What we could be

-Muovete quelle gambe branco di pecore!
Gridò la professoressa di educazione fisica continuando a fischiare nel fischietto per aumentare il regime di corsa della classe. Faith era in testa da un bel pò di tempo essendo brava nella resistenza, ma si accorse di aver perso di vista Lilibeth che arrancava alla coda del gruppo stanca dopo appena due giri di corsa. Quando finirono la corsa era tempo per il salto con la corda dovendo essere valutati. La prova consisteva in dieci salti normali, dieci all'indietro e dieci con la tecnica dei pugili. Indovinate chi non sapeva fare nessuna di queste cose?
-Forza, muoviti!
-Sono troppo stanca per camminare.
La scena comica mentre la prof non guardava era Faith Davis che trascinava Lilibeth Thatcher utilizzando la corda, facendole pulire il pavimento dato che stava strisciando per terra. Riuscì a convincerla a suon di frustate minacciose sul sedere e quando fu il suo turno di essere valutata prese la sufficienza grazie alla biondina (che prese dieci ma questo non ditelo a Lilibeth).
-Signora c'è qualcuno sugli spalti.
Un ragazzo indicò l'uomo in smoking seduto sul piano più alto degli spalti che teneva le mani sulla cintura da vero maschio. Così da lontano la maggior parte capì si trattasse di Robert Downey venuto ad assistere agli allenamenti.
-Sta assistendo alla lezione, adesso tornate a correre!
Rispose la signora sbrigativa.
-Assistendo, certo.
Ringhiò sottovoce Faith che passò il resto della lezione a prendere in giro Lilibeth per come correva.
-Okay sono arrabbiata adesso!
Strillò la ragazza quando gli scherzi continuarono nello spogliatoio, ma la sua voce venne coperta dal chiacchiericcio delle ragazze. La Davis alzò un sopracciglio poiché quando si arrabbiava era estremamente adorabile con le guance tutte rosse che facevano risaltare qualche lentiggine. Non era una persona adatta alla rabbia e alla sua furia, ma questo non significa che non poteva arrabbiarsi di tanto in tanto. Dopo una doccia si vestirono e la classe uscì capitanata dalla protagonista dato che dovevano recarsi in biblioteca come ordinato dal professor Downey. Ella fece entrare prima tutti ragazzi e convinse Lilibeth ad entrare corrompendola promettendole che se sarebbe entrata dopo le lezione sarebbe andata a prenderle una ciambella.
-E se mi parla?
-Se stai zitta non lo farà, Lil.
Robert le aspettava avendo già avviato il lavoro del gruppo il quale stava cercando qualche teatro vittoriano sui libri di storia così da prendere ispirazione. Non disse però alle due amiche di aver segnato sul registro il loro ritardo di qualche minuto. Era davvero arrabbiato con Faith dopo che gli aveva soffiato la splendida opportunità di scoprire cosa nascondesse sotto i vestiti la prof di filosofia ed era ora di vendicarsi a modo suo.
-Signorina Davis le dispiace?
Con un gesto le stava chiedendo di prendere alcuni libri e portarli sul tavolo, solo che non appena lo fece allungò un piede facendola inciampare e cadere a terra suscitando qualche risata dalla classe mentre Lilibeth accorse subito ad aiutarla. Faith quando si rialzò aveva la faccia di chi vuole fare a botte, e questa voglia si accentuò vedendolo fischiettare come se non avesse fatto nulla. Come bambini continuarono a farsi i dispetti durante la lezione mentre la povera Thatcher cercava di trattenere la sua migliore amica da una rissa con il professore. Downey importunò giusto qualche alunna, sembrava essere tornato l'uomo di una volta, come se fosse ancora alla Walter. Non sapeva che uno studente se vedeva qualche comportamento poco consono di un docente poteva tranquillamente arrivare ad avvisare il vice-cancelliere cioè il preside della Cambridge University. Ma Faith non voleva spingersi a tanto, per ora.
-Bene, la lezione è terminata, potete andare tutti tranne la signorina Davis.
Lilibeth addirittura si offrì di stare con lei pur di non lasciarla sola con quello lì, ma la biondina le assicurò che non c'era nulla di cui preoccuparsi. Quando furono completamente soli si sentiva aria di resa dei conti.
-Ti sei dimenticata di quello che eravamo, non è così?
Il tono di Robert trasudava di delusione mista a rabbia.
-Abbiamo provato sulla nostra pelle che noi insieme non possiamo essere nulla.
Quelle parole furono come una freccia avvelenata dentro il cuore del professore che però non lo diede a vedere affatto. In effetti sarebbe stato meglio se lui fosse rimasto in America, ma non sempre le cose vanno come ci si aspetta.
-Pensavo fossimo rimasti amici, Faith.
Cercò di toccarle il volto ma gli diede uno schiaffo sul polso allontanando la mano.
-E io pensavo che il nostro fosse un addio, non un arrivederci.
C'è un motivo per cui si sentiva minacciata dalla sua presenza, oltre al fatto che non voleva più avere problemi, ma abbiamo ancora tanta strada da fare per scoprirlo.
-Sembri felice.
Robert si appoggiò al tavolo con le mani in tasca, guardandola come se volesse dirle tante cose ma l'orgoglio spesso ci fa perdere tante di quelle occasioni che non ce ne accorgiamo nemmeno. Faith invero aveva gli occhi lucidi, commossa di sentire di nuovo la sua voce ma al tempo stesso arrabbiata di vederlo ancora lì dopo averle promesso che non si sarebbero più rivisti.
-Lo sono.
-Lo sembri.
Replicò asciutto e distaccato ma sempre con quella marea di parole che veniva trattenuta da una diga di cinta altresì chiamata paura delle emozioni. Dopo tutto quello che avevano fatto, che avevano passato, che lui le aveva fatto...davvero era questo il loro ritrovo? Zitti quando potrebbero dirsi tante di quelle cose, guardando i propri piedi quando potrebbero perdersi l'uno negli occhi dell'altro. Avevano subito tre anni per poi conciliarsi così?
Robert fu il primo a spezzare il silenzio avvicinandosi di colpo a Faith che alzò lo sguardo fissandolo con le lacrime quasi scese.
Lui si rifiutò di consolarla.
-Bene, ma sappi che stai facendo la scelta sbagliata.
Era ben disposto ad abbracciarla e ripensare ai loro momenti più rosei, ma se davanti a lui veniva eretto un muro non era così illuso da aspettare che venisse abbattuto. Non voleva ascoltarlo? Ottimo, peggio per lei.
-Che razza di ragazzina.
Borbottò uscendo dalla libreria, togliendosi la giacca con fare rabbioso.
Appena ella uscì trovò Lilibeth che la stava aspettando nascosta dietro una colonna, vedendola stressata la prese per mano portandola al Deer Park, offrendole una sigaretta che accettò volentieri.
-Che ti ha detto?
Di come stanno buttando via giornate intere di emozioni irrecuperabili perché spaventati di cosa potrebbero diventare se solo si dessero una seconda possibilità.
-Del progetto.
Non fece più domande, ma rimase al suo fianco taciturna mentre il fumo mandava via ogni ricordo.









*e con questo oggi abbiamo finito. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top