Capitolo 5
Marinette's POV
I giorni passarono velocemente, e nel giro di qualche settimana eravamo tutti ritornati a scuola, pronti ad affrontare il terzo anno di liceo. Io e Adrien eravamo più legati che mai, e praticamente la maggior parte della giornata la passavamo insieme, lasciando ad Alya e Nino l'intimità di coppia che spesso bramavano senza avere il coraggio di dirlo ad altri, timorosi di ferire i nostri sentimenti.
Il biondo aveva ripreso a vivere nella propria casa, ma almeno una volta a settimana passavo da lui per aiutarlo con le pulizie, consapevole che senza di me ci avrebbe messo un'eternità.
Mi stavo preparando per la scuola quando il campanello di casa suonò, quindi mi affrettai ad infilarmi il top corto che avevo deciso di indossare, saltellando verso la porta mentre mi infilavo le scarpe, seppur limitata nei movimenti a causa dei jeans stretti che mi avvolgevano le gambe snelle.
-Buongiorno, Adrien- salutai ancora prima di aprire la porta, sapendo perfettamente chi vi si trovasse dietro, e i miei sospetti si rivelarono fondati quando il suo viso sorridente sbucò, scuotendo una mano in segno di saluto.
Afferrai alla svelta lo zaino in camera e una busta dalla cucina, quindi lo raggiunsi alla porta ed entrambi uscimmo, facendo come sempre la strada insieme.
Dopo i due episodi accaduti circa un mese prima Adrien spesso mi accompagnava nelle mie normali uscite, noiose o divertenti che fossero, arrivando ad aiutarmi perfino con la spesa; ma era tutt'altro che fastidioso: il mio cuore batteva ogni volta in cui esprimeva la sua preoccupazione in piccoli gesti, quali prendermi per mano o schioccarmi un bacio sulla fronte, avvicinandomi a se per evitare che qualcun altro di indesiderato lo facesse.
-Ecco i tuoi croissant- gli porsi il sacchetto, vedendolo illuminarsi all'istante -uno è al cioccolato, mentre l'altro è alla cr...- dissi, bloccandomi quando in appena quattro morsi finì il primo, avventandosi subito sul secondo.
-Mh...- mugugnò ad occhi chiusi, assaporando a pieno i dolci -Ti sposerei solo per poter mangiare ogni giorno ciò che cucini...- farfugliò a bocca piena, facendomi ridere di gusto.
Fortunatamente l'imbarazzo tra di noi era svanito, e i soliti balbettii erano stati rimpiazzati da risate e battutine, così come il mio solito modo di avvampare si era trasformato in un impercettibile rossore. Da quando era tornato dall'America eravamo diventati più intimi, e in più di un paio di occasioni ci eravamo visti mezzi nudi, finendo in seguito per riderci sopra come fossero dei vecchi ricordi di scuola.
Lungo la strada discutemmo vivacemente sui compiti di chimica e le due pagine di storia che dovevamo studiare, interrompendoci solo quando varcammo la soglia della classe, per dirigerci al nostro banco. Le postazioni erano infatti un'altra cosa che era leggermente cambiata: all'inizio della scuola insistetti che Alya si sedesse con Nino com'era giusto che fosse, ma aveva sempre rifiutato, ritenendo che sedersi in un altro posto che non fosse accanto a me equivaleva a tradire la nostra amicizia; quindi un bel giorno mi misi d'accordo con Adrien, occupando insieme il mio banco, costringendo Alya a sedersi su quello davanti a noi, ovviamente affianco a Nino.
Era sorprendente come quando si parlava d'altri ero sempre pronta a fare qualcosa per risolvere le loro situazioni amorose, ma quando si trattava di me... il mio cervello andava in panne, bloccandosi sulla consapevolezza del mio amore per Chat Noir e Adrien.
La giornata a scuola filò come al solito, quindi salutai gli altri e mi diressi da sola a casa, sospirando di sollievo quando mi richiusi la porta alle spalle, già pronta ad andare in pasticceria. Caricata dalla mia passione per quel lavoro, sfornai decine di dolci e pagnotte, e molti clienti ne rimasero soddisfatti, facendomi perennemente apparire un sorriso sul volto.
Quando infine girai il cartello appeso sulla porta del negozio, rivolgendo all'esterno la scritta "CHIUSO", strizzai le palpebre stanche, avanzando stanca nella mia stanza dopo essermi fatta una veloce doccia per togliermi di dosso ulteriori tracce di farina e lievito.
Entrai nella mia camera, obbligandomi a fare i compiti per il giorno dopo, ma una scatolina poggiata sulla mia scrivania mi fece immobilizzare, di scatto.
Le mie gambe cedettero, e mi ritrovai a scivolare a terra, finendo inginocchiata sul pavimento, non riuscendo a credere a ciò che si trovava davanti ai miei occhi lucidi di lacrime.
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