Capitolo 7. Ritorno al Cairo
L'aereo atterrò alle 11:31 ora locale. Polnareff uscì dal taxi che li aveva accompagnati ed inspirò l'aria della città.
-Siamo qui, mondo!-
-Speravo di non rivedere mai più "qui", eppure eccoci...-
-Che intendi? È ovvio che prima o poi saremmo tornati...-
Jotaro sbuffò e pagò il tassista. Cominciarono a camminare per le stradine affollate della città, ricordandosi di ogni vicolo ed ogni edificio. Anche se non erano buoni ricordi, perlomeno li aiutavano a non perdersi.
-Non mi ricordavo che ci fosse un negozio lì... Oh! Quello è l'uomo che ci ha venduto dei kebab mentre aspettavamo che l'amico di Avdol trovasse la mansione di DIO! Vedi in giro la donna che ho aiutato quando sono tornato bambino? Ora che non siamo più in pericolo di vita, potrei dirle la verità...-
-Di' un po', Polnareff, tu lo chiudi mai il becco?-
Polnareff fece l'offeso.
-Ehi! Tu potrai non essere contento di essere qui, ma non devi rovinare a me l'esperienza! Questa città è stupenda. Ehi! Guarda lassù!-
Fece il francese, afferrando il suo amico per una spalla e puntando il tetto di un palazzo.
-Hanno rimesso a posto la cisterna! L'hanno ricostruita e...-
La fine di quella frase non arrivò mai. Polnareff sentì un gran peso sul petto solo a guardarla e all'improvviso capì perché il suo amico si stava comportando in quel modo.
-Scusa. Hai ragione. Sto zitto.-
Jotaro guardò la mano del suo amico staccarsi dalla sua spalla e si sentì un po' in colpa per aver rovinato il suo umore. Si guardò intorno e puntò un negozio, dando a Polnareff un colpetto con il gomito per attirare la sua attenzione:
-Ohi. Polnareff. Che mi dici di quel negozio lì? Non era un negozio di animali una volta?-
Il francese guardò dove puntava Jotaro e ridacchiò.
-Non, non, non, mon ami... È sempre stato un negozio di tessuti. Lì è dove ho comprato quella sciarpa orrenda e monsieur Joestar mi ha preso in giro per un sacco perché l'avevo pagata più di 12 pound!-
E rise mentre Jotaro sorrideva. Ma prima di arrivare al nascondiglio di DIO, Polnareff insistette per fermarsi in un negozio di fiori.
-Ohi. Faremo tardi se non ti sbrighi!-
-Non abbiamo mica un appuntamento... E comunque, mi servono questi!-
E uscì dal negozio con un bouquet.
-Ma che devi fare? Andare al ballo della scuola? Sposarti?-
-Magari e magari. Questi sono per Avdol e Iggy!-
Silenzio. Jotaro gli lanciò un'occhiataccia e si diresse verso il maniero da solo dicendo:
-Non esiste.-
-Andiamo, Jotaro! Ora che siamo qui, tanto vale far loro una visita...-
-Io non sono te, Polnareff. Non ho intenzione di andare alla loro tomba!-
-Lo so che non lo sei. Tu puoi rimanere fuori dal cimitero, se insisti, ma io voglio lasciar loro qualcosa...-
Jotaro stette zitto per un secondo e poi si arrese.
-Però dopo essere andati alla magione.-
-Aye, aye, sir!-
Disse il francese, mettendo i fiori nella sua sacca. Appena arrivati all'edificio, sentirono una sensazione di disagio. Non era stato difficile raggiungerlo... Non sarebbero mai riusciti a dimenticare la strada che li portava in quel posto maledetto. Era solo... Il fatto che il posto era in rovine e il posto dove avevano perso i loro amici... Dei brividi corsero sulla loro schiena, e non era nemmeno per la presenza di DIO. Jotaro strinse la presa sulla foto di Enyaba e sospirò.
-Finiamola una volta per tutte.-
La casa era distrutta. Gli attacchi di Vanilla Ice avevano completamente rovinato i muri, il pavimento e il soffitto, quindi girare per il palazzo, visto il buio, era molto più difficile del previsto. Polnareff aiutava Jotaro dando indicazioni:
-Vanilla ha bucato in quel punto. Salta! A momenti mi prendeva lì... Attento in quel pezzo, che potrebbe collassare.-
Era tutto troppo buio, ovviamente. Ma dopo la battaglia con Ice, alcuni punti erano illuminati dalla luce esterna del primo pomeriggio.
