Perchè non fare tutto da solo?

In tutto questo, non riusciva a non desiderare Gerard, era come se sentisse le sue labbra muoversi su di lui, la sua pelle, il suo profumo, tutto. Si sentiva stupido a immaginarsi certe cose, eppure era più forte di lui, sapeva benissimo che il tribuno era a conoscenza dei suoi sentimenti, si divertiva a stuzzicarlo, ricordava quando in piscina lo aveva accarezzato in quel modo, gli mancava quel tocco. Ma sapeva anche che quella volta non lo aveva fatto perchè lo volesse, ma semplicemente per dimostrare di avere ragione. Anche quando lo aveva marchiato a fuoco, quello che era avvenuto prima doveva solo rendere la punizione ancora più dolorosa. Invece il bacio era stato diverso, era stato lui a prendere l'iniziativa per la prima volta, certo, il tribuno aveva risposto, ma questo non era abbastanza per convincerlo che anche lui lo desiderasse, lentamente lo stava accettando, probabilmente non sarebbe mai successo niente tra di loro.

La testa stava scoppiando, decise di concentrarsi su altro, voleva provare a dormire, era stata una giornata pesante, aveva bisogno di riposo e di liberare la mente.

I piedi gli cominciavano a fare male, non sapeva quanto tempo stesse correndo, ma sapeva di non potersi fermare, lo avrebbero raggiunto subito. Doveva seminarli a tutti i costi, sentiva il rumore dei loro passi, era sempre più vicino, si girò, non vedeva nessuno, forse per l'oscurità che avvolgeva quella strada, eppure lui li sentiva vicini,troppo vicini. Era come avere il respiro di Nerone sul collo. Accellerò il passo, e il dolore si fece più forte, guardava fisso avanti, cercava un posto dove nascondersi, le sue gambe non avrebbero retto ancora per molto. Vide degli alberi e ringraziò tutti gli dei, c'era un sentiero, ne attraversò la prima parte, ma poi andò a sinistra tra gli alberi, ad un certo punto si fermò, con le mani si poggiò su un tronco e respirò profondamente, smise solo quando sentì dei passi da lontano, si mise subito dietro all'albero e sporse leggermente la testa, poteva vedere il sentiero da lì, velocemente passarono i soldati, tutti scappando in file ordinate e con le torce in mano. Tirò un sospiro di sollievo, con la schiena poggiata alla corteccia si lasciò cadere in basso, nascose la testa tra le ginocchia, il sudore sulla sua fronte venne assorbito dalla tunica. Stavolta l'aveva fatta grossa.
Improvvisamente si sentì toccare e di colpo mancare l'aria, una mano premeva forte su suo collo e lo spingeva contro il tronco, lanciò un urlo muto, provò a dimenarsi, ma non servì a molto. Tutto ciò vide furono due occhi primi di arroganza, superbia e soprattutto cattiveria. Nonostante la mancanza di ossigeno, ci mise pochi secondi a capire a chi appartenevano. Non riusciva a vedergli il viso, ma sapeva che Nerone stava sorridendo, era felice, lo era sempre quando uccideva.
Piano l'imperatore allentò la presa e Frank respirò forte cercando di catturare più aria possibile.
«Non vedo l'ora di farti morire Frank» disse l'imperatore.
Lo schiavo guardò nella sua mano libera, aveva il suo pugnale, era ancora sporco di sangue, del suo stesso sangue. Solo in quel momento notò la chiazza di sangue sul petto di Nerone, come poteva essere sopravvissuto?
«Mi hai fatto male prima Frank, ma non abbastanza» rise in modo osceno.
Senza neanche avere il tempo di ribattere, il ferro era già dentro al suo cuore.

Si svegliò con un rantolo, respirava affannosamente, con le mani si strinse il viso sudato. Era solo un sogno, un terribile e mostruoso sogno.
«Deo gratias» disse a bassa voce.

Adesso aveva preso una decisione.

Se c'era una cosa che la sua esperienza come "gladiatore", se così si poteva definire, gli aveva lasciato era il coraggio, ma non lo aveva capito fino a quel momento. Nel sogno non aveva paura di morire, non voleva solo dare il gusto al princeps di farlo. Non aveva più paura, prima o poi sarebbe finito nell'aldilà, non sapeva nè come e nè quando, gli dei non concedevano questo lusso agli umani, per cui poteva anche andarsene, già due volte era scampato alla morte, sapeva che non ci sarebbe stata una terza possibilità, per cui aveva deciso di combattere contro il tiranno, di mettere fine al suo regno del terrore, di impedirgli di uccidere ancora, di mettere da parte le domande e di avere delle risposte da Gerard. Quello che avrebbe fatto era sia giusto che sbagliato, era nel limbo, si trattava di sacrificare una cosa per salvarne un'altra, il suo onore poteva evitare tante morti, non aveva fatto nulla per impedirlo prima, invece adesso gli era stata offerta questa possibilità, per cui, a costo di soccombere, avrebbe ucciso quella bestia di Nerone.

