Capitolo 4

Marinette's POV

Sbattei più volte le palpebre assonnate, avvertendo delle leggere ventate d'aria spostarmi il ciuffo. Alzando il capo scoprii di essere praticamente sdraiata sopra Adrien, una gamba tra le sue e le braccia a stringergli il busto muscoloso, mentre una sua mano era posata sul mio fianco, e l'altra sotto la sua nuca.

-Oh santo cielo... oh santo cielo... oh santo cielo...- iniziai a mormorare, avvampando di scatto e sentendo il corpo come paralizzato.

Trattenni il fiato quando il ragazzo strizzò le palpebre, per poi sollevarle, lasciandomi piena vista degli splenditi smeraldi che erano i suoi occhi.

-Mh...- mugugnò assonnato -Buongiorno, Marinette- biascicò, probabilmente non essendosi ancora reso conto della equivoca posizione in cui ci trovavamo.

-Buongiorno a te- balbettai al colmo dell'imbarazzo mentre cercavo di alzarmi, fallendo miseramente quando Adrien mi tirò nuovamente verso di se e si girava su un fianco, sprofondando il viso nell'incavo del mio collo.

"Non è ancora completamente sveglio... è impossibile che lo sia..." mi dissi, il cuore a mille ed il cervello totalmente in panne.

La conferma di mio tale sospetto arrivò quando Adrien si addormentò nuovamente, socchiudendo le labbra.

Tirai un sospiro di sollievo, divincolandomi dalla sua presa e scendendo dal letto con l'intenzione di farmi una doccia veloce.

Mi infilai in bagno, curandomi solo di spogliarmi e buttarmi sotto la doccia fredda, rinfrescando all'instante la mia pelle bollente. Mi insaponai per bene i capelli, quindi mi sciacquai, uscendo e avvolgendo il corpo bagnato in un asciugamano.

Mentre strofinavo i capelli con un altro cercai pigramente con lo sguardo i vestiti, bloccandomi quando non li trovai.

-No, no, no, no, no, no, no, no, no...- cominciai a imprecare, frugando in ogni dove, ma inutilmente.

Avevo dimenticato di preparare una cambio di vestiti.

"Non posso credere di starlo per fare..." rivolsi lo sguardo al cielo in una muta preghiera di soccorso, ma nulla venne in mio aiuto.

-A-Adrien?- chiamai a gran voce il ragazzo, non sapendo se sperare che fosse sveglio o meno.

-Si?- rispose subito.

-Scusami infinitamente, ma mi potresti prendere dei vestiti? Ho dimenticato di farlo, prima- dissi a voce alta per farmi sentire, poggiando la fronte contro la superficie piana della porta.

-Certo!- acconsentì subito -Che abiti vuoi?- mi chiese.

"Oggi fa molto più caldo di ieri, quindi..." ragionai in un attimo.

-Un paio di pantaloncini in jeans e una maglia a maniche corte azzurra. Dovrebbe essere facile trovarla visto che è l'unica che ha un nodo sul lato destro ed arriva sopra l'ombelico- gli comunicai, grata che non avesse chiesto nulla a proposito dell'intimo.

-Ecco!- disse dopo qualche minuto di ricerca, quindi aprii la porta quando bastava per riuscire a far passare il braccio, afferrando i vestiti che mi stava porgendo e ritraendola di scatto.

Mi vestii velocemente, mi truccai, asciugai i capelli e li legai come al solito in una coda alta, quindi presi un respiro profondo e mi decisi ad uscire.

Avanzai a sguardo basso nella mia stanza, consapevole che Adrien fosse ancora lì, quindi alzai lentamente lo sguardo, posandolo sulle sue labbra socchiuse dallo stupore e gli occhi spalancati. Lo vidi deglutire a fatica, quindi distolse nervosamente lo sguardo dal mio.

-Sto male?- chiesi titubante, preoccupata dalla sua strana reazione.

-No, affatto!- scosse subito la testa -Anzi, sei bellissima- mormorò, facendomi avvampare.

-G-grazie- balbettai, non riuscendo ad impedire che un timido sorriso si dipingesse sul mio volto.

