Tell me everything

Quindi, alla fine, Wonder e Keith se ne stavano rinchiusi nel loro rifugio senza aver bisogno di poesia per descrivere i loro momenti, Lionel e Lilibeth dormivano insieme come sempre hanno sognato e Robert e Faith si dondolavano abbracciati in cima alla collina. Insomma questi momenti piccoli, che rallentano la storia, che dicono fermiamoci un secondo: c'è bellezza in questa sofferenza.
-Ne abbiamo passate tante.
Mormorò Lionel nel sonno mentre accarezzava dolcemente i capelli di Lil che aveva la testa posata sul suo petto.
-Cose più brutte che belle.
Sembrava che Wonder avesse sentito Lio perché ruppe anche lei il silenzio con quella frase.
-Non può più ferirmi nulla finché resti qua vicino a me.
Concluse il cerchio Robert che aveva la guancia appoggiata alla tempia di Faith per permetterle di guardare il cielo.
Ci sono tregue in ogni guerra.
Il problema è riuscire a combattere ancora, come quando torni a lavoro dopo una lunga vacanza. Così finiamo questo momento di pace, passando al giorno di Natale che passarono tutti insieme nella villa dei Davis. Ricordo che Keith, Wonder, Lionel e Lilibeth dopo aver bussato al portone videro Robert nudo con solo un asciugamano legato in vita e i capelli umidi.
-Allora la doccia funziona ancora.
Fu Wonder a commentare per prima guardando il corpo magro ma tonico del professore senza vergogna.
Keith deglutì e si fissò i piedi come fecero Lilibeth e Lionel, entrarono e la piccola sorellina fece un occhiolino a Robert dandogli una gomitata leggera sul petto.
-Niente male vecchietto.
Downey la seguì con lo sguardo alzando un sopracciglio e leccandosi il labbro, dando una pacca sulla spalla a Keith che lo fece sussultare non aspettandoselo.
-Hai una bella sventola ragazzo, niente rancore.
Commentò a voce alta guardando dietro di sé per vedere Wonder alzare il dito medio mentre si dirigeva alla ricerca di Faith. Guardò poi la nuova coppietta felicissimo di non avere la sua ragazza tra i piedi così da poter fare tutte le battutine che voleva.
-Bella nottata ieri vero?
Scherzò con voce ironica e un sorrisetto da stronzo.
Lilibeth lo superò sbuffando e ignorandolo semplicemente così Robert prese Lionel per una spalla e gli sussurrò all'orecchio divertito ciò che il gentiluomo si aspettava di sentire.
-Se ti serve qualche delucidazione posso darti delle lezioni, sai cosa intendo fratello.
Come uno scemo imitò dei gemiti di piacere pronunciando il nome dell'inglese con tanto di movimento del bacino.
-Dio mio non c'è un limite alla tua depravazione?
Sbottò Lionel superandolo e seguendo Lil.
Robert fece un sorrisetto furbo stiracchiandosi mentre guardava la neve fuori che ricopriva ogni cosa, n'era scesa molta a quanto pare. Chiuse il portone e seguì le voci che provenivano dalla sala lettura che appariva esattamente così:

Non era proprio il suo stile però stando in Inghilterra si era abituato a tutte queste cose.
Faith, completamente vestita a differenza sua, salutò gli ospiti con abbracci e baci sulla guancia. Robert rimase appoggiato allo stipite della porta a braccia conserte, guardando con i suoi occhioni cangianti l'angelo biondo.
Gli si scaldò il cuore vedendo le due sorelle abbracciarsi felici di rivedersi.

-Non saluti anche me?
Esordì il professore avvicinandosi mentre si metteva a posto l'asciugamano lasciando intravedere una vena sul ventre che finiva chissà dove. Faith distolse lo sguardo dal suo corpo per guardarlo in faccia.
-Robert vai a vestirti.
Lo rimproverò.
-Ah ma a Wonder non dispiace affatto, vero?
La sorellina annuì mordendosi il labbro e tutti i presenti rotearono gli occhi.
-Com'è che adesso siete Cip e Ciop?
Chiese Lilibeth restando vicina al suo Lionel.
I due interpellati scrollarono le spalle e quando Robert starnutì Faith come una madre lo spedì a vestirsi quasi prendendolo a calci nel didietro. Gli altri andarono in cucina per iniziare a cucinare dato che volevano festeggiare all'italiana con un grande pranzo. Faith stava per seguirli ma venne bloccata da Lionel che da un po' di tempo era preoccupato e soprattutto dubitava che nella relazione tra lei e Rob ci fosse soltanto ciò che vedeva.
-Stai bene?
Le chiese diffidente aggiustandosi il gilet.

