Control your rage

Un gemito acuto e potente quasi da crepare i vetri invase la camera da letto di Lyn Clafin, la donna che stava infilzando le unghie nella schiena di Robert il quale si muoveva sopra di lei speronandola violento.
Aveva trovato una donna con cui andare a letto facilmente, così l'aveva accompagnata a casa dopo qualche bicchiere di brandy insieme e da piccoli baci ora eccoli qua. Non la smetteva di spingere trincando i glutei, colpendola ripetutamente come una mitragliatrice in azione. Lyn strillava fino a strapparsi le corde vocali, a volte dimenandosi un pochino quando esagerava nello spingere o morderle la pelle.
Le dava schiaffi roventi sui seni e sulle cosce, prosciugandole il respiro con un solo bacio alla francese.
-Piano Robert, fa male così...
Mormorò la donna asiatica stringendo un po' i denti sofferente non abituata a uomini così pieni di rabbia come lui.
Mentre la notte fuori dalle finestre mandava giù un sacco di pioggia, i due continuarono a fare sesso per altri dieci minuti con una lotta continua per il dominio. Robert aveva le vene in risalto che pulsavano ovunque sul suo corpo allenato segno che in quel sangue c'era rabbia più che piacere o lussuria. Quel nero pece che scorreva nel suo corpo lo mandava sulla strada sbagliata, volendo sfogare tutta la sua rabbia in sesso rischiava comunque di rimanere insoddisfatto nel cuore quasi morto, e questo è ancora peggio credetemi. Non era certamente colpa di Lyn la sua furia verso tutti, ma adesso sotto le sue grinfie ci stava lei quindi un po' doveva sopportare. Ad un certo punto Robert fissò un punto indefinito della stanza buia, come se vedesse qualcuno, spingendo forte mettendoci tutta la sua bravura mentre la donna piangeva talmente stava provando piacere non riuscendo più ad urlare. E nella sua mente pensava a quando faceva queste cose a Faith nei mesi in cui erano una "coppia", ovviamente con molta più gentilezza. Al solo pensarla esplose in un gridò possente che denotava il suo dolore e ira funesta, così forte che Lyn si tappò le orecchie dato che il grido equivaleva ad uno sparo ravvicinato. Con quello sfogo si sfogò anche il suo desiderio carnale, riversandolo sullo stomaco della giovane donna. Respirava affannato, posando la fronte sopra quella di Lyn che quasi aveva perso i sensi intorpidita e dolorante in molte parti del corpo. Appena Downey si stese al suo fianco ella stava già per accoccolarsi sul suo petto ma venne respinta.
-Non siamo fidanzati bambola.
Ringhiò scorbutico dandole la schiena.
Appena sentì una sua piccola mano posarsi sul fianco la schiaffeggiò facendola sedere di scatto seccata dal suo comportamento.
-Ma che problemi hai?
Esclamò contrariata.
-Non sono affari tuoi, ora me ne vado. Non provare a cercarmi, se avrò bisogno lo farò io.
Detto ciò scese dal letto mettendosi i boxer e vestendosi in bagno dopo essersi aggiustato il ciuffo guardandosi allo specchio. Mentre passava le dita tra i capelli non riusciva a distogliere lo sguardo da quell'ombra che alleggiava dietro di lui e quella luce sempre più fioca dentro al suo petto. Nel mentre il professore usciva dalla casa tornando al Peterhouse a bordo della sua fidata Audi, Faith e Lilibeth stavano....ballando sui tavoli di un'aula a caso assieme a tutta la classe. Non avevano voglia di dormire e, per una volta, volevano rompere le solite regole. A Cambridge se non sei portato lo capisci quando non riesci più a reggere lo stress, anche quando l'anno è iniziato da poco studenti e professori sentivano il bisogno di distaccarsi dalle regole rigidissime. Al Peterhouse queste bravate erano ben accette, certo con dei limiti.
-Professoressa, yuhuu!
Esclamò festiva la biondina mentre si avvicinava alla prof di matematica che aveva preso parte alla festa facendo da supervisore nel caso fosse arrivato il vice-cancelliere per farsi una passeggiata notturna. La prese per mano ed iniziarono a ballare lasciando stupiti gli alunni dalla bravura della signora. Ridevano e si divertivano come mai in vita loro, tutti in pigiama, perfino Lilibeth si era lasciata andare ballando con il professore di storia che si era appena unito al party.
-Balla benissimo!
Si complimentò Faith mentre volteggiava con la cara prof che faticò a mantenere il suo solito cipiglio severo.
-Anni di pratica signorina Davis.
Vennero interrotti dal rombo di un'auto, mandando a vedere i più coraggiosi chi fosse, i quali tornarono correndo e avvisando che Downey stava per arrivare. Ci fu un pandemonio di corridori verso le proprie camere mentre per i prof non c'era alcun problema, ma fecero da pastori al gregge facendoli passare per le scorciatoie in modo tale da non essere scoperti da un altro docente che avrebbe potuto comunicare la loro bravata ai piani più alti. Nemmeno gli insegnanti si fidavano molto di quel Downey. Purtroppo, o forse no, mentre Lilibeth la stava tirando per le scale le loro mani vennero separate dalla calca generale dei maschi che dovevano andare nelle loro camere correndo come bufali, e la Thatcher venne trasportata dalle femmine verso le loro camere. Faith si fermò evitando di essere investita, ma non appena la folla si diradò ed iniziò a correre sulle scale ecco che prese male uno scalino accasciandosi sopra per una storta. Cercò di tirarsi su e proseguire, ma fu troppo tardi.
-Bene bene, ma tu guarda: la diligente alunna che disubbidisce alle regole.
Strinse i denti per evitare di imprecare in aramaico antico quando si voltò vedendo il professor Downey camminare nella sua direzione con fare spavaldo e arrogantemente tranquillo. Teneva la giacca del completo sulla spalla, roteando le chiavi della sua auto sul dito indice. Fermandosi ai piedi delle scale le fece segno di seguirlo e purtroppo a quello dovete obbedire. Faticò un poco a raggiungerlo, cercava di non fargli vedere il modo in cui stesse zoppicando quasi riducendosi a saltellare su un piede solo per via della maledetta storta. Robert l'aveva notato e per qualche minuto la ignorò, ma nella sua oscurità si scatenavano ancora lampi di luce così roteò gli occhi sbuffando.
-Oh, al diavolo! Metti un braccio sulle mie spalle Faith.
Riluttante obbedì e trasalì sentendo la sua mano stringerle un fianco una volta averle avvolto la vita col braccio. Deglutì ricordando quando lo faceva nelle loro notti di fuoco o per schioccarle un semplice bacio. Non doveva lasciarsi sopraffare dai ricordi.
"Se ci caschi soffrirai di nuovo"
Si ripeteva nella mente.
La sorresse per tutto il tragitto, ma ancora non sapeva dove la stesse portando.




*era ora de mettere un po' de foco. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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