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-Sei...sei sicuro?
Faith Davis a momenti stava per andare in ipertensione talmente il panico la stava assalendo durante quei minuti che si percepivano sulla pelle.
-Non è riuscito a superare la morte della moglie...e credo che non lo farà mai.
La ragazza stava già per correre verso il Peterhouse, ma Robert la prese in tempo prima di farla ragionare col cuore e non con chi di dovere. Ciò che l'istinto non sa fare è prepararsi alle conseguenze appunto.
-Aspetta! Lionel è un uomo che ha sofferto più di ogni altro essere umano a questo mondo, credimi. Se vuole davvero vendicarsi, gli ci vorrà del tempo.
La biondina all'inizio non capì e lo strattonò per correre verso la sua Mustang in modo tale da arrivare in tempo per evitare qualsiasi cosa. Robert si lasciò trascinare, ma non guidò verso il collegio una volta acceso il motore dell'auto.
-Dove cazzo stai andando?!
Sbottò lei tesissima.
-Tesoro io conosco Lio meglio di te, e so di sicuro che al Peterhouse non lo troveresti.
Faith cercò di calmarsi e si fidò del suo cavaliere oscuro, tremando peggio di una foglia. Sembrava sul punto di spiccare il volo e andare a salvare la sua migliore amica ad ogni costo. Il pregio di Faith Davis è che combatterebbe anche contro un orso a mani nude pur di proteggere una persona cara, ma è anche una mossa stupida per ovvie ragioni.
-Ti prego facci arrivare in tempo.
Mormorò la protagonista con le mani congiunte, pregando.
Intanto, nella villa dei Wilkinson, Lilibeth barcollava assonnata ma cosciente del fatto di non essere dentro il suo collegio. Pensò giustamente che Lio la stesse corteggiando ancora un po', anzi addirittura ella stava pensando ad una notte di passione dato che l'alcol in corpo le suggeriva proprio quello. Si fidava ciecamente di Lionel dopo aver visto il suo essere gentile e rispettoso, ma purtroppo le maschere esistono anche qui. Il gentiluomo l'aiutò a sedersi, restando in piedi per sorriderle dolce.
-Così tuo padre fa il tassista eh?
Chiese mettendo le mani in tasca.
-Hai bisogno di lavarti le orecchie!
Rispose Lilibeth ridendo e dondolandosi per trovare di nuovo l'equilibrio.
Lionel nascose un sorriso feroce, iniziando a camminare per la stanza relativamente piccola, soppesando ogni singolo passo. Così facendo nel silenzio scandiva un suono deciso, imperiale.
-È mai stato arrestato?
Lil aggrottò le sopracciglia iniziando a tornare lucida, ma comunque i suoi occhi parlavano anche senza aprir bocca.
-Per...poco tempo...
Rispose a scatti stranita.
Spostando la scena su Robert e Faith, i due stavano combattendo contro la pioggia infernale che si dibatteva contro l'auto quasi come volesse fermarla. Rob ci stava mettendo del suo per tenere la vettura in strada, ogni movimento brusco faceva sbandare l'auto in un modo che non piaceva a entrambe. Faith lo teneva concentrato stringendogli una spalla dato che il tocco della ragazza gli dava tutto ciò che voleva. Per lui ogni cosa che faceva era la risposta a tutto. Finirono quasi fuori strada per evitare di investire una volpe spuntata per caso, ma Downey tenne i nervi saldi continuando a guidare.
Tornando da Lionel e Lilibeth, la tensione nella stanza iniziava a prender forma.
-Ti ha mai detto come mai è stato arrestato?
La voce dell'uomo non era affatto roca o profonda, ma quando doveva assumere un tono cupo e minaccioso ci sapeva fare.
-Non voglio rispondere.
Fu la replica abbastanza coraggiosa di Lilibeth la quale stava lentamente iniziando ad alzarsi, commettendo un grosso errore. Lionel con un gesto le ordinò di risedersi, senza toccarla neppure. Lil capì che non poteva farci niente, quindi deglutì l'amaro e obbedì. Lionel Wilkinson le si avvicinò senza mai smettere di guardarla, con mezza tristezza e mezza rabbia negli occhi.
-Era ubriaco, lo sapeva di esserlo, ed è uscito fuori a guidare. Quel giorno pioveva, esattamente la pioggia che vedi fuori adesso: stessa forza, stessa immensità.
Lo sguardo di Lio per un attimo perse colore.
-Sapendo di star facendo la cosa sbagliata ha ignorato il semaforo rosso...mentre dall'altra parte arrivava una macchina. Lui era velocissimo e prese l'auto in pieno.
Mimò con le mani l'incidente, le lacrime al cuore.
-Quella macchina venne sbalzata via chissà di quanti metri, il taxi roteò su se stesso accartocciandosi. La macchina volava e le urla aumentavano, il calore di una stretta di mano e poi sangue. Solo sangue e silenzio.
Lilibeth Thatcher sussultò quando Lionel pestò un piede per terra dalla frustrazione.
-Io quelle urla le sento ogni secondo che passa, quel calore apparteneva a mia moglie e quel sangue sporca ancora i miei ricordi, capisci? Tuo padre ha preso un avvocato che corruppe la giuria per farsi diminuire la pena, io c'ero. Io ho visto mia moglie morire non potendo far nulla, io ho visto come le lamiere le trapassarono tutto il corpo. E non sono mai riuscito ad incastrarlo.
La ragazza deglutì e provò a parlare.
-Tu...tu eri gentile...tu...
Lionel fece trasparire la sua rabbia in una sola espressione, ma era rabbia non cattiveria.
-Quello era preliminare.