-Sempre.
Rispose Faith mettendo a posto un libro capendo al volo che Lionel non aveva intenzione di farla uscire da quella stanza prima di aver ottenuto ciò che voleva sapere. Ne ebbe la conferma quando tentò di andarsene ritrovandosi davanti quasi un metro e novanta di uomo inglese.
-Lio...
La interruppe subito.
-No Faith, non ti permetterò di nascondermi le cose. So che c'è qualcosa che non stai dicendo a tutti noi chissà da quanto tempo, perciò ti prego di dirla almeno a me.
Non poteva tenerlo nascosto per sempre.
State tranquilli è una cosa che sapete già, ma loro no.
-Non è niente di importante ormai fa parte del passato.
Lionel si stava scaldando abbastanza e addirittura azzardò a prenderla per le braccia e con un moto di rabbia spingerla leggermente indietro.
-Invece lo è!

Faith non ci rimase affatto male, aveva imparato tre anni fa a sue spese come una situazione tranquilla può cadere i basso in pochi secondi.
-Non puoi obbligarmi a dirtelo.
Rispose Faith duramente.
-Certo scappa sempre.
Replicò Lionel con voce sprezzante guardandola allontanarsi da lui.
La ragazza esasperata alzò il tono della voce.
-Lascia stare che ti costa!
La risposta arrivò subito.
-Tutto il tempo, Faith, tutto il tempo mi costa! Ti vedo e ci penso non lo capisci?
Silenzio.
-Solo perché siete felici non significa che sono cieco.
La protagonista si avvicinò a Lionel sfidando la sua stazza e guardandolo negli occhi mentre serrava la mandibola creando un movimento sulla pelle.
-Potrai anche essere il mio migliore amico o avermi accudito dalla nascita, ma adesso non sono più sotto la tua protezione quindi lasciami fare ciò che voglio.
Disse le ultime parole a denti stretti per ferirlo ancora di più, dopotutto continuava a vederla come la bambina di tanto tempo fa.
-Se continui a nasconderci le cose sai cosa accadrà alla fine, uh? Vuoi perdere tutto questo per la tua stupida superbia?! Ti credevo molto più di una codarda Faith.
Erano ad un soffio l'uno dall'altra.
La Davis sapeva che Robert non voleva assolutamente far sapere ciò che le aveva fatto anni fa in America, lo sapeva perché alla fine lo aveva confessato a lei soltanto. L'aveva pregata di non dirlo nessuno, tantomeno a Lionel che con la protagonista era molto protettivo.
-E va bene, e va bene! Mi ha maltratta in ogni modo possibile in America, mi ha fatto passare i peggiori anni della mia vita e sai che c'è? Mi ha messo le mani addosso, ha cercato di stuprarmi e ci è quasi riuscito. Mi ha fatto pensare al suicidio per più di una cazzo di volta. Vuoi sapere se a volte dubito di lui? Sì, lo faccio. Ti basta?!
Si era lasciata trascinare nella trappola di Lionel che aveva puntato a farla spazientire per dirgli tutto. Chiuse gli occhi lentamente pentendosi, sentendo i pensieri che ronzavano dentro la testa dell'uomo. Alla fine l'unica cosa riuscì a dirle fu breve e concisa.
-Bene.
Lo disse con una freddezza che non gli apparteneva, andando verso la cucina con passo rabbioso.
Il problema dove sta, vi chiederete voi.
Ebbene appena Faith alzò lo sguardo vide Robert nascosto dietro la porta: aveva sentito tutto ciò che si erano detti.




*aggiorno ora cuz stasera vado ad un compleanno so non avrei potuto aggiornare, e anche perché vi amo infondo infondo. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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