Betrayal
-Wonder...
Ripeté Faith guardando ogni singolo e dannato particolare del suo viso. Non lo vedeva da anni, anzi nemmeno si ricordava com'era fatto, nemmeno si ricordava com'era la il suo della sua voce. Ma tutto venne ripetuto davanti ai suoi occhi e non le rimase nulla, se non ricordare. La ragazza tuttavia non osava abbassare la pistola, sentì che quella ragazza praticamente uguale a lei aveva intenzione di avvicinarsi, così premé ancora di più la punta fredda dell'arma per avvisarla che al prossimo passo non ne avrebbe mai fatto più un altro.
-Mi chiamo Alley.
Rispose fredda e concisa, iniziando a fare pressione sul grilletto.
Robert intanto continuava a dimenarsi come una bestia in gabbia volendo spingere via Faith e togliere la pistola alla ragazza, magari anche darle una lezioncina su come non osare mai più minacciare la sua fidanzata.
Soltanto Lionel riusciva a malapena a fermare quella furia.
-Sai che non è vero.
Disse calma e controllata Faith, allungando un braccio per toccarle una spalla, ma si ritrovò in uno schiocco di dita attaccata allo stipite della porta con la pistola premuta sotto il mento.
-Lasciala andare!
Gridò Robert dimenandosi e borbottando frasi molto omicide nei confronti di Wonder. La bionda sorrise beffarda spostando lo sguardo su Rob che non vacillò, nemmeno per un secondo. Si avvicinò a lui tanto per il gusto di provocarlo ma sempre con la pistola premuta nella pelle della Davis. Avvicinò il viso al professore il quale stava ringhiando come un toro inferocito, lasciato in catene con una rabbia da sfogare.
Wonder gli parlò, guardò dritto negli occhi della furia senza temere nulla.
-Tu sei uno che non molla, uh?
Disse prendendolo in giro, perché già solo il passato di Robert era il passato di uno che si è arreso.
-Lo senti questo rumore?
Un tintinnio metallico risuonò in quel silenzio di Edimburgo.
-È il grilletto che freme.
Wonder sapeva come portare le persone a rischiare tutto, sapeva dove colpirle non c'era dubbio.
-Quindi o stai zitto, oppure ti piacerà vedere le cervella della tua ragazza sulla porta.
L'aveva capito subito che stavano insieme, come capì subito che dopo quelle parole l'avrebbe messo a tacere e così fu. Nessuno c'era mai riuscito, non in questo ambito perlomeno.
Alzò lo sguardo e vide il volto di Lionel che silenziosamente la stava implorando di non continuare ciò che stava facendo, e difatti lo colpì con un pugno in faccia da farlo indietreggiare e liberare Robert. Keith era già pronto a fermarlo, ma il professore rimase immobile.
-Io mi ricordo di te, bastardo.
Ringhiò contro Lionel, non solo per quella volta mentre l'aveva beccata a rubare.
Il gentiluomo abbassò lo sguardo camuffando qualche lacrima sul viso.
Non degnò di uno sguardo Lilibeth poiché stava tremando dalla paura, in effetti si divertì fingendo di toccarla e facendola sussultare.
-Debole.
Commentò sarcastica.
Poi, quando si fermò su Keith il quale la stava studiando attentamente per trovare un modo intelligente nel disarmarla, non disse nulla di offensivo, scettica alzò le sopracciglia e tornò a concentrarsi su Faith la quale non aveva fiatato per colpa della pistola premuta ora sulla gola.
-Non so come tu abbia fatto a trovarmi, ma io non sono qualunque cosa tu stia pensando.
I loro nasi si sfioravano talmente erano vicine.
-No infatti, non sei qualunque cosa: sei mia sorella.
Mormorò Faith con la voce ostacolata dalla pistola.
La protagonista era di qualche centimetro più alta di Wonder, ma quest'ultima emanava una forza che l'angelo dai boccoli d'oro non sarebbe mai e poi mai stata capace di eguagliare, in nessun modo. Solo che aveva deciso di usare quella forza interiore più che esteriore nel modo sbagliato.