Portava il peso della sua decisione da qualche giorno, non aveva ancora parlato con tribuno, aveva deciso di farlo al momento giusto e il giorno stesso della festa sarebbe stato meglio, sapeva bene che si sarebbe messo a pensare troppo se gli avesse detto prima, ma era deciso ad agire.
Si sentiva stanco, era quasi il tramonto e la festa sarebbe cominciata da lì a poco, era tutto il giorno che lavorava, tutti gli schiavi erano stati messi a disposizione per i preparativi, la signora Way stava dando ordini a destra e a sinistra urlando, quella voce gli rimbombava in testa, aveva bisogno di allontanarsi.
Si mise a cercare il tribuno, non lo aveva visto molto quel giorno, non aveva visto neanche il festeggiato, probabilmente erano stati fuori o si stavano preparando, anche se quello a metterci molto era Gerard, quando voleva era peggio della più vanitosa delle romane.
La porta della sua camera era aperta, senza annunciarsi si mise dentro, non aveva voglia di fare parole. Lo trovò seduto sul letto, impegnato a mettersi della strana roba sulle braccia, qualche crema di bellezza probabilmente, aveva la sua armatura migliore, quella da cerimonia, piena di decorazioni e scintillante, Frank non potè evitare di ammirarlo, con quella era, se possibile, ancora più bello.
«Ho bisogno di sapere» esordì fermandosi di fronte a lui.
«Come siamo impazienti» disse il tribuno alzando la testa. Con un cenno indicò dei panni poggiati su una sedia, lo schiavo li prese subito, con maestria Gerard li passò sopra le braccia, poi si alzò e lo schiavo si dovette spostare, stava andando dove c'erano le tinozze piene di acqua.
«Allora?» disse Frank impaziente.
«Schiavo sei già fortunato che io abbia ignorato il fatto che sei piombato qui senza essere stato chiamato e soprattutto che tu abbia usato quel tono, quindi, non farmi arrabbiare» si sciacquò le mani.
«Un giorno ti darò una bella lezione» sorrise beffardo.
«Avanti, cosa vuoi sapere?»
«Sappiamo entrambi cosa dovrò fare stasera, per cui voglio sapere come e quando»
«Mmh...» fece una pausa il tribuno.
«Sai, visto il tuo silenzio in questi giorni, pensavo non volessi farlo, ma immagino che tu abbia capito chi sia il soggetto e questo ti ha fatto cambiare idea» osservò.
«L'imperatore» quella non era una domanda, ma una affermazione.
«Esattamente, so molto bene che è una cosa che desideri» disse avvicinandosi.
«Verso sera tardi, dopo che si sarà concesso qualche calice di vino, io lo porterò fuori in giardino facendo finta di dovergli parlare, tu per l'inizio della serata starai con gli altri schiavi e farai finta di nulla, ma dovrai tenere gli occhi puntati su di me, appena non mi vedrai verrai in giardino passando dall'esterno, mentre io passerò dall'interno, ti nasconderai dietro una colonna, io cercherò di metterlo di spalle rispetto a te e lì agirai, una volta finito ricorda: semper currere»
«Ma non ci saranno sicuramente i soldati...»
«Verrà solo, fidati di me» disse il tribuno andando verso il baule di fronte al letto.
Chinandosi, sollevò il coperchio di legno con una mano e con l'altra prese qualcosa che Frank non riuscì a vedere. Appena il tribuno si girò, capì.
Con un lancio gli arrivò in mano l'elmo, lo strinse d'istinto, era freddo e il suo cuore cominciò a battere.
«Non possiamo rischiare che ti vedano, ora li nasconderai fuori, poi li prenderai, farai ciò che devi fare e poi correrai e poi getterai pugnale ed elmo il più lontano possibile»
Frank respirò piano, adesso aveva una visione completa e l'adrenalina stava salendo, sentiva un formicolio alle mani, deglutì.
Semper currere.
Cercò di ripeterselo per non farsi prendere dal panico.
In quel momento non si rese conto che il tribuno si era avvicinato di nuovo, alzò lo sguardo solo quando si sentì quegli occhi taglienti addosso.
Ogni tanto pensava di rivedere lo sguardo di Nerone negli occhi Gerard, ma era in quei momenti che si rendeva conto che, seppur c'era la stessa arroganza, mancava quel fondo di cattiveria, i suoi occhi erano buoni, Frank riusciva a vederlo.
Con una mano gli sfiorò il viso, fu un tocco impercettibile, che però fece avvampare lo schiavo.
«Magari, se farai un buon lavoro, e anche se non sia in periodo dei saturnali... Potrei... Farti un regalo» respirò vicinissimo.
Al più basso mancò il respiro.
«Ma dovrai essere, molto, molto bravo...» aggiunse spostandosi leggermente.
«Non dovrai ucciderlo, ma solo ferirlo» disse dopo un pausa.
Lo schiavo scioccato spalancò la bocca, per poco non gli cadeva l'elmo per terra.
«Ma come solo ferirlo?! Perchè?! Non lo vuoi morto?! Io non capisco...» urlò quasi.
«Stai calmo per Giove!» disse Gerard allontanandosi.
«Mi serve vivo, non ti interessa il perchè, tu vedi solo di eseguire gli ordini, gli dovrai fare una bella ferita per tutti gli arti inferiori, lunga ma non troppo profonda» spiegò.
«E poi non preoccuparti, morirà molto presto, ma non per mano tua, non sarà la mano plebea di una schiavo a togliere la vita a quell'essere schifoso» disse con una punta di superiorità.
L'ira gli salì per il corpo, dai piedi fino alla testa, quel cambio di programma lo aveva indispettito, non sapeva se essere felice o triste.
«Perchè questo cambiamento?» disse cercando di essere calmo.
«Tecnicamente non ti ho mai detto che avresti dovuto uccidere, ti ho detto solo di prepare il pugnale piccoletto» disse sdraiandosi sul letto con un tonfo.
Un punto a suo favore, questo era vero, ma comunque lo schiavo non se lo aspettava.
«Ad ogni modo, adesso vai, devo finire di prepararmi».

