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64 d.c.
Roma
Il dolore che sentiva era indescrivibile, la pelle dalla sua schiena si stava piano piano lacerando, ogni colpo sembrava peggio del precedente, sferrato con sempre più violenza. Aveva la vista annebbiata, nella sua mente il vuoto, solo quel rumore di cuoio e poi il lancinante dolore, poteva percepire le gocce di sangue scendere lungo il suo corpo. Si sforzò di non urlare, poteva essere debole fisicamente, ma non mentalmente, era stato tante volte zitto davanti ad atrocità simili e per questo aveva deciso di farlo anche adesso. Sentiva solo il puro odio scorrere come il suo sangue. Maledisse tutti i romani.
«Ave Cesare» udì una voce lontana che non aveva mai sentito, pensò di essere morto e che quello fosse il saluto di Ade, che era già pronto a portarlo negli inferi.
«Vedo che sei impegnato» sentì ancora quella stessa voce, che adesso si era avvicinata.
E' questa la vita vera? O è solo fantasia?
Un altro colpo.
Era ancora vivo, e le sue sevizie non erano finite.
«Ave tribuno Gerard».
Quella era certamente la voce di Nerone, e ciò che stava passando, il suo personale Inferno.
«Non sto facendo niente di che».
«Può bastare» ordinò l'Imperatore ai soldati. Essi lasciarono all'istante le braccia di Frank, che cadde a peso morto per terra ormai sfinito.
Respirava a fatica, toccare il pavimento gelido di marmo gli diede refrigerio. Era accaldato e sudato, aveva sofferto il doppio dato che non aveva proferito parola.
«Se posso permettermi Cesare, chi è questo bambinetto?» domandò divertito il tribuno.
«Vedo che la curiosità è ancora una tua virtù» rispose Nerone con una punta di sarcasmo.
Frank non vedeva nulla, aveva gli occhi chiusi, ma riusciva ancora a sentire le voci. Avvertì dei passi verso di lui.
Si sentì tirare i capelli, aprì gli occhi all'improvviso per quella presa così forte. Si ritrovò la faccia di Nerone davanti che lo guardava con superiorità, poteva vedere tutto l'odio lì dentro, la ferocia, la brutalità, tutto il sangue di innocenti che era passato da lì. Avrebbe voluto sputargli in faccia con tutto il suo disprezzo, ma non aveva la forza per farlo, ormai era stato vinto.
«Costui è uno schiavo che ha osato disobbedire ad un mio ordine» lasciò i capelli, e la testa del ragazzo cadde a terra sgraziata, la botta era stata forte e Frank si lamentò debolmente.
«Tuttavia, è uno stolto fortunato» disse allontanandosi.
Riuscì ad aprire gli occhi e vide Nerone e il tribuno dal basso. Aveva i capelli neri e una muscolatura possente, lo aveva già visto in giro, sapeva che apparteneva ad una famiglia senatoria molto potente e che non aveva avuto buoni rapporti Nerone ancora prima che salisse al trono.
«Ma adesso basta parlare di stupidaggini».
Senza dare altre spiegazioni l'imperatore andò subito al dunque.
«Voglio fare finta di non sapere perchè sei qui tribuno, perchè, al contrario di quanto si dica, sono molto più benevolo di quello che sembra» disse tagliente.
«Molto perspicace Cesare, questo devo concedervelo» ridacchiò il tribuno.
«Non vorrei sembrare scortese, ma penso che abbiate commesso un errore, mio fratello, non è adatto a compiere l'incarico che gli avete affidato, sappiamo bene entrambi che la Palestina non è esattamente la provincia più tranquilla dell'Impero, e sappiamo anche che Pilato può benissimo cavarsela da solo».
Frank ammise che quel tribuno aveva fegato, nessuno avrebbe osato dire all'imperatore parole del genere, soprattutto dicendo di aver sbagliato.
«L'arte oratoria è una dote di famiglia Gerard, audace, lo apprezzo» rispose Nerone allontanandosi e mettendosi sul suo trono.
«Mi dispiace dirti, che la mia decisione non può essere modificata, puoi fare tutti i discorsi che vuoi».
«Non vorrei contraddirla, ma...» ribattè calmo il tribuno.
«Prima di continuare a parlare, ti voglio ricordare che non sei più sotto la protezione di tuo padre, gli dei hanno scelto di portarselo via e dall'alto dei cieli o dalla fossa infernale, non può fare più nulla per te, per cui ti consiglio di tenere a freno la lingua, sai, qualcuno prima o poi, potrebbe decidere di tagliartela...».
Dalla distanza alla quale era, Frank non riusciva a vedere bene le espressioni dei due interlocutori, ma conosceva abbastanza bene Nerone da sapere che aveva una faccia da bastardo compiaciuto. Aveva vinto, lui vinceva sempre, pensò con amarezza Frank, sentendo la pelle tirare ancora.
Non riuscì a sentire altro, perchè i soldati lo sollevarono per portarlo via, sapeva che lo avrebbero messo in prigione, e che le sue ferite non sarebbero guarite, ma si sforzò di non pensare al dolore. Si concentrò di più su come Nerone lo aveva definito, "stolto fortunato", non capiva il senso di quell'aggettivo. La fortuna non era stata certamente dalla sua parte, sapeva che il giorno dopo sarebbe stato frustato ancora oppure ucciso, perchè definire tutto ciò come fortuna?
Frank passò la notte in quella cella puzzolente e buia senza chiudere occhio, non che il posto dove dormiva di solito fosse migliore, ma questo era molto peggio. Era assalito dal dolore e dalle immagini di quei poveri cristiani massacrati, i soldati non avevano avuto un minimo di pietà e la cosa peggiore era il divertimento dell'imperatore nel vedere quella strage. Il suo animo era inquieto, anche se stava andando incontro alla morte, non riusciva a pensare a nient'altro. Della sua vecchia vita non gli mancava avere un letto decente su cui dormire o il cibo amorevolmente cucinato o poter oziare un pò, nulla di tutto questo. La cosa che gli mancava davvero era la libertà, avere la possibilità di respirare, sì, perchè lui ormai non respirava più, non dal punto di vista fisiologico, ma spirituale, la sua anima era senza ossigeno, rinchiusa in un involucro oscuro di sofferenze, la sua aria era la libertà. Quando vennero a prenderlo non ci fece neanche caso, ribellarsi sarebbe stato inutile, avrebbe solo peggiorato la sua condizione. Avvertì un forte dolore quando si sollevò, dato che, il sangue aveva fatto aderire la tunica alla sua schiena, ignorò il bruciore e uscì dalla sua cella. Sentì una catena fredda che gli veniva messa al collo, al buio non poteva vedere cosa era, ma immaginava fosse una sorta di collare per tenerlo fermo. Teneva la testa bassa, era troppo sfinito per riuscire a tenerla in alto, la sua dignità e la sua fierezza erano scomparse dopo tutte le atrocità alle quali aveva assistito. Una volta alla luce si sforzò di alzarla, perchè voleva far godere, almeno ai suoi occhi, gli ultimi momenti di vita. Il sole splendeva, lo guardò con la consapevolezza che quella sarebbe stata l'ultima e quasi gli veniva da piangere. Riabbassò velocemente la testa per non farsi vedere dai soldati e da Nerone fare quell'ultimo gesto da codardo, ma verso il basso vide qualcosa che lo scioccò. Aveva un cartello al collo, dovette sbattere più volte le palpebre per accertarsi che fosse vero. "PICCOLO ED ESILE, MA ABILE E VELOCE" e sotto c'era scritto il prezzo. Gli rivenne in mente quando indossò per la prima volta quel cartello, era così fragile e indifeso, neanche sapeva cosa sarebbe successo. Ma stavolta sì, ecco la fortuna alla quale si riferiva Nerone. Frank si chiese come fosse possibile essere rivenduto come schiavo, chi lo aveva aiutato a sfuggire alla morte. Non ebbe neanche il tempo di chiedersi tutto ciò, che tanti rumori invasero le sue orecchie, vide una grande folla di gente andare da tutti le parti, chi contrattava a destra e chi chiacchierava a sinistra. Si vedevano i venditori gridare tra la folla per far comprare il loro schiavo, c'erano una coppia di gemelle, probabilmente venute dall'Asia, due uomini con grandi muscoli e possenti, sicuramente spagnoli e tre bambinetti impauriti che lo colpirono particolarmente, anche lui era così la prima volta che si trovò in un mercato di schiavi, provò più pena per loro che per se stesso. Non riusciva ad essere felice del fatto che non fosse morto, perchè sapeva che tanto non sarebbe stato mai libero.
Attirò la sua attenzione un vecchio, probabilmente un senatore, era come se lo avesse già visto da qualche parte, ma il ricordo non era chiaro. Anche lui sembrava conoscerlo, gli sorrideva in modo strano, forse si erano già incontrati, ma poi si ricordò che in quel momento era in vendita, per cui era più che normale che lo osservassero, magari quell'uomo voleva solo comprarlo. Sospirò, si sentiva come carne da macello, come merce da esposizione, chissà nelle mani di chi sarebbe caduto.
Si sentì uno squillo di trombe che zittì tutte le persone e interruppe i suoi pensieri, dalla sommità del tempio, uscì Nerone trionfante sollevato dai soldati. Tutti si inchinarono al tiranno, anche Frank dovette farlo, e questo bruciava più delle ferite che aveva. Nerone era più in alto rispetto ad un altra piccola folla, quelli dovevano essere dei compratori importanti, gente ricca e potente.
«Alla presenza dell'imperatore, può cominciare l'asta!» esclamò un soldato.
Avvicinarono Frank e gli altri schiavi ad una specie di palchetto in legno, con le spalle rivolte alla folla e la faccia al tempio. Da lì si poteva vedere molto meglio, ancora non era il suo turno, era subito dopo le gemelle. Avvicinandosi sempre più riconobbe alcuni volti tra la gente che faceva offerte, vide anche quella del tribuno del giorno prima, del quale non ricordava neppure il nome, era insieme ad una donna anziana e ad giovane che poteva avere la sua stessa età, si ricordò che il padre era morto, per ciò che aveva detto Nerone, e per logica, quelli dovevano essere la madre e il fratello. Guardandolo, non potè che dare ragione a Gerard, quel ragazzo non poteva assolutamente andare in Palestina, era magrissimo, ma molto alto e aveva come un aspetto debole, non aveva nulla a che vedere con il fratello. Da quella distanza Frank si rese conto di quanto effettivamente fosse bello quel tribuno, lineamenti dolci, ossatura perfetta, altezza e possanza, e ad aggiungere un qualcosa in più c'erano due splendidi smeraldi che brillavano sin da lontano. Era il turno delle gemelle, e lui andò ancora più vicino al palco.
«Queste due gemelle sono assolutamente sensazionali! Non se ne trovano spesso in giro così, possono farvi da ancelle, sanno cucinare e porteranno alla vostra casa un tocco esotico, fatevi avanti care donne!» esclamò il loro venditore. Molte donne fecero un'offerta, compresa la madre di Gerard. C'era una lotta accesa tra lei ed un'altra, ma a placarla fu Nerone stesso che fece l'offerta più alta, nessuno osava andare contro l'imperatore. Si aggiudicò le due ragazze e Frank provò pena per loro. Fu il suo turno, stare sul quel palchetto ed essere osservato da tutti era imbarazzante, soprattutto perchè si era creato silenzio, dato che lui non aveva un venditore. Ci fu un vociferare alle sue spalle, ma cessò quando si vide Nerone in piedi.
«Sarò io in persona mie sudditi, a presentarvi questo schiavo» la folla lo guardava rapita, sembrava che fosse un dio sceso in terra.
«Questo servo è molto efficiente, veloce, riconoscente, ma manca della cosa fondamentale, il rispetto per il suo padrone! Ha osato disubbidire a me!» si sentirono dei sospiri sorpresi.
«Un grande torto! Non si trova con il collo ad un cappio, solo per la benevolenza di qualcuno, ma comunque... Mi rivolgo a voi cari compratori, volete davvero sprecare i vostri soldi per questo individuo? Io vi dico di non prenderlo, vi porterà solo miseria!» dopo che finì di parlare ci fu di nuovo silenzio. Frank aveva creduto troppo della bontà di Nerone, lo voleva morto e su questo non c'erano dubbi. Ci fu di nuovo quell'odioso silenzio e lui capì che nessuno lo avrebbe mai comprato.
«Lo voglio io».
Quella voce risuonò nella sua testa, la conosceva, dall'alto si alzò Gerard.
«Se non ti dispiace Cesare, lo prenderò io, voi siete un padrone troppo benevolo, la virtù della bontà vi è stata donata dagli dei e non può essere cambiato il loro volere. Ma per mia sfortuna, non mi hanno fatto questo dono, per cui penso che gli insegnerò io le buone maniere» disse abilmente il tribuno.
«Tribuno Gerard, lei è senza dubbio molto coraggioso, ma io l'ho avvertita, che lo prenda pure, poi ne pagherà le conseguenze» rispose l'imperatore.
Si sentì di nuovo la folla parlare.
«Direi che abbiamo finito qui, il mercato è chiuso» annunciò Nerone ritirandosi dentro al tempio.
La gente si sparse di nuovo velocemente e Frank rimase lì sul quel palchetto, scioccato, non poteva credere che quel tribuno lo avesse comprato quando lui pensava di essere destinato come cena per i leoni.
Gerard gli si precipitò davanti, seguito dalla madre e dal fratello. Il tribuno gli strinse le guance tra le dita di una mano e si mise ad osservarlo meglio, la faccia di Frank si deformò per qualche istante, la presa era forte e ferma e non sognò neanche di sottrarsi ad essa.
«Non male» commentò osservandolo.
«Ma come ti è venuto in mente di prendere questo... Coso?!» disse sua madre sbigottita.
«E' inutile! E per giunta ti sei messo anche contro l'imperatore!» aggiunse furiosa.
Gerard lasciò il viso di Frank «Madre, la tirannide di Nerone finirà presto e poi non mi interessa passare di buon grado ai suoi occhi, è solo uno psicopatico» disse con un sorrisino beffardo. La madre non potè fare altro che tacere.
«A me piace» disse il ragazzo.
«Non farti strane idee Mikey, lui sarà il mio nuovo schiavo personale» lo zittì subito.
Frank era terrorizzato all'idea che quello fosse il suo nuovo padrone, certamente non gli avrebbe reso la vita facile e dalla forza che aveva poteva ucciderlo in due secondi, Nerone, a confronto, sembrava un agnellino.
La casa era davvero bellissima, non aveva niente da invidiare al palazzo imperiale, marmi pregiati, decori in oro e persino un'imponente piscina in una stanza. Dovevano essere ricchissimi, ecco perchè Gerard si sentiva così in dovere di fare lo sbruffone con l'imperatore. Appena arrivati Mikey si dileguò, restarono solo in tre.
«Figlio mio...» cominciò la donna.
«Io vorrei solo che trovassi una moglie e che mi dessi un nipotino, mi renderesti così felice, era ciò che voleva anche tuo padre... Se continui con questi scandali, quale padre vorrà darti in sposa sua figlia?» predicò.
«Non preoccuparti madre, le donne non mi mancano» sorrise.
«Oh lo so! Ma quelle di cui ti circondi sono tutte donnacce, e anche uomini! Le voci girano!».
«Non pensare che io mi vergogni della mia fama da amante, madre».
«Per favore, cerca di avere un pò di pudore, almeno davanti a tua madre!» disse disperata.
«Io volevo quelle due gemelle per rendere la vita in questa casa più sana! Ma tu hai preferito lui! Non costringermi a farlo castrare! non voglio ripetere brutte esperienze. Ora se vuoi scusarmi, vado a riposarmi» sospirò stanca.
«Prego madre» rispose sereno.
Frank deglutì, non voleva che nessuno toccasse i suoi gioielli, sperò con tutto il cuore che quella pazza stesse scherzando!
«Allora piccoletto, come ti chiami?»
«Frank» rispose debolmente.
«Bene, spogliati» ordinò il tribuno.
Lo schiavo granò gli occhi senza muoversi di un millimetro.
«Sei sordo? Ho detto "spogliati"» ripetè irritato Gerard.
Frank rimase di nuovo fermo, Gerard si avvicinò con passo felpato, afferrò la sua tunica e lo sollevò fino ad eliminare quei centimetri di altezza che li dividevano, il dolore di Frank si fece risentire, dopo essersi placato per qualche ora.
«Non sei più servo di Nerone, ma mio, e non ti conviene non eseguire i miei ordini, sei di mia proprietà, quindi vedi di muoverti, altrimenti non sarò così benevolo come l'imperatore» ringhiò lasciandolo di botto.
Stava quasi per cadere, ma riuscì a rimettersi in piedi, il tribuno non stava scherzando e Frank capì che era il caso obbedire.
Lentamente si sollevò la tunica, che piano si stava staccando dalla sua pelle lesa, alcune ferite avevano le croste altre stavano ancora sanguinando, diventò rosso in viso come quel sangue vivo. Lo osservò per qualche secondo, senza fare troppo caso alle sue nudità, con una mano lo fece voltare e Frank si sentì il cuore in gola battere all'impazzata, era esposto, troppo esposto. Dopo qualche secondo lo fece girare di nuovo, ma lo schiavo non era ancora tranquillo. Gerard estrasse qualcosa dalla cintura, una specie di vasetto, glielo mise tra le mani.
«Sei ridotto male, ho comprato questo al mercato, lavati e usalo, guarirà le tue ferite Frank, ho bisogno che tu stia bene».
Salve!
Spero che le nozioni storiche siano giuste, in caso contrario chiedo venia lol
Volevo chiarire alcune cose, gli imperatori erano chiamati "Cesare" quando parlavano con qualcuno, per cui ho voluto mantenere questa cosa. Al tempo di Nerone l'omosessualità e la persecuzione dei cristiani, erano cose "frequenti". L'ispirazione mi è venuta vedendo a scuola, il flim "La Tunica" del 1953, in particolare la scena del mercato di schiavi, consiglio a tutti di vederlo!
xoxo
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