You are a memory

Robert appena lesse il messaggio sentì di nuovo le ceneri del mondo che era rimasto coprirlo completamente con una folata di vento. Lilibeth stava chiedendo di correre subito in ospedale, perché Lionel stava per essere operato.
Era l'ultima prova che i medici volevano sfruttare pur di salvarlo.
Downey guardò Faith e pensò che se l'avesse portata con lui poi avrebbe sofferto ancora di più, e non voleva che accadesse. In buona fede volle proteggerla, davvero, ma per quanto possa amarla non potrà mai capire i suoi sentimenti.
-È successo qualcosa?
Chiese Faith guardandolo con ancora quella fiducia che emanava fiammate nei suoi occhi cielo.
Robert continuò a ripetersi che voleva proteggerla.
-Niente, devo soltanto fare un salto al supermercato.
Oh non era affatto vero, perché lasciò Faith tra le tombe e corse subito in macchina, arrivando il prima possibile in ospedale. E quando entrò dovette correre, sentire di nuovo quella sensazione di vuoto pervaderlo, quella consapevolezza di non aver mai vinto contro la vita. Schivò persone lungo i corridoi finché riuscì a trovare Lilibeth da sola con le mani congiunte davanti alla bocca. Era davanti ad un vetro, nella stanza Lionel era circondato da medici.
-Ehi, ciao.
Mormorò toccandole la spalla, sorpreso di essere ricambiato con un abbraccio.
Le diede poche pacche sulla schiena non essendo abituato a ricevere affetto da altre persone all'infuori di Faith, staccandosela di dosso.
-Andrà tutto bene.
Continuò preferendo metterle un braccio attorno alla spalla, come se potesse bastare ad entrambe.
Lilibeth non gli chiese nemmeno dove fosse Faith poiché aveva occhi solo e soltanto per il suo Lionel. Pensava a tutte quelle volte che avrebbero potuto fare di più insieme, e invece si sono limitati ad amarsi. Pensò che per tutti gli anni al Peterhouse lei si era innamorata di Faith Davis, e non lo aveva mai confessato a nessuno. Pensò che quel suo amore cambiò faccia in quella del gentiluomo, e non poteva sopportare di vederlo così.
E anche se Robert alla fine non lo conosceva così bene, rimaneva l'unica persona al suo fianco che aveva il coraggio di guardare quell'uomo sotto ai ferri, il petto aperto.
È semplice, crudele, senza aspettare lo scorrere del tempo.
Al destino nessuno ci credeva tra di loro perché è tutto un susseguirsi di azioni e conseguenze, forse quel momento avrebbe significato qualcosa di più. Robert deglutiva a forza il respiro come se fosse veleno, sentendo gli occhi bruciare pur di evitare il pianto. Strinse ancora di più Lilibeth asciugandosi col polso le guance umide. Uno stupido vetro li divideva, ma sapevano che urlando e scalciando non sarebbero arrivati a niente. Robert pensava ad essere obbligato allo scontro con Faith, a dover sopportare ancora e ancora.
-Ho visto il messaggio voi...
Giunse pure Keith di corsa da loro, le parole gli morirono in bocca vedendo quel macabro spettacolo.
-Pure lui.
Mormorò inciampando nell'incredulità, venendo sorretto da Rob il quale lo strinse esattamente come stava stringendo Lilibeth. Erano loro tre, le persone costrette a soffrire e a veder perfino morire i propri amori. Tutti avevano perso qualcosa. La musica cresceva sempre di più, bucava i timpani, dopotutto se un cuore si spacca esce soltanto sangue.
Portavano un peso enorme sulle spalle, cadevano in ginocchio sperando che prima o poi qualcuno sarebbe arrivato a salvarli. Affondavano nella terra e nel fango pur di tenere il dolore sulle spalle, tra la pioggia che non sempre cade dal cielo.
E non speravano nemmeno più, i medici dall'altra parte del vetro stavano seduti pregando mentre il macchinario cercava invano di trovare anche il minimo battito. Robert con la faccia graffiata dalle lacrime accarezzò i capelli dei due giovani, sentendo la loro mente pulsare contro il petto. Tutto si riduceva ancora a violini e tortura, finché della polvere rimane soltanto il profumo. Cercavano con lo sguardo Lionel, e quando permisero loro di entrare subito si accucciarono tenendogli le mani. Aveva gli occhi aperti, respirava a fatica, e guardava un punto sopra le loro teste.
-Dover...
Mugugnò Robert chinando il capo mentre con tutte le sue forze cercava di non scoppiare dalla sofferenza.
Lionel Wilkinson sapeva di voler morire, lo voleva, aveva chiesto ai medici di lasciarlo andare se non ci sarebbe stato nulla da fare.
Così spostò lo sguardo su Lilibeth che con la bocca sulle sue nocche lo guardava sentendosi come una casa di carta in fiamme. Leggermente riuscì ad accarezzarle una guancia col dito, e valse più di un addio. Chiese di essere portato in terrazza, dove poteva vedere il sole tramontare su Cambridge. E lì, circondato da quelle tre persone uniche nella sua vita, cercò di vedere anche Faith nell'orizzonte.
Un flebile raggio di sole lo illuminò, togliendo la luce dai suoi occhi.
-Guardate amici miei...
Allungò debolmente il collo, fissando il cielo.
Molte volte la vita da meno di ciò che riceve, ma non oggi.
-C'è Sarah.
E per quanto Faith stesse correndo pur di trovare Robert, alla fine Lionel Wilkinson terminò la sua corsa su questa eterna Inghilterra.
Sei un ricordo ora, gentiluomo.



*sì in effetti potete odiarmi, mi sento come Putthanos e mi odio anch'io. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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