Capitolo 5. Il motivo per combattere

-Dici sul serio?-

-Ti giuro: era lui! Lui ed il suo amico francese mi hanno salvata quel giorno...-

-Come hai fatto a non riconoscerlo prima?-

-È colpa del cappello! Se l'è cambiato. Prima era nero e basta, ora è bianco e nero.-

-Tutto qui? Ti sei dimenticata di un figo del genere solo perché si è cambiato il cappello?-

Caroline e Marina stavano discutendo nel loro appartamento.

-Lo so... Sono una stupida. Non so come abbia fatto a non accorgermene prima...-

-È ancora un mistero come ti abbia salvato da quella macchina...-

Fece Caroline, bevendo uno smoothie. Marina smise di camminare: infatti, stava consumando il tappeto a forza di fare avanti e indietro per il salone.

-Tu mi stai ascoltando oppure no, Caroline? Credo di avere una cotta bella e buona!-

-Certo! Questo lo sapevo bene. Ma come hai intenzione di confessarglielo?-

-Non lo so! Forse... Il suo amico francese. Mi serve lui. Sembrava molto più amichevole e l'unico che riuscisse davvero a parlargli.-

-Sì, come no... Il suo amico vive in Francia, giusto? Non esiste nel mondo che venga a trovarlo proprio durante questo periodo dell'anno...-

Ma Marina non dovette aspettare a lungo: dopo il loro primo esame, nemmeno un mese dopo, Polnareff atterrò in Florida.

-Aaaaah! America! È la prima volta che vengo qui in tutta la mia vita!-

Disse, stiracchiandosi con il suo sacco sulla spalla. Prese un fogliettino dalla sua tasca e controllò:

-L'Università sta in questa via... Beh, allora. Taxi!-

Nel frattempo, Jotaro stava controllando i risultati del suo primo esame.

"Punteggio massimo. Bene. Devo continuare così. Mi chiedo quanto abbia preso Marina..."

Si fermò sul posto.

"Perché sto pensando a lei ora?"

Scosse la testa. Non era nulla. Era solo un pensiero. Ma ultimamente, pensava ogni giorno a quello che gli aveva detto il nonno... Ed in effetti c'era una ragazza che non era fastidiosa e che avrebbe potuto accettare come amica, e non era Marina. Caroline stava uscendo in quel momento e vide Jotaro da lontano. Lo raggiunse urlando:

-Oh. Ehi! Ti stavo cercando! Non ti ho rivisto dopo "l'incidente", quindi mi stavo chiedendo...-

-Sì. Non è stata colpa di Marina. Non importa. Siamo amici noi due?-

Cadde il silenzio, prima che Caroline facesse un balzo indietro ed esclamasse:

-COOOSAAA?!-

-Sono stato troppo diretto?-

Chiese Jotaro, monocorde.

-Io... È solo che... Non mi aspettavo...-

Il ragazzo la fissò, in attesa di una risposta.

-Ora?-

Fece Star Platinum, apparendo senza preavviso.

"Tu non pensi che io sia stato troppo crudo, vero amico?"

Caroline era rossa dalla vergogna e a malapena si reggeva in piedi sulle sue gambe tremolanti.

-Mi dispiace. Immagino sia stato stupido fare questa domanda. Non ti avrei dovuta disturbare.-

-A-Aspetta!-

La ragazza lo bloccò prima che potesse allontanarsi.

-Quindi... Ecco la situazione...-

Tossì una volta, imbarazzata.

-Mi piacerebbe essere amici, però...-

-Capisco. Buona giornata.-

-No no no! Ho detto aspetta!-

Jotaro si fermò di nuovo.

-Se vuoi... Proprio diventare mio amico, ti andrebbe di essere anche amico con Marina?-

Ci fu una pausa, nella quale Caroline aspettava impazientemente e nervosamente la risposta mentre lo studente la fissava dritto negli occhi.

-Sì. Certo.-

E poi si incamminò verso casa.

"Oh mio Dio, non riesco a credere che sia successo sul serio... Che gli è preso? Perché all'improvviso mi chiede di diventare amici? Certo, non aveva un tono amichevole mentre lo chiedeva..."

"È un inizio: non sono delle rompiscatole e riesco a sopportare la loro esistenza. È così che ho cominciato con Polnareff..."