-Non vedo nulla che possa assomigliare ad una placca di metallo.-
-Magari faremmo bene a dividerci per coprire più terreno...-
-Neanche per idea.-
Disse Jotaro fermamente, fissando il suo amico dritto negli occhi. Questi alzò le mani.
-Ok, scusa, non volevo...-
Percorsero tutta la casa in un'ora e mezza, con Polnareff che strillava le indicazioni e Jotaro che ispezionava ogni stanza con Star Platinum, finché non si fermarono in una stanza senza finestre che dava sul giardino interno.
-E quindi?-
-Io penso che stiamo solo sprecando il nostro tempo qui.-
-Magari dovremmo chiedere in giro se qualcuno ha mai visto Enyaba...-
-Ora che ci penso, non credi sia strano che nessuno abbia ancora provato a restaurare questo posto?-
-Forse è considerato infestato!-
-Sapendo che ci vivevano i vampiri, non posso biasimare chi lo pensa.-
Il solo suono che si sentiva nel giro di chilometri era quello dell'acqua corrente della fontana di sotto, che era stranamente ancora funzionante.
-Beh: ci abbiamo provato. Andiamocene.-
-Aspetta, Polnareff.-
Disse Jotaro, bloccando l'amico.
-Perché c'è acqua corrente? Non sembra sia venuto nessuno qui dalla nostra battaglia con DIO, eppure... Funziona tutto normalmente, eccetto le luci, e non ci sono cantieri. Una città popolosa come il Cairo avrebbe normalmente già cominciato i lavori per trasformare questo buco di nulla in una SPA o qualcosa del genere...-
Polnareff cominciò istintivamente a respirare più piano e più lentamente per non fare troppo rumore. Jotaro ed il suo amico si misero schiena contro schiena.
-Pensi che qui ci abiti qualcun altro? Non avevamo eliminato tutti gli scagnozzi di DIO?-
-Non possiamo sapere quanti ce ne siano ancora in giro.-
Sentirono un ronzio e si volsero con i corpi verso quella direzione, però...
-Sono io o è diventato più buio questo posto?-
Il giapponese fece uscire Star Platinum per guardarsi intorno.
-Fa troppo buio anche per SP...-
-SP? Che fate? Vi date i soprannomi ades...-
La frase si fermò a mezz'aria e fu seguita da un urlo. Jotaro si vuole allarmato, ma riuscì a vedere solo il pallido luccicare della spada di Silver Chariot.
-Che succede?-
-Ho sentito... Qualcosa... Pugnalarmi la schiena... Non è una ferita larga... Però è profonda...-
Strinse i denti.
-Sono riuscito a spaventare qualunque cosa fosse con Chariot, però...-
Star Platinum continuò a cercare nella stanza e riuscì ad individuare un movimento diverso da quello di Polnareff.
-Lo vedo. Si muove a circa 10 chilometri orari... Non è un animale, è uno stand!-
-E ti pare!-
Disse Polnareff, cercando di tamponare la ferita con la mano, ma era in un punto cieco e non riusciva a raggiungerla. Non colava troppo sangue, però faceva male.
-Smettila di nasconderti da codardo e fatti vedere!-
-Seguirò il consiglio.-
La voce veniva dall'alto ed i due ragazzi alzarono gli occhi, senza riuscire a vedere nulla se non buio. Jotaro sentì qualcosa pungergli il petto e reagì, prendendo l'aria davanti a sé a pugni.
-ORAORAORAORA!-
-Mancato e mancato! Però sei stato rapido ad agire...-
Capì cosa l'aveva punto nel momento in cui, tastando il suo petto, lo sentì liquido e caldo.
-Il tuo stand ha un coltello, eh? O qualcosa che infilza. Hai approfittato del momento in cui io e Polnareff abbiamo alzato gli occhi per cercarti ed abbiamo abbassato la guardia...-
-Jotaro: stai bene?-
Disse Polnareff. Jotaro lo bloccò prima che facesse un altro passo ed aspettò la risposta del nemico. Era una voce da donna, quello era sicuro.
