A Strange Meeting

ANGIE'S POV

Mi trovavo su qualcosa di duro come la pietra, ma non mi andava di mostrare le mie iridi, perchè tanto poi sarei ritornata a casa sempre grazie ai miei occhi serrati. Ormai, non era un novità, ci ero abituata.

Passò molto tempo, e ancora sentivo quello strano terreno sotto il mio tocco. Allora, capì che c'era qualcosa che non andasse, perciò mi alzai di scatto e guardai attentamente il luogo che mi circondava.

Esclamai di stupore non appena vidi cosa c'era davanti ai miei occhi: una fortezza altissima, con almeno 6 torri a decorare i lati e altre 4 ad adornare il davanti e il dietro della struttura. L'ambiente che la circondava, però, non era molto promettente. Infatti, dava un senso di malinconia e faceva venire i brividi, nonostante ci fosse solo un leggero venticello, che muoveva i rami degli alberi, presenti dai due lati della costruzione, ormai privi di vita, che rendevano il tutto ancora più inquietante, dato che davano l'idea di morte a chi li guardava; come se dicessero: -Questa sorte toccherà anche a te, molto presto! .

Con un po' di timore, mi avvicinai al portone d'ingresso e lessi le parole incise su di esso con notevole attenzione: Helliwald.

Osservai la scritta in modo confuso. Helliwald? Cosa potrebbe significare?

Decisi di ignorare queste domande, per il momento, dato che avevo bisogno di aiuto per tornare a casa, dato che il solito metodo "della dormita", stavolta, non funzionava.

Mi avviai ancora più vicina all'uscio, mentre cercavo di capire come sarei potuta entrare.

Come se mi avesse sentito, il portone si apre lentamente ed io, spaventata e tremante, faccio dei passi indietro.

Per fortuna, si trattava di un semplice ragazzo come me, che ora mi guardava storto.

Era molto più alto di me, non che ci voglia poi tanto a superare i 1, 55 metri, però lui mi sembrava un gigante di dimensioni colossali, avrà almeno 1, 82 metri d'altezza. I suoi capelli erano abbastanza mossi e, per come erano sistemati, formavano un ciuffo ribelle di colore castano scuro, la stessa tinta degli occhi.

La cosa più strana é che indossasse una tunica nera e, in alcuni tratti, rosso scura.

Ad un tratto, mi parlò con una voce molto roca: -Chi sei? E cosa ci fai qui? Non sono ammessi visitatori!

Ehm... Io mi chiamo Angie e sono qui per cercare aiuto per tornare a casa... -risposi titubante.

Il ragazzo mi guardò interrogativo, ma non fece domande e, dopo un sonoro sbuffo, mi fece entrare e mi guidò verso una stanza bizzarra.

Alla soglia della porta, mi fece cenno di entrarvi, per poi abbozzarmi un sorriso, come se mi rassicurasse che avrebbe mandato qualcuno più esperto di lui per darmi una mano con il mio problema.

Sorrisi leggermente a mia volta, per poi addentrarmi nel vano.

Non appena voltai le spalle, sentì la porta sbattere violentemente e poi un rumore di chiavi che la sigillarono.

Mi girai alla svelta e mi avviai verso l'uscio. Posai una mano sulla maniglia, poi entrambe ed iniziai ad usare quanta più forza avessi nelle braccia per tentare di aprirlo.

Ma era chiuso, allora vi rinunciai.

Respirai affannosamente: avevo molta paura.

Fantastico, che bello essere intrappolata qui! -esclamai ironicamente, tentando di calmarmi.

Non potendo fare altro, mi rivoltai e, non appena vidi il contenuto della stanza, sobbalzai.

C'erano corpi morti, muniti di ali di bianco candido, che pendevano dal soffitto a testa in giù, come se fossero pipistrelli.

Ma cosa? Chi sono queste creature? -borbottai impaurita.

Tentai di avvicinarmici ancora di più, ma non mi accorsi del davanzale di marmo che circondava una specie di liquido azzurro e grigio chiaro, perciò sbattei contro di esso e caddi in avanti, venendo risucchiata dal fluido.

