Being invisible
Faith non vedeva l'ora di tornare da quel Lionel Wilkinson semplicemente perché lo adorava alla follia, sentiva la sua vecchia vita tornare a farsi sentire. Penso che la vita sia un treno, e i binari dobbiamo crearli noi.
Il treno di Faith spesso sbandava, andava fuori dalla direzione prevista, ma vedete è proprio questo il fuoco che arde nell'anima di uno spirito libero: bruciare gli schemi. E questo sbandare può annoiare, non piacere, ma se solo avessimo tutti un po' più di tolleranza e fiducia forse prenderemmo quel treno per il grande ignoto. Credo anche che se puoi giudicare un film quando finisce, allora è lo stesso anche per le storie. Prendete Robert per esempio: lui sembrava un diavolo senza speranze e invece con anche un raggio di luce si può illuminare un'intera stanza. Faith tendeva questo sottile e fragilissimo filo fatto di colori e di speranza, di canti d'angeli che quasi paragono l'orchestra del paradiso. Passavano momenti belli senz'altro, eppure avevano una maschera addosso poiché andavano a tentoni come se avessero costantemente paura di sbagliare qualcosa e finire subito ciò che avevano appena iniziato di nuovo. Diciamo che non sono due persone fiduciose l'uno dell'altro, questo è vero, ma quegli occhi cielo e quei capelli d'oro avevano stregato Robert nel modo più magico possibile. Ogni secondo pensava a lei, soltanto a lei. Dicono che ognuno ha un angelo custode ebbene nessuno ha mai detto che debba essere invisibile. L'invisibilità, potere che tutti i bimbi sognano. Certo, i bambini, ma la situazione cambia quando a risponderti così è un adulto. Faith d'altro canto prova qualcosa per Robert semplicemente perché lui l'ha vista quando lei era invisibile, quindi crescendo l'unica cosa che si vuole è essere visti. Da piccolo vuoi essere invisibile, da grande preghi che ti vedano. E tutto questo giro di parole serve perché è vero: Faith e Robert sono innamorati.
"Eh grazie al cazzo, dopo quarantatré capitoli l'abbiamo capito", direte voi.
Giustissimo non fa una piega, ma vedete ci sono sempre due facce della medaglia.
C'è quella parte fatta di fiori e di baci sulle labbra, di cuori gioiosi e sorrisi sempre accesi, ma poi arriva il dolore e la rabbia dello stare assieme. Due così dopo un po' non si possono vedere, accade perché non sempre tutto fila liscio e Faith e Robert rendono le cose sempre così complicate da sfinirti dopo un po'. E tornando alla storia, anche se queste sorte di conversazioni ne fanno parte, la nostra protagonista stava pensando ad ogni modo possibile per cercare sua sorella Wonder. Lionel era una persona pura e sincera, si vedeva che davvero non aveva la più pallida idea di dove fosse, ma Robert sapeva qualcosa su di lei. Non voleva andasse a casa sua proprio per Wonder, quindi ora che era più facile parlarci doveva chiedere la fatidica domanda.
Si erano incontrati al solito pub lontano dal centro e Faith lo stava pregando in ogni modo possibile di dirle qualcosa, ma Rob continuava a fare lo scemo.
-Se te lo dico però stasera devi ricompensarmi.
Disse leccandosi le labbra con sguardo malizioso.
-Farò tutto ciò che vuoi.
Il professore malizioso strinse le labbra pensando a chissà cosa di pervertito.
La Davis esasperata sbuffò con la testa sul bancone, e giocò il suo gioco.
-Farò quello che vuoi Downey, ma devi dirm...hey!
Sussultò quando sentì una sua mano furtiva stringerle un seno, guardandolo sconvolta.
-Mi...mi hai...
Rispose senza farla finire.
-Sì.
Con faccia da povero, piccolo innocente oltretutto!
Rob però capì che stava per ricevere uno schiaffo così la fermò ancor prima che alzasse una mano.
-Okay mi dispiace. È solo che sei così bella in tutto quello che fai, in tutto ciò che sei e io mi sento immensamente fortunato ad avere l'angelo più bello del paradiso proprio davanti ai miei occhi.
