Why did you save me?

A volte ci sono odori che ci ricordano casa, a volte anche solo una voce ci fa sentire immediatamente meglio. Queste due cose accaddero a Faith nello stesso momento in cui si risvegliò dal suo svenimento ma senza aprire ancora gli occhi blu.
Muovendo leggermente le dita capì di essere sotto una coperta, su un letto dal materasso poco spesso.
La prima cosa che la tranquillizzò fu l'odore di margherite e miele seguiti dalla voce preoccupata di Lilibeth.
Sapeva di essere nell'infermeria del suo collegio, con Minerva che le stava tenendo alta la temperatura corporea con uno straccio imbevuto di acqua tiepida sulla fronte. Per esperienza aprì gli occhi lentamente, non lasciandosi accecare dalla luce bianca puntata sopra di lei.
-Si è svegliata, purtroppo.
Commentò ironica Minerva guardandola con le braccia incrociate.
Faith sorrise pensando ai vecchi ricordi di quando la vedeva così dopo averla curata.
-È bello rivederti anche per me.
Rispose cercando di mettersi a sedere ma venne preceduta dal letto che alzò lo schienale grazie ad un bottone premuto dalla donna severa. Guardando il comodino vide un sacco di biglietti di pronta guarigione, alcuni pregavano che non fosse morta. Il più grande e fatto con più amore era di Keith Murray.
-Ammiratori, tsk.
Commentò Minerva andandosene non dopo essersi accertata che i suoi parametri vitali fossero tornati normali.
-Dico ma che ti è saltato in testa?!
Faith si voltò di scatto verso Lilibeth che aveva tutta la faccia di chi avesse appena smesso di piangere da giorni: i capelli quasi ramati non erano stati pettinati, gli occhi verdi dietro gli occhiali erano ancora rossi e le gote lucide. Vedendola ridotta in quello stato per colpa sua le strinse il cuore nonostante il loro precedente litigio.
-Non lo so.
Riuscì a dire con cautela e con una voce molto più debole di quanto si aspettasse.
-La classe senza di te si è rifiutata di continuare il progetto, dicono che non è lo stesso, e Keith Murray non fa altro che fissare il tuo posto vuoto cercando di non piagnucolare come un neonato.
Faith sorrise ad ogni notizia, ma l'unica cosa che le importava più d'essere così importante per delle persone era parlare della più importante.
-E tu come stai?
Lilibeth si morse un labbro non sapendo come rispondere, cercando di cacciare di nuovo indietro le lacrime.
-Non ho dormito né mangiato...la...la nostra camera sembra così vuota senza di te...io...
Scoppiò a piangere, ma stavolta lo fece con la faccia affondata nella spalla della biondina che ricambiò l'abbraccio con quella poca forza che aveva, accarezzandole la base del collo come faceva sempre quando aveva un incubo e la prendeva tra le braccia coccolandola.
-Sei un idiota Faith Davis, una perfetta imbecille!
Mugolò ancora stretta a lei.
Le diede due pacche sulla spalla, annuendo commossa come mai prima d'ora.
-Anche tu mi sei mancata Lil.
Fu difficile per loro distaccarsi, ma alla fine la Thatcher si aggiustò gli occhiali sedendosi sul bordo del letto.
-La polizia vuole che io ti chieda una domanda seria, pensano che ti sentiresti più a tuo agio con me.
Ed era vero.
-Non sono riusciti a trovare quantità sufficienti di alcol dentro al professor Downey per arrestarlo, ma dimmi quella sera era ubriaco, l'ha fatto di proposito?
Avrebbe voluto rispondere di sì, perché ripensandoci quella sbandata non sembrava molto fatta per via della sbronza, ma qualcosa dentro di lei la spinse a proteggerlo ancora.
-No. Lo giuro.
Lilibeth annuì aspettandosi quella risposta, alzando lo sguardo per vedere una persona camminare dentro l'infermeria. Deglutì e si alzò, lanciandole un ultimo sguardo.
-Lo vado a riferire alla polizia, ci vediamo.
A sostituire la sua presenza fu quell'uomo per cui ora stava stesa sul lettino, per cui aveva appena mentito alla polizia pur di non farlo finire dietro le sbarre. Robert aveva l'aspetto malconcio e stanco, ma a quanto pare si era rifiutato di rimanere fermo e di abbandonare la sua aura cupa che lo circondava.
-Hai del coraggio a farmi visita, Downey.
Iniziò la biondina stringendo i lembi della coperta con forza.
Lui reagì con un sospiro triste, sedendosi davanti a lei la quale dovette spostare un braccio per non farselo schiacciare dal suo sedere sodo. Dopotutto ci stava rimettendo la vita per averlo salvato per un suo errore, lo incolpava per aver bevuto e averla costretta a farlo. Faith Davis odiava ubriacarsi ma fumava, un bel contrattempo.
-Non rendermi le cose più difficili ragazza.
In effetti le borse sotto i suoi occhi erano più evidenti e proprio nei due occhi non vedeva riflesso da quanto scuri fossero. Sembrava aver combattuto contro una depressione improvvisa, oppure essere stanco dei suoi demoni.
-Voglio ringraziarti per quello che hai fatto. Lo so che mi hai salvato, e credimi non mi importa niente dell'auto ora che ti vedo viva davanti ai miei occhi. A proposito perché mi hai salvato?
Ci volle un bel pò prima che rispondesse.
-Perché era la cosa migliore da fare.
Sorrise debolmente come se gli costasse caro farlo, allungando incerto una mano per accarezzarle il volto ma poi la ritirò incurvando le labbra verso il basso. Chi non lo conosceva bene quanto lei non si sarebbe mai accorto del fatto che stesse sul punto di piangere. Faith senza pensare gli prese la mano e la portò al viso, lasciandoselo sfiorare dalle sue lunghe dita fredde. Non staccavano mai lo sguardo l'uno dall'altro, erano come connessi, e Faith percepiva un dolore più grande del dolore stesso giacere dentro Robert. Con le nocche le accarezzò una guancia, leggero, temendo di farle del male.
Voleva fare molto di più, ma pentendosi di averla accarezzata ritirò di scatto la mano affranto.
-L'hai fatto apposta, vero?
Aggrottò le sopracciglia e per un attimo tornò il professor Downey austero di sempre.
-Non lo farei mai, non sono mica stupido!
Aveva forse alzato la voce quel tanto che bastava per ferire l'udito ancora instabile di Faith la quale si tappò le orecchie sofferente. Downey con quel vocione era capace di portarti alla sordità temporanea se urlava con tutto sé stesso.
-Scusami, perdonami...per quello che ti ho fatto...
Dispiaciuto si chinò su di lei preoccupato, volendo coprirle le mani sulle orecchie con le proprie, ma come sempre abbassò lo sguardo triste non facendolo.
Riaprendo gli occhi blu non face altro che aumentare il pentimento di Robert, facendogli vedere ancora tutta la sofferenza che le aveva inflitto.
-Lo dici ogni volta, ma poi non cambia nulla.
Il professor Downey serrò le labbra prima di risponderle sincero, chinando il capo e facendo una cosa inaspettata persino per lui prima di andarsene: le baciò la fronte. Ecco, baciare non è proprio il termine esatto, più che altro le sfiorò la pelle. Faith lo seguì con lo sguardo, seguendo la sua anima cupa.





*no non sono affatto morta. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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