Too much for you
-Faith! Faith fermati ti prego così non ti rialzi più.
In Inghilterra la protagonista si stava letteralmente uccidendo dagli allenamenti e per i suoi amici nascondeva la motivazione dicendo di voler stracciare Oxford, invece era finita in un vicolo cieco. Non c'era più attività o rumore che la distraeva dalla mancanza di Robert, non esisteva più momento in cui la sua mente non restasse completamente bloccata a pensare al professore ora preside. Perciò correva, remava per i fiumiciattoli sotto ai ponti vicino al Peterhouse come una piccola Venezia, cadendo in acqua più volte e tornando su con più foga di prima. A scherma se veniva toccata dalla spadaccina gridava perché non voleva perdere. Faith stava facendo di tutto pur di non pensarlo, eppure non servì a nulla. Doveva essere lei a farsi forza, non un rumore a distrarla.
-Fermati un secondo.
Quella volta c'era Wonder che stava girovagando per il giardino del Trinity dove si allenavano assieme a Keith, vedendo la sorella maggiore che con il sudore addosso e gli occhi rossi dalla fatica, il volto disidratato, correva attorno a due alberi per la staffetta. Le passava davanti come un fulmine, ma la sorellina percepiva che stava obbligando il corpo a funzionare e prima o poi sarebbe stramazzata al suolo. Riuscì a bloccarla per la maglietta fermandola e, come si aspettava, la biondina cadde subito sull'erba ansimando un sacco. Fece cenno ad uno di lanciarle una bottiglietta d'acqua e Wonder l'aiutò a bere senza strozzarsi.
-Oxford non ha scampo credimi.
La rincuorò sedendosi di fianco a lei.
-Grazie Wondy.
La sorellina roteò gli occhi per il soprannome facendo cenno a Keith di farsi un giro poiché la conversazione sarebbe stata molto lunga.
-Senti io non posso sapere quanto ami quell'uomo, posso solo immaginarlo, ma credo non sia una buona idea spingerti al limite per questa cosa. Non ne vale la pena.
Però Faith per una volta non voleva darle ascolto, voleva a tutti i costi trovare un modo per non soffrire così tanto. Eppure non sapeva ancora che avrebbe sofferto come mai in vita sua più avanti, ma ci stiamo arrivando.
-Gli atleti non si arrendono mai.
Stava già per alzarsi e riprendere la corsa ma Wonder la tenne per terra.
-No tu sei una ragazza, non un atleta. E visto che sei sempre stata la secchiona di famiglia dovresti sapere che quello che stai facendo non ti aiuterà mai. Non farmi diventare come te per favore, mi annoierei a morte.
Tentò di farla ridere e alla fine riuscì a convincerla a darsi una pausa, un po' di pace. Anche se Faith sapeva di non poter avere mai pace essendo lei. Allora Wonder andò a casa di Lionel, trovandolo in salotto e tirandolo per un braccio facendolo sedere.
-Come mai tutta questa fretta?
Chiese fintamente ingenuo il gentiluomo accavallando le gambe.
-Lio devi aiutare Faith. Ha bisogno di te, di un padre.
Subito egli andò sulla difensiva.
-Non posso obbligarla della mia presenza, se non mi vuole parlare è scelta sua.
E allora Wonder divenne rossa di rabbia con gli occhi azzurri uguali a quelli della sorella divenuti lucidi ma anche di fuoco.
-È scelta sua anche stare con Robert sai?
Lionel abbassò lo sguardo e poi si alzò, facendole un breve cenno di andarsene, ma lei non aveva ancora finito con lui.
-No tu adesso mi stai a sentire signorino! Ho capito che sei protettivo e tutto il resto ma mia sorella è maggiorenne da un bel po, può fare le decisioni che vuole e stare con chi cazzo vuole chiaro?
-Wonder Elisabeth Davis non ti permetto di usare quel tono con me! Devi avere una certa classe perdiana.
Rispose tutto elegante mettendosi a posto la sua giacca antica, ma poi sorrise sapendo che dire quelle cose a lei era proprio stupido dato che lui stesso le aveva permesso di scappare di casa.
-Non puoi più dirle cosa deve fare!
Continuò guardandolo sempre con occhi lucidissimi.
-Vedrò.
Stava per uscire dalla villa ma Wonder gli si parò davanti così Lionel la guardò stranito o forse soltanto sul culmine del arrabbiarsi contro chissà cosa.
-Promettimi che non le....
La interruppe capendo subito dove voleva andare a parare.
-L'ho cresciuta con le mie mani, so cosa fare.
E detto ciò la superò indossando cappotto e frustino, dirigendosi verso le stalle dove teneva la sua cavalla purosangue.
Intanto in America, tornando dal nostro nuovo preside, Robert stava dando delle dritte agli insegnanti.
-Vi voglio intolleranti con quei sei maledetti, chiaro? Al primo richiamo mandateli in presidenza da me e ci penserò io.
Diciamo che stava già perdendo la diplomazia o essere civili, perché lui non tollerava quei delinquenti.
-Non li voglio nelle mie classi e con i miei ragazzi, quindi tratterò in tutti i modi possibili con la polizia che è troppo caga sotto per non farsi corrompere da quella banda di clandestini. Per ora seguite i miei ordini e se vi minacciano voi li minacciate.
Prese da un cassetto delle pistole con dei proiettili di gomma e le diede ad ogni insegnante, mettendosene una nella cintura. Alcuni lo guardarono stranito, altri non esitarono a nasconderle in tasca.
-Delle armi, ma scherziamo?
Sbottò uno che già stava antipatico al preside.
-Bello mio quando ti punteranno le pistole contro, e me l'hanno raccontato, allora ti servirà credimi. Siamo in America no?
Diede le ultime dritte al professori e poi li mandò a fare lezione, rimanendo in ufficio da solo con Talia.
-Sei bravo a farti rispettare.
Commentò lei con voce sensuale mettendosi dietro di lui che era seduto sulla poltrona e massaggiandogli le spalle. Egli sbuffò e le tolse via le mani.
-Magari potresti ordinarmi di farti un bel lavoretto da sotto la cattedra.
Robert non ci cascò ai suoi giochi di seduzione, che comunque facevano parte di Talia, guardandola con un sopracciglio alzato sbirciandole il fondoschiena.
-Smettila Rodriguez sono un uomo impegnato.
Ella alzò le mani ridacchiando.
-Allora mi arrendo subito.
-Brava adesso vai a lavorare, e stai attenta.
Le disse da dietro aprendole la porta per farla uscire, spingendola via quando ella strusciò il fondoschiena contro la patta dei pantaloni. Il suo passatempo preferito era provocarlo e anche se Robert non poteva dire che non aveva nessun riscontro là sotto, però se ne stava buono e la ignorava. Non avrebbe mai e poi mai tradito Faith, nemmeno con una donna che senza dubbio lo affascinava come Talia Rodriguez.
Nemmeno il tempo di grattarsi la barba che sentì delle urla provenire dalla palestra, facendolo correre come un leone fuori dal suo ufficio, la mano salsa sull'impugnatura della pistola.
*un poco de azione ce sta sempre. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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