Ahhhhhhhh! -gridai, in preda dal panico, mentre il mio corpo si deformava, per poi ricomporsi non appena misi piede a terra.

E adesso? Dove mi trovo? -mi chiesi stupefatta.

Davanti a me, si erigeva un altare circondato da fiamme ardenti e individui con la pelle rossastra, le corna e un paio di ali nere un po' rovinate.

Distratta dallo scenario, non mi accorsi del fatto che, sull' altare, si era seduta un' altra di queste creature, ma era molto più grande rispetto a quelle che adesso la circondavano.

Sobbalzai non appena parlò con la sua voce inquietante.

È giunto il momento di prendere il controllo anche del mondo degli angeli. Nessuno si merita la felicità dopo la morte, ne possono avere già troppa in vita... devono capire il significato di "sofferenza" -disse l' essere poggiato sull' altare.

Tutti esultarono in segno d'accordo e festeggiarono per questa nuova iniziativa.

Io restai a guardare lo scenario indifferente, non riuscivo a capire cosa potessero significare le parole dette da quella creatura.

Ad un tratto, tutto intorno a me iniziò a sfocarsi e ogni essere presente in quel luogo si trasformò in un liquido e andò verso l'alto.

Mi accorsi che anche io stavo facendo lo stesso e ne capì anche il motivo: la visione era terminata.

Il mio corpo si deformò ancora una volte e venni riaspedita fuori dal fluido nel quale, precedentemente, ero caduta.

Toccai la terra ferma con un tonfo e mi feci abbastanza male.

Ora mi trovavo seduta e davo le spalle al contenitore di quel liquido, perciò appoggiai la testa sul davanzale e tentai di rilassarmi un po' e racimolare ogni mio recente ricordo.

Ad un tratto, vidi la maniglia della porta abbassarsi e mi alzai di scatto, ancora dolorante. Dovevo cercare di difendermi.

L' uscio si aprì e rivelò la figura del ragazzo di prima, che mi guardava interrogativo.

Che hai fatto? Si è sentito un tonfo! -chiese in modo indifferente.

Osservai quella sottospecie di pozzo contenente il liquido azzurro e grigio chiaro, li indicai e dissi: -Questa è la causa, mi ha espulso in un modo troppo brusco, direi.

Capisco. Comunque, quel coso ha un nome: si chiama "Blackmemory" e può contenere solo le memorie più tragiche e tristi degli angeli e delle persone felici.

In questo caso, infatti, c'è il ricordo di quando i demoni hanno deciso di cercare di conquistare il regno delle creature celesti.

E ci sono riusciti? -chiesi con un filo di voce.

Diciamo che ci stanno lavorando. -rispose il ragazzo soddisfatto.

Non mi hai ancora detto come ti chiami... -affermai io, porgendo di nuovo lo sguardo verso il "Blackmemory".

Ah, giusto. Sono Lorenzo. -dichiarò lui, un po' infastidito.

Vieni con me, ti devo far conoscere una persona. Ti spiegherà tutto quello che c'è da sapere. -continuò poi.

Uscimmo dalla stanza e continuammo ad avanzare per il corridoio, quando Lorenzo si fermò davanti una porta: c'era incisa accanto la parola "Biblioteca".

Dai, entra. -disse il ragazzo con un tono un po' sgarbato.

Appoggiai la mano sulla maniglia e mi addentrai dopo l' uscio.

La prima cosa che notai della nuova stanza è un' immensa scrivania, che adorna il centro della sala, ma è posta dopo degli scalini che la circondano, formando la sagoma di un cerchio.

Sulla cattedra ci sono molti fogli che sembrano antichi, un portapenne contenente due penne, una rossa e una nera, una matita, una gomma e un righello.

Al lato dei fogli c' è un libro molto grande, pesante e polveroso.

Mi avvicinai alla scrivania, curiosa di leggerne il titolo: il Libro delle Verità.

Di cosa parla? -chiesi.

Ah, beh... -rispose una voce diversa da quella di Lorenzo.

Questo libro è capace di raccontarti la nostra vera storia, ma anche altre, basta chiederglielo. -continuò essa.

