Capitolo 6. Una nuova avventura
-C'è stata una rissa!-
-Ne stanno parlando tutti.-
-Dicono che due studenti ed un adulto sono stati feriti da un oggetto contundente, sebbene non abbiano trovato nessun'arma sul luogo della rissa.-
-Stavano farneticando su delle spade, ma non hanno nemmeno trovato un coltello...-
-Bizzarro...-
-Kujo verrà espulso?-
-Ha dei precedenti penali. È finito in prigione per quattro giorni e poi è mancato due interi mesi a scuola per motivi ignoti. Uno come lui è imprevedibile.-
Caroline stava masticando delle patatine quando Marina le chiese:
-Tu c'eri?-
-No. Anche il suo amico francese è stato ferito.-
-Cavolo... Si è perso due settimane di lezioni. Spero che stia bene...-
-Tu speri che stia bene? Vai a vedere come sta direttamente!-
-NON ESISTE!-
Caroline smise di masticare, sobbalzando alla reazione dell'amica.
-Sembrerei disperata se facessi una cosa del genere! L'ultima cosa che voglio è sembrare debole davanti ad uno come Jotaro!-
-In realtà... Credo che ti piacerà quello che sto per dirti.-
Disse la sua coinquilina, porgendole il pacchetto. Marina prese una manciata di patatine e le masticò nervosamente.
-Non ho avuto altre opportunità di dirtelo, siccome sono due settimane che rompi con questa rissa... Ma io e Jotaro siamo amici adesso, ecco.-
Caroline sorrise, un po' imbarazzata, mentre la sua amica la inceneriva con gli occhi.
-Come hai potuto...-
-ASPETTA! Non ho finito di parlare! Ci ho messo una buona parola anche per te e... Ha accettato di essere anche tuo amico.-
Marina smise di darle dei pugnetti sul fianco ed arrossì.
-Lui cosa?-
-Sì, ed è stato anche abbastanza strano, perché lui è venuto da me tutto "Caroline: siamo già amici noi?" ed io ho detto...-
-Ma QUESTO È FANTASTICO!-
Fece Marina, pizzicando le guance di Caroline prima di fare una piroetta.
-Devo trovare qualcuno che sa il suo indirizzo!-
-Aspetta! Che cambio d'umore improvviso... Come farai a trovare qualcuno così?-
Marina arrestò la sua corsa verso le classi.
-Oh. Giusto. Ah no, aspetta: il suo amico francese!-
E corse nella direzione opposta.
-Di nuovo lui?-
-Sta in ospedale dal giorno della rissa e si sta anche occupando di Brandon, sembrerebbe!-
E se ne andò completamente.
-Ok, ci vediamo dopo! Mi chiedo... Come mai quel francese si sta preoccupando di quello con cui ha fatto a botte? È un gesto carino...-
Oh sì, Caroline, un gesto molto carino...
-Quindi ti è chiaro? Se ti fai rivedere da me o da Jotaro, miriamo il colpo in mezzo agli occhi!-
Disse Polnareff, ormai guarito, ad uno spaventato ed ancora fasciato Brandon.
-Beh: oggi mi dimettono. Divertiti...-
Disse il francese seguito da Silver Chariot. Parlò al dottore prima di uscire dall'ospedale.
-Aaaaah... Finalmente aria fresca. Jotaro si è rifiutato categoricamente di farsi medicare in ospedale ed ha preferito riposarsi nel suo appartamento. È questo l'indirizzo, no?-
Sentì dei passi di corsa venire nella sua direzione e qualcuno ansimare, così si volse.
-Mh?-
-Aspetti... Aspetti... Signore...-
Una ragazza arrestò la sua corsa quando lo raggiunse, piegata sulle gambe per la fatica.
-Signor Polnareff, ma chiamami solo Polnareff! E tu saresti...?-
-Marina. Sono... Una compagna di Jotaro, anzi... Un'amica...-
Disse, cercando di riprendere fiato. Polnareff colpì col taglio del pugno il suo palmo.