-Io vorrei fare una doccia, posso?- cambiò argomento.

-Certo!- annuii -Puoi usare il bagno che c'è in fondo al corridoio, se vuoi: lì c'è anche una vasca. Altrimenti puoi benissimo usare il mio- lo indicai con un cenno del capo mentre mi infilavo le scarpe da ginnastica.

-Io comincio ad andare,- gli comunicai -così apro le finestre e faccio arieggiare la casa prima di pulirla, tu intanto prenditela con comodo- gli sorrisi.

-Tranquilla, faccio in un attimo- si oppose, ma lo bloccai.

-Non accetto "no"- gli feci l'occhiolino -Ti lascio le chiavi di casa, così quando esci puoi chiuderla tu- gli dissi, quindi aprii la porta della mia stanza.

-E la pasticceria?- corrugò la fronte.

-Tranquillo, ormai i miei clienti sanno che a volte la apro ed altre no, a causa i miei impegni, quindi non preoccuparti- lo rassicurai -Ci vediamo più tardi- lo salutai con la mano, varcando la soglia della mia stanza.

-Ok, a dopo- annuì, sparendo dietro la porta del mio bagno.

Uscii di casa, e dopo metà strada mi accorsi di aver dimenticato la borsa. Lanciai un verso esasperato, quindi tornai di corsa, spalancando la porta della mia stanza nello stesso momento in cui quella del bagno faceva lo stesso, rivelando un esemplare di Adrien Agreste praticamente nudo, se non fosse stato per l'asciugamano che aveva legato in vita.

"Santo cielo..." pensai, posando gli occhi sui suoi addominali scolpiti come nel marmo, spostando poi lo sguardo sui pettorali e sui bicipiti marcati, deglutendo nervosamente.

-Ho d-dimenticato l-la borsa- balbettai, afferrandone il manico e cominciando ad indietreggiare.

-Ah...- disse soltanto, rosso come un peperone.

"Immagina che siate al mare... immagina che siate al mare..." cercai di calmarmi ripetendomi quelle parole, ed in parte ci riuscii, per mia fortuna.

-Prima di venire passa dalla pasticceria e mangia qualche croissant, ne hai a volontà- gli feci l'occhiolino, quindi lo salutai nuovamente ed uscii come una scheggia.

-Mio dio, che figura...- sospirai con una mano sulla faccia mentre riprendevo un'andatura normale dopo essermi assicurata di essermi allontanata un bel po da casa.

Continuai a camminare, e dopo un po riuscii a scacciare l'imbarazzo, che però si tramutò in fastidio quando vidi un ragazzo marciare nella mia direzione.

"Si può sapere perché ogni volta che mi vesto in maniera carina incontro sempre qualcuno di indesiderato?" mi trattenni dallo sbuffare.

-Ehi, bellezza- mi fece un cenno il ragazzo, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi, rivolgendomi un ghigno malizioso.

Mi finsi ingenua, guardandomi un paio di volte intorno e poi indicandomi con un dito.

-Ce l'hai con me?- gli chiesi.

-Non vedo con chi altri, visto che le uniche bellezze qui siamo noi due- mi fece l'occhiolino, e a stento mi trattenni dal ruotare con irritazione lo sguardo al cielo.

-Senti, sono occupata, quindi ti sarei grata se ti spostassi dalla strada e mi facessi passare- dissi lentamente, cercando di mantenere la calma.

-Non rientra nei miei piani dolcezza- si avvicinò pericolosamente a me, accostando il suo viso al mio -Che ne dici, invece, se venissi con me? Sono sicuro che ti divertiresti un sacco- disse maliziosamente, facendomi inarcare un sopracciglio.

"Ma è serio?" mi chiesi, perplessa.

Aprii bocca, questa volta seriamente intenzionata a mandarlo a quel paese, ma sentii una mano infilarsi nella tasca posteriore dei cortissimi shorts che stavo indossando.

Ero pronta a tirare una ginocchiata nelle palle a quel tizio, ma mi bloccai quando una roca voce a me molto più che familiare mi giunse alle orecchie.