-Sei molto perspicace, Kujo. Riesco a capire perché il nostro signore DIO ha perso contro la tua determinazione!-
-Abbiamo bisogno di luce qua dentro...-
Sussurrò Jotaro mentre quella voce continuava a blaterare, in un punto indeterminato del soffitto. Polnareff colse il messaggio, ma non vedeva nulla intorno a sé. Così cercò di ricordarsi com'era fatta la magione e gli venne un'idea.
-Ce l'ho.-
Jotaro sentì che il suo amico si allontanava e si preoccupò immediatamente. Sentì dei colpi e poi... qualcosa che veniva afferrato? Vedeva i movimenti dell'amico, ma non cosa stesse facendo, almeno non finché non disse:
-Lanciami un sasso.-
Jotaro ne raccolse uno da terra ed evocò Star Platinum. Non sembrava che lo stand avesse intenzione di attaccare, anche se l'improvviso silenzio lo preoccupava molto.
-Arriva.-
Lanciò la roccia dove aveva visto l'amico muoversi, ma tenne gli occhi fissi al soffitto.
-Che vuoi fare?-
-Lo vedrai. Letteralmente.-
Jotaro sentì dei colpi e vide delle scintille, e allora capì. Dopo altri due colpi tra la spada di Chariot e il sasso, Polnareff riuscì ad accendere un fuoco con una torcia di legno e la resse fieramente davanti a lui.
-Una torcia. Bella pensata.-
-Avdol ne aveva presa una quando siamo entrati! Così riusciremo a vedere lo stand nemico!-
-Impressionante! E io che pensavo voleste solo dare fuoco alla mansione intera...-
Replicò la voce. I due alzarono gli occhi e alla luce del fuoco finalmente poterono vederlo.
-È uno dei fori causati da Cream! Sta là sopra a ridere di noi!-
-Non per molto...-
Successe tutto in un istante: lo stand, che sembrava un minuscolo calabrone con una lancia, volò accanto al fuoco e la luce scomparve di nuovo. Star Platinum vide che la donna si spostava e poi scomparve dalla sua visuale.
-Polnareff! Riaccendila!-
-No, Jotaro... Ti sbagli. Non ha spento la torcia, ha rubato la luce della fiamma!-
Jotaro si volse verso il suo amico.
-Avvicinati.-
Polnareff riuscì a tentoni a prendere la mano dell'amico e avvicinarla al fuoco, che non era più visibile. Jotaro lo sentì subito.
-Lo sento... È ancora caldo. Però non fa luce.-
-Quindi è questo il vero potere del suo stand? Lei ruba la luce degli oggetti! Questo spiega perché qui dentro non funzionano più gli interruttori!-
Jotaro sentì nuovamente il ronzio che si avvicinava.
-Abbassati!-
Si piegarono in avanti ed evitarono il colpo per miracolo, per poi buttarsi a terra.
-Ahahahahah! Ho rubato tutta la luce di questa stanza poco prima che entraste. Gli occhi di Star Platinum saranno anche veloci e possono vedere i movimenti di un oggetto al buio, ma se mi muovo abbastanza piano da non farmi beccare, NESSUNO POTRÀ FERMARMI! Lord DIO: sto per vendicarti!-
La donna continuò a ridere sguaiatamente mentre i due stavano sdraiati a terra.
-E adesso che facciamo, Jotaro?-
Sussurrò il francese, chiaramente frustrato. Stava ancora reggendo la torcia. Il suo amico non rispose.
-Jot...-
-Sta' zitto, sto pensando.-
Jotaro si alzò e provò a colpire per due volte il soffitto. Nulla.
-Cerchi di colpire alla cieca? Sono molto delusa, Kujo.-
Sentita la voce, fece un balzo per raggiungerla e prese a pugni il soffitto di nuovo.
-ORAORAORAORA!-
-Credo proprio che non ti servirà a nulla seguire la mia voce.-
Fece la voce, dall'altro lato della stanza.
-Io posso muovermi liberamente, a differenza tua.-
Colpì la voce un'altra volta.
-ORA!-
-Patetico... Fireflight: uccidilo!-
Jotaro sentì un taglio sulla sua guancia. Cercò di colpirlo con Star Platinum, ma nulla. Un altro taglio, sull'addome. Si buttò di nuovo a terra prima che lo stand potesse provare di nuovo a infilzargli il cuore.