-Ma certo! Sei una dei due amici di cui mi ha parlato!-
-Sì... E... Stai andando da lui?-
-Esatto.-
-Posso venire con te?-
Chiese, respirando regolarmente.
-Mmh... Non vedo perché no!-
-Fantastico!-
Disse lei, prendendo a seguirlo.
-Quindi tu sei un amico di Jotaro... È dura, eh?-
-Non sei anche tu una sua amica?-
-Voglio dire... Sì, ma io l'ho conosciuto solo quest'anno...-
-Anch'io.-
-Cosa? Sul serio?-
-Tecnicamente, era dicembre dell'anno scorso, però in pratica sì...-
-Dicono tutti che parlate come se vi conosceste da anni!-
-Ahahah! Beh, sai...-
Cadde il silenzio.
-Dove vi siete incontrati?-
-A Honk Kong.-
-Dove?-
-Stava viaggiando con suo nonno.-
"Che ora che ci penso non è una totale menzogna..."
Pensò il ragazzo.
-Ed anche tu?-
-Più o meno, ma non esattamente...-
-Era gentile con te?-
-All'inizio? Decisamente no!-
-Eh?-
Fece Marina, confusa.
-Come puoi fare amicizia con uno così?-
-Eheh... Vedi... Marina, giusto?-
Lei annuì. Polnareff smise di puntarla con l'indice e prese a gesticolare.
-Non è nel modo in cui si comporta... Jotaro è una persona totalmente diversa da quel che mostra. La gente vede solo il suo volto impassibile, ma nel profondo...-
-Ha una pletora di emozioni, e si riescono a leggere solo guardadolo dritto negli occhi.-
-Esattamente! E... Aspetta, cos'è una pletora?-
-Nemmeno io capivo bene come facessi a leggere le sue emozioni all'inizio... Mi sembrava di riuscirci e basta. Però poi ho realizzato che potevano solo essere gli occhi, perché li nasconde...-
-Li nasconde sotto il suo cappello. Woah. Ma sei sicura che siete amici solo da poco?-
-Una o due settimane...-
-Ci vuole un po' perché prenda confidenza con gli altri e si attacchi a loro...-
Marina lo guardò, confusa.
-Che intendi?-
-Quello che intendo è...-
"Merda! Ho parlato troppo! Io e la mia maledetta boccaccia..."
Disse Polnareff, coprendosi la bocca e pensando a come recuperare. Marina lo squadrava, senza capire.
-Jotaro è un ottimo amico se lo si conosce bene.-
Ci fu una pausa di silenzio.
-Un po' è anche colpa sua.-
Polnareff rivolse lo sguardo verso Marina.
-Quello che intendo è... Non prova mai a parlare con noi. Con i compagni di classe, intendo. Dobbiamo sempre essere noi a rivolgergli la parola per primo e a volte neanche ricambia. Sembra che non voglia avere nessun rapporto umano...-
Il francese era tentato dal dire qualcosa, ma poi si morse il labbro, ricordandosi di non dover parlare troppo.
"Se lui scoprisse che le ho parlato di ciò che è successo ai nostri amici, probabilmente mi ucciderebbe! Ed ucciderebbe anche lei."
Marina si accorse del troppo silenzio.
-Signor... Cioè, Polnareff?-
-Marina... Jotaro è una persona complicata... E ci vuole un po' per abituarsi al suo modo di fare... Però, te lo prometto: alla fine ne vale la pena.-
-Oh, quello lo so.-
-Bene. Siamo arrivati.-
Marina stava un po' più avanti e dovette ritornare sui suoi passi.
-Questo è l'appartamento di Jotaro...-
La ragazza suonò al campanello che aveva il cognome Kujo attaccato con uno sticker.
-Parlo io.-
Fece Polnareff, spostando delicatamente la ragazza spingendola sulla spalla.
-Chi è?-
Rispose la voce gracchiante di Jotaro. Il cuore di Marina, dopo averla sentita, fece un balzo. Era così tanto che non la sentiva... Polnareff si schiarì la gola e si mise in posa con una gamba in avanti.