Ok, ho capito, ma tu chi sei? -domandai non appena la figura che aveva appena parlato spuntò da sotto la scrivania.

Mi chiamo Henry e sono il tutore di Lorenzo. Tutto quello che ho detto a te, l'ho dovuto insegnare anche a lui. Beh, logicamente, non solo ciò, ma pure molto altro. -rispose l' uomo sorridendo.

Era più basso di me, aveva pochi capelli bianchi e indossava un paio di occhiali da vista che gli ricadevano sul naso adunco e una tunica marrone con il cappuccio.

Bene, ad ogni modo, a cosa devo la vostra visita? -domandò Henry.

Secondo me, lei ha sangue di nightreams proprio come me. -affermò Lorenzo sicuro.

Henry si avvicinò a me, prese la mia mano destra e la osservò attentamente, finché non aprì bocca: -Hai ragione, credo che dovremmo spiegarle un bel po' di cose.

I nightreams sono i Cacciatori di Angeli. Il loro nome deriva da due parole: "Night" = Notte e "Screams" = gridi. Perché noi siamo collegati alla notte e provochiamo urla da parte delle creature celesti.

Vedi, ognuno dei nightreams ha qualcuno che lo affianca, un' ombra che rappresenta una persona che ci odiava. Dimmi, chi provava questo sentimento per te? -chiese Lorenzo.

Ragionai un po' sulla domanda, ma poi ebbi un' illuminazione.

Mio padre! Lui non mi voleva, perciò, ogni sera tornava ubriaco fradicio e mi picchiava violentemente, finché un giorno, quando io avevo 12 anni, morì misteriosamente. -affermai.

Ti è mai capitato di guardare qualcuno con rabbia e poi accorgerti della sua scomparsa, causata da te? -domandò il ragazzo.

Sì, successe che io guardai male qualcuno, ma non sparì per causa mia. Ebbe un incidente e morì. Tutto casuale. -dissi io.

Lorenzo mi guardò alzando un sopracciglio: -Sicura?

Sì! -esclamai con decisione.

Henry interruppe la conversazione: -Finché non sa cos' è, non può ricordare gli atti svolti, ricordi?

Il ragazzo guardò l' uomo: - Giusto, hai ragione.

Poi riportò lo sguardo su di me: -La nostra storia la sai già, da oggi dovrai fare tutto quello che faccio io. Il nostro compito è di realizzare il sogno di conquista del re dei demoni: Cinders.

Capisco, ma sono così inesperta. -affermai titubante.

Beh, imparerai strada facendo, dato che adesso ho una missione per entrambi. -disse Henry con un tono dolce.

Vedi, mia cara, durante questo periodo siamo in guerra aperta con gli angeli.

Come hai potuto notare, nella stanza del blackmemory ce ne sono tanti appesi a testa in giù.

Sai, le creature celesti sono un po' come delle farfalle: se togli della polverina dalle loro ali non sono più in grado di volare.

Questa ci serve perché, applicata sopra la nostra testa, ci potenzia la magia, è un concetto strano da comprendere, lo so.

Questa costruzione è una scuola di magia oscura.

I Cacciatori, però, possono apprenderne solo una minima parte, in quanto non hanno deciso, appunto, di diventare degli stregoni, i quali sono i nostri più fedeli amici.

Entrambi siamo governati da Cinders e condividiamo questa terra in armonia.

Bene, direi che può bastare così, non credo serva altro da sapere per il momento. Andate. -concluse Henry soddisfatto.

Lorenzo, che intanto si era appoggiato ad una libreria, mi rivolse uno sguardo penetrante, per poi abbozzarmi un sorrisetto.

Hai sentito? Andiamo. E non preoccuparti, in battaglia s' impara di più che sui libri di scuola. -affermò il ragazzo, mentre si avviava verso l' uscita della biblioteca.

Lo osservai attentamente: si comportava molto distaccatamente con me, quasi avesse paura di qualcosa, eppure mi dava l'idea di essere dolce. Beh, era anche molto carino, ovvio. -pensai nella mia testa, osservandolo attentamente.

Vuoi una foto? Dura di più.

Muoviti, stupida. -affermò Lorenzo ridendo.