La guardò ancora più minaccioso, cercando di far tacere quella sua parte prevalente che gli urlava di star sbagliando.
-Puoi anche non sapere, ma tuo padre saprà cosa significa perdere qualcuno.
Lilibeth cercò di tirargli un calcio nelle parti basse, ma Lionel la spinse di nuovo a sedere.
-Tu non sei così.
Mormorò lei con fermezza ma la voce tremante, sudando freddo. Non aveva mai amato suo padre, sopratutto dopo ciò che le aveva raccontato. In un certo senso si sentiva in colpa per essere stata motivo di tanto dolore per lui dato che comunque una sua parte non voleva farle male. Si vedeva chiaramente.
-Non mi importa.
Ribatté serio.
-E ora sei fottuta.

Stava tutto per esplodere, Lilibeth non capì mai cosa egli avesse intenzione di farle dato che la porta della stanza venne praticamente buttata giù da Faith e Robert furibondi come mai prima d'ora. Ovviamente la biondina saltò sopra Lionel per allontanarlo dall'amica, e il professore trovò il momento per smorzare l'atmosfera.
-Davis fai sul serio?
Prese la sua ragazza di peso per toglierla da Lio che poteva scaraventarla dall'altra parte del muro senza problemi. Downey prese il suo Dover per il colletto della camicia attaccandolo al muro, senza far riferimento alla differenza d'altezza poiché non misura di certo la forza d'animo di una persona. Faith si precipitò da Lilibeth per vedere se avesse dei lividi o qualsiasi cosa addosso, ma niente.
-Levati di mezzo, levati!
Lionel era tutto rosso in faccia e ringhiava contro un Robert per niente spaventato, allora l'inglese alzò un pugno pronto per colpirlo in faccia mentre il professore tremava talmente si stava sforzando per tenerlo attaccato alla parete.
-Colpiscimi, avanti dammi un pugno fratello!
Gridò lui guardandolo dritto negli occhi.
Lionel strinse ancora di più il pugno e Faith stava già per correre in aiuto del fidanzato, ma Lio ancora non sferrò il gancio.
-DAMMI UN PUGNO, SFOGATI PER TUTTA QUELLA MERDA CHE HAI PASSATO, AVANTI!
Gridò ancora più forte e nello sguardo di Dover poté vedere la disperazione e la rassegnazione a ciò che stava per commettere.
-FALLO PER SARAH, COLPISCIMI!!
Robert lo sbatté contro il muro con i volti a pochi soffi di distanza, guardandolo, sfidandolo senza un briciolo di paura dentro all'anima. Un pezzo del suo coraggio stava nel proteggere le due ragazze, ma anche nel permettere al suo vecchio amico di liberarsi. Alla fine la tensione si ruppe quando Lionel abbassò il braccio e Downey lo lasciò, vedendolo cadere a terra a peso morto. La schiena sudata contro il muro freddo, il capo chino.
-Lionel...
La prima a parlare fu Lilibeth, avvicinandosi.
Poteva comprendere tutto quel dolore accecante che stava provando, davvero.
-Tu non sei così.




*na botta di felicità nsomma. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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