-Jotaro? Sei caduto?-
Chiese Polnareff, mentre tentava di orientarsi per ritrovare l'amico.
-Non parlare, Polnareff! Se questo stand è capace di catturare ogni genere di luce e da qualsiasi oggetto, potrebbe anche prendere la luce rifratta nei nostri occhi e ciecarci! Continua a muovere la spada di Chariot, così puoi difenderti e io so dove sei!-
Caddero dieci secondi esatti di assoluto silenzio.
-La luce rifratta dei vostri occhi? Però: mi hai dato davvero una bella idea, Jotaro!-
Lo stand si diresse dritto verso Polnareff.
-JOTARO! PERCHÉ STAI URLANDO LE TUE IDEE AL MONDO INTERO?!-
Cercò di proteggersi, ma non riusciva a vedere lo stand da nessuna parte: sentiva solo quel fastidioso ronzio che si avvicinava. Serrò gli occhi, pensando che fosse la fine, e fu lì che il ronzio smise.
-Uh?-
-Ci è proprio cascata.-
Star Platinum aprì il muro con un pugno:
-ORA!-
Finalmente entrò della luce nella stanza. Gli occhi di Polnareff ci misero un po' a riabituarsi al sole, ma poi riuscì a vederlo: Star Platinum stava tenendo l'insetto per le ali, bloccando tutti i suoi movimenti. Polnareff, con la torcia con la fiamma nera in mano, lo guardò sorpreso.
-In realtà è abbastanza semplice: non si può rubare la luce rifratta negli occhi di qualcuno. Se non c'è già una luce esistente, gli occhi di un essere umano non posso vedere gli oggetti e riconoscere i colori, quindi non è una luce che abbiamo già nelle retine che ci aiuta a vedere, ma la luce del sole o quella elettrica.-
-Oh, capisco...-
-Sapevo che ci avrebbe provato, quindi si è mossa più velocemente ed ho potuto vedere dove si trovava. Davvero patetico... Uno stand così forte in mano ad una tale inetta...-
La tale inetta era piegata dal dolore alla schiena: Jotaro non si stava certo trattenendo solo perché lei era una donna. La sua presa era forte e non aveva intenzione di lasciarla andare. Per il momento...
-E poi, osserva.-
Polnareff si avvicinò al suo amico, allontanando dallo stand la torcia per paura che lo bruciasse: questi stava provando a liberarsi, e sembrava volersi dirigere dentro alla stanza.
-Quando ho aperto quella "finestra", ha cominciato a comportarsi in modo strano, come se volesse scappare dalla mia presa, ma anche...-
-Dalla luce solare! Questa donna è un vampiro! È una delle marionettine che DIO Brando ha trasformato in vampiri usando il suo sangue.-
Polnareff digrignò i denti.
-Ora basta: la voglio tagliare a fettine ancora di più!-
-Calmati, Polnareff. Ricordati che noi siamo qui solo per scoprire che ne è stato della placca di metallo.-
Improvvisamente, Fireflight prese a brillare così forte che Jotaro fu costretto a chiudere gli occhi. Il francese invece riuscì a schermare la sua visuale con la fiamma nera della sua torcia e vide lo stand liberarsi e puntare al collo di Jotaro.
-Chariot!-
Polnareff intercettò la lancia con la sua spada ed i due presero a fare un incontro di scherma.
-Ho rilasciato tutta la luce che avevo accumulato nel mio stand per accecare il tuo amico! Non posso avvicinarmi al sole, ma tu puoi!-
Con una forza impressionante che colse il francese impreparato, l'insetto lo spinse e lo fece inciampare, cadendo fuori dalla finestra che Star Platinum aveva fabbricato.
-Polnareff!-
Strillò Jotaro, che aveva appena riaperto gli occhi. Senza pensarci due volte, si buttò fuori appresso a lui e lo afferrò.
-Stringinti forte!-
Star Platinum afferrò il muro per bloccare la loro caduta e poi li lanciò in una stanza due piani più sotto. Rotolarono per terra prima di fermarsi, entrambi ansimanti.
-Polnareff...-
-Sto bene. E...-
-Sto bene.-
Rispose Jotaro, pulendosi il sangue sulla guancia. Il taglio sulla guancia stava ancora sanguinando lentamente.
