Suffer for an angel
-Porca puttana Robert!
Esclamò Talia Rodriguez accovacciandosi di fianco al corpo del preside, un corpo che non voleva stare su un pianeta senza angeli e demoni. La spagnola era molto preoccupata, stava cercando di fargli dire qualcosa in modo tale da aiutarlo, ma Robert rise e basta continuando a guardare il bagno, il suo mostro sotto al letto.
-Lo trovi divertente?
Sbuffò Talia mettendosi a sedere iniziando a coprirgli le ferite strappandosi pezzi di maglietta coi denti.
-È tutto là dentro.
Disse Rob con lo sguardo fisso sul suo incubo.
-Cosa?
Talia capì subito che il suo era un delirio da calmare alla radice, altrimenti non avrebbe avuto il coraggio di vederlo star male. Gli toccò la fronte con la mano chiudendo lentamente gli occhi.
-Hai la febbre alta.
Ma lui continuava a ridere.
-È tutto laggiù, è tutto laggiù! E non vuole uscire fuori.
Adesso stava tirando pugni alla strada indicandosi la testa e il cuore, così la donna si fece coraggio alzandolo di peso. Cercò di tenerlo in braccio ma cedette dopo pochi metri, mettendosi un suo braccio attorno alle spalle per trascinarlo il più veloce possibile verso casa. Sapeva che la banda era ancora in giro e se la beccavano ad aiutare il nemico era finita per loro due. Sicuro il suo fratellastro avrebbe fatto un casino dopo aver saputo del figlio picchiato. Non restavano molti giorni alla Walter High, nemmeno a lei per farsi un nome in questa storia. Ma Talia teneva alta la bandiera della forza fino alla fine, senza alcun dubbio. Riuscì a portarlo in casa prendendogli le chiavi dai pantaloni, stendendolo subito sul divano per medicarlo.
-Cazzo proprio io che di medicina faccio schifo.
Borbottò mentre tamponava le ferite sul volto e sul petto, dovendolo spogliare della maglietta.
Notò con impressione le numerose ferite che aveva sulla pelle, tra nuove e vecchie, e quei ematomi violacei sui fianchi dati dai pugni ricevuti. Portarlo in ospedale? La banda l'avrebbe saputo. Tenevano in ostaggio l'intera cittadina.
Tutto però si complicò quando Robert iniziò a lamentarsi del dolore dimenandosi.
-Okay stai calmo. Respira, respira.
Lo rassicurò anche se ora era come curare un riccio senza farsi pungere dalle spine.
Però Talia aveva pazienza e alla fine riuscì a chiudere le ferite e portarlo nel letto, chiudendosi in bagno per pulirsi le mani, l'acqua rossa scorreva dentro al lavandino. Vomitò impressionata da quel colore così intenso, dalla sensazione di avere qualcosa di non suo appiccicato alla pelle per sempre. Ma l'aveva sopportato perché voleva bene a Robert.
-Entra.
Passando da Faith, ecco che Lionel l'aveva portata alla sua villa ordinandole di entrare.
La protagonista si guardava attorno come se ad un tratto non riconoscesse più le sue mura, girandosi di scatto per fuggire cadde a terra impattando contro il petto marmoreo del gentiluomo. Gentilmente la rialzò pulendole i vestiti.
-È casa tua Faith.
Ella alzò lo sguardo e poi appoggiò la testa contro la parete più vicina, fissando il vuoto.
-Per me casa non è un posto, ma una persona.
Lionel sorrise compassionevole capendo subito il suo riferimento, avvicinandosi e accarezzandole il volto.
-Mi dispiace per quello che ho fatto, non sei più la mia bambina.
Disse guardandola negli occhi cerulei cercando di sorridere per tranquillizzarla anche se avrebbe voluto piangere e chiederle perdono, ma Lio conosce la punizione dei propri sbagli, non l'essere perdonati. Forse è questo che lo lega a Robert.
-Voglio dormire per sempre.
Si lamentò la biondina appoggiando il volto alle mani grandi di Lio il quale subito la prese in braccio con facilità portandola nella sua vecchia camera da letto.
-Ci stai ancora.
Mormorò mettendola sotto le coperte, coccolandole i capelli dorati.
Anche se vedeva la bambina di anni fa che placidamente si addormentava sotto le sue carezze, adesso capiva di avere davanti una donna.
-Mi dispiace, sono stato incoerente con tutti. Se c'è qualcosa che posso fare Faith io sono sempre qua, ricordalo.
Avrebbe voluto dirle altre cose per darle coraggio, poiché sapeva del suo brutto periodo senza Downey, ma quando si accorse di aver finito il monologo capì che Faith si era addormentata da un bel pezzo. Forse sarebbe stato meglio per lui se l'avesse ascoltato, un peso in meno sulla coscienza, ma poteva sopportare.
-Spero che ci sia pace nei tuoi sogni.
Lionel guardò il ritratto della famiglia Davis e gli parve che i genitori stessero sorridendo un pochino di più.
-Anche nei vostri.
Si alzò ma il suo polso venne afferrato dalla manina di Faith la quale mugugnò qualcosa di simile al restare con lei. Il gentiluomo si tolse le scarpe e si stese sul letto senza mettersi sotto le coperte, cullandola come faceva quando era bambina. Avvolse le braccia sulla sua schiena posando il suo corpo sul petto. Come un gattino era.
E se Faith in modo pacifico placò le sue paure, con Robert fu l'esatto contrario.
Talia lo sorvegliava senza mai staccargli lo sguardo di dosso, lanciando qualche occhiata alla strada tenendo ben salda una pistola fra le mani. Potevano arrivare da un momento all'altro, ma non quel giorno. Purtroppo appena finì di sentirsi tesa vide Robert riverso a pancia in su che emetteva versi strozzati, in effetti stava proprio soffocando.
-Cazzo, cazzo, cazzo!
Imprecò tirandogli fuori la lingua per evitare che soffocasse, ma assottigliando l'udito capì che Robert stava cercando di dirle qualcosa.
-Ho..bisogno...d..di..u..n...
-Abbraccio?
Subito iniziò a calmarsi appena si stese di fianco a lui abbracciandolo e facendosi abbracciare, perché Robert si sentiva morire in un letto vuoto senza più Faith di fianco. Soffocava senza un contatto.
-Ho paura della notte.
Mormorò stringendola e immaginando fosse il suo angioletto, anche se Talia in un certo senso riusciva a calmarlo. Eppure pensava che soltanto Faith fosse in grado di farlo.
-Non voglio più dormire da solo.
La donna lo strinse accarezzandogli i capelli, facendosi bagnare il petto dalle lacrime, provando a calmarlo. Certe volte le si appiccicava contro per via di qualche incubo o la stringeva troppo, ma Talia non toglieva le braccia.
Faith dormiva, Robert semplicemente soffriva ad occhi chiusi.
-Talia...
-Sì?
Era passato soltanto un'ora e la sorprese sentirlo parlare.
-Voglio parlarti di Faith.
-Devi riposare Robert, stai male.
Ella strinse i denti quando venne pressata ancora di più contro il corpo del preside in preda ad un altro brutto ricordo.
-No no, se non lo faccio io soffoco.
Però alla fine è così bello, soffrire per un angelo.
*si per farmi perdonare insomma. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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