Io arrossii immediatamente e lo seguii con la testa bassa, stando in silenzio.

Ora camminavamo uno accanto all' altra, senza dire una parola.

Ad un certo punto, il ragazzo si fermò ed io lo guardai interrogativa.

Che fai? -chiesi con un tono sicuro.

Beh, il portale per raggiungere quegli angeli è questo. -rispose ovvio, indicandolo.

Mi voltai verso la zona tracciata dal segno e la osservai attentamente: c'era solo un muro, per cui significava che avevamo sicuramente sbagliato.

Spostai il mio sguardo di nuovo su Lorenzo e lo osservai torva.

Ma ti sei drogato o sei così dalla nascita? -domandai seria.

Così come? -chiese lui divertito.

Così stupido! -esclamai, per poi abbozzare un sorrisetto soddisfatto.

Il ragazzo mi squadrò dalla testa ai piedi per un po', come se fosse assorto dai suoi pensieri, quanto io lo interruppi: -Non dovremmo andare ad uccidere gli angeli? -dissi ridendo e le mie gote divennero di un rosso delicato al solo pensiero dello sguardo di Lorenzo su di me.

Lui annuì, per poi avvicinarsi al muro e sussurrare un "Apriti" in una lingua strana.

Beh, vedi. Questo si chiama "demonse" ed è una delle lingue che veniva parlata da tutti nell' antichità. Ora, invece, si usa solo per risolvere degli enigmi o aprire i portali. -spiegò il moro, notando la mia perplessità.

Beh, ora andiamo, dai! -concluse poi.

Io annuii e lo seguii dentro il portale.

Un'aria calda ricoprì il mio corpo, il quale divenne più leggero, come se tutti i miei vestiti fossero scomparsi.

Chiusi gli occhi, così da cercare di rilassarmi prima della battaglia, nella quale avevo paura di perdere.

Come se mi avesse letto nel pensiero, sentii Lorenzo avvicinarsi a me e poi delle braccia mi strinsero fortissimo.

Andrà tutto bene. Ne usciremo vivi, okay? -chiese con un tono dolce.

Io annuii lentamente.

Non volevo che questo momento finisse mai, ma purtroppo eravamo arrivati a destinazione.

Percepii l' aria calda abbandonare il mio corpo, ridandomi la pesantezza dei vestiti.

Toccammo con i piedi il suolo ed aprii gli occhi: il ragazzo mi stava ancora abbracciando e sembrava non avesse intenzione di smettere.

Come sei dolce, Lore! -esclamai senza rendermene conto.

Lui mi guardò in modo interrogativo e, non appena si accorse di aver ancora le mani sui miei fianchi, le distaccò immediatamente e arrossì.

Decisi di non farci troppo caso, così da non aggiungere altro imbarazzo tra noi due.

Mi guardai intorno: era tutto così bello, le piante rigogliose e c' era un roseto dai fiori dai colori vivaci ad accoglierci.

Lo attraversammo molto lentamente, ma, arrivati a metà, Lorenzo fece un gesto che mi stupì: trovò la mia mano con la sua e la strinse, per poi arrossire leggermente e guardare altrove.

Perché quest'azione strana? -mi chiesi nella mia mente.

Senza accorgermene, avvampai a mia volta e credo che si vedesse chiaramente, inutile negarlo: nessuno mi faceva quell' effetto. Provavo qualcosa per lui. E se ricambiasse? -pensai speranzosa.

A distrarmi dai miei pensieri, fu il ragazzo: -Qua si dovrebbe svolgere una battaglia, ci dovrebbero essere un sacco di stregoni e nightreams, ma invece è tutto completamente deserto. Strano! -affermò.

Io mi guardai intorno: si trattava di un campo molto vasto, fatto di pietra e, al centro del pavimento, era inciso un simbolo con una scritta sopra.

Era rappresentato un cerchio diviso in due, una parte colorata di oro e una di nero e, ai lati, due ali, una intatta e brillante di colore bianco e l'altra rovinata e maestosa di una tinta rossastra.

La scritta recitava: "Il loro legame di amicizia è stato distrutto."

Cosa significa? -chiesi a Lorenzo perplessa.