-YOOO! JOTARO!-

Il ragazzo alzò gli occhi: Polnareff stava lì, salutando con un sorriso a trentadue denti.

"Lupus in fabula..."

Tutti gli studenti squadrarono l'uomo confusi.

"Ma quello chi è?"

"Conosce Kujo?"

Jotaro fece per raggiungerlo e quando soli quattro metri li distanziavano il suo amico non riuscì più a trattenersi e gli corse incontro a braccia aperte.

-Amico mio! È passato così tanto tempo dall'ultima volta!-

Alcuni degli studenti si misero a ridere e schernire:

-Ma chi si crede di essere?-

-Certo! Come se qualcuno come Kujo si facesse...-

Per la sorpresa di tutti, Jotaro si lasciò abbracciare dal francese e, addirittura, ricambiò un pochettino. Tutti quelli che stavano guardando rimasero scioccati.

-Cosa?!-

Appena smisero di stringersi, Jotaro chiese:

-Che sorpresa. Come è andato il viaggio?-

-COSA?!-

Caroline lo capì dall'accento: era lui. Quello era l'amico francese di cui Marina aveva parlato. E sì: anche se il tono del giapponese non era minimamente mutato, sembrava una persona totalmente diversa quando parlava con lui.

"È per caso opera del destino? Marina ha ottenuto ciò che voleva in così poco tempo! È incredibile!"

-Quindi che te ne pare?-

Chiese Polnareff, mostrando la sua mano sinistra. Jotaro la prese ed ispezionò una ad una le dita.

-Wow.-

-Figo, eh? La fondazione Speedwagon si è data la pena di farle sembrare vere!-

-Puoi muoverle come le altre, no?-

-Ci puoi scommettere!-

Fece Polnareff, mettendosi in posa con il pollice della mano sinistra alzato e la mano destra rilassata sul suo fianco. Gli studenti di biologia continuavano a fissare quell'accoppiata, piuttosto perplessi. Nessuno riusciva a credere al fatto che Kujo stesse veramente parlando con qualcuno che non fosse se stesso.

-Come va la vita qui all'Università?-

-Non male, però...-

-Ok, basta parlare di te ora. Indovina chi ha superato il test della scuola di polizia?-

-Polnareff... Ma è fantastico. Ora sei un detective a tutti gli effetti.-

-Esatto, amico! Ora posso fare affari.-

-Ed hai un caso?-

-Proprio qui in Florida! Che coincidenza, dico bene?-

La campanella suonò ed altri studenti cominciarono ad uscire.

-Cos'è stato?-

-La facoltà di geologia finisce dopo di noi di martedì.-

-Oh, capisco. Quindi le cose vanno bene per te?-

Jotaro gli passò il foglio del risultato del suo primo esame e l'amico fischiò.

-Ullallà! Immagino tu non stia avendo problemi con lo studio!-

-Beh...-

-Ah, già, ha chiamato tuo nonno e mi ha detto che ti ha chiesto di farti un po' più di ami...-

Jotaro lo colpì al petto con una gomitata.

-Ahio! Amico!-

-Attento a quel che dici.-

Polnareff sembrò accorgersi solo allora che intorno a loro si era assiepata gente.

-Che cavolo? Perché ci fissano tutti in quel modo? Sciò! Non c'è nulla da vedere qui!-

Alcuni di loro distolsero lo sguardo e si allontanarono, imbarazzati.

-Come stavo dicendo, riguardo quello che ha detto il vecchio, si sbagliava: mi sono fatto due amici.-

-Wow, dici davvero? È un gran passo in avanti, Jotaro! Bravo!-

Disse il suo amico, dandogli un buffetto amichevole sulla spalla.

-Ne devo solo trovare altri, no? No big deal.-

-Ma sentilo, come si atteggia da americano... Impara a parlare lo slang, e potrai anche cominciare a rappar...-

Polnareff vide qualcosa muoversi dietro a Jotaro. Era una spada tenuta da un'ombra misteriosa col cappello.

-JOTARO, ATTEN...-

Star Platinum era già uscito e colpì la figura sul petto con un pugno.

-Mai abbassare la guardia, o qualcuno potrebbe attaccare...-

-Attaccarti da dietro, lo so. Stai ancora usando le regole che abbiamo stabilito nel deserto? Ci credo che hai solo due amici.-

Jotaro ignorò quel commento e si voltò.