-Moi, mon ami!-
-Oh. Ciao, Polnareff.-
Marina si accorse di quel piccolo, quasi insignificante cambiamento nella sua voce: sembrava più leggera e felice. La porta si aprì.
-Dopo di lei, signorina.-
Disse il ragazzo con un inchino, lasciando che passasse prima Marina.
-Beh, grazie tante.-
Salirono le uniche sue rampe di scale che li separavano dalla sua porta e bussarono. Nell'appartamento, Jotaro si stiracchiò sul divano prima di alzarsi. Stava indossando un paio di pantaloni neri e niente maglietta, poiché aveva caldo. Aveva un cerotto sulla schiena, anche se ormai la ferita era praticamente guarita. Andò a fare il tè e disse:
-È aperto.-
Ed aprì la porta con Star Platinum. Polnareff entrò dicendo:
-Ehi, non indovinerai mai chi ho incontrato mentre venivo quiIIIII!-
Polnareff si accorse che il suo amico era mezzo nudo e coprì la vista a Marina.
-Jotaro! Che ci fai in giro senza maglietta?-
-Ma quella è Marina?-
Chiese il ragazzo con un tono totalmente pacato. Il francese si distrasse e Marina riuscì a vedere.
"Oh cielo..."
Era come immobilizzata, e tentava di distogliere gli occhi senza riuscirci.
-Ti sembra quello il problema ora?-
-Fa caldo qui in Florida...-
-Mettiti qualcosa addosso! Immediatamente!-
Disse il francese, coprendo gli occhi di Marina con entrambe le mani. Jotaro alzò gli occhi al cielo e scomparve nella sua stanza per venti secondi prima di tornare con una maglia bianca. Marina deglutì.
"È una maglia abbastanza trasparente... Riesco comunque a vedere tutto..."
Pensò, arrossendo ancora di più.
-Così va meglio.-
-Comunque che ci fate voi due qui?-
-Volevamo solo vedere come stavi... Non è così, Marina?-
Lei non rispose. Trovava difficile concentrarsi sul suo viso in quel momento. Jotaro non sembrava essersi accorto che l'attenzione della ragazza era rivolta al suo petto.
-Sto benissimo. Non era una tragedia... Solo una ferita leggera...-
-Menomale...-
Polnareff invece sì era accorto che l'attenzione della ragazza era rivolta a qualcos'altro.
-Rimarrà lì a fissarmi e basta oppure...-
-Scusa! Scusami tanto! In realtà, dovevo dirti un'altra cosa.-
Jotaro la guardò.
-Di che si tratta?-
-Voglio ringraziarvi entrambi di persona per avermi salvata ad aprile... È stato un gesto davvero coraggioso. Non me lo dimenticherò mai.-
Jotaro non capiva di cosa stesse parlando, mentre Polnareff se lo ricordava bene. Lei salutò con la mano, finalmente guardando Jotaro negli occhi e sorridendo dolcemente.
-Ci vediamo a scuola appena ti senti meglio.-
E poi scese le scale, lasciando i due soli.
-Come sarebbe a dire che non te lo ricordi?-
-Ti giuro che ho un vuoto di memoria...-
-Andiamo! È abbastanza bella da non essere dimenticata! Infatti mi pareva di averla già vista...-
Jotaro sorseggiò il suo caffé.
-Polnareff: ti giuro che non mi ricordo assolutamente di averla salvata in aprile.-
Polnareff aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi sbuffò e basta.
