Run

Nel mentre in casa Wilkinson, Lionel stava seduto sulla sua comoda poltrona mentre rileggeva un semplice Amleto tra i tanti che possedeva, ancora addosso teneva i tipici stivali e pantaloni da equitazione dopo essere tornato da una piacevole passeggiata. Aspettava pazientemente che Lilibeth arrivasse dato che si erano dati appuntamento.
Sinceramente un po' pensava a cosa fosse successo alla fine tra Robert e Faith, ma con tutta la sua cecità d'animo nascose la sua preoccupazione. La verità è che non era mai riuscito a perdonare il suo amico completamente, però sapeva di aver ferito Faith. Sapeva di aver deciso al posto suo, ma non ci vedeva più. Guardava Robert e vedeva quel ragazzo malvagio che lo spingeva in acqua per rubargli l'anima gemella, immaginava la sua piccola Davis accovacciata per terra mentre Downey la percuoteva senza preoccuparsi di spezzarle le ossa. Però lui non aveva assistito a quegli scenari e cosa più importante Lionel non era loro. Non poteva sapere nulla se non restare nella sua versione, utilizzandola per comandare gli altri. Doveva imparare a comandare il dolore. Lo teneva dentro al petto da troppo tempo e in effetti n'è diventato schiavo. Quella sua aria elegante forse poteva farlo apparire come un uomo severo e freddo, però alla fine era tutt'altro. Certo, il dolore è parte di Lionel, oserei dire che Lionel oramai è dolore.
Ma questi pensieri erano troppo maturi per sbocciare in soluzioni, e non fecero in tempo a vedere la luce poiché arrivò Lilibeth Thatcher a bussare al cuore del gentiluomo. Lio subito si alzò lisciandosi i pantaloni, mettendo a posto la giacca e assumendo una postura eretta e fiera. Si avvicinò al portone e lo spalancò lasciando entrare la ragazza. Fu come vedere Sarah per l'ennesima volta. Dietro la schiena Lionel nascondeva un regalo che porse a Lil facendo un piccolo inchino.
-Fiori di campo!
Esclamò lei prendendoli e annusandoli, sprofondando in dolci sogni al sol sentire l'odore dei petali.
-Prego.
Disse lui prendendole la giacca, appendendola e indicandole la strada verso la cucina.
La fece sedere sul divano per farla abituare all'ambiente, alzando uno sguardo dolce spiandola mentre preparava il tè mettendoci tutto l'amore possibile.