-Eccolo: il portatore è quello.-

Uno degli studenti della facoltà di geologia era a terra, sotto gli sguardi confusi dei suoi compagni.

-Ci sei andato leggero con lui... Lo conosci?-

-Solo di faccia... Credo sia il ragazzo di Nora.-

-Chi cavolo è Nora?-

-Una della mia facoltà che mi viene appresso.-

-Capirai... Una delle tante...-

-Ma a quanto pare, ha uno stand dalla sua.-

Il portatore si alzò, furioso.

-Non riesco a crederci... Jotaro Kujo. Non solo sei bello e le ragazze ti sbavano dietro, ma sei anche un portatore di stand?-

Star Platinum stava accanto al suo portatore, fulminando il loro avversario con gli occhi.

-Che cosa vuoi da me?-

-Stai lontano dalla mia Nora!-

-Di' a lei di stare lontana da me.-

-Bugiardo! Muse!-

Lo stand riapparve mostrando le sue due spade.

-Accidenti... Questo batte Chariot sul numero...-

-Non essere ridicolo. È solo uno stand normalis...-

Prima che potesse accorgersene, approffitando della sua distrazione mentre parlava con Polnareff, lo stand gli arrivò davanti, pronto ad affettarlo con le sue spade. Fortunatamente, Star Platinum riuscì a reagire in tempo da bloccare alcuni fendenti.

"Cazzo... È veloce..."

-Arrivano i rinforzi! Silver Chariot!-

Lo stand di Polnareff apparve in tutta la sua gloria.

-Aspetta! No!-

-Anche lui è un portatore di stand?-

Jotaro lo disse troppo tardi. Lo stand d'ombra si lanciò contro il suo amico.

"MERDA!"

Chariot riusciva a parare alcuni dei colpi, ma il fatto che il suo nemico avesse due spade lo metteva in una posizione di svantaggio. Uno dei fendenti lo raggiunse e gli tagliò il braccio destro.

-Ngh.-

-Sono io il tuo avversario, non lui!-

Disse Jotaro, raggiungendo lo studente e mollandogli un pugno. Un gruppo di universitari si era racimolato intorno al combattimento, seppur non riuscivano a capire quasi nulla. Brandon (così si chiamava il fidanzato di Nora) si rialzò ridacchiando, con un rivolo di sangue che scorreva da un sorriso beffardo.

-Sarai anche forte, Jotaro, ma io faccio pugilato, ed ho incassato più colpi di quanti tu possa contare...-

-Vogliamo scommettere?-

Muse e Chariot stavano ancora combattendo e la situazione sembrava complicata, almeno finché Polnareff non riuscì a deviare una delle due spade e farla cadere a terra.

-Pami...-

Fece sommessamente l'ombra.

-Anche il tuo stand può dire qualcosa! Interessante!-

E puntò alla gamba per infortunarlo. Proprio mentre Jotaro stava per tirare addosso a quel bastardo Star Platinum, quel bastardo fischiò. Questo confuse il giapponese, che per un momento esitò. Anche Muse fischiò e la spada a terra si mosse da sola all'insaputa del francese, puntando dritto sulla sua schiena.

-E meno uno...-

Jotaro si volse un poco, allarmato, e lo vide. Impallidì.

-Polnareff!-

"Sono troppo lontano per prendere la spada al volo! Però..."

-Star Platinum: The World!-

Il tempo si fermò. Completamente. Jotaro corse per raggiungere Polnareff e si piazzò dietro di lui proprio mentre il tempo stava per scadere.

-Ora tempo: torna a muoverti!-

Disse faticosamente mentre raggiungeva l'amico. Appena il tempo tornò a scorrere, la spada trafisse la schiena di Jotaro. Sia il suo amico che Brandon erano confusi.

-Jotaro!-

Strillò Polnareff, reggendolo prima che collassasse al suolo sul suo ginocchio. Il francese si morse il labbro, muovendosi per ritirare la spada e poi tirandosi indietro.

"Non posso... Se la rimuovo, si metterà a sanguinare così tanto che potrebbe morire... Dannazione: se anche lui si sacrifica per me, va a finire che mi butto da un ponte!"

Brandon si riprese abbastanza in fretta dalla sua sorpresa.