La festa era appena iniziata, Mikey non era ancora entrato, tutti lo aspettavano, conoscendolo non avrà avuto la minima voglia di presentarsi davanti a tutti. Il soggiorno era stato decorato con fiori e arbusti, c'erano schiavi che facevano giochi con il fuoco, donne che ballavano ed era pieno di cibo e di vino, tutti sembravano apprezzare, c'era parecchia gente appartenente all'alta società, ancora nessuna traccia del princeps. La signora Way era completamente a suo agio, sembrava molto felice di stare là, secondo Frank quella donna era un pò bigotta, ma aveva avuto il merito di fare un figlio come Gerard, per cui, nella testa dello schiavo, era perdonata. Anche il tribuno sembrava divertirsi, parlava amabilmente un pò con tutti. Frank era con gli altri schiavi intento ad assecondare le richieste degli ospiti. In particolare, notò che Gerard parlava con molte donne, questo gli diede un pò di fastidio, che ovviamente decise di ignorare.

Dopo un pò, uno squillo di tromba fece zittire la folla.
Accompagnato da due ballerine e a cavallo, Mikey fece il suo ingresso trionfale, tutti applaudirono.
Con un salto scese e le due ragazze pensarono a tenere il cavallo, subito andò verso Gerard che era là vicino, i fratelli si abbracciarono mentre tutti cominciarono a parlare, quella era una scena commovente, Frank sorrise spontaneamente.
«Signori e signore, sono lieto di presentarvi un grande uomo, Michael» disse Gerard staccandosi.
Prontamente, uno schiavo gli passò due calici di vino e il maggiore ne porse uno al fratello.
«Vorrei fare un brindisi al mio piccolo fratellino! Non penso che si possa esprimere a parole l'affetto che provo per te, non voglio essere troppo sdolcinato, ma sappi che ti voglio bene e che mi mancherai» Mikey sorrise al fratello mettendogli una mano dietro la spalla, e Gerard ricambiò subito.
«So che non volevi fare questa festa, che probabilmente avresti voluto che io e mamma ci facessimo gli affari nostri, ma sono sicuro che papà sarebbe stato molto felice di fartela, soprattutto che sarebbe stato fiero di te... Non mi voglio dilungare oltre, per cui, cari ospiti, vi volevo ringraziare di essere qui e in particolare i nostri senatori, i miei colleghi tribuni, gli amici tutti e particolare il nostro caro imperatore! Divertitivi e bevete!» concluse Gerard avvicinandosi il liquido alla bocca tra gli applausi.
Quel discorso era stato molto dolce, anche se nel personale modo del tribuno, fece sorridere Frank, pensarlo come un fratello amorevole gli faceva sciogliere il cuore. Ma subito dopo lo agitò, quando si era materializzato Nerone? Si sporse un pò, ed effettivamente era tra la folla, anche lui con un calice in mano. Avrebbe fatto di tutto per evitarlo. La figura del princeps lo turbò solo per i primi minuti in cui lo vide, poi la calma, sapeva che quella sera avrebbe vinto lui, per una volta sarebbe stato dell'altra parte.