-Saremo anche salvi per ora, però presto verrà a cercare i nostri corpi. E conosce questo posto meglio di noi, questo è sicuro.-
Disse Polnareff agitando la torcia nera, tossendo un poco per l'impatto della caduta che l'aveva colpito dritto sul petto. La sua schiena ancora faceva male. Controllò la sua borsa alla pallida luce che entrava dal piccolo buco che avevano fatto per entrare.
-Ah, cavolo... I fiori...-
-È quello il tuo problema ora?-
-Sono tutti schiacciati... Non posso dare una cosa così ad Avdol ed Iggy...-
Jotaro si volse per rimproverare il suo amico, ma si gelò, impallidendo.
-Polnareff...-
-Sì, non sarà una gran tragedia, però...-
-No. Dietro di te.-
Polnareff si girò confuso, e poco mancava che vomitasse. C'erano almeno dieci cadaveri coperti di buchi sanguinanti, completamente prosciugati.
-Questo è...-
-Il motivo per cui nessuno è venuto a rinnovare questo posto. Sono venuti... E lei li ha prosciugati del tutto.-
Infatti alcuni dei corpi avevano dei caschi da muratore. L'odore non era così forte, quindi non erano lì da molto. Mentre i due erano occupati a fissare la pila disgustati, la donna si avvicinò alle loro spalle furtivamente, però facendo un piccolo rumore. Jotaro si guardò alle spalle.
-POLNAREFF! ATTENTO!-
E spinse il francese da parte. La ragazza saltò addosso al giapponese e lo atterrò con il ginocchio, infilando due dita nel suo collo.
-Mi avrai anche battuta in intelligenza, ma ora ti farò diventare come uno di quei ficcanaso là in fondo!-
Strillò, succhiandogli via il sangue. Polnareff alzò gli occhi e appena vide cosa successe urlò:
-JOTARO!-
Agì d'istinto: lanciò addosso alla donna la torcia e lei saltò via, ululando dal dolore. Jotaro rotolò a debita distanza, tenendosi il collo per fermare il sangue.
-Ma certo. Anche se non ha più luce, è comunque fuoco.-
Polnareff si alzò e puntò la sua spada proprio sul collo della donna. Lei stava seduta, reggendosi il braccio ustionato.
-Ora risponderai ad alcune delle nostre domande...-
Fireflight si mosse per pugnalare il francese alle spalle, ma Star Platinum fu abbastanza svelto da bloccarlo di nuovo. Il dolore alla schiena tornò più forte di prima.
-Ahio!-
-E ti conviene sbrigarti.-
Disse Jotaro, alzandosi a sua volta.
Ci misero circa mezz'ora a trovare una sedia e delle corde (usarono quelle delle tende) per legare la donna. Poi staccarono dei pezzi della tenda per fasciarsi. Però, ora che la vedevano meglio alla luce, quella donna era molto bella. Aveva i capelli biondo pallido, la pelle pallida e gli occhi azzurri. Era magra, ma aveva delle forme abbondanti, e indossava una sciarpa. Li stava fissando male, probabilmente arrabbiata per la sconfitta subita.
-Come ti chiami?-
-Come se vi importasse davvero...-
-Il nome.-
Lei si prese un po' di tempo prima di rispondere:
-Francis.-
-Non è un nome egiziano...-
-Non lo è nemmeno Vanilla o Daniel, eppure eccoci qui.-
I ragazzi su scambiarono un'occhiata.
-Touché.-
-Ma hai un accento tipico della Florida.-
-Vengo dal Kentucky.-
-Non è vero.-
Jotaro si piegò per starle faccia a faccia.
-Troia.-
Lei lo guardò, irritata.
-Io ora vivo in Florida e riconosco facilmente quest'accento. Che ci fai qui?-
Nessuna risposta.
-Forse non ti è chiaro che devi parlare. Useremo tutti i mezzi a nostra disposizione.-
Polnareff dietro a lui le puntò la spada dritta al petto.
-Sono un vampiro! Non mi farete nulla con quella spada.-
-Va bene allora...-
Jotaro prese lo schienale della sedia e la trascinò verso uno dei buchi sul muro.
-Inmagino non ti importi se ti porto da questa parte...-
-No! Aspetta! Mettimi giù!-
Disse terrorizzata, divincolandosi per scappare alle corde. Jotaro si fermò improvvisamente e poggiò la sedia con violenza.
