Holiday

Dopo esser stati a fissare il cielo Robert e Faith finalmente entrarono nella villa, nella loro camera da letto che cambiava ogni volta. Il professore passava le mani sui suoi fianchi, le loro labbra magneti, si coccolavano a vicenda.
Era come se tutto fosse tornato possibile, come se finalmente uno spiraglio di luce si fosse mostrato in mezzo al buio.
Un rischio, qualsiasi cosa che se non fai poi te ne vergogni per tutta la vita.
E la vergogna fa male, questo Faith lo sapeva più di Robert.
A volte avrebbe voluto saper tirare pugni al muro rompendolo invece di rompersi le ossa. Prendere a pugni qualcuno e avere soltanto le nocche rosse senza altri danni, non spezzarsi al primo attacco sferrato.
Ma poteva anche solo contare sulla sua anima, alla fine è quella che rimane.
Un corpo d'aria, che nasce nel vento, l'ultima spiaggia quando tutto ti vuole far mollare la presa.
Eppure quando cominciò a sentirsi pronta per andare oltre quei baci, appena aprì gli occhi vide due occhi uguali ai suoi. Wonder.
Sussultò ed indietreggiò cadendo a terra, Robert confuso l'aiutò ad alzarsi facendola sedere sul letto.
-Ehi calmati, stai tremando piccola.
Le fece delle carezze dietro al collo per farla calmare, facendole vedere come respirare piano per aiutarla.
-Se vuoi possiamo non farlo, amore.
Disse dolcemente guardandola negli occhi, Faith credendo fosse soltanto una sua impressione deglutì e gli sorrise.
-No sto bene, sto bene.
Cominciò a baciarlo di nuovo cercando di non aprire gli occhi in nessun modo però purtroppo la paura agì di nuovo. E di nuovo vide Wonder non il professore.
-Che cazzo!
Esclamò allontanandosi di nuovo, quasi ricadendo nel panico vedendo le sue mani iniziare di nuovo a tremare. Quando faceva così non era affatto un buon segno, e il professore lo sapeva benissimo.
-Okay Faith respira, ricordi come si fa, sì?
Le prese le mani e con molta pazienza cercò di non piangere nel vederla così spaurita.
-Non chiudere gli occhi, guardami e basta.
Le consigliò avvicinandosi facendo continue carezze leggere sulle mani anche se il tremolio non si fermava. Si trovò in grossa difficoltà quando iniziò a piangere disperata gridando il nome della sorella con di nuovo l'incendio negli occhi.
-Tranquilla, tranquilla!
Continuò a dirle, ma ella voleva la sorella, voleva vederla, la chiamava.
Quando cercò di sfogare il dolore prendendo a pugni un mobile Robert la strinse in un abbraccio portandola al centro della stanza per evitare che colpisse qualcosa.
-No io voglio mia sorella, dammi mia sorella!
Gridava in continuazione dimenandosi tra le sue braccia, tirandogli continui pugni sulla schiena ed egli faceva del suo meglio per resistere nel trattenerla.
-Basta Faith, basta. Shh...
Sussurrò appena finì la crisi piangendo con isteria aggrappandosi alle sue spalle percosse, e Robert la strinse ancora una volta. Sospirò tirando su col naso, accarezzandole la testa appoggiandoci sopra la guancia.
-Resisti fino alla fine della scuola, poi ti giuro che andremo lontano da tutto questo per prenderci una pausa.
Non voleva dirle una cosa che teneva segreto, però appena Faith gli disse di voler vedere Wonder di nuovo capì di non dover cadere nel suo stesso errore.
-Sai anche io a volte vedo Lionel, anzi ci parlo e sta benissimo. Io non so se questo significa che siamo dei poveri pazzi, però è qualcosa.
Le alzò il mento appoggiando la fronte sulla sua, col pollice lentamente le accarezzò le lacrime per spazzarle via.
-Stanno bene, sono qua.
Le toccò il cuore con un dito e non sentì la pelle e le ossa ma soltanto un battito.
Non riuscirono a dormire nemmeno per un secondo, però alla fine Robert dovette accompagnarla al Peterhouse per non far insospettire nessuno. Lui amava Cambridge, gli inglesi alla fine lo trattavano meglio dei suoi vecchi amici e tutto era più tranquillo, però oramai in quel college non voleva più insegnare.
Il teatro era andato, nessuno sentiva la sua mancanza così tanto e l'avevano già rimpiazzato.
Ma gli piaceva così: farsi dei giri per l'Inghilterra del sud e poi tornare la sera per portare Faith in villa e cercare di dormire insieme.
Lilibeth non diceva nulla a nessuno, anzi ringraziava Robert per dare una mano a Faith.
-Le fai bene tu, ti sono debitrice.
Disse un giorno quando i campionati stavano finendo e la protagonista era sempre via per le gare.
-Ah non devi esserlo, faccio ciò che posso.
Rispose il professore mettendole una mano sulla spalla sorridendo poco, volendo confortare Lil poiché sapeva che soffriva comunque per Lionel.
Un giorno invece venne chiamato da Keith perché aveva bisogno di parlare con qualcuno, e per una volta provò a conversare con Robert.
Gli raccontò per ore ed ore di Wonder, di tutto ciò che facevano assieme ed il professore ascoltava ogni cosa dandogli consigli su come andare avanti.
-Ragazzo hai un bel modo di resistere, continua così.
E Keith forse ci vedeva un padre o un amico ritrovato, nonostante i cazzotti che si erano dati tempi addietro. Lo ammirava alla fine, gli piaceva parlare con lui.
-Io dopo quest'anno mollo, voglio andare in giro nei posti che voleva vedere Wonder.
Rob annuì vedendo lo spirito avventuriero che si celava dietro un timido ragazzino.
-Fallo finché sei in tempo allora.
Keith sorrise guardando altrove.

