Still uncertain
-L'infermeria è chiusa a quest'ora vero?
Chiese Robert mentre continuava imperterrito a sostenerla pur dovendo caminare come un gobbo per non farla camminare sulle punte. Sentendo i graffi sulla schiena di Lyn tirare se si abbassava ancora un po' decise di prenderla completamente in braccio come una sposa. Faith non protestò, volendo solo tornare in camera sua a dormire.
-Va bene comunque Rob, voglio solo tornare indietro.
In privato si parlavano dandosi del tu, ma giunse quell'ombra a dirgli che rimaneva pur sempre un suo superiore e di ristabilire l'ordine.
-Davis non ti ho dato il permesso di chiamarmi per nome.
Senza farsi vedere roteò gli occhi blu dovendo poi indicargli la strada più veloce verso l'infermeria. Era sempre aperta poiché in un college può succedere di tutto, soprattutto di notte. Entrando Downey vide per la prima volta quel grande spazio pieno di lettini, tende e infermiere. Camminò verso quella che sembrava la direttrice delle crocerossine mentre Faith salutava alcune infermiere che conosceva. Robert venne quasi schiacciato dalla consapevolezza di essere sempre lo straniero, ma subito dopo scacciò questo pensiero credendo che se non l'accettavano si sarebbe fatto accettare con la forza.
-Davis, ovviamente!
Esclamò la direttrice portando le mani ai fianchi.
Faith sorrise come quando un bimbo sorride dopo aver fatto una marachella, alzando la manina per salutare quella sua cara amica che faceva da seconda mamma a tutti gli infortunati del Peterhouse. E in tre anni la biondina si era guadagnata la medaglia di ospite abituale dell'infermeria. Capirete perché.
-Salve Minerva.
Il nome le calzava a pennello.
-E tu chi saresti giovanotto?
Chiese rivolgendosi a Robert che era stato silenzioso tutto quel tempo con ancora Faith tra le braccia.
-Giovanotto mica tanto.
La ragazza aveva intenzione di dirlo nella sua mente, ma le parole sfuggirono al suo controllo e si pentì di averlo detto sentendolo pizzicarle un braccio.
-Che cosa hai fatto questa volta? Hai deciso di arrampicarti sul quadro svedese rischiando di ammazzarti?
La biondina fece diniego.
-Ehi quello è successo l'anno scorso!
-Ha preso una storta.
Interruppe lui la conversazione con voce decisa e cavernosa non sopportando ulteriori battibecchi tra quelle due. Minerva voleva vendicarsi di tutte quelle notti insonni che la protagonista le aveva fatto passare, così guardò verso un ragazzo che stavano medicando.
-Mi dispiace ma siamo molto occupate al momento, signore lei sa come curare una storta vero?
Robert annuì controvoglia.
-Allora ti aspetto per la prossima volta tesoro.
Faith le fece la linguaccia e Minerva alzò un sopracciglio scettica tornando al suo lavoro mentre facevano dietrofront diretti verso la camera del professore. Iniziava anche a pesargli sulle braccia ma dovette resistere per un po'.
Faith provò ad inscatolare una conversazione per convincerlo a mandarla in camera da Lilibeth, ma lui non voleva più sentirla parlare.
-Davis la tua voce mi urta in questo momento, taci.
Ella trattene il commento per sé, ma senza farsi vedere mimò con le labbra quello che aveva appena detto facendo una faccia buffa. Eppure anni fa a non sopportare la voce del prof era proprio lei, mentre adesso i ruoli si erano scambiati. Robert ad ogni passo pareva sempre più tenebroso, ma un qualcosa di brutto che aveva dentro e riusciva a non farlo sfociare fuori. Quando entrarono nella sua camera Faith si sentì screditata vedendo quanto fosse più grande delle camere studentesche, ma per il resto l'arredamento rimaneva quello. Oltre alla solita camera da letto e il bagno possedeva pure un bel salotto che collegava le due stanze nominate prima. Il balcone rimaneva comunque un pelino più largo e questo non era affatto giusto. Downey la posò sul divano e senza proferire parola andò a prendere del ghiaccio.
-Le ripeto che...
Stava per lamentarsi di nuovo ma venne bloccata dal dietrofront improvviso dell'insegnante che posò le mani ai lati del divano avvicinando il volto al suo di scatto, quasi le labbra si sfioravano. Downey la guardava nelle pupille con uno sguardo cupo che sprizzava tuoni e lampi.
-Ti sto curando nonostante anch'io vorrei dormire, okay? Non sei l'unica quindi o la finisci di lamentarti invece di ringraziare, oppure ti ci spedisco da sola in camera con la caviglia dolorante. Intesi?
Fu abbastanza intelligente da non controbattere ma trattenendosi dal alzare un po' di più il viso per unire le labbra.
-Scusi, signore.
A fatica fece uscire l'ultima parola, praticamente la ringhiò e Downey strizzò gli occhi percependo il suo disprezzo nel dirlo. Faith veniva catturata dal suo profumo che facilmente riusciva a metterla in ginocchio, ma doveva essere più forte.
Le preparò l'impacco con il ghiaccio e lo assicurò alla caviglia con un fazzoletto di stoffa, aspettando il momento in cui si sarebbe sentita sicura per camminare. Robert sedette sulla comoda poltrona davanti al caminetto, iniziando a leggere svogliatamente un libro preso dallo scaffale sopra il camino. Faith cercò di distogliere lo sguardo dalle vene delle grosse mani che si muovevano ogni volta che voltava pagina, ma alzando di poco il collo riuscì a scorgere un qualcosa di scuro sul collo che prima non aveva notato: segni di denti. Pareva un succhiotto e subito si chiese chi fosse la responsabile, se già avesse steso il suo campo da caccia sulle donne inglesi.
Alla fine non stavano più insieme quindi c'era ben poco da essere gelose.
Sussultò quando chiuse di scatto il libro alzandosi, scrollando il polso per guardare l'orologio.
-È troppo tardi ti devo accompagnare in camera.
Questa volta riusciva a camminare con fatica, e per non mettere pressione al piede Downey controvoglia si fece tre rampe di scale con la ragazza in braccio. Arrivati davanti alla porta della loro camera bussarono e immediatamente Lilibeth la spalancò sbiancando alla vista del prof che stava posando a terra la sua migliore amica.
-Se ti becco ancora in giro di notte considerati in punizione, buona notte signorina Thatcher.
Le rivolse il sorriso più falso e tirato del mondo, avviandosi verso la sua camera con passo stanco e stressato.
Lilibeth la strinse in un forte abbraccio, chiudendo a chiave la porta e buttandola sul letto dalla felicità.
-Sono stata via per quanto tempo?
Chiese guardando l'impacco di ghiaccio che stava alleviando il dolore.
-Quasi un'ora, credo.
Fortunatamente la nottata per le due ragazze proseguì più tranquilla che mai, ma non posso dire lo stesso per Robert che tremava dallo stress emotivo e il suo sentirsi intrappolato in quel collegio. Rimase seduto sul bordo del letto con i polsi sulle tempie, tremando.
Lasciar entrare un diavolo nel proprio cuore provoca un dolore uguale alla tortura, ma farlo entrare due volte supera la morte. Robert si sentiva ancora incerto se morire o meno.
*eccomi qua bitches. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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