-Beh... Meno uno, anche se quello sbagliato. Però... Come ho fatto a non vederlo muoversi? Ho sentito voci riguardo ad uno stand in grado di fermare il tempo stesso. Quante possibilità ci sono che si tratti proprio di quello di Jotaro?-

-Questi non SONO AFFARI TUOI!-

Urlò Polnareff, tirando fuori Silver Chariot che incrociò spade con Muse.

-Tutto questo è idiota: se sei con lui, ucciderò anche te!-

-Si può sapere che problemi hai? Guarda che a Jotaro la tua ragazza non piace!-

-Stai zitto! Ho ancora un enorme vantaggio su di te!-

Fischiò all'unisono con il suo stand, ma stavolta non successe nulla.

-Che cosa?-

-Questo è il tuo primo combattimento serio, dico bene?-

Polnareff sogghignò.

-Sembra che non puoi richiamare la tua spada se è bloccata da qualcosa... Questo significa che ora siamo pari. Anzi, oserei dire che ho io il vantaggio ora!-

Silver Chariot cominciò a menare fendenti mentre Muse cercava di stare al passo. No, erano davvero pari. La velocità di Muse era uguale a quella di Chariot, ma per quanto avrebbero resistito? Jotaro evocò Star Platinum ansimante, cercando di non urlare dal dolore. Lo stand rimase a fissarlo, in attesa di ordini.

"Andiamo... Sai bene cosa fare... Siamo sopravvissuti a peggio, non mi ucciderai..."

Star Platinum afferrò la spada e la staccò dalla schiena del portatore. Jotaro strinse i denti, agonizzante. Sentiva il sangue bagnargli la maglietta, ma quello era l'ultimo dei suoi problemi. Silver Chariot portò la spada di Muse verso l'alto ed approfittò del momento in cui era indifeso per mollargli un calcio sul fianco.

-Ouch!-

Brandon cadde a terra.

-Si vede che non sei altro che un principiante! Non riusciresti a raggiungere il nostro livello nemmeno con cinquanta giorni di allenamento intensivo!-

Star Platinum tirò la spada per colpire la gamba dello studente. Polnareff si girò per controllare il suo amico, che si era alzato e stava camminando barcollante verso di loro.

-Questo è per avermi quasi ucciso...-

In un batter d'occhio, Brandon se lo ritrovò davanti. Deglutì.

-E questo...-

Lo colpì con Star Platinum dritto sul mento.

-È per avermi fatto perdere tempo!-

Brandon cadde all'indietro, svenuto. Tutti quelli che stavano guardando erano perplessi e basiti. Non avevano assolutamente nessuna idea di come fosse successo, ma due studenti ed un adulto stavano sanguinando.

-Jotaro... È tutto...-

-A posto. Sì.-

-Altro che! C'è un'infermeria in questo istituto?-

-No, non l'infermeria...-

Disse Jotaro debolmente, reggendosi all'amico per camminare.

-Poi cominceranno a fare delle domande...-

-Oh, chiudi il becco! Ti ci porto subito!-

-E che ne sarà... di lui?-

-A lui ci penseranno i suoi amici.-

E sì, i suoi amici lo stavano riportando a casa, confusi e preoccupati, senza sapere come avesse fatto a beccarsi una ferita così profonda dal nulla. Non passò molto prima che la voce di spargesse...

~

C'era qualcosa di strano in Jotaro Kujo. Tutti i suoi compagni di classe erano convinti che si fosse ammalato ed era per quello che era mancato per ben due mesi a scuola, anche se si era subito rimesso in pari. Certo, era già capitato che saltasse delle lezioni perché faceva sega oppure perché aveva la febbre (che quella volta che era venuto a scuola con il raffreddore, la madre a momenti chiamava l'ambulanza), ma due mesi di fila? Si diceva che fosse stato in prigione, ma quello era quattro giorni prima di scomparire per due mesi interi. E quando era tornato, era diventato un'altra persona. L'esempio migliore di questo cambiamento è stato il combattimento che è scoppiato agli inizi di Marzo. Alcuni teppistelli del primo anno avevano sentito voci sulla forza di Jotaro e volevano sfidarlo.

