Capitolo 18. Il dilemma

-Visitare mia figlia mi mette sempre di buonumore! Sono passati solo pochi mesi, ma già mi manca così tanto.-

-Certo che ti manca.-

Disse Jotaro, con la testa altrove.

-Sei sicuro di stare bene?-

Chiese suo nonno.

-Hai quella faccia da quando sei andato a pranzo dai genitori di Marina...-

-Non è nulla.-

-Vedi? Dici che "non è nulla", ma i tuoi occhi dicono "in realtà c'è qualcosa che mi turba e te ne vorrei parlare"!-

-In realtà c'è qualcosa che mi turba e... la SMETTI?!-

Strillò lo studente giapponese mentre il nonno sogghignava.

-Amo vedere l'espressione delle persone quando lo faccio. È soddisfacente.-

-Ascolta: non voglio sorbirmi le tue iperventilazioni o cose del genere! Perciò: non ti dirò proprio nulla.-

-Ma stavi per farlo.-

-Ti sei comportato da immaturo, quindi ci ho ripensato.-

E lo superò.

-Oh, andiamo, Jotaro: sono tuo nonno! Puoi dirmi tutto quello che vuoi e sai che ti aiuterò! Si tratta di soldi?-

-No.-

-Tuo padre?-

Jotaro alzò gli occhi al cielo.

-No.-

-Allora è questo?-

-FOTTITI, VECCHIO!-

Star Platinum uscì allo scoperto.

-Oh e STA' ZITTO, TU!-

-Coff coff...-

Polnareff stava davanti a loro, a braccia incrociate. Avevano preso voli diversi, uno da Atlanta fino in Giappone e l'altro da Reims.

-Che avete da urlare voi due?-

-Fatti gli affari tuoi...-

-Jotaro è contrariato ma non vuole dirmi il perché. Provaci tu a tirargli fuori qualcosa mentre io ci cerco un taxi.-

Disse Joseph, uscendo dall'aeroporto. Polnareff sorrise mentre il suo amico aggrottò le sopracciglia.

-Se te lo dico... Mi devi promettere che non ne farai parola con il vecchio!-

-Prometto solennemente che non lo farò... anche se dipende dalla notizia.-

-Non è quello che...-

-Quindi dimmi.-

E gli mise un braccio intorno al collo.

-Cos'è che sta turbando un ragazzo grande e grosso come te?-

Scherzò, pizzicandogli una guancia. Jotaro sembrava molto più serio di quanto Polnareff pensasse.

-Voglio chiedere a Marina di sposarmi.-

-Tu COSA?!-

Polnareff fece un balzo all'indietro e fissò il suo amico dritto negli occhi. Non stava scherzando.

-Io... Io...-

-Pensi che sia stupido, non è così?-

-Che? No! È solo... Star Platinum: ma dice sul serio?-

-Perché stai parlando al mio stand?-

Star Platinum si fece vedere subito.

-Ora!-

-Oh mon Dieu, sta dicendo sul serio...-

-Aspetta: quindi tu ti rivolgi ad SP quando vuoi capire se sto mentendo?-

-Non puoi nascondere i sentimenti del tuo stand: lui è l'unico che non dice bugie qui!-

Jotaro lanciò un'occhiataccia al suo stand prima di ritirarlo, sibilando:

-Traditore.-

-Quindi è questo che ti "turba"? La più grande decisione della tua vita?-

-È solo che...-

Jotaro sospirò, arrossendo un poco.

-Mi sembra troppo presto, e allo stesso tempo troppo tardi. Mi sembra di conoscerla da sempre, ma è passato solo un anno... E se lei mi ridesse in faccia o la spaventassi così tanto da convincerla a lasciarmi?-

-Domanda importante: le hai già comprato l'anello?-

Jotaro esitò.

-Jotaro: non dirmi che hai già...-

Il giapponese tirò fuori dalle tasche una scatoletta di plastica bianca, arrossendo ancora di più.

-Gesù...-

Disse Polnareff, poggiandosi una mano sulla fronte.

-Non so che fare, Polnareff! Dopo il pranzo a casa dei suoi, mi sento sotto pressione! Ho l'impressione che suo padre potrebbe attentare alla mia vita.-

Polnareff inalò e poi disse:

-Ascolta. Tu ami Marina e lei ama te.-

-Questo non possiamo...-

Gli tappò la bocca subito.

-Sì che ti ama. Ed io credo che vi serva ancora un po' di tempo per conoscervi meglio! Non c'entra nulla che suo padre vuole affrettare le cose... Arrampicarti su questa cima troppo presto potrebbe farti rotolare fino a valle!-

-Tu... Lo pensi davvero?-

-Ma CERTO!-

Strillò Polnareff e facendo voltare metà dell'aeroporto.

-Riesci ad immaginare l'imbarazzo nel caso in cui dicesse di no? Avete solo vent'anni... Vi potrebbe succedere di tutto da qui al prossimo anno!-

Ora Jotaro era davvero agitato. Fissò la scatoletta con sguardo torvo.

-Quindi credi che non ci dovremmo sposare?-

-Io credo che sia meglio aspettare di finire gli studi e trovare abbastanza soldi per potersi permettere una casa! Ma chi sono io per giudicare? Ho venticinque anni ed ancora nessuna traccia di una ragazza...-

-Sai che non mi stai aiutando?-

-Lo so benissimo.-

Un urlo da fuori li riscosse:

-Ragazzi! Ho trovato il taxi!-

I due amici si guardarono e poi Jotaro disse, puntando l'indice sul petto del francese:

-Non ti AZZARDARE a farne parola col vecchio!-

Polnareff afferrò il suo polso e spostò la sua mano.

