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-R..Rob...
La voce di Faith era un filo sottilissimo nella lunga trama della notte che illuminava la stanza. A volte si stancava di dover sempre dormire in una stanza che alla fine non era nemmeno sua, di mangiare quello che c'è senza poter cucinare qualcosa lei da sola. A volte sentiva la voglia di scappare dal collegio e vivere come un normale studente. Poter tornare a casa, la vera casa, e rivedere i genitori. A volte Faith avrebbe preferito essere sepolta con la sua famiglia. Semplicemente perché poi succedevano queste cose: i guai. E spesso quei guai li causava lei e nessun altro. Si trovava in quella esatta situazione con la paura di parlare e dire la verità. L'ha tradito, non volontariamente, ma per stupidità. Non doveva esagerare con il bere, non doveva fare molte cose, eppure eccoci qua. Robert poteva perdonarla anche se pareva davvero impossibile per uno come lui che di tradimento in amore ne aveva subito soltanto uno, e basta leggere la precedente storia per vedere cos'era diventato. Adesso che invece si sentiva felice per una volta nella vita, adesso che insieme avevano scelto di non guardare al passato, adesso che quasi tutto andava bene, lei aveva rovinato tutto. Togliergli quel sorriso dalle labbra, magari renderlo triste di nuovo. Se teneva tutto dentro invece gli avrebbe risparmiato tutto, oppure l'avrebbe fatto per salvarsi dalle conseguenze? Non l'ha fatto intenzionalmente, ma l'ha fatto comunque. È questo che blocca. È questo che ti fa esitare prima di aprire la bocca e dire la verità. Avrebbe potuto evitare tutto ciò, e sapere di quella opzione la distruggeva ancora di più. Alla fine però si trattava anche della sua coscienza poiché quando Robert l'avrebbe riempita di parole dolci, di fiducia, lei si sarebbe sentita meno felice del dovuto. Si sarebbe sentita una traditrice e non è una bella sensazione. Restando ferma a pensare e a non reagire ci impiegò tutta la notte senza chiudere mai occhio, davvero.
Quando la luce del mattino le infastidì gli occhi capì di essere arrivata alla svolta finale, al bordo del dirupo.
Robert si svegliò mettendosi seduto, stiracchiandosi con nonchalance.
Doveva anche mandare via Faith per evitare sospetti, ma quella mattina voleva godersela un po' di più. La mattinata perfetta. Appena vide la ragazza mettersi a sedere sul materasso dandogli le spalle si avvicinò e la intrappolò con un braccio stretto sulla vita. Iniziò a baciarle il collo, a morderle le spalle, gemendo il suo nome eccitato come non mai. Faith sentiva brividi misti a paura e piacere ed incapace di reagire si lasciò toccare finché Rob la spinse a stendersi salendole sopra. La pressava con il corpo, la baciava senza ritegno. La protagonista sentiva una brutta sensazione toccandolo, una cosa che va oltre al senso di colpa, che la faceva stare davvero male. E se la mente reagiva in quel modo, il corpo ci pensò quando il professore dovette staccarsi immediatamente sentendo qualcosa bagnarli le labbra.
Sgranò gli occhi spaventato.
-Faith che ti succede?!
Esclamò prendendola per le guance e guardandole il naso.
La ragazza vide qualcosa di rosso sulle labbra di Rob, ma non un rosso rossetto: un rosso sangue.
Stava perdendo sangue come reazione a tutto il malloppo d'ansia che si portava dentro, lo stress poiché ci teneva davvero troppo a lui e sapendolo non giustificava ancora di più  il suo atto di insolenza.
-AIUTO!
Gridò il professore ma Faith gli tappò la bocca prima che lo sentissero tenendo una mano dove sanguinava per fermare il flusso. Si sentiva ancora peggio ora. Rob scosse la testa per farle togliere la mano, prendendola in braccio e portandola in bagno. Prese il kit medico ed iniziò a tamponarle il sangue, restando con lei tenendole mano sporca di rosso. Non era tipo che si impressionava con ste cose, ma vedere la persona a cui teneva di più star male e sanguinare rendeva le ginocchia molli.
-Tieni così, premi.
Uscì per qualche minuto dal bagno e poi tornò da lei tutto vestito con addosso solo una giacca di pelle, prendendola in braccio di nuovo come se pesasse meno del vento.
-Ti porto in ospedale.
Era preoccupatissimo, stando vicino al suo petto duro poté sentire il battito cardiaco accelerare ad ogni passo.
Faith iniziò a divincolarsi in procinto della porta facendo perdere la presa a Rob, cadendo per terra. Egli subito si chinò per riprenderla ma lei scalciava come un cavallo imbizzarrito.
-Ehi, ferma! Stai calma, va tutto bene. Non ti farò del male.
La rassicurò in ogni modo ma nulla: lei continuava a non voler essere toccata.
Rivisse quei momenti inumani in cui la maltrattava riducendola a nascondersi in un sudicio bagno con un braccio fuori uso pur di non farsi toccare. Fu davvero difficile non scoppiare a piangere per Robert. Faith si aggrappò alla sua spalla correndo in bagno, accovacciandosi nell'angolino più angusto di esso. Il tampone usato per fermare il flusso era pregno di sangue, ma lo teneva sempre al suo posto. Il professore si tolse la giacca con fare stizzito andando a cercarla.

-Faith non scappare da me, ti prego!
La sua voce si fece sempre più vicina finché non la trovò, esattamente come nei suoi incubi più recenti.
Con le lacrime che straboccavano dagli occhi si inginocchiò paziente allungando una mano come si fa per gli animali in gabbia. Ci mise tutto il suo impegno per simulare uno sguardo gentile e rassicurante.
-Non voglio farti niente. Non ti accadrà nulla con me, angioletto.
Faith piangeva disperata in un vortice di decisioni ed emozioni troppo grandi per la sua fragilità.
-Sei al sicuro qui.
La biondina deglutì, ma non solo la saliva: deglutì tutto.
Rimorsi, rimpianti, ogni cosa che sarebbe successa dopo quel momento. Chiuse gli occhi di un cielo in tempesta  lentamente, fermando il tempo prima di aprire bocca.
-Ti ho tradito.
Robert storse la testa confuso, ma vedendola disperata, terrorizzata e mai stata più seria capì che non stava delirando. Stava già per ribattere ma anch'egli deglutì ogni cosa e finse di sorridere, se una luce possa paragonarsi ad una stella cadente, le guance rigate da lacrime infinite.
-Sei al sicuro qui.
Ripeté con voce rotta, avvicinandosi lentamente quatto quatto, prendendole una mano.
Faith non sussultò nemmeno. Cadde nelle braccia di Robert il quale piangendo silenziosamente, il pianto più doloroso, la prese in braccio e la portò in ospedale.
Mentre camminava per i corridoi tenendo il corpo della ragazza che penzolava come fosse morto, mentre il freddo non aiutava per niente a fermare il pianto, guardò ancora Faith.
Aveva una voce flebile e rotta, avrebbe voluto spaccare tutto.
-Sei al sicuro qui.



*lo so che non ho aggiornato per due giorni interi, ma sono vecchia dentro. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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