-Quindi?-
-Che cosa volete sapere?-
-Che ci fai qui in Egitto?-
-Io ed alcuni dei miei amici eravamo qui in viaggio ed una sera... Ci siamo avvicinati a quest'area. Alcuni di noi erano ubriachi, ma io no. Ed ecco che apparve, come una visione paradisiaca. Era alto... Splendido... E...-
-E un figo, sì. Non voglio la descrizione di DIO, lo conosco bene.-
-Non sarai mai nemmeno la metà di ciò che è stato lui.-
-Esatto.-
Si piegò nuovamente.
-Io sono migliore.-
-Non duri nemmeno due secondi nel tempo immobile. Il suo potere era superiore.-
-Io lo userò per la giusta causa.-
-Lui aveva una giusta causa! Ha promesso il Paradiso terrestre a tutti i suoi servitori!-
-E voi gli avete creduto? Alla faccia dell'imbroglio...-
Commentò Polnareff, più concentrato sulle sue parole che su di lei, allentando la spada.
-Voi potete anche non crederci, ma ci ha mostrato la prova della sua esistenza! E se quell'uomo attraente, intelligente e spietato fosse ancora qui, allora...-
-Adesso basta!-
Urlò Jotaro. Polnareff si concentrò di nuovo e puntò la spada verso la vittima.
-Parla di DIO un'altra volta e avrai l'occasione di vedermi davvero incazzato!-
-Calmati, Jotaro: abbiamo bisogno di lei! Se deve rispondere alle domande, non possiamo ucciderla per ora!-
Disse il francese, mentre Jotaro stringeva lo schienale della sedia con rabbia. Il giapponese prese un bel respiro e chiese:
-Quali prove?-
-Non oserei mai...-
La spada di Chariot le punzecchiò la fronte.
-Un diario! Nella torre nord!-
-Nella sua stanza?-
Jotaro prese a riflettere ad alta voce:
-Un diario...-
-Ultima domanda: che mi dici di Enyaba? Si portava appresso una placca di metallo come questa.-
Polnareff prese la foto dalla tasca del suo amico e la mostrò a Francis.
-Intendi il metallo che risveglia gli stand?-
I due sussultarono.
-Il cosa?-
-Quel metallo è capace di risvegliare le capacità latenti di un individuo che noi chiamiamo stand, solo se ha abbastanza forza vitale da possederne uno. Ma non so nient'altro.-
La spada le perforò un poco la testa.
-Fermo! Dico davvero! Non so altro! Lord DIO non rivelava a nessuno questi dettagli!-
-Polnareff. Sta dicendo la verità.-
Polnareff alzò gli occhi al cielo e ritirò la spada.
-Ma c'è qualcuno che può aiutarvi con questa faccenda... Ho sentito che il vecchio Dingo in città è stato involontariamente coinvolto nella vendita di quello stesso metallo. Giuro, è tutto ciò che so.-
I due si scambiarono un'occhiata e Polnareff fece scomparire Silver Chariot.
-Andiamo a cercare quel diario.-
-Ehi, voi due: non vi starete dimenticando di qualcosa?-
Chiese lei, divincolandosi sulla sedia. I due si volsero a mezzaluna.
-Ah, già, dobbiamo ucciderti.-
-Uccidermi? Ma ho risposto a tutte le vostre domande!-
-Ma certo. Ed hai anche ucciso dieci persone innocenti.-
-Avevo fame...-
-I vampiri. Non. Meritano. Di esistere!-
Disse Jotaro, evocando Star Platinum. Con una piccola spinta, la sedia e di conseguenza anche Francis caddero all'indietro verso la luce pallida che entrava da fuori. Non passò molto prima che le corde si ritrovarono libere dal corpo che ormai era polvere. I due presero a salire le scale.
-Pensi che abbiamo sbagliato ad ucciderla?-
-Jotaro; andiamo. Sappiamo entrambi che ci avrebbe lanciato il suo stand addosso appena libera.-
-Vero.-
E ritornarono verso i piani alti.
......
E-E-Ehi, ragazzi!
Visto? Anche senza flashback, riesco a mantenere una lunghezza decente per il capitolo.
Comunque sopra ho messo la canzone ed il gruppo a cui mi sono ispirata per lo stand di Francis.
E nulla, commentate in numerosi!
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