Strange team

-Signorina Davis, non capisco perché voglia abbandonare la scuola.
Disse il vice-cancelliere dell'intera comunità dei college di Cambridge.
Faith era riuscita a raggiungere le sfere alte tormentata dalla voglia di trovare Wonder. Non aveva detto niente a nessuno, nemmeno a Robert. Quel disturbo continuo nel sapere che forse c'era qualche possibilità di rivedere anche solo per un secondo sua sorella l'aveva portata allo sfinimento. Fumava un sacco e di conseguenza stava male più frequentemente. Stava portando troppo veleno dentro di sé, nemmeno Lilibeth si era spinta a tanto,
-Le sto soltanto chiedendo una pausa dalle lezioni, finché non tornerò. La prego signore sono disperata.
Ebbe il coraggio di guardare dritto negli occhi il capo di tutte quelle magnifiche e antiche strutture case per molti ragazzi. Egli poteva benissimo pensare di avere davanti una persona sotto effetto di stupefacenti a giudicare dalle vene rosse in risalto nei bulbi oculari, ma anche lui era stato ragazzo e capì che c'era molto di più dietro quegli occhi azzurri.
-Non sono affari miei, ma che direbbe ai suoi amici? Mi creda fosse per me la lascerei andare subito, ma non posso fare eccezione per nessuno dei miei alunni altrimenti si scatenerebbe una rivolta.
Faith tentò ogni cosa pur di fargli approvare.
-Signore lei conosce la mia famiglia, vero?
Il capo annuì con un sorriso malinconico, alzandosi e guardando fuori dalla finestra gotica il giardino inglese attraversato da studenti di fretta.
-È stata una delle migliori qui a Cambridge, non dimenticherò mai sua madre signorina Davis.
Faith tentennò prima di trapelare troppo sulle sue vere intenzioni.
-Mi serve andare proprio per la mia famiglia signore. C'è...un'ultima cosa che vorrei fare e se dovrò sacrificare la mia istruzione allora così sia.
Il vice-cancelliere riconobbe e rivide la determinazione di fronte ogni pericolo tipica dei Davis, la fiamma ardente che  molti anni fa vide dentro Eloise quando voleva a tutti i costi capitanare la squadra di scacchi rimasta senza leader per la grande competizione contro Oxford.
-Va bene Faith, ma non dica niente a nessuno o sarà espulsa dal collegio, chiaro?
La biondina finse un sorriso poiché stava appunto per chiarire quel discorso del non poterlo dire a nessuno.
Dopotutto non era così cocciuta da andarsene da sola senza le persone più importanti per una cosa davvero importante.
-Ecco...a proposito... se volessi portarmi dietro qualcuno quante persone potrei prendere?
Il capo sospirò aspettandosi questa risposta e, dopo averci pensato, parlò.
-Non superi il massimo di tre persone.
Faith annuì felice e fece per andarsene, ma venne fermata comunque dall'ultima prova che il capo voleva per lasciarla veramente andare.
-Non pensa al suo progetto del teatro? Magari il Trinity potrebbe battere il Peterhouse quest'anno, ancora una volta. Non pensa al suo college?
La ragazza strinse i pugni girando il capo per guardarlo con la coda dell'occhio.
-Non sono l'unica leader in classe.
Ma ancora non volle demordere.
-Ne è sicura?
Faith azzardò a venirgli incontro volendo sottolineare le sue parole.
-Proprio perché è il mio college io mi fido di chi lo abita.
Fece dietrofront aprendo la porta dell'ufficio.
-Le manderò una lettera dei nomi di chi mi accompagnerà, così anche loro saranno sospesi temporaneamente.
Andandosene gli augurò una buona giornata anche se non lo sopportava affatto, uscendo completamente dall'edificio e dirigendosi a passo di marcia verso il Peterhouse. Già per il fatto che aveva mancato la lezione mattutina avvisava che qualcosa stava per cambiare. Corse a cercare Lilibeth e la trovò in camera per la pausa pranzo.
Bussò alla porta vendendosela aprire da quella che più di prima era la sua migliore amica, nonostante ancora stentasse a parlarle. Appena la vide abbassò lo sguardo.