Parlarono di molto altro, e alla fine dell'anno, quando Cambridge purtroppo perse nella maggior parte delle gare contro Oxford, Keith Murray salutò la vecchia compagnia.
-Ciao Lilibeth.
Abbracciò la piccola rossiccia.
Erano appena fuori da Peterhouse, l'estate seppur inglese si faceva sentire.
Faith un po' di tristezza ce l'aveva poiché alla fine Keith era un ragazzo in gamba, non molto socievole ma non si può essere invincibili o sempre protagonisti.
-Ciao Keith.
Mormorò lei abbracciandolo e dandogli un bacio sulla guancia.
Quando giunse da Robert non seppe cosa dirgli, se ringraziarlo o meno, così alla fine rimase sorpreso dal forte abbraccio che ricevette.
-Ci rivedremo ragazzino.
Disse Rob fingendosi duro, alzandolo da terra per farlo ridere.
E quando Keith Murray salpò sul bus dell'avventura, Lilibeth Thatcher spese minuti interi ad abbracciare Faith Davis. Anche lei doveva tornare a Windsor per passare una vacanza cercando di non piangere troppo.
In realtà stava già piangendo abbracciando la sua migliore amica, per sempre.
-L'anno prossimo cercheremo di rifarci, che ne dici?
Provò a sdrammatizzare la protagonista dandole un bacio sulla fronte.
Lilibeth un po' imbarazzata si avvicinò a Robert per salutarlo.
-Ah venite qua grandi donne!
Esclamò lui sollevandole da terra tenendole strette per la vita per non farle cadere, però almeno aveva fatto ridere due persone che prima piangevano come matte.
E quando anche Lilibeth tornò a casa, a Rob toccò fare una bella sorpresa per il suo piccolo angelo.
Il giorno dopo, infatti, fece fare alla biondina le valigie portandola all'aeroporto.
-Dai non sto più nella pelle!
Lo esortò.
-E va bene angioletto. Sai che facciamo questa estate? Una lunga vacanza a Firenze.
E fu così, che lungo il breve volo di un'ora, iniziò la loro penultima tappa prima della felicità.






*cosa sono quelle facce, non vi fidate ancora di me? Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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