The principal
-E cosa pensi di fare?
Era passato un solo giorno dalla amichevole chiacchierata fra Robert e Talia. Stava per entrare di nuovo in quella maledetta scuola non più da professore, ma da preside. Aveva una scuola intera da proteggere e aveva tutta la grinta e la forza che la disperazione regala alle persone. Già entrando dal cancello tutti i ricordi spiacevoli che la scuola gli aveva portato furono spazzati via come foglie, dopo aver visto in che stato era ridotto praticamente tutto.
C'era spazzatura per terra, i muri con scritte spregevoli e il vetro di una porta tenuto in piedi dallo scotch. Mentre camminava con la spagnola al suo fianco, si sentiva esattamente come un soldato che corre verso la guerra.
E Robert cadeva a terra dopo tanti colpi.
-Sei ragazzini del cazzo hanno ridotto così questa merda di scuola, uh?!
Sbraitò al nulla calciando una bustina di chissà quale sostanza lasciata per terra, come fosse una lattina di birra.
Passò una mano fra i capelli castano scuro che ormai non erano più il suo iconico ciuffo. Adesso sembrava un fuggitivo, un nomade. Forse alcuni alunni non l'avrebbero riconosciuto per via della barba o dei capelli più lunghi, però la voce restava.
-Ti ho chiesto cosa pensi di fare Robert.
La sua camminata verso l'inferno la bloccò Talia Rodriguez che lo fissò negli occhi sbarrandogli la strada.
-Voglio ripagarli della stessa moneta. Loro fanno del male contro i miei alunni? Molestano e rendono la vita un cazzo di schifo alle mie alunne? No, io non glielo permetterò mai più. Se devo essere preside che mi temano quei figli di puttana.
E ora portava con sé la rabbia che ogni insegnante avrebbe nel vedere la scuola in cui ha sofferto per tutta l'infanzia venir distrutta da altre persone. Non aveva intenzione di negoziare con la banda. Voleva giocare duro e, se necessario, gridare fuoco contro i bersagli.
-Forse tu non capisci ancora che il mio fratellastro non si fa problemi ad entrare in una scuola e sparare contro persone innocenti. Se tocchi i loro figli poi loro toccheranno te, i tuoi alunni e me. Credimi non saranno affatto gentili.
Robert indurì la mascella respirando a scatti poiché anche se stava correndo in battaglia la paura riusciva ancora a provarla. Portava un peso enorme sulle spalle e per un attimo chiuse gli occhi pensando a Faith, a quelle volte in cui la vedeva correre senza mai fermarsi quando una ingiustizia si verificava nel collegio. Come affrontava i bulli e metteva a tacere risse usando soltanto le parole. Per lui era la dea bendata della giustizia.
-Ho la giustizia dalla mia parte. Cercherò di usare la diplomazia però Talia sappi che se osano fare un passo falso o cercare di fregarmi, io non esiterò un cazzo di secondo a chiamare la polizia di stato e ridere vedendo quelle loro facce merdose contro la volante mentre vengono ammanettati.
Per quanto Faith fosse giusta, Robert faceva parte dell'altra faccia della medaglia. Non aveva speranza nelle persone, nemmeno un po'. Per questo essere tollerante peccava dentro al curriculum del professore.
Talia sospirò e mise le mani ai lati del suo volto senza avere doppi fini, ma solo per guardarlo esattamente negli occhi.
-Non posso importi delle decisioni, sei tu il capo ora. Però sta attento che se crolli tu poi crolliamo tutti noi.
Rob le prese entrambe le mani e le strinse più come patto che altro.
-Cado solo se mi uccidono e se mi uccidono, volerò.
Ancora due sguardi e poi ripresero a camminare verso l'ingresso della scuola, ad entrare e attraversare quei corridoi che purtroppo conosceva a memoria. Però non vedeva ricordi ripeto. Pensava a cosa avrebbe detto, al fatto che lui e Talia insieme erano due fottuti Sherlock e Watson con più coglioni di chiunque altro. E stavano per risolvere il caso peggiore della loro vita.