-Lil mi devi ascoltare benissimo.
La spinse in camera e chiuse la porta.
-Devi venire con me a cercare Wonder, ti prego.
Ovviamente la ragazza aggrottò le sopracciglia pensando fosse diventata pazza per davvero.
-Faith ancora con questa storia io...
La Davis le mise le mani sulle spalle per rendere meglio il concetto.
-No! Io so che è ancora viva là fuori, lo sento. Ho bisogno delle persone a cui tengo di più per essere certa che non sarò sola in tutto questo.
Lilibeth Thatcher le prese i polsi liberandosi dal suo tocco, guardandola come se avesse davanti un bambino che crede alle favole.
-Tutto questo te lo sei creato tu Faith, qua dentro.
Le toccò la fronte con un dito uscendo dalla stanza.
Faith abbassò il capo temendo quel tipo di risposta, così si tolse l'uniforme passando il dito sullo stemma del Peterhouse. Senza lasciarsi prendere dai rimorsi si vestì al suo solito modo e mise altri vestiti in una sacca da palestra.
Furtiva lasciò un biglietto a Jackson facendolo passare dalla fessura della sua porta, lui era il ragazzo che ci provava con Lilibeth, che nonostante tutto era comunque uno di quei leader severi ma giusti. Gli scrisse anche che la villa non era più disponibile per trasformarla in teatro dato che non voleva assolutamente rovinarla. Sempre maestra a non farsi vedere raggiunse Robert il quale stava correggendo dei testi musicali in una classe vuota. Bussò al muro per fargli alzare lo sguardo che subito si riempì di felicità vedendola.
-Oh, Faith!
Approfittando del fatto che c'erano le veneziane abbassate le venne incontro chiudendo la porta e bloccandola lì con il proprio corpo. Non le diede tempo di parlare che subito iniziò a baciarla infilando le mani sotto la maglietta dei Rolling Stones. La ragazza era felice della sua gioia incontenibile, ma comunque riuscì a non farsi trasportare dalla passione nonostante Downey la stesse già posando sulla scrivania.
-Mh...R..Rob...un secondo...
Con un piede premuto sullo stomaco lo allontanò e scese dalla cattedra aggiustandosi i vestiti.
-Lasciami parlare, per favore.
Robert si calmò soltanto per lei, ascoltando tutto ciò che lei aveva detto con il vice-cancelliere e quando gli chiese se volesse unirsi egli non esitò affatto, anzi la prese in braccio tenendola per le cosce.
-Ti seguirei anche all'inferno angioletto.
Faith sorrise e lo baciò giusto per accontentarlo.
Attesero la notte prima di dirigersi verso l'auto del professore che si era preparato uno zaino con il minimo indispensabile. Ma prima di poter varcare la soglia vennero catturati da due voci.
-Ci ho ripensato.
Girandosi vide Lilibeth con uno zaino in spalla e vestita come una persona qualunque, e poté sorridere senza dir nulla.
-Senza di me non sopravviveresti nemmeno un giorno.
Disse giocosa dandole un piccolo pugno sulla spalla e affiancandola, salutando timida Robert il quale ricambiò senza particolare entusiasmo. La seconda voce però fece rizzare i capelli al docente.
-Cosa diavolo credete di fare?
Keith Murray li stava guardando confuso, non osando soffermarsi nemmeno per sbaglio su Downey.
Faith fermò Rob prima che rovinasse tutto.
-Che ne dici di venire con noi e scoprirlo? Non hai nulla da perdere infondo.
Lo fece avvicinare e gli sussurrò parte della loro partenza nel caso avesse rifiutato andando a spifferare tutto. Keith pensò che così sarebbe perlomeno scappato dalla monotonia del collegio che iniziava ad opprimerlo e accettò.
-I vestiti di ricambio te li presterò io, ragazzo.
Disse, con grande stupore di tutti, Robert.
Guardò la sua amata e poi di nuovo Keith, sospirando e tendendogli una mano che Keith strinse tentennando un po' timoroso.
Faith prese un pezzo di carta dal taccuino e scrisse i vari nomi e l'indirizzo del vice-cancelliere, infilando il biglietto nella busta delle lettere. Montarono tutti nella Mustang del docente che però volle Keith nei sedili posteriori con Lilibeth, ovviamente.
-Ti guido io, prima ci manca ancora una persona.
Seguendo l'istinto giunsero dinanzi una dimora grande quasi come quella dei Davis, ma ancora più bella poiché abitata.
Entrarono nel giardino con in mezzo un'enorme fontana fatta con sculture di delfini e altre cose marine.
Uscirono dalla macchina e andarono a bussare al portone di legno.
-Desidera?
La porta aprendosi rivelò l'ultimo membro di quella improbabile combriccola.
-Lionel, ti racconterò tutto solo se ci fai entrare.
L'uomo senza farselo ripetere due volte li fece entrare tremando appena sfiorò Lilibeth la quale si scansò imbarazzata per averlo accidentalmente toccato. Faith lo prese per mano e lo portò in quello che doveva essere uno dei tanti bagni, lasciando gli altri a studiare la villa. Gli raccontò tutto per filo e per segno, pregandolo chissà quante volte dato che non voleva si facesse del male, ma alla fine non poté resistere ai suoi occhi che gli ricordavano tanto quelli del padre.
-Scommetto che vi serve un tetto sotto cui dormire.
La ragazza annuì e così Lionel roteò gli occhi dandole un bacio sulla fronte prima di uscire dal bagno e indicare ai vari ospiti le camere. Faith e Robert condivisero una stanza per evitare che Keith e Lil dormissero nello stesso letto poiché sarebbe stato imbarazzante.
-Sono nella stanza a fianco, per vostra fortuna i muri sono molto spessi.
Lio fece l'occhiolino a Robert che sorrise allusivo, rimanendo silenzioso quando Faith di sua spontanea volontà saltò in braccio al suo vecchio Dover. Dopo essersi dati la buona notte Lionel guardò verso la camera di Lilibeth con uno sguardo strano, ritirandosi poi nella propria.
Appena i due entrarono subito lei sentì il fiato caldo di Rob sfiorarle i capelli.
-Devi ancora fare tutto quello che voglio, dolcezza.
Si prospettava una bella notte, la prima di tante lontane dal Peterhouse.






*ora crollo e mi sveglio nel 2019. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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