Capitolo 3
Marinette's POV
Rincontrare Adrien era stato... particolare.
Due anni prima avrei potuto affermare con certezza che quel ragazzo non potesse diventare più meraviglioso di quel che già era, ma... beh... mi sbagliavo alla grande.
Tralasciando il suo aspetto esteriore, comunque, si aggiungeva l'evidente malinconia che copriva come una maschera il suo viso stanco e tirato dal dolore che sicuramente provava.
Avrei voluto fare qualcosa per alleviare il peso che portava nel petto, ma, provando lo stesso a mia volta, sapevo che nulla avrebbe potuto farlo, se non riavere indietro la persona perduta.
Per non parlare del patto che avevamo fatto, totalmente inaspettato. Ora ero costretta a svelare i miei sentimenti alla stessa persona che mi aveva chiesto di farlo, più ad un ragazzo di cui non conoscevo nemmeno la vera identità.
"Devo trovarlo"
La festa si concluse in tarda serata, quando, ormai stanchi e bisognosi di sonno, ci ritirammo nelle nostre case, ma non prima che Adrien mi fermasse poggiando una mano sul mio avambraccio, l'altra impegnata a tenere stretta la sua valigia.
-Ehi, Marinette, non vorrei disturbarti, ma mi servirebbe aiuto per pulire casa mia, visto che da ora in avanti ci abiterò da solo, ed è da anni che non viene messa a posto; ma non saprei a chi altro chiederlo, dato che sei l'unica ragazza che è mai venuta a casa mia, e più o meno sai come è disposta- mi rivolse un sorriso tirato.
-Certo- annuii subito -abbiamo una settimana esatta, dato che oggi è domenica, quindi dovremo darci da fare- gli feci un occhiolino scherzoso -il tuo numero è rimasto lo stesso?- mi feci coraggio, porgendogli la famigerata domanda.
-Si- confermò -e il tuo?-
-Lo stesso. Allora ci sentiamo domani mattina? Ti chiamerò io per farti sapere quando arriverò-
-Scherzi? E' già tanto se hai deciso di aiutarmi- sorrise ampiamente -domani ti vengo a prendere io in moto- si batté un pugno sui pettorali marcati.
-Oh...- esalai sorpresa -ne sarei felicissima!- esclamai, entusiasta all'idea del mio primo giro in moto.
-E' deciso, allora! Vuoi che ti accompagni a casa? Sai, siccome è notte...- si grattò nervosamente la nuca, facendomi inclinare il capo da una parte.
-E quindi?- chiesi innocentemente.
Sbatté ripetutamente le palpebre, perplesso, prima di riprendersi e afferrarmi una mano, mettendosi in marcia verso la strada che sembrava conoscere a memoria.
-Posso arrivarci da sola, non è il bisogno che ti disturbi- protestai, puntando i piedi a terra.
-Te lo scordi, è buio, e a quest'ora ci sono persone poco raccomandabili in giro. Col cavolo che ti lascio andare da sola-
In quel momento capii, e arrossii violentemente, ottenendo la stessa reazione da parte di Adrien quando si girò verso di me e posò lo sguardo sul mio viso.
-Puoi stare tranquillo, so difendermi perfettamente- balbettai imbarazzata, disegnando qualche cerchio immaginario con la punta del piede.
-La risposta è comunque no- ribatté severo -molta gente sarebbe tentata alla vista di una bellissima ragazza come te, sola e in giro lungo le buie strade di Parigi- non sembrò rendersi conto del complimento che mi aveva inconsciamente fatto, il quale mi aveva fatto avvampare ancora di più, arrivando ad avvertire da sola l'eccessivo calore che le mie guance emanavano.
Per il resto del tragitto non fiatai, anche perché Adrien si rivelò dalla parte del giuto: lungo la strada un paio di loschi tipi incappucciati mi avevano puntato gli occhi contro, leccandosi le labbra e ghignandomi con aria maliziosa.
Però non fui l'unica a notarlo, infatti il ragazzo al mio fianco mi strinse a se, avvolgendomi la vita con fare protettivo e fissando in cagnesco quei tizi, che subito se ne andarono a passo veloce.
Alla fine mi ritrovai schiacciata contro il fianco di Adrien, rossa come un peperone, e con il suo braccio a circondarmi fermamente il bacino.
La situazione era una delle più imbarazzanti della mia vita, ma non avrei barattato quei momenti con nient'altro. Le farfalle si agitarono nel mio stomaco, ricordandomi quel mio puro sentimento che non era andato via nonostante il tempo e la distanza.
Quando arrivammo davanti alla porta di casa mia estrassi la chiave della porta dalla borsa.
-I tuoi genitori non sono in casa?- chiese Adrien, fissando curiosamente il mio continuo frugare.
-No- scossi la testa -ora abitano in Italia da mia nonna. Volevano tenerla d'occhio, dato che la vecchiaia aveva iniziato a farsi sentire- lo informai, infilando la chiave nella toppa della serratura.