-Non credo proprio- disse Adrien, sfidando con lo sguardo il tizio davanti a se, più basso di lui di qualche centimetro.

-Senti, amico, l'ho vista prima io, quindi ti conviene spostarti e lasciare che questa bambolina venga con me- disse spavaldo.

-Ciò che tu proponi non rientra nei piani miei e della mia ragazza- lo fulminò con odio, facendolo bloccare.

-Cosa?!- io ed il tizio parlammo nello stesso istante, ma la mano di Adrien pressò leggermente sul mio fondoschiena, invitandomi palesemente a stare al suo gioco.

-S-si!- esclamai con una cretina.

-Ti conviene sparire se non vuoi che ti faccia sparire io- disse infine, e il ragazzo non poté fare altro che fulminarlo mentre borbottava qualcosa tra i denti ed andarsene.

-Seriamente, Mari?- chiese giocosamente, cominciando a camminare e costringendomi di conseguenza a fare lo stesso -Non pensavo fossi una tale rubacuori- mi scoccò un'occhiatina.

-Lascia stare...- borbottai -Non sai quante volte mi è già capitato quando ero in giro da sola...- dissi con fare scocciato.

-Stai scherzando?- si fermò, improvvisamente serio.

-Tranquillo, nessuno di loro penso si scorderà mai del suo incontro con me...- ghignai maleficamente, pensando a quante ginocchiate dirette ai piani bassi di qualcuno avevo tirato nel corso degli ultimi due anni.

-Cavolo...- rabbrividì.

-Però non li biasimo...- sussurrò tra se e se dopo un po, facendomi arrossire e girare di scatto verso di lui.

-Cosa?- chiesi, cercando di convincermi di aver capito male e di non illudermi.

-Che intendi? Io non ho parlato- evitò il mio sguardo, rosso in viso, palesemente mentendo.

"Lo ha seriamente detto?!" urlai tra me e me, mordendomi con forza l'interno della guancia per evitare di sorridere come un ebete.

Dopo qualche minuto passato in silenzio, tuttavia, mi accorsi che la sua mano destra era ancora infilata nella mia tasca.

-Puoi anche toglierla- gli dissi, anche se era l'ultima cosa che in quel momento volevo.

-Nah, troppi tipi strani in giro- rifiutò con un sorrisetto, tirandomi ancora di più verso di se attraverso quella stessa mano posta nei miei shorts.

La tolse solo quando arrivammo davanti al cancello di casa sua, tirando un profondo sospiro. Gli accarezzai con una mano la schiena, rassicurandolo con un sorriso, quindi lo aprimmo con le chiavi che il ragazzo aveva e percorremmo il vialetto, facendo lo stesso con la porta.

Subito un intenso odore di chiuso e polvere ci invase le narici, facendoci starnutire e costringendoci a tapparle mentre entravamo e ci chiudevamo la porta alle spalle. Spalancammo tutte le finestre e le porte, dovendo aspettare più di un quarto d'ora prima che l'aria divenisse respirabile; quindi togliemmo tutti i lenzuoli posti sopra ai mobili, sollevando un gran polverone che però si dileguò in qualche attimo.

Subito mi misi a lavoro, lasciando la borsa su un tavolo e dirigendomi nel ripostiglio, afferrando detersivi, panni, scope, palette e quant'altro.

Cominciammo dalla sala d'ingresso, spolverando i mobili e lucidandoli con un detersivo apposito, quindi passammo ai quadri, agli specchi e alle finestre. Infine passammo la scopa su tutto il pavimento, lavandolo subito dopo.

Al termine era passata circa un'ora, e capii che di quel passo non avremmo fatto molti progressi.

Colta da un'improvvisa illuminazione, andai verso la borsa e mi levai i guanti in gomma che mi ero messa, afferrando il telefono mentre Adrien mi affiancava, confuso. Ci scambiammo un ghigno complice mentre correvamo verso la sua stanza, collegando il mio cellulare con le sue casse, che iniziarono a sparare musica a tutto volume.

Tornammo al piano inferiore, questa volta molto più carichi di prima, e iniziammo a pulire a ritmo, cantando e ballando come due cretini.

