Il sole oltre la siepe

Killian si era presentato alla porta di Emma la sera successiva, sabato. Non sapeva se sperare che Emma non fosse in casa o che fosse proprio lei ad aprire la porta.
Nel caso in cui avesse aperto Mary Margaret, dichiarando la sua assenza, oltre ad un moto di gelosia verso chi stava passando del tempo con lei, avrebbe tirato un sospiro di sollievo, e avrebbe lasciato il pacco a sua madre. Di certo Mary Margaret non avrebbe fatto troppe domande, oppure non lo avrebbe cacciato di casa, intimandogli di stare alla larga da sua figlia. Non era sicuro che Emma avrebbe potuto fare una cosa del genere: anche se gli aveva chiaramente detto di lasciarla in pace, probabilmente, se avesse continuato a insistere, sarebbe passata alle maniere pesanti anche lei. E poi, si sa, la sua Emma era imprevedibile, un concentrato di emotività, passione e un vulcano in eruzione, quando voleva. E comunque avrebbe spiegato questa insistenza con delle ottime ragioni.

Se invece fosse stata Emma ad aprire? Nessuno avrebbe potuto prevedere nulla. Sempre quello era il discorso: con lei nulla era scontato. Killian avrebbe potuto fare mille supposizioni, e probabilmente Emma sarebbe stata in grado di sorprenderlo ancora e ancora. Nella migliore delle ipotesi, o meglio, delle sue speranze, sarebbe semplicemente stata in silenzio, lasciandogli spiegare il perché di quel gesto, permettendogli di parlargli a cuore in mano e mostrarle una delle parti del suo carattere che lei non aveva ancora visto. La parte del Killian dolce e premuroso, attento ai particolari e completamente pazzo di lei. Non poteva prendere in giro nessuno però: quando mai uno dei suoi discorsi programmati aveva funzionato? Pianificava, arrivava e si scatenava l'inferno.
Forse era un tono iperbolico di pensare, ma questo era. Questo era stato il motivo che lo aveva spinto a scrivere: la lettura del libro di Jane Austen, che era diventata un'abitudine prima di andare a letto, lo aveva particolarmente ispirato.

Anche Darcy aveva scritto una lunga lettera a Elizabeth, per spiegare, proteggersi, ma allo stesso tempo mettersi a nudo di fronte alla persona che più avrebbe potuto ferirlo nel profondo. Aveva riposto la sua fiducia in lei, confidando nel fatto che pur potendo ferirlo, non lo avrebbe fatto. Scrivere gli era sembrata la soluzione migliore, anche perché parlarne di persona, non solo sarebbe stato molto più difficile, ma avrebbe rischiato le continue interruzioni di Elizabeth; e poi chi gli avrebbe assicurato che avrebbe ascoltato tutto il discorso? Di anni ne erano passati parecchi, secoli, eppure Killian si trovava nell'esatta condizione di Darcy.
Per Darcy aveva funzionato, e perché non avrebbe potuto fare lo stesso Killian? Voleva consegnarsi ad Emma, esporsi come non aveva fatto con nessun altro, e solo allora avrebbe potuto dire di aver fatto di tutto: doveva dimostrargli quanto ci teneva, solo così lei avrebbe potuto fidarsi di nuovo di lui.

Il viale di casa sembrava così lungo, ma allo stesso tempo troppo corto per potersi preparare psicologicamente a quello che lo aspettava. Dalla serata del ballo dipendevano tante cose, e sperava con tutto se stesso che andasse esattamente come aveva immaginato. Almeno per una volta. Non gli restava solo che suonare il campanello, e qualcuno sarebbe venuto ad aprirgli. Lo aveva anche sfiorato l'idea di lasciare il vestito davanti alla porta, per poter aspettare che la serata del ballo fosse lei a scoprire il mittente; ma non poteva farlo, Emma doveva sapere che cosa significava tutta quella messa in scena.

Due signori stavano passeggiando sul selciato di fronte a casa di Emma. La signora anziana era sottobraccio a quello che doveva essere il marito, per la camminata serale. Un ottimo modo per passare una mezz'oretta tranquilla con la persona cara, per godere insieme dei tepori primaverili. Chissà se un giorno anche lui avrebbe condotto una routine simile; chissà se la persona che gli sarebbe stata accanto sarebbe stata Emma.

Non poteva più temporeggiare, prese forza e suonò. I secondi sembrarono essere dilatati. Non si sentivano nemmeno rumori al di là della porta, come se non ci fosse nessuno in casa. Non era pronto a questa evenienza effettivamente; che avrebbe dovuto fare? Tornare la domenica? Era rimasto completamente spiazzato da questa eventualità che non aveva calcolato.

Stava per tornare indietro, quando, inaspettatamente, sentì la porta aprirsi. Quando si voltò si ritrovò Emma. Più bella che mai. Stava chiaramente per uscire con qualcuno.

"Killian! Che ci fai qui?"

"Wow..cioè, ciao. Io..veramente" - e ancora una volta, tutte le belle parole che aveva premeditato erano svanite nel nulla, come se non fossero mai state messe insieme a formare una frase di senso compiuto.