-Relax, mon ami.-

E lo precedette. Jotaro tirò un sospiro e si rivolse a Star Platinum.

-Questo viaggio sarà una catastrofe, non è così?-

-Ora ora.-

-Certo.-

Si rimise la scatoletta in tasca e li raggiunse. Joseph stava seduto davanti accanto al tassista mentre i due amici si sedevano nei sedili posteriori.

-Jotaro: questo tizio non parla inglese. Digli dove dobbiamo andare.-

Jotaro cominciò a parlare in giapponese e l'autista rispose:

-Ai!-

-Cavolo. Si è fatto male?-

Chiese Polnareff.

-Ma no. Vuol dire "sì".-

-Oh. Ma certo. Eheh... Lo sapevo benissimo.-

Passarono due minuti prima che Joseph si schiarì la gola e chiese:

-Quindi, Jotaro. Tu e Marina vi sposerete, eh?-

Jotaro sobbalzò e si volse verso Polnareff.

-Avevi promesso che non ne avresti fatto parola con mio nonno!-

-L'ho fatto davvero?-

-Non far finta di essertene dimenticato, brutto...-

Star Platinum uscì.

-Oh, ma andiamo!-

Polnareff sussurrò nell'orecchio del suo amico:

-Ascolta. Non voglio che tu ascolti solo i miei consigli, per quanto siano fantastici. Credo che avere una seconda opinione ti faccia bene. Il signor Joestar è felicemente sposato ed è anche più...-

-Vecchio?-

-Stavo per dire "navigato".-

Joseph stava tartassando il tassista che non capiva una parola, ma sopportava in silenzio.

-È stato così contento di sentire questa notizia, quindi... Almeno prova ad ascoltare cos'ha da dire.-

Jotaro inspirò e poi disse:

-D'accordo. Hai vinto tu. Ma solo perché sono disperato.-

-Fantastico!-

Uscito dal taxi, lo studente chiese con un tono monocorde:

-Mi hai scoperto, vecchio. Voglio chiedere a Marina di sposarmi e sembri piuttosto elettrizzato all'idea.-

Joseph stava sorridendo da un orecchio all'altro.

-Ovvio che lo sono! Lei è incantevole e fate proprio una coppia adorabile!-

Jotaro arrossì mentre Polnareff ridacchiava.

-Beh, il mio hotel sta da quella parte. Ci vediamo stasera!-

E salutò i due prima di incamminarsi. Jotaro notò che suo nonno era in lacrime.

-Oh no...-

-Sono così fiero di te... Mio nipote sta diventando un uomo... Tutto questo mi ricorda il giorno in cui io ho chiesto a Suzie di sposarmi!-

Lo studente alzò gli occhi al cielo e disse:

-Risparmiamelo, vecchio. Non ho intenzione di stare a sentire la tua stor...-

Prima che potesse finire la frase, il suo stand uscì allo scoperto sorridendo.

-Ma che...-

-Ora ora!-

Lo stand sembrava entusiasta ed aveva un sorrisone sul volto. Jotaro sospirò e disse, rassegnato:

-Va bene. Sentiamo la tua storia. Può essere utile.-

Joseph sorrise e cominciò, fissando l'orizzonte come se stesse narrando un poema omerico:

-Avevo diciott'anni all'epoca...-

-Diciotto?-

-Ehi: ero appena sopravvissuto ad un attacco di un vampiro azteco che era anche la forma di vita suprema! Ero già un uomo vissuto!-

Jotaro scosse la testa infastidito, ma vedendo che Star Platinum era interessato, non interruppe.

-È successo tutto quando stavo in ospedale...-






Joseph stava sdraiato sul letto di ospedale. Il cielo fuori dalla finestra era sereno ed uno stormo di gabbiani vi volò accanto. Lui provò a seguirli con gli occhi e si sporse un poco, stringendo i denti. Le fasce gli facevano male.

-Come ti senti oggi?-

Suzie Q entrò nella stanza con un vassoio piena di medicine ed un piatto coperto da una campana di ferro. Smise di seguire i gabbiani e tornò a sdraiarsi, sorridendo.

-Sto guarendo... Non era nulla di tragico!-

La ragazza sospirò.

-Sei precipitato dall'atmosfera dopo aver perso un braccio. Dovresti essere grato di essere ancora vivo.-

E lo costrinse a stendersi per bene col braccio, togliendo la campana e rivelando un piatto di carne con piselli.

-Eeeew... Di nuovo i piselli?-

-Niente lamentele, Jojo.-

Disse, costringendolo a prenderne un boccone. Lui era troppo debole per opporsi e inghiottì riluttante.

-Bravo!-

Fece lei, accarezzandogli i capelli scherzosamente e preparando l'acqua per le pillole. Lui grugnì, un po' offeso, e poi chiese con nonchalance:

-Sei obbligata a mettere quella campana sul piatto ogni volta?-

-Sì. Non si può far raffreddare il cibo o rischiare che prenda i germi.-

-Mh. Interessante.-

Disse Joseph, sorridendo.

-Perché? Apri la bocca.-

Prima che potesse rispondere, Suzie ne approfittò per dargli la pillola e costringerlo a mandarla giù con l'acqua, facendolo tossire.

-Fantastico!-

-Non devi venire tutti i giorni, Suzie Q. Sai bene che ci sono le infermiere che possono prendersi cura di me...-

La ragazza arrossì, tagliando un altro boccone di carne per imboccarlo.

-A me fa piacere. Mi piace parlare con te...-

-Dici sul serio?-

Lo spinse giù.

-Smettila!-

-AHIO!-

Strinse i denti per il dolore.

-Oh, cielo! Scusami!-

-Ngh... Sto bene!-