Prima eravamo impegnati a sfidarci in una gara di ballo pop, e subito dopo ci stavamo destreggiando in un penoso tango, finendo per roteare le nostre chiome e usare le scope come fossero chitarre elettriche.

Passammo in rassegna tutte le stanze del piano terra, quindi ci spostammo a quello successivo, facendo lo stesso, e alla fine ci trovammo dentro la camera del ragazzo , l'ultima che ci era rimasta.

Anche lì ci scatenammo a ritmo di musica, ballando insieme mentre ridevamo come degli stupidi, e in attimo anche quella stanza finì per essere splendente.

Ci buttammo a pancia in su sul letto, sfiniti ma felici come non mai, continuando a ridere. Non ce ne eravamo nemmeno accorti, ma ormai era pomeriggio inoltrato, e ci eravamo pure scordati di pranzare.

-Grazie, Mari, mi hai salvato- disse con il fiatone, girando il capo verso di me.

-Figurati! Non mi divertivo così da non so quanto tempo!- sorrisi sincera.

Poi, all'improvviso, un borbottio si fece largo nell'aria, facendomi scoppiare a ridere.

-Qualcuno qui ha una certa fame- dissi maliziosa, alzandomi e stiracchiandomi, facendo scrocchiare le mie ossa.

Adrien subito distolse lo sguardo, arrossendo, e all'inizio non ne capii il motivo, ma poi mi ricordai di star indossando una maglia corta, cosa che mi fece imbarazzare a mia volta.

-Andiamo a casa mia, così ci facciamo una doccia e ti preparo qualcosa;- lo invitai -poi domani puoi tornare qui-

-Con piacere- annuì felicemente, tirandosi su e stiracchiandosi a sua volta.

Mi misi la borsa in spalla, scollegando il telefono dalle casse e spegnendo la musica, quindi uscimmo di casa chiudendo la porta ed il cancello, e ci rimettemmo in cammino.

Il sole stava iniziando a tramontare mentre camminavamo, quindi cercai il cellulare nella borsa per controllare l'ora. In quel paio di minuti in cui lo stavo cercando evidentemente qualcosa accadde, perché Adrien mi passò un braccio attorno alle spalle, stringendomi a se e fulminando un punto alla mia destra, impedendomi tuttavia di girarmi per scoprire cosa, o forse chi fosse.

-Tranquilla- mi rassicurò con un sorriso, quindi lasciai perdere, rinunciando anche all'ardua impresa di trovare il mio telefono.

Appena arrivammo a casa mia ci buttammo entrambi sotto la doccia, e questa volta mi assicurai di non scordarmi di prendere i vestiti.

Dopo essermi asciugata mi misi addosso un paio di pantaloncini della tuta e la maglia a maniche corte che usavo come pigiama estivo, dato che stavo letteralmente morendo di caldo.

Subito però mi misi ai fornelli, preparando degli spaghetti e una salsa ai frutti di mare che ci misi sopra. Quindi lavai e tagliai velocemente delle foglie di lattuga, aiutata anche da Adrien che mi raggiunse, e preparai un'insalata. Infine recuperai dalla pasticceria un vassoio di macaron che però nascosi, tirandolo fuori solo alla fine della cena come sorpresa di Adrien.

Subito il suo sguardo si illuminò, e ci si fiondò sopra, infilandosene due in bocca e mugugnando qualcosa di incomprensibile, facendomi ridere di gusto.

Finito il pasto, seppur iniziando ad avvertire la stanchezza di quella giornata, sparecchiai e lavai i piatti, ringraziando Adrien quando mi affiancò e prese ad asciugarli, sbadigliando ogni due per tre.

Nonostante fosse presto salimmo pigramente le scale che portavano alla mia camera, buttandoci inconsciamente entrambi sul mio letto, e presto ci ritrovammo nella stesse posizione in cui ci eravamo addormentati la sera prima.

Facemmo appena in tempo a coprirci con una coperta che entrambi crollammo profondamente nel sonno, l'uno stretto nelle braccia dell'altra.

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