-Lascia stare. La cosa più importante ora è insegnarti come ci si comporta con le ragazze, caro Jotaro...-
-Perché? Ho fatto qualcosa di sbagliato?-
-Beh, lei è una dei tuoi amici nuovi, no?-
Jotaro rimestò il caffé con il cucchiaino e rispose, monocorde:
-Sì...-
-Allora capisci anche tu che non puoi aprire la porta SPOGLIATO!-
-Senti, qui sento fa caldo! Non posso permettermi il condizionatore e quindi faccio quello che posso per non schiattare! Siete fortunati ad essere arrivati dopo che mi sono rimesso i pantaloni...-
E continuò a bere il suo caffé. Polnareff cercava le parole giuste per esprimersi:
-È che... Tu non... Ugh... Non puoi fare... Ngh! Sei consapevole dell'effetto che hai sulle donne, dico bene?-
-Lo sono.-
-Quindi...-
-Ma a me non piace Marina. Almeno, non credo...-
-Non intendevo che...-
-Ascolta: sei qui per farmi la ramanzina o vogliamo parlare di cose serie?-
Polnareff fissò il suo amico dritto negli occhi, esasperato: non capiva proprio... Sospirò e anche lui prese un sorso del suo caffé.
-Brandon sta ancora all'ospedale. Io l'ho avvertito. Comunque...-
-Probabilmente Nora non sa che il suo ragazzo ha tentato di uccidermi, nonostante sembra che tutta la scuola sappia della rissa.-
-Hai intenzione di dirglielo?-
-Perché dovrei? È una troia. Letteralmente! Ha un ragazzo e mi viene comunque appresso.-
-A volte le ragazze sono così...-
Jotaro scosse la testa.
-Santo cielo...-
E bevve.
-Riguardo al tuo caso?-
-Mh? Oh, già. Ho risolto.-
Jotaro quasi sputò il caffé che aveva in bocca.
-Cosa?! Ma come?!-
Polnareff sorrise fieramente.
-La fondazione Speedwagon mi ha dato un grosso aiuto ed anche dall'ospedale sono riuscito ad incastrare la colpevole.-
-Mi sono dimenticato di chiederti a cosa stavi lavorando.-
-Un'ex incallita... Ha ucciso il suo vecchio compagno. Ma questo non è tutto...-
Polnareff tirò fuori una foto dalla sua tasca e la mostrò all'amico.
-Questa è...-
-Enyaba. Sì. Si teneva questa foto per qualche strano motivo. E guarda che sta portando.-
-È una gigantesca placca di metallo... Forse sta usando il suo stand per sollevarla, ma non vedo Justice da nessuna parte.-
-Oppure...-
-È un metallo talmente leggero che anche una vecchietta come lei può sollevare senza problemi.-
I due si scambiarono un'occhiata.
-Credo tu sappia cosa vuol dire questo, non è così?-
-Quando andiamo?-
-L'aereo è già qui. Se te la senti, possiamo partire tra un'ora.-
-Ovvio.-
-Sicuro che sia solo una ferita superficiale la tua?-
-Lo è.-
-Allora va bene.-
Polnareff poggiò la sua tazza accanto a quella di Jotaro.
-È l'inizio di una nuova avventura per noi, eh?-
-A differenza del fatto che saremo solo in due stavolta.-
Sorrisero e poi si batterono il cinque prima di uscire.
-Come farai con le lezioni dell'Università?-
-I corsi delle prossime settimane non mi interessano e tanto lo trovo sicuro qualcuno che mi passa gli appunti. Potrei chiederlo a Cassidy, anche se non la sopporto, almeno si renderà utile... Tanto il prossimo esame è a dicembre. Ho tempo se ci sbrighiamo.-
-Speriamo di sbrigarci e soprattutto di tornare sani e salvi...-
~
La persone intorno a Jotaro gli sussurravano alle spalle per umiliarlo:
-Si è fatto massacrare oggi...-
-Guardalo... Un po' mi fa pena...-
-Non ha nessun amico. E ci credo! Chi vorrebbe fare amicizia con uno così...-
-A volte l'ho sentito mentre parlava da solo.-
Star Platinum uscì allo scoperto senza preavviso.
-OR...-
-Lascia stare, Star Platinum.-
Lo stand smise di caricare il pugno e guardò il suo portatore: si stava accarezzando rabbiosamente le ferite.