-Non mi abituerò mai a questa villa.
Sospirò Lilibeth stropicciandosi le mani sulle pieghe dei jeans guardando il soffitto curiosa.
-Siamo nati per adattarci.
Rispose soave Lionel preoccupandosi di rendere l'infuso impeccabile sia alla vista che al sapore. Prese un piccolo cucchiaio d'argento con decorazioni sul manico, tenendolo delicatamente tra pollice e indice per assaggiare un pizzico del liquido. Annuì e attese ancora qualche minuto scoccando occhiate languide alla ragazza che timida osservava ovunque tranne nella sua direzione.
-Stavi leggendo Amleto?
Esordì Lilibeth quando ormai egli le stava venendo incontro portando il vassoio per servirla con una sola mano come i camerieri,  l'altra la teneva dietro la schiena.
-Madame, ecco a voi.
Assunse un tono da gentiluomo facendo un inchino spettacolare per posare il tutto sul tavolino, versando il tè alla ragazza che si sentì lusingata da tutti quei suoi modi da uomo d'altri tempi. Le porse un piattino con sopra dei biscotti molto probabilmente fatti in casa che ella rifiutò. Bevvero in silenzio cercando di non ridere quando Lil faceva rumore bevendo mentre Lionel, essendo stato cresciuto con certe regole, non produceva alcun suono.
-Piaciuto?
Chiese un po' titubante lui.
-Meraviglioso.
Rispose lei guardandolo portare ciò che rimaneva in cucina e pulire tutto con olio di gomito. Tornò da lei con le maniche della camicia tirate su in modo tale da permetterle di vedere quei muscoli percorrere l'avambraccio. Lo prese per mano e lo tirò giù facendolo cadere su di sé, guardandolo intensamente.
-Ti ho fatto male?
Subito si preoccupò lui.
-Goditi il momento Lio.
Mormorò lei iniziando a spogliarlo con frenesia. L'uomo rispose al naturale richiamo, baciandola sensuale e arrivando a toglierle ogni singolo indumento pur di toccare di nuovo quella pelle che per lui pareva seta di stelle. Lilibeth guardò il corpo dell'inglese: marmoreo, come una statua romana appena estratta dal fondo del mare. Con quella bellezza antica, arrugginita, come se ti sfidasse a desiderarlo. Una persona scolpita nel tempo pareva lui. E baciandosi furiosamente accesero ancora di più la loro fiamma, riducendo la schiena della ragazza ad un unico arco perfettamente costruito appena le labbra di Lionel iniziarono a baciarle il centro della sua essenza femminile. Gli tirò i capelli sentendo ogni bacio rubarle l'ossigeno dai polmoni. Risalì lentamente, passando la punta della lingua lungo il percorso fino a baciarla in bocca alla francese. Lilibeth prese coraggio e avvolse la mano attorno al suo membro, iniziando a prepararlo per farla sentire piena. Lionel mentre muoveva la mano la sotto respirò pesantemente aggrappandosi al bracciolo del divano, togliendole dolcemente la mano e guardandola negli occhi.
-Sei sicura?
Non c'era alcun bisogno di chiederlo.
-Certo che sì.
Rispose con voce strozzata lei, aprendo la bocca e scattando in avanti appena entrò un poco in lei, aggrappandosi alla sua schiena muscolosa per resistere. Non era mai facile evitare il dolore quando entrava dentro alla sua carne. Gli morse la spalla possente avvolgendo le gambe attorno al suo bacino. Si fece trasportare dalle spinte sempre più frenetiche, al divano che ad ogni colpo strisciava sul pavimento, con spinte che rasentavano la violenza estrema. Ovviamente erano pieni di piacere per accorgersi di ogni altra cosa, del mondo attorno a loro che andava avanti. Lionel affondò le labbra nel collo di Lil, gemendo leggermente per mantenere un ritmo costante e darle tutto il piacere che desiderava da lui.
Intanto, in casa Davis, Faith con immensa fatica si era chiusa il portone alle spalle, cadendo per terra. Stingeva ancora la camicia di Robert tra le mani fino a strappare il tessuto, mettendosela sulla faccia per respirare il suo profumo ogni secondo.
Piangeva come mai prima d'ora, nemmeno ai tempi dell'America piangeva così forte.
Fortunatamente i suoi pianti smisero quando Wonder fece irruzione nella casa, inginocchiandosi davanti alla sorella.
-Sta partendo, vero?
La protagonista non aveva nemmeno voglia di annuire o fare chissà cosa.
-L'ho visto per strada, ti conviene vestirti e andarlo a rincorrere finché puoi.
Faith guardò stranita la sorellina pensando fosse dalla parte di Lionel. Wonder l'alzò e la vestì personalmente dato che non faceva altro che fissare il vuoto e abbracciare la camicia come fosse un orsacchiotto di peluche.
-Salutalo come si deve.
L'angelo biondo stava già per domandarle qualcosa, ma venne letta nel pensiero.
-Lionel non ti vedrà, ci penso io.
La spinse fuori dal portone e le diede una pacca sulla schiena.
-Forza Faith, corri!




* Hai un amico in me, un grande amico in me! Se la strada non è dritta e ci sono duemila pericoli ti basta solo ricordare che, che c'è un grande amico in me! Di più di un amico in me! Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.


Verso l'infinito e oltre...

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