-Sei mia sorella. Sei mia sorella, dovresti vivere in una delle case più belle di Cambridge, dovresti vivere come la nostra stirpe ha vissuto per anni.
Sospirò al limite della sopportazione dato che le labbra stavano diventando blu da quanto l'ossigeno scarseggiava. Rimane il cuore a sorreggerti quando i polmoni non possono più farcela. Rimane il cuore.
-Dovresti tornare a casa.
Negli occhi di Wonder per un attimo, un solo frammento di tempo, un colpo di luce sbucò fra le nuvole grigie. Un colpo di luce che per l'ennesima volta spuntava, ricordava a chi guarda in alto che il cielo più nuvoloso alla fine verrà sempre illuminato dal Sole. Non era affatto la prima volta che ricordava. Anzi per lei non c'era nemmeno bisogno di ricordare poiché sapeva ogni cosa, anzi non se n'era mai scordata. C'è differenza tra chi non può ricordare, e chi non vuole.
-Quella non è più casa mia, non più.
-Quindi decidi di derubarla?
La provocò ancora Faith, rendendosi conto di essere ancora viva soltanto perché non stava più respirando.
-Sì. Perché mi ha portato via tutto ciò che avevo...
Si bloccò e raggiunse l'orecchio della protagonista, sfiorandole con le labbra la pelle.
-Faith.
La studentessa chiuse gli occhi lasciando cadere una lacrima solitaria sulle guance, sentendo le forze venire meno, ma il cuore restava. Il cuore restava. Wonder la lasciò andare e la spinse tra le braccia forti di Robert che la presero subito, sbattendo poi al gruppetto la porta in faccia.
-Che stronza.
Downey fu il primo a parlare e nessuno replicò, nemmeno Faith stessa.
-Già.
Si aggiunse poi Keith in un sussurro ancora guardando quella porta chiusa.
-Puoi dirlo forte.
Continuò Lilibeth.
-Chiudete quelle bocche.
Replicò duro Lionel con un livido violaceo sullo zigomo sinistro che pulsava, ma non sentiva alcun dolore da molto tempo.
L'aria fredda di Edimburgo li rese ancora più nervosi.
-Fanculo, io me ne torno a casa. Chi è con me?
Disse Robert andando verso la macchina, venendo raggiunto soltanto da Murray e Thatcher.
Lionel e Faith stavano ancora fissando la porta, ma alla fine Lio posò una mano sulla spalla della protagonista compassionevole e le diede le spalle, andando verso la Mustang. La protagonista alzò lo sguardo per osservare quella casa da quattro soldi in cui abitava sua sorella, invece se soltanto fosse venuta con lei avrebbe potuto vivere in una reggia, come ogni Davis fece.
Per un attimo stava per dire ai suoi compagni di voler rimanere lì, le parole erano proprio in procinto d'essere dette, ma le mie a tacere capendo l'inutilità del gesto.
-Torniamo a casa.
Disse salendo in macchina, guardando per l'ultima volta la casa.
Robert si fece sei ore di ritorno senza dire nulla, senza dare a vedere che aveva sonno. Quando arrivarono, e dopo molto tempo, Lionel li salutò con poco entusiasmo tornando nella sua casa, mentre gli altri andarono al Peterhouse. Il collegio dormiva, in un certo senso si sentivano protetti da quelle mura. Troppo stanchi ognuno andò nei propri letti tranne Faith e Robert che si rintanarono nelle stanze del professore. Approfittavano del fatto che il giorno seguente tutti gli studenti sarebbero partiti per un weekend in famiglia, lasciandoli da soli. Perfino Lilibeth avrebbe speso due giorni a Windsor. Faith stava con la testa posata appena sopra l'ascella di Robert, guardando il soffitto. Aveva sulla pelle ancora l'umido dei baci che le aveva lasciato, baci immeritati. Non la smetteva più di pensare a Wonder, ma anche le immagini con Lionel divennero chiare e lei non poté far nulla per evitarle.
Così da immagini divennero quello che erano effettivamente: un tradimento.
*and we're going doooooooooown. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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