Faith scosse la testa sorridendo e dandogli una spintarella sulla spalla.
-Sei proprio uno stupido romanticone!
Il professor Downey compiaciuto dalla sua affermazione annuì ancora più adorabile di prima.
Faith avrebbe voluto baciarlo in mezzo a quella folla di persone sconosciute, si trattenne a stento dal farlo ricordando cosa gli stava chiedendo.
-Perché non vuoi dirmi almeno una cosa su Wonder?
Stavolta la voce era delusa ed esasperata quindi Robert divenne serio vedendola seriamente preoccupata per questo argomento.
-Non voglio farti piangere, mi sentirei in colpa.
La biondina deglutì la bolla di pensieri sapendo di non poterla mai digerire.
-Ci vuole ben altro per farmi piangere.
Rob alzò un sopracciglio sapendo che sotto quella frase l'armatura fatta di spavalderia e coraggio si stava lentamente sgretolando.
-Okay ho fatto qualche ricerca negli archivi degli studenti, per vedere se questa ragazza avesse studiato al Peterhouse, ma niente. Wonder sembra non essere mai esistita davvero, così sono andato a controllare nel cimitero e...
Faith lo bloccò subito non volendo sapere ma Downey quando inizia a dire la verità difficilmente non la finisce.
-No dolcezza, devi ascoltarmi.
La studentessa corse fuori dal locale e la inseguì, piazzandosi davanti a lei mentre il cielo stava per mandare giù il diluvio universale.
-Angioletto, guardami.
Sapeva che chiamandola con soprannomi addolciva quel rude rifiuto.
-Non c'è nessuna Wonder Davis al cimitero.
Faith spalancò gli occhi iniziando subito a galoppare con la mente, pensando a come cercarla.
-Devo trovarla.
Rob mise una mano dietro al suo collo appoggiando la fronte sulla sua, guardandola bene e sicuro negli occhi.
-Giusto o sbagliato io ti seguirei ovunque.
Sentirono dei passi ed ecco che Keith Murray stava camminando verso di loro con un bagaglio di dolore nel petto vedendoli così uniti.
-Potreste farvi scoprire, magari il vice-cancelliere gradirebbe una piccola chiacchierata con me.
Non sorrideva cinicamente, non aveva espressione se non quella di essere stato tradito, e soltanto guardandolo da quella prospettiva poterono vedere la bottiglia di vodka che teneva in mano. Robert subito gli si avvicinò per niente amichevole, Faith cercò di tirarlo indietro ma invano.
-Figliolo sei ubriaco tornatene a casa.
Disse fintamente gentile e apprensivo.
Keith stava guardando solo la biondina con sguardo ferito e furioso ma teneva le parole per sé, e Rob riuscì a fargli distogliere lo sguardo in un modo estremamente azzardato:
-Puoi avere problemi, puoi avere un cuore spezzato o star soffrendo e sai cosa? La vita va avanti, ragazzo. Non importa se stai morendo perché nessuno ti aspetterà. Quindi fatti un piacere: cercati un'altra ragazza e vivi tranquillo, che ne dici?
Il tono era comunque da arrogante e protettivo nei confronti di Faith, gli diede due piccoli schiaffi sulle guance e poi Keith sferrò il primo pugno beccandolo sullo zigomo.
Robert lentamente passò un dito sulla ferita sanguinante, sorridendo divertito.
Ecco l'aspetto principale della loro precedente rottura: l'essere troppo protettivo o aggressivo in presenza di altri maschi. Minaccioso si tirò su le maniche scrocchiando le nocche, nessuno dal pub l'avrebbe aiutata poiché la musica era troppo alta e in giro non c'era anima viva.
-A tua scelta, ma ricorda: hai iniziato tu.
E sul punto cruciale, dove sarebbe stata delusa di nuovo, quando la rabbia accecava i due, è lì che Faith pregò di non essere invisibile.
*parlo per chi segue Riverdale: ci saranno un sacco di gif credetemi. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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