-Quindi vivi qui da sola?- esclamò, facendomi sobbalzare dallo spavento.
-Si- sospirai, abbassando la maniglia -vuoi entrare? Ho un paio di croissant disponibili, se sono ancora la tua passione segreta- gli feci l'occhiolino, fissando divertita il suo sguardo illuminarsi subito.
-Puoi scommetterci- trillò come un bambino, saltellando e seguendomi al piano superiore, fino in cucina.
-Ora chi la gestisce la pasticceria?- farfugliò dopo aver dato un morso sostanzioso al croissant al cioccolato che gli avevo appena dato.
-Io- scrollai le spalle semplicemente.
-Davvero?- si sorprese, ricominciando ad ingurgitare grossi bocconi di cibo -e come fai, con l'impegno della scuola e tutto il resto?-
-E' un po difficile gestire il tempo, ma non voglio chiudere i battenti, e in più è una grandissima soddisfazione vedere i visi felici dei clienti, quando ricevono i dolci che faccio- sorrisi involontariamente.
-Wow...- disse soltanto, finendo in un solo altro morso il croissant.
-Ne vuoi un altro?- gliene sventolai un altro davanti al naso, guardando divertita come i suoi occhi lo seguissero perfettamente, come fosse stato un pendolo.
-Non serve chiedere- lo afferrò, mugugnando di piacere al nuovo sapore di crema.
Chiacchierammo fino alle due passate, inconsci del tempo che stava velocemente passando, quindi alla fine ci ritrovammo sul divano del salotto, a commentare il film che era appena finito.
All'improvviso mi partì uno sbadiglio, che contagiò anche Adrien, e ci rendemmo conto che era davvero tempo di metterci a dormire.
Lo accompagnai alla porta della pasticceria, aprendola e sbadigliando di nuovo.
Il ragazzo mi salutò stancamente, schioccandomi addirittura un bacio sulla fronte, quindi fece per allontanarsi, ma dopo due rapidi pensieri mi decisi a fermarlo.
-Ehi, Adrien!- lo chiamai a gran voce, dandomi della stupida appena un attimo dopo, ma ormai il danno era fatto -se vuoi puoi dormire qui, visto che di sicuro casa tua sarà coperta di polvere e sporcizia- balbettai, ottenendo un sorriso riconoscente in risposta.
-Grazie, Marinette, sei un angelo- tornò all'interno dell'abitazione, infilandosi in bagno dopo essersi fatto indicare dove fosse, facendosi una doccia e cambiandosi con degli abiti più comodi, quali una tuta e una maglietta.
Dopo di che lo accompagnai nella camera dei miei genitori, sgombera dai loro effetti personali, e gli augurai la buona notte, rifugiandomi in camera mia e rilassandomi a mia volta.
"Se Tikki fosse qui di certo mi prenderebbe in giro per il mio continuo balbettare, per poi ridacchiare e commentare con me questo incontro... Tikki..."
Prima che me ne accorgessi mi ritrovai a bagnare il cuscino di amare lacrime, il petto scosso da numerosi singhiozzi e il cuore infranto, così come il miraculous che non era più in mio possesso.
"Invece Chat Noir scherzerebbe sul fatto che lui è molto più bello e palestrato di Adrien, mettendosi a flirtare incessantemente..."
Le lacrime si fecero più copiose, e i singhiozzi più violenti, mentre la cicatrice del mio animo si aprì, lasciandomi sprofondare in un abisso di dolore.
-Marinette...-
La voce di Adrien mi colse a dir poco alla sprovvista, e subito mi misi seduta, strofinando gli occhi gonfi e cercando inutilmente di asciugare le numerose lacrime.
-N-non e-eri andato a d-dormire?- balbettai con voce rotta dal pianto, rinunciando al tentativo di nascondere il mio stato d'animo.
-Volevo chiederti una coperta- mormorò preoccupato, appostato davanti a me, ai piedi del letto.
-La trovi nell'armadio di fianco alla porta, nell'anta di sinistra e sul secondo scaffale dall'alto- lo istruii, tirando su col naso.
Tuttavia, invece di andarsene, si fece più vicino, sdraiandosi al mio fianco e coprendoci entrambi con la coperta raggomitolata in fondo al materasso.
-Questa notte resto qua- sussurrò guardandomi negli occhi, forse alla ricerca di una protesta che però non trovò.
Mi appoggiai contro il suo petto, sentendo il suo confortante braccio avvolgermi la vita, quindi ripresi ad esprimere il mio dolore attraverso quelle lacrime che mi accompagnavano ogni notte.
Non disse niente, cosa che apprezzai, ma si limitò a stare con me, non lasciandomi sola a sprofondare nel mio stesso rammarico.
Dopo quelle che sembrarono ore, ma che in realtà non furono che minuti, mi addormentai ancora stretta a lui; il suo profumo nei polmoni, e il suo calore nel cuore.
Fu la prima volta da anni che il mio sonno non ospitò incubi.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top