Giunsero in aula magna dove tutta la Walter High stava seduta in uno strano ma conciso silenzio. Robert entrando fece un veloce ma efficace scanner delle espressioni dei ragazzi e ne riconobbe alcuni. Però sopra non c'erano più risate o chissà cosa: c'era tensione. Come se ognuno di loro, a partire dalle prime file in alto, avessero trascorso i peggiori giorni in assoluto. E appoggiati al muro con uno spinello fra le mani ci stavano sei ragazzi, tra cui due femmine, che guardavano gli altri con un sorriso divertito sulle labbra. Lo sguardo di Downey notò chiaramente delle pistole dentro la cintura dei delinquenti e parecchi tatuaggi. Trattenne l'istinto per pura fortuna.
-Poesia.
È questa la prima parola che disse, mettendosi dietro al leggio che spettava di legittimo al preside mentre Talia stava al suo fianco guardando in faccia i ragazzi e pregandoli di essere forti.
-A qualcuno piace leggere?
La spagnola fece un piccolo sorriso capendo al volo dove voleva arrivare, incitando con dolcezza il pubblico ad alzare le mani. E alla fine venne fuori che più della metà della scuola amava aprire libri e leggerli, non guardarli e basta.
-Bene, ottimo ragazzi. Vedete, la vostra passione per la lettura di ogni genere inclusi i libri più stupidi e demenziali vi rende consapevoli che tutto questo, non è reale.
Alzò le spalle aprendo le braccia ed indicando l'aula soltanto perché non riusciva ad indicare tutto il mondo.
-Vi motiva a farvi coraggio, ad essere come i vostri personaggi preferiti e chissà magari diventerete scrittori. Io però voglio dirvi che non esistono soltanto romanzi o fantasy, ma esiste anche un qualcosa che poche persone sanno comprendere: la poesia. Magari adesso tra di voi c'è qualche appassionato e per discrezione non ho intenzione di chiedervelo perché so che essere amanti delle poesie è pericoloso.
Camminava per il palco come Platone che parla ai suoi allievi in un modo strabiliante.
-È pericoloso perché la poesia ci dice cose che un libro non potrà mai dirci: la verità. Certo esistono tante verità al mondo così come tanti piccoli mondi racchiusi in delle pagine, ma delle frasi semplici con delle parole che pochi conoscono arrivano all'anima. Ci rendono uomini liberi in quel breve frangente di meraviglia e ammirazione quando leggiamo quelle splendide frasi in rima così forti e dirette. Poi pensiamo che alla fine è così semplice fermarsi e pensare per poi dire parole vere a noi stessi. Chi è che non ha mai usato le poesie per fare colpo sulla ragazza o sul ragazzo con cui si sta uscendo, chi è che non ha mai dovuto imparare a memoria delle poesie imparando soltanto ad odiarle.
Tornò dietro al leggio, esattamente dove un preside dovrebbe stare.
E Robert voleva motivarli psicologicamente col metodo più efficace che conosceva.
-Come compito vi invito a leggere delle poesie di qualunque periodo e qualunque autore. Non siete obbligati, però sappiate che se volete ribellarvi alle ingiustizie...
Guardò verso i sei ragazzi quel tanto che servì a far girare tutti i presenti verso i delinquenti e farli sentire in minoranza.
-Dovete essere dei poeti.
Ma non aveva ancora finito.
-E alle ragazze consiglio di leggere le poesie di Alda Merini sperando vi guidino verso ciò che sapete di dover fare prima o poi.
Guardò ogni alunna cercando di infondergli unicità con quello sguardo.
Vide che alcuni alunni stavano già nascondendo un sorriso di adrenalina e felicità nel vedere in egli il loro salvatore.
-Comunque mi chiamo Robert Downey e sono il vostro preside.
*boom, ecco qua. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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