Parte 1
Entrando nella aula la notò subito, come il primo giorno, seduta verso la finestra a scrutare ogni singolo particolare; si domandava nella testa a cosa stesse pensando, se era turbata da qualcosa o felice e serena. Ma era difficile dirlo senza vedere i suoi pieni occhi e le rosse labbra.
Non era mai stato facile, capirla intendeva, ma non era facile nemmeno lui. Il suo un carattere strano, contorto ma felice diversissimo da quello di lei ma allo stesso tempo così uguale.
Sono le due stelle diverse in un altro universo, due tasselli di un altro puzzle, due anime di un altro tipo.
Fa alcuni passi avanti mentre nella sua testa sorride pensando cosa di lei avrebbe scoperto oggi.
Esattamente un anno prima si era seduto vicino a lei, che anche quel giorno guardava la finestra, aveva notato che batteva in sequenza i polpastrelli delle mani sul banco. Era il primo giorno di scuola, quello nella nuova scuola, l'ansia di lui e quella di tutti era alle stelle; avrebbe voluto dire entrare in un altro mondo e tutti si preparavano al meglio per affrontare la nuova "società".
Era entrato con calma, guardandosi intorno erano così tante le nuove cose e i nuovi particolari che non sapeva dove guardare. Finchè non la vide, si sedette al suo fianco senza pensarci una volta di troppo, guidato solo dal suo istinto. Lei si era girata quando il suo braccio era entrato in contatto con quello del ragazzo, mille brividi gli si erano cosparsi nel corpo all'improvviso facendola sobbalzare e risvegliarsi dai suoi pensieri. I loro occhi si erano scontrati, come titani contro titani, oceano contro oceano, cielo contro cielo; annegando nelle sfumature e perdendosi del labirinto delle striature. Da quel giorno, ogni volta che si fissavano si incantavano.
Il ragazzo si avvia fino al banco, vuoto, al fianco della ragazza e spostando la sedia con la gamba lascia cadere il suo zaino vicino. Non dice nulla, sa che lei lo ha visto ma deve "finire un pensiero" come spesso gli diceva. Nel frattempo guardava il suo profilo, i capelli biondo cenere si erano leggermente schiariti nell'estate e ora erano raccolti in uno chignon alto e morbido dove i pochi capelli più corti appena visibili schizzavano fuori, due piccole chiocce laterali erano escluse dall'acconciatura e fatte rimanere a lato della frangia lunga che teneva. Sposta lo sguardo sulle labbra, non si vedevano dal tutto al momento ma erano perfette. Carnose sotto e meno piene sopra, non erano a cuore ma comunque perfettamente disegnate.
Ridacchiò abbassando di poco la testa fissando l'orecchio abbellito da un orecchino a sfera di metallo. Spesso lei si lamentava di quanto fossero piccole le sue orecchie, le giudicava non proporzionate ma per lui erano perfette.
In quel momento si girò, con uno strano sorriso sul volto e con gli occhi che vagavano su e giù per capire la situazione; il ragazzo alzò subito lo sguardo perdendosi di nuovo in quegli occhi a mandorla così particolari: un miscuglio tra il verde e l'azzurro con del grigio le colorava lo sguardo. Non avevano un colore preciso e quello sinistro tendeva più al verde, non erano etero-cromi, certo ma pur sempre diversissimi, almeno per lui che continuava a fissarli.
<< Perchè ridi? >> gli domanda ma poco dopo scuote la testa ridacchiando << No, non dirmelo fa lo stesso>>
<< Ti hanno mai detto che hai delle belle orecchie?>> dice il ragazzo ridendo, la ragazza lo fulmina con lo sguardo mettendosi le mani sulle orecchie per coprirle
<< Andrea!>> lo richiama ridendo e sbattendoli una mano sulla testa. Andrea si accovaccia continuando a ridere.
<< E dai, non mi picchiare!>> si lamenta ridacchiando
<< Picchiarti? Quando mai? >> gli risponde ironica << Sei un cretino!>>
<< Tu sei una cretina >> ribatte ricambiando alcuni colpi
<< Lo so e me ne vanto >> dice interrompendo i colpi e mimando l'azione dei capelli che si spostano ironicamente.
<< Ma devi sempre dire così quando cerco di offenderti?>> si finge offeso il ragazzo
<< Certo, mi hai detto tu di trasformare i miei difetti in pregi>> scherza lei. Ma non tutto della frase era falso.
Appena conosciuta, Andrea, aveva capito che era diversa. Qualcosa in lei non quadrava, la spingeva fuori dalla norma, fuori dai margini della società. Per queste sensazioni che lui aveva nei suoi confronti decise di conoscerla, tanto il ragazzo sapeva che non si sarebbe mai trovato troppo bene con gli altri ragazzi, ma lei aveva quel mistero che conservava ancora oggi e che lui provava a risolvere. Nella mente di Andrea viaggiavano i ricordi e le immagini di uno dei primi giorni passati con lei. Era quasi ottobre, il parco dietro casa sua era quasi vuoto tranne per alcune signore che passeggiavano col cane o che correvano.
<< Io ancora non capisco>> aveva detto a bassa voce, il freddo dell'autunno la fece stringere nella giacca
<< Cosa?>> Andrea non la conosceva, non sapeva che tipo era e di conseguenza non capiva quale aspetto lei considerasse della realtà
<< Perchè mi hai invitato al parco>> il suo sguardo era difficile da reggere, trasmetteva troppe emozioni tutte assieme, almeno questo era quello che pensava il ragazzo
<< Per conoscerti, capire come sei fatta>> La ragazza bionda ridacchio amaramente
<< Non ci riuscirai, sono troppo complicata>> ammise, il suo sguardo si spostò sul terreno malinconico <<Sono troppo diversa >>
<< Sono diverso anche io >> ammise quasi imbarazzato << Ma devi vedere i tuoi difetti come dei pregi, essere diversi in fondo è bello>>
Lei lo guardò negli occhi: azzurri con delle striature verdognole; paragonabili al ghiaccio, al mare o al cielo. Erano tutti elementi freddissimi eppure i suoi occhi trasmettevano il caldo.
<< Sei strano, Andrea>> disse sorridendo
<< Sei strana, Veronica>>
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