-Che sciocchi...-

-Si faranno massacrare.-

Diceva la metà della scuola, ma l'altra metà invece:

-Siamo sicuri?-

-Ultimamente è stato fin troppo calmo.-

-Non sembra più lui.-

-Forse la sua assenza l'ha... Indebolito, in qualche modo.-

Siccome tutti sapevano della battaglia imminente, c'era un folto pubblico e nessuno era intenzionato a fermarli. E vi dirò... Che non si aspettavano di certo quello spettacolo.

Uno dei bulli mollò un calcio a Jotaro sullo stomaco ed un altro sulla schiena. Risero di lui.

-Che ti prende? Mi avevano detto che eri uno tosto. Eppure...-

Jotaro sputò sangue, ma non fece altro che fissare il loro leader.

-Eri tu a controllare la scuola prima, ed ora saremo noi. Che tutti prendano nota!-

Il pubblico distolse gli occhi, troppo terrorizzato per fare alcunché. Il leader afferrò Jotaro per la giacca e lo fissò dritto negli occhi.

-Vuoi lanciarmi occhiatacce? Fallo davanti a me, canaglia!-

E poi gli diede un pugno, ed un altro ancora.

-Questa è tortura... Io non posso più guardare.-

Disse una delle ragazze, disgustata.

-Ma perché non risponde ai colpi? Io e lo sono beccato uno dei suoi pugni: li potrebbe facilmente mandare tutti all'ospedale!-

Commentò uno dei ragazzi che stava guardando.

-Io non capisco...-

-Di' un po': chi è che comanda qui?-

Jotaro non rispose. Non sembrava arrabbiato. Nemmeno spaventato. Sembrava non stesse provando nulla. E forse fu questo a spaventare alcuni dei bulli ancora di più.

-Perché non rispondi al fuoco, eh?-

Un altro pugno.

-Eri tutto fumo e niente arrosto, alla fine...-

Ed un altro ancora.

-Siamo noi a comandare adesso, ti è chiaro?-

Di nuovo silenzio. Il suo sangue stava sporcando i suoi vestiti ed anche per terra, ma l'espressione di Jotaro era ancora nascosta sotto il suo cappello.

-È quasi una noia...-

Il leader lasciò cadere Jotaro e si accese una sigaretta.

-Spegnila.-

Tutti, incluso il pubblico, si sorpresero nel sentirlo parlare finalmente. Jotaro si sedette, dolorante.

-Odio quando qualcuno mi fuma accanto. Non voglio... Mai più vedere una sigaretta in vita mia.-

Il leader buttò le ceneri per terra e si piegò per stare all'altezza di Jotaro.

-Ma davvero? Sennò che fai? Mi picchi?-

Il fumo della sigaretta era l'unica cosa che separava i loro volti, e si incappava anche sotto la visiera del ragazzo. Questi continuò a fissare il suo avversario e disse solo:

-Non lo farò. Voi vi mettete a picchiare la gente solo per divertirvi. Vi fa sentire forti fumare e fare quel che vi pare. Non avete un qualcosa per cui vale la pena lottare. O addirittura qualcuno, se non voi stessi.-

Di nuovo silenzio. Tutte le persone che già conoscevano Jotaro non riuscivano a capire perché quel ragazzo ora stesse cercando di risolverla civilmente e non avesse già sfracassato quel bulletto di pugni. Si stava comportando in modo così pacato e responsabile... Il leader sputò fumo proprio in faccia a Jotaro e poi disse:

-Sei patetico.-

Gli mollò un pugno sul mento, facendolo cadere all'indietro. Poi se ne andò con la sua banda. Anche alcuni degli spettatori se ne andarono, mentre altri aspettavano preoccupati di vedere come stesse.

-Non si rialza...-

-Dite che dovremmo chiamare l'ambulanza o...-

Jotaro si mise seduto di scatto. Si pulì il sangue dai lati della bocca con il pollice ed ansimò.

-Jojo... Stai bene?-

-Niente Jojo, per cortesia.-

Si alzò, sistemandosi il cappello.

-D'ora in poi sono solo Jotaro.-

Ed afferrò la sua borsa, andandosene.

















.....
SAALVEEEE

Capitolo carico oggi

Oof

Il prossimo è un pochettino più fanservice, ma è importante, tranquilli

Comunque cercherò di disegnare Muse se trovo il tempo materiale di farlo

E niente, commentate in tanti e alla prossima!

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