-Se sono tutti così, allora non ne vale la pena. Farsi amici è totalmente inutile.-
Appena arrivato a casa, sua madre gli saltò al collo.
-Bentornato a casa, tesoro!-
-Mamma... Mi fai male.-
-Cielo!-
Lo lasciò andare e si accorse dei suoi lividi e le altre ferite.
-Stai bene?-
-Non è nulla... Ho solo fatto a botte con qualcuno.-
-Allora non ti muovere!-
Disse, trascinandolo in cucina. Lui la lasciò fare, senza fare nessun tipo di resistenza fisica.
-No... Mamma...-
-Sh! Siediti.-
E lo costrinse a sedersi su un cucscino (lui la aiutò, ovviamente).
-Ora prendo tutto l'occorrente e ti curo queste ferite! Tu aspetta e basta.-
Jotaro sorrise dolcemente.
-Grazie, mamma.-
Tornò con delle bende, il ghiaccio e dei cerotti e cominciò a medicarlo. Jotaro non fece un fiato, né per lamentarsi o per dire cose inappropriate. Però ci andava giù pesante con il disinfettante...
-Ehi! Brucia!-
-Scusa! Non volevo...-
-Non fa nulla, tranquilla...-
Stava fasciando la sua testa quando disse:
-Sono felice adesso, Jotaro.-
Jotaro le rivolse gli occhi.
-Che intendi? Prima non lo eri?-
-Ora sei una persona diversa. Sembra che il tuo viaggio ti abbia cambiato...-
Il ragazzo spostò lo sguardo a terra.
-Lo ha fatto.-
-Voglio dire... Non fraintendere! È un buon cambiamento. Non sei mai stato così gentile con me...-
Jotaro non replicò: si limitò ad evocare Star Platinum. Holly sussultò, facendo un paio di passi indietro spaventata.
-Lui è Star Platinum. Abituati, perché starà spesso in giro.-
-Hai fatto pace col tuo stand?-
-Sì... Anche se per te non ha funzionato...-
Si alzò ed andò verso la porta.
-Ho da studiare. Oh... E grazie.-
Disse, uscendo dalla stanza. Sua mamma lo guardò mentre se ne andava sorridendo.
-Il mio bambino è cresciuto. Papà: il tuo viaggio è stato un miracolo.-
Ad Holly tornò in mente una cosa.
-Aspetta...-
Lo raggiunse nella sua stanza e lo trovò mentre stava aprendo i libri sulla sua scrivania.
-Jotaro.-
-Che c'è?-
-Mi sono appena ricordata di una cosa...-
-Forte. Non è che puoi ricordarti delle cose in silenzio e fuori dalla mia stanza?-
-Che ne è stato di Kakyoin e del signor Avdol?-
Jotaro sussultò debolmente e fece cadere la sua penna, pallido. Holly piegò la testa da un lato, un po' confusa dalla sua reazione.
-Jotaro?-
Il ragazzo digrignò i denti.
-Non hai parlato con il vecchio?-
-Beh, sì, però...-
-Allora chiedilo a lui.-
-Perché? Io...-
-Fallo... E basta! Ed esci dalla mia stanza adesso, che ho da fare.-
Sua madre ora era un po' spaventata.
-Ma Jotaro...-
Si alzò di scatto e strillò:
-ADESSO!-
Che cambio d'umore improvviso... Holly era piuttosto scioccata. Ma conosceva bene suo figlio e quella era la faccia di qualcuno che voleva un po' di tempo per se stesso. Quindi chiuse la porta e seguì il suo consiglio, togliendo il disturbo. Jotaro si risedette e raccolse la penna.
"Il vecchio ha detto che la devo piantare di reagire così quando qualcuno menziona i loro nomi... Ma come si fa? Lui ha già perso un amico, e quindi ci è abituato... Ma come si fa?!"
Sadao stava leggendo un giornale nel salone.
-Ohi. Va tutto bene?-
-Questo dovresti chiederlo a Jotaro... Anzi, sai cosa? Devo chiamare mio padre.-
Sadao sfogliò il giornale.
