Bare soul
Vi starete chiedendo dove sia finito Robert, vero?
Ebbene eccolo lì: nella sua camera leggermente più grande di quella degli alunni.
Dopo lo scontro con Faith non voleva più saperne di studenti per un giorno intero. Si finse malato, inventò la scusa più banale, ma in realtà era nella sua camera che si toglieva la cravatta come se stesse soffocando. Ed in effetti così si sentiva: soffocato. Come quando la Davis si sentiva estranea in America, lui si sentiva estraneo in Inghilterra.
Troppa tranquillità, troppa rigidità, troppe regole.
Lui di natura aveva bisogno di correre con la sua Audi, di flirtare con le donne al bar per portarsele a letto mentre nel Regno Unito riuscire a trovare una donna "facile" era come cercare l'ago nel pagliaio più grosso del mondo. Doveva lasciar sgarrare quel suo essere esuberante e fuori dagli schemi tipico di ogni cittadino americano, ma da questo punto di vista ora poteva finalmente capire come si sentisse Faith durante i duri anni negli USA. Si sedette sul bordo del letto con la testa tra le mani, chiudendo gli occhi con il pentimento di aver causato tutto quel dolore ad una ragazzina innocente solo per invidia e gelosia di ciò che lui non poteva essere. Si pentì di quelle volte in cui rideva alle sue lacrime, quando non si fermava nel metterle le mani addosso durante il quinto anno negli avvenimenti che tutti sappiamo. Rimpiangere è star male per ciò che non si è fatto, ma pentirsi è sapere di non aver fatto qualcosa che potevamo fare.
In questo mondo dove è meglio apparire preferisco il colore vivo che con la sua assenza è soltanto vuoto.
-Non mi perdonerà mai.
E non l'aveva fatto nemmeno quando condividevano intere giornate insieme, anche se magari con le parole glielo aveva assicurato, adesso poteva constatare che aveva mentito a lui e a sé stessa. Il fatto è che non bastano pochi mesi, nemmeno tre anni, per dimenticare 1825 giorni di soprusi e umiliazioni. Non basta nemmeno crederci di poter perdonare il responsabile della gran parte di dolore subita in passato. Non fatevi ingannare: il cuore è bugiardo quasi quanto un politico. Quindi chi rimane a cui aggrapparsi per continuare a vivere? Nessuno, abbiamo il dovere di essere noi stessi l'appiglio a cui ci aggrappiamo per non cadere. La montagna più alta del mondo? Le nostre incertezze.
Il più grande illusionista della storia? La nostra mente.
Parte tutto da noi e tutto da noi ritorna.
Per questo Robert ora con furia si strappava i vestiti, ringhiava come un leone sul punto di essere sconfitto, infilava le unghie nel muro come se fossero artigli. Più i ricordi lo affondavano come il Titanic e più lui si spogliava delle sue vesti.
Sentiva il bisogno di uscire dal proprio corpo, voleva smetterla di soffrire inconsciamente poiché il vero Robert Downey era rinchiuso in una cassa toracica. Il corpo altro non è che la nostra prigione.
Soffocava davvero con una mano sul collo per riprender fiato, con il respiro che raschiava la trachea, i piccoli lamenti di disperazione che però vennero bloccati dalla sua forza e caparbietà nel non piangere.
Da tre anni nessuna lacrima aveva bagnato quelle guance, ma appena vedeva Faith voleva soltanto inginocchiarsi e piangere come un bambino implorando il suo perdono, ma si rendeva conto di non riuscire a farlo. Il perdono si guadagna, non si chiede. Forse questo suo dolore sarebbe stato placato tra due giorni, tra due anni, forse mai.
Restava chino sul mobile, la parte superiore del corpo nuda, respirando profondamente.
Se Faith sarebbe venuta a sapere ciò che stava passando o l'avrebbe aiutato oppure avrebbe voltato le spalle, ma Robert non è affatto stupido: vedeva bene quelle sue ferite sulla schiena di ali tagliate.
Sapeva che stava soffrendo forse come lui, e un sorriso malvagio tornò a dipingere le sue labbra volendola lasciare a soffrire se non si decideva a salvarlo. Voleva guadagnarsi il perdono ma al tempo stesso pretendeva di essere salvato, come se tutto gli fosse dato. Era confuso, in bilico, vacillava continuamente sapendo quanto possa essere appagante stare nel male e quanto possa uccidere essere buoni. Si avvicinò alla finestra, respirando a pieni polmoni l'aria gelida che si posò sul suo petto nudo, facendolo rabbrividire trincando gli addominali. Sentiva il ghiaccio entrare nelle vene e arrivare al cuore, coprendolo con le sue unghie affilate e infilzarsi nel centro, dove battono i sentimenti. Allungò le mani al vento con gli occhi chiusi, lasciandosi accarezzare il ciuffo per poi sentire la stretta del gelo sulla gola marchiarlo e tirandolo di nuovo verso l'Ade. Lentamente quel freddo lo stava avvolgendo, aprendo gli occhi il sole non riuscì più a sciogliere quella nocciola in ambra luccicante poiché il ghiaccio aveva ricoperto le iridi. Presto si sarebbe solidificato a nuova forma ma stessa vita. L'unica differenza stava nel decidere se restare così oppure lasciarsi sciogliere. Poi giunse alla porta: il diavolo. Ombra scura che suadente gli sussurrava all'orecchio di lasciar perdere Faith, che le aveva dato l'opportunità di perdonarlo, che lui aveva cercato di restare suo amico, ma lei aveva rifiutato con stupidi scherzi o evitandolo.
"Noi le abbiamo teso la mano e lei ci ha voltato le spalle."
Diceva, e quello che è sicuramente peggio sono gli occhi di Robert che da ghiacciati vennero coperti da una nube scura, diventando completamente neri. L'ombra scura si insediò dentro quello due stesse ferite di ali tagliate che possedeva anche la protagonista, ma lui sorrise lasciandosi invadere le vene e il sangue di odio puro. Lui voleva addirittura chiederle di uscire, offrirle da bere, il mazzo di fiori che voleva regalarle giaceva ora appassito nel cestino tutto questo perché Faith l'aveva rifiutato. Perché rinnegava quelle risate, quei baci, quegli abbracci condivisi? Significavano forse niente per lei?
Fatto sta che Robert con forza si tolse i pantaloni e i boxer, camminando verso lo specchio del bagno. Nel suo riflesso vide due occhi scuri come il diavolo, un nero che non lasciava spazio al bianco. Guardandosi gridò stringendo i bordi del lavandino, risvegliando il ruggito di un antico mostro.
Quello che lo specchio rifletteva altro non era che un'anima spoglia.
*mamma mia che poetessa. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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