La festa proseguì e lui continuava a riempire calici, questo almeno gli impediva di pensare, tenere gli occhi puntati su Gerard non era difficile, ogni tanto li spostava su Nerone, ma nessuno dei due si mosse si mosse molto. Il tribuno parlò con quasi tutti i presenti, compreso il princeps, lì il cuore di Frank ebbe un sussulto, ma a disturbarlo maggiormente fu una ragazza che si fermò per più tempo rispetto alla altre, Frank vedeva qualcosa di strano in lei, era senza dubbio bella, impossibile non notarla, capelli scuri e pelle bianca, erano in perfetto contrasto, e poi una veste rosso acceso, aveva qualcosa di particolare che lo schiavo non riusciva ad ignorare.

«Ennio... sai per caso chi è quella ragazza mora?» disse Frank approfittando di un momento di pausa e indicando la ragazza con la testa.
«Oh quella» sospirò l'amico.
«Penso si chiami Lavinia, è una ragazza... Ehm... Particolare...».
«Ah capisco, particolare in che senso?».
«Nel senso che non è quel tipo di romana a cui piace stare nella sua dimora, è una... ribelle, si dice che abbia imparato a combattere e che voglia partecipare alla vita politica romana, ma queste sono solo voci Frank, perchè ti interessa tanto?» chiese curioso.
«No, cioè... era così per sapere... insomma...» balbettò.
«Non me la racconti giusta amico, forse hai notato quanto Venere sia stata generosa con lei» sorrise Ennio.
«E' questo, è veramente bella» disse con un sospiro di sollievo.

Nel tempo che aveva speso parlando con Ennio, non si rese conto che il tribuno era sparito, velocemente si diresse fuori, cercando di sembrare il più naturale possibile, durante al traversata osservò attentamente tutti i visi, ovviamente non vide neppure l'imperatore.
All'esterno prese le sue armi nascoste in un cespuglio, si mise l'elmo in testa e l'oscurità lo invase i suoi occhi, si fermò un secondo prima di fuggire verso il giardino, guardò quel pugnale e una scossa lo pervase, tra poco tutto sarebbe stato reale, mentre prima aveva preso forma solo nella sua mente, adesso si sarebbe plasmato nella realtà. Non poteva crederci, per un secondo pensò di scappare via, di andarsene, di rispettare i suoi principi morali, ma poi gli venne in mente sua madre, i giorni di viaggio che aveva fatto per arrivare a Roma, la schiavitù, tutto quello che aveva subito, nessuno lo aveva mai difeso e nessuno lo aveva mai aiutato, compreso il tribuno, nessuno lo aveva rispettato in quanto uomo, in quanto essere vivente, perchè allora avrebbe dovuto fare l'umano su una bestia? Doveva farlo e basta.
Con decisione arrivò alle colonne, rallentò non appena sentì delle voci, era abbastanza lontano e non capiva bene cosa dicessero, con sollievo vide che c'erano solo due persone, e nell'ombra distinse il tribuno, era con la faccia rivolta verso lui e Nerone di spalle, esattamente come concordato. Attraversando le colonne facendo il minimo rumore, si avvicinò sempre più, avrebbe dovuto sfoderare tutta la sua velocità per compiere quell'atto.
Impugnò saldamente il pugnale, aveva le mani sudate, ma era arrivato il momento di farsi coraggio.
Correndo raggiunse i due e senza neanche prendere respiro si abbassò, per un secondo si fermò a guardare quella gamba, con la lama partendo dalla coscia, fece una striscia che lacerò la pelle fino alla caviglia, nell'aria il grido della vittima, Nerone cadde a terra poco prima che lo schiavo cominciasse a correre nella direzione opposta.
«Gerard! Aiuto! Aiutami!»
Quella voce.
Frank la conosceva.
Non era di...
Con orrore si girò per un attimo, solo un attimo.

Mikey.


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