-Pft! Ultimamente Jotaro sta tutto suonato... Dev'essere per la scuola.-
Holly gli fece cenno di stare zitto mentre il telefono squillava. Joseph alzò la cornetta:
-Immobiliari Joestar, qui parla Joseph.-
-Ciao papà, sono io.-
-Holly! Che piacere risentire la tua voce arzilla come al solito! Stai meglio, mi sembra.-
-Io sì, grazie, ma Jotaro mi preoccupa un poco...-
-A chi lo dici. Quel ragazzo è difficile...-
-Ho paura che sia stata io a contrariarlo...-
-Tu? A contrariare lui? No, ti sarai confusa...-
-Mi ha chiesto di chiederlo a te, però io gli avevo chiesto dove fossero finiti il tuo amico Avdol ed il suo amico Kakyoin.-
Joseph capì immediatamente la gravità della cosa: ecco cosa l'avevo messo di malumore... Holly si accorse del troppo silenzio.
-Papà?-
-Sì. Io... Holly. È difficile da spiegare, ma vedi...-
"Merda! Ed ora che le dico? Cavolo... Jotaro sarà anche stato un po' brutale, ma in parte ha ragione. Non è facile parlarne, soprattutto ad una come Holly... Ma ho deciso di essere sincero con lei. Sa di DIO, anche se è ignorante in materia di stand. Però... Se glielo dicessi, potrebbe sentirsi in colpa sapendo che sono morti per salvare lei! Potrebbe rimanerne devastata..."
Il silenzio prolungato le diede la conferma, quindi Holly sospirò e chiese mesta:
-Sono morti, non è così?-
Sadao guardò la moglie: chi era morto? E perché sembrava così preoccupata della cosa? Non potevano essere i suoi genitori, ci stava parlando adesso con suo padre... Parlando di Joseph, esitò solo per un attimo prima di rispondere tristemente:
-Sì. Lo sono.-
Ci fu ancora silenzio, stavolta carico di mestezza da entrambi i lati della linea.
-Capisco. Non ti chiederò nessuno dei dettagli.-
-Non è colpa tua, Holly... E non è nemmeno colpa di Jotaro. Se solo lo capisse... Magari la smetterebbe di aver così tanta paura di farsi degli altri amici.-
-Poveri voi... Ne avete passate davvero di tutte i colori per salvarmi...-
-Holly... Sappi solo che loro erano entrati nel gruppo volontariamente! E poi... Alla fin fine è stata una bella avventura.-
Holly sorrise amaramente, con le lacrime agli occhi.
-Grazie per essere stato sincero, papà.-
-Sei sicura di star bene?-
-Sì. E farò in modo che stia bene anche Jotaro...-
Ed attaccarono nello stesso istante.
-Seiko... Cioè, volevo dire Holly.-
Disse Sadao, buttando di lato il giornale ed alzandosi per abbracciarla.
-Tutto a posto?-
Holly ricambiò l'abbraccio del marito e lo baciò.
-Sì. Ma ho da fare una cosa...-
Tornò alla stanza del figlio ed aprì la porta scorrevole senza nemmeno bussare. Vista la luce, Jotaro ringhiò:
-Che vuoi? Ti ho detto di lasciarmi stare!-
La donna entrò nella stanza ed abbracciò il figlio, lasciandolo perplesso.
-Grazie, Jotaro. E mi dispiace davvero tanto.-
Jotaro ricambiò l'abbraccio dopo un po' di esitazione ed inghiottì le lacrime.
-Ti voglio bene, Jotaro.-
-Ti voglio bene anch'io, mamma.-
.....
In realtà non doveva venire fuori così depresso...
Oh well
Il fanservice c'era però
Da ora comincia la storia seria, che finora si era solo scherzato
E tra parentesi, da questo punto in poi i flashback sono ufficialmente finiti, anche perché siamo arrivati al presente praticamente, quindi sarebbero inutili
Arrivedorci.
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