A strange conversation
Faith Davis stava camminando avanti e indietro davanti al luogo in cui dovevano costruire il teatro: una vecchia villa abbandonata purtroppo molto lontana dal centro della città poiché non c'era stata possibilità di costruirne uno vicino. Era da sola con il cappuccio della felpa che la proteggeva dalla pioggerella, alternando lo sguardo dal foglio dove c'era disegnato il prototipo del teatro alla villa. Se allungava lo sguardo dietro alla magnifica tenuta poteva vedere interi ettari di campi e un frutteto un tempo ben curato mentre adesso gli alberi erano tutti spogli e malati. Sentiva una sensazione strana stando davanti a quel grande edificio, non sapeva spiegarlo con esattezza, ma era sicura di esserci già stata in passato. Eppure con la scuola c'era passata tante volte davanti a quella villa quando organizzavano escursioni a cavallo, ma mai aveva percepito quel presentimento. Sentiva come lo scrosciare di un fiume laggiù nei campi, e più lo ascoltava più i suoi piedi la guidavano ad entrare dentro la proprietà. Deglutendo osservò il grande cancello dalla serratura rotta, arrotolando il foglio ed infilandolo nello zaino che si era portata. Dato che la notte stava scendendo, ella tirò fuori una torcia di quelle che si usano per cercare gli orsi tipo. L'accese e si guardò indietro, vedendo il viale illuminato da lampione completamente vuoto. Con tutta la sua forza spinse l'inferriata riuscendo ad aprire quel poco che bastava per farla passare. Sussultò sentendo il cancello chiudersi dietro di lei, ma trovò comunque la forza di puntare la grande luce sulla villa. Esaminò le finestre con le tende tirate, parte del muro quasi coperta dall'edera eppure le magnifiche statue che si ergevano sopra l'arco a volta che accoglieva le persone verso il portone parevano intoccate. A dire il vero l'intera villa pareva non essere stata sfiorata eppure rimaneva abbandonata. Guardando le statue che rappresentavano due angeli con lo sguardo rivolto verso il cielo ed una spada che tenevano davanti a loro con la punta davanti al loro piedi, le mani congiunte sopra l'elsa. Le ali erano state scolpite quasi a punta come se stessero per prendere il volo da un momento all'altro. Faith ebbe l'impressione, ma solo per un istante, che una delle due statue stesse sorridendo appena ella si convinse di averle già viste. Ad una persona normale questa situazione inquieterebbe un pochino, ma il fatto è che alla protagonista non faceva paura quella villa e nemmeno i due angeli, perché non è mai stata spaventata da qualcosa che ha già visto. E l'intera tenuta, i due angeli, parvero come accoglierla a braccia aperte come se la stessero aspettando da tempo. Come rapita si stava avvicinando sempre di più al portone, ma quando provò ad aprirlo non ci riuscì essendo chiuso.
-Non si aprirà mai.
Faith cacciò un urlo sentendo una mano fredda e pesante posarsi sulla sua testa, e quando si voltò, che mi venga un colpo, la statua di destra le stava sorridendo scesa dal suo piedistallo. Era alta due metri se non di più, la spada restava impiantata nel suo posto originale. Subito credette di avere le allucinazioni, ma lei poteva percepire il suo respiro e la sua voce maschile che le parlava, poteva percepire di essere osservata dalla statua.
-Sto delirando.
Fu strano da ammettere, ma l'angelo scoppiò a ridere.
-Potrebbe essere Faith, potrebbe essere.
Come faceva a sapere il suo maledetto nome?
La ragazza però non diede di matto, anzi, si tranquillizzò praticamente subito capendo di star sognando o chissà cosa, quindi capì che non c'era alcun motivo di farsi prendere dal panico. Dopotutto di quella statua non aveva nessuna paura poiché le statue, normalmente, dovrebbero rimanere ferme.
-Il tuo amico non fa nulla?
Cercò di vedere i suoi occhi di pietra e, anche se non tralasciavano alcuna emozione, lei poté capire che era triste.
-Lui non può farlo.
Capì dal tono di voce che quel argomento lo toccava nel profondo, sempre se ne aveva uno, quindi lasciò stare continuando questa strana conversazione.
-Perché non si apre?
L'angelo si sedette davanti a lei per farsi guardare negli occhi.
-Perché non vuoi ricordare come si fa ad aprirla.
Faith guardò l'angelo e notò il fatto che il suo corpo piano piano stava diventando come trasparente e lei si stava sentendo sempre più leggera.
-Come ti chiami?
-Mi chiamo come te, tutti ci chiamiamo come te.
Non aspettandosi questa riposta vide che i suoi occhi per un attimo avevano fatto riferimento alla statua sopra di loro.
-Okay questa cosa è reale.
L'angelo sorrise e si alzò, tornando al suo posto mentre non smetteva di guardarla.
-Dovresti avere paura dei sogni, non della realtà.
Faith improvvisamente sentì il bisogno di piangere, di pregare l'angelo a rimanere con lei, ma entrambi sapevano che dovevano lasciarsi.
-Devo andare.
Anche il suo tono pareva triste come quello della biondina.
-Aspetta!
La statua girò di nuovo la testa verso di lei, ma lo fece così di scatto che un essere umano si sarebbe rotto il collo ed ecco che giunse l'elemento inquietante: le statue non possono muoversi.
-Tu sai cos'è sto posto, tu sai chi sono io?
La domanda le uscì spontanea e l'angelo sorrise gentile iniziando ad alzare il volto verso il cielo notturno.
-Potrebbe essere Faith, potrebbe essere.
Ella sentì un forte mal di testa e come se avesse viaggiato in un'altra dimensione si risvegliò, sentendo l'odore di sangue sulla bocca. Alzò lo sguardo e si trovava davanti alla villa, per terra, con una ferita sulla fronte e una pietra davanti a lei.
Era inciampata e ci aveva sbattuto la testa sopra, ma ricordandosi di quella visione subito guardò le statue, fissando quella che le aveva parlato ma rimase a fissare il cielo immobile. Dolorante si alzò, afferrando la torcia e pulendosi i vestiti. Con il braccio si pulì la ferita e stupidamente attese che quel pezzo di marmo le dicesse qualcosa ma ovviamente non successe nulla.
-Ah, stupida pietra.
Calciò il sasso sporco del suo sangue e aprì il cancello con fatica scappando via a gambe levate.
Corse fino a perdere il fiato e tentò di darsi dei pugni in testa quando sentì come due ali che sbattono sopra di lei, come se qualcuno o qualcosa stesse volando per seguirla.
-Sono solo allucinazioni!
Gridò con i polsi sulle tempie, respirando profondamente e in procinto di impazzire quando si accorse di essere in mezzo alla strada con un auto sportiva la quale stava per investirla, ma fortunatamente inchiodò prima. Illuminata dai fari cercò di capire chi fosse alla guida, ma preferì non averlo pensato.
-Davis dico sei impazzita?!
Il professor Downey sbatté la portiera camminandole incontro, pretendendo di essere almeno guardato negli occhi, ma Faith stava fissando il ciglio della strada dove un angelo appollaiato sul ramo di un albero non smetteva di fissarla.
*uuh, atmosfere creepy. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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