Senza aggiungere altro Emma stava per richiudere la porta, non sembrava intenzionata ad aspettare i suoi silenzi. Ne aveva sopportati fin troppi.

"No aspetta! E va bene, ora o mai più" - Killian stava parlando più a sé stesso che ad Emma, ma con quelle parole di incoraggiamento riuscì a dire quello che effettivamente avrebbe voluto dirle.

"Per favore, ho bisogno di poche parole, è scritto tutto qui dentro. So di avere sbagliato tante volte con te" - "Ah non credo che tu ne abbia davvero idea!" - "Emma, davvero, non ti ruberò molto tempo. Lascia che ti dia un'ultima prova di quanto io possa essere sincero, dopodiché la scelta sarà solamente tua...e io mi adeguerò."

"Non capisco dove tu voglia arrivare, ma sentiamo" - "Questo pacco è per te, non voglio spiegarti altro. Nella lettera che ti ho allegato c'è scritto tutto quello che c'è da sapere, ti chiedo solamente di leggere." - "E se non volessi farlo? Se decidessi di buttare questa lettera direttamente nel cestino? Oppure di farla in tanti piccoli pezzettini senza nemmeno leggerne una riga?...Oppure potrei bruciarla!...No, ormai comincia a fare caldo, e mia madre non mi permetterebbe di accendere il camino solo per guardarla sgretolarsi fino all'ultimo frammento."

Emma era decisamente spazientita, come poteva essere certo che lei sarebbe stata di nuovo al suo gioco? Ora toccava a lei giocare!

Anche Killian stava perdendo la concentrazione; lui stava facendo di tutto, e lei si stava prendendo gioco di lui nel peggiore dei modi. Così acida! Peggio di un limone. Tuttavia non doveva perdere la calma, altrimenti non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Nulla gli aveva però vietato di rispondergli a tono, per tenergli testa. Forse, prima o poi, qualcuno sarebbe davvero riuscito a renderlo più docile e mansueto, ma non era quello il giorno in cui si sarebbe fatto mettere i piedi in testa.

"Sappiamo entrambi che la leggerai!" - Emma si era lasciata sfuggire un ghigno - "Sei incredibile! Come puoi essere così pieno di te anche in questo momento: sulla porta di casa mia, quando queste dovrebbero essere le tue scuse. Sai che potrei chiuderti la porta in faccia seduta stante, vero?"

"Certo, puoi farlo, ma dato che non è ancora successo, non credo proprio che lo farai! Ti spiego anche il perché. Non solo, è la stessa motivazione per cui sono così pieno di me" - dicendolo aveva anche mimato il segno delle virgolette con l'unica mano libera che gli era rimasta, facendo attenzione a non far cadere il vestito con l'altra - "e so che leggerai quello che ti ho scritto: Emma Swan tu muori dalla voglia di leggere quello che ho da dire! Ti conosco abbastanza da sapere che è proprio pane per i tuoi denti. Vuoi fare tanto la dura, ma alla fine sai che nessuno ha mai fatto una cosa simile per te, e ti stai sciogliendo al solo pensiero che tutto questo stia accadendo realmente!"

"Non solo sei incredibile e pieno di te, sei anche insolente! Non ti sopporto proprio e per dimostrarti che non hai ragione...addio!"

Con queste ultime parole, Killian si vide sbattere la porta in faccia.

Doveva ammettere di aver tirato abbastanza la corda, ma non credeva ancora, nonostante questo ridicolo gesto, di averla spezzata. Aveva solamente dato voce a quelli che erano i suoi reali pensieri, e anche Emma, in cuor suo, sapeva che lui aveva ragione.

Era arrivato fino a quel punto, sarebbe andato fino in fondo: lasciò il pacco sullo zerbino che si trovava sulla soglia di casa, con l'abito accuratamente piegato al suo interno, e la lettera pronta per essere letta da lei, in bella vista non appena avesse aperto la scatola. Suonò di nuovo il campanello e senza aspettare una risposta, o aspettarsi che qualcuno venisse ad accoglierlo, se ne andò, così come era venuto.

In realtà non si allontanò troppo in fretta; si appostò dietro l'aiuola della casa affianco, convinto di quello che avrebbe visto di lì da pochi minuti.

Anche se ci aveva messo più del previsto, vide Emma aprire la porta, guardarsi attorno per assicurarsi che lui non fosse ancora nei paraggi e prendere la scatola.
Però non si aspettava che l'aprisse seduta stante, ma l'espressione che aveva acquistato il suo viso nel momento in cui vide il tessuto rosso, lo aveva ripagato di ogni cosa. Si era come illuminata; eccola, la sua Emma.

Aveva richiuso il tutto ed era rientrata, con la sua lettera in mano. Ora Killian poteva davvero tornarsene a casa, la parte facile del suo piano era stata completata. Ora arrivava la parte più sofferta, quella in cui non sarebbe stato lui a decidere le sorti del da farsi. Lui aveva fatto quanto era in suo potere. Ora toccava a lei.

***
Et voilà *.* un'altro capitolo è servito <3 con tanto affetto, spero proprio che vi piaccia! Fatemelo sapere :*

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top