Beh, prima noi, gli stregoni e i demoni andavamo molto d'accordo con gli angeli, ma poi Cinders ha preferito farsi dominare dall' idea di conquista, perché ritiene che per il mondo gli angeli sono inutili, dato che la maggior parte delle persone è dominata dalle ombre, come quella di tuo padre che appartiene a te e ti permette di verificare delle scomparse.

Questo era il simbolo della loro unione, ma ora non significa più nulla, se non "guerra". -spiegò il ragazzo in modo calmo.

Capisco... -risposi io con un tono spezzato.

Che facciamo ora? -continuai poi.

Lorenzo mi prese la mano di nuovo.

Ti fidi di me? -chiese dolcemente.

Io annuii e lo guardai negli occhi.

Beh, devi sapere che gli angeli hanno una base sottoterra, che si apre se noi due ci mettiamo sopra quel simbolo.

Il punto è che le creature celesti, per evitare che i demoni o chiunque che sia alleato con loro riesca ad entrare, hanno stabilito lo svolgersi di un'azione che la maggior parte non riesce a fare, perché è uno tra i più grandi simboli d'amore... -disse il ragazzo, rivolgendo lo sguardo al suolo.

Arriva al dunque... -enunciai io titubante, mentre portavo Lorenzo con me con i piedi sul simbolo.

Beh, ecco... praticamente bisogna darsi un bacio... -affermò lui arrossendo violentemente.

Oh! -esclamai un po' a disagio.

Tutto qui? -continuai poi.

Il ragazzo mi guardò negli occhi e annuì.

Beh, non vedo il problema. -conclusi io.

Mi avvicinai lentamente a Lorenzo, era la prima volta che mi capitava una cosa del genere, perciò ero leggermente spaventata.

Non appena i nostri respiri si incrociarono, abbassai lo sguardo, sentendomi una vigliacca, ma lui mi mise una mano sulla guancia e mi rialzò il capo delicatamente.

Ci guardammo negli occhi attentamente: io non vedevo altro che felicità nei suoi, come se aspettasse questo momento da tanto tempo e potesse finalmente goderselo grazie a questa scusa. Potrei giurare che anche i miei provavano lo stesso sentimento.

Mi sorrise, io ricambiai immediatamente.

Dopodiché, si avvicinò piano a me e annullò le distanze che ci separavano, premendo le sue labbra contro le mie.

Senza che ce ne accorgessimo, il simbolo sotto di noi si aprì, come fosse una semplice botola e noi cademmo giù, atterrando su un mucchio di nuvole, ma continuammo a baciarci per un po'.

Ci staccammo entrambi senza fiato.

Direi che ora è il momento di agire! -esclamai decisa.

Mi guardai intorno: c'erano un sacco di angeli che ci circondavano, con gli sguardi infastiditi e le mani pronte a scagliare magie d'affetto e d'amore.

Io e Lorenzo ci mettemmo spalla contro spalla. Nonostante non avessi mai combattuto, ero sicura di esserne capace.

Mi concentrai al massimo e riuscii ad evocare l' ombra di mio padre, che fui capace di controllare, ordinando di andare contro gli angeli che avremmo trovato più avanti.

Dopodiché, il ragazzo mi passò delle armi: delle stelle ninja che lasciavano una scia nera, la quale portava nella mente odio e tragedie, durante il loro percorso.

Le lancia contro le creature celesti che c'erano di fronte a me, le quali vennero accecate dalla tristezza degli avvenimenti che dominarono la loro mente e s' allontanarono, spaventate.

Stessa cosa fece il ragazzo: ora la strada era sgombra.

Presi la mano di Lorenzo ed iniziammo a correre. L'ombra di mio padre aveva fatto un ottimo lavoro, ora rimaneva solo il re di questo gruppo di angeli da battere.

Rivolsi lo sguardo verso un altare in pietra posto molto in alto: era decorato dalle solite due ali bianche ai lati ed era ricoperta da un tessuto color oro, adornato dal disegno di un diadema celeste sul poggia-schiena.

Ma dov'è? -chiese il ragazzo, come se io potessi conoscere la risposta.

Lo guardai perplessa.

E se fosse come prima? Se lui spuntasse davanti ai suoi visitatori solo se essi dimostrino amore? -domandai titubante, dato che non ero sicura di questa teoria.

Beh, tentar non nuoce. -disse Lorenzo avvicinandosi a me.

E poi, le tue labbra iniziavano a mancarmi. -sussurrò nel mio orecchio, facendomi arrossire di colpo.

Prima che io potessi aprire la bocca e controbattere, lui mi baciò di nuovo e questa volta in un modo più passionale.

Guardai l'altare con la coda dell'occhio: una figura grande e lucente era spuntata su di esso, circondata da un bagliore arcobaleno luminoso.

Chi siete? -chiese.

Il tuo peggior incubo! -risposi io, dopo essermi staccata da Lorenzo.

Il ragazzo lanciò le stelle ninja e io mandai l'ombra di mio padre contro quell'angelo.

Dopodiché, corsi e mi arrampicai alla svelta sulle pietre laterali, così da arrivare vicino alla creatura e distruggerla definitivamente.

Un urlo cambiò i miei piani: mi girai e vidi Lorenzo bloccato per terra dalle sue stesse stelle ninja.

Scesi velocemente e mi avvicinai a lui, ordinando all'ombra di togliere queste armi alla svelta.

Una volta che il ragazzo fu libero, però, mi ritrovai io intrappolata in una gabbia di nuvole.

Non potete battermi insieme, non mi sembra giusto. Più voi cercate di liberarvi, più vi intrappolo, molto semplice, no? -enunciò l'angelo.

Ma Lorenzo non lo ascoltò.

Prese una spada dal suo zaino blu e ruppe le sbarre di nuvole.

Una volta che io fui libera, gli presi la spada di mano e la creatura celeste lo intrappolò in un'altra gabbia e lo portò accanto a lui.

Avanti, vieni a salvarlo se riesci! -esclamò con un ghigno.

Io lo guardai male, l'ombra di mio padre entrò in azione, io la seguii e i arrampicai sulle pietre per raggiungere l'altare.

L' angelo era distratto dalla sagoma scura, infatti non si accorse di me.

Io saltai su di lui e penetrai il suo cuore con le spada, nera come l'odio e l'infelicità che, adesso, si ritrovava adornata da un nuovo colore: il rosso del sangue.

La figura della creatura celeste si dissolse in mille pezzi, quasi come fosse fatta di coriandoli.

Tornai con i piedi a terra e libera Lorenzo.

Sei stato molto coraggioso! -esclamai dolcemente, abbracciandolo.

Lui sorrise e mi baciò di nuovo.

Capisco, avete fatto un ottimo lavoro, ragazzi. Ma ricordatevi che questa guerra non è ancora finita. -disse Henry abbozzando un sorriso.

Già. Io adesso che devo fare? Sarei dovuta tornare a casa, invece sono rimasta qui e ho svolto una missione... -affermai, rivolgendo lo sguardo prima all'uomo e poi al ragazzo accanto a me.

Resta con me. Appartieni a questo mondo, ne abbiamo avuto la conferma. E poi ci sono tante stanze per le persone qui a Helliwald! -esclamò Lorenzo con un tono speranzoso.

Io feci finta di rifletterci un po' su, giusto per rendere un momento di tensione.

Sì! -affermai poi con un tono sicuro.

Il ragazzo mi guardò negli occhi: sprizzavano ancora più felicità rispetto a prima.

Come se si fosse dimenticato della presenza di Henry, si avvicinò di più a me, mi massaggiò la guancia con il pollice della mano destra e mi diede l'ennesimo bacio.

Io appoggiai le mie mani sulle sue spalle e lui spostò le sue sui miei fianchi e ci stringemmo di più tra noi, rendendo questo nostro momento ancora più magico.

Spazio scrittrice.
Okay, questa è la mia One-shot.
È corta, lo so. Spero vi piaccia.❤
avril_woodland
Spero piaccia in particolare a te e che sia adatta per il contest.(non lo vincerò mai, sicuramente, ma mi sono impegnata moltissimo a scrivere questa storia)
Detto questo, Beatrice passa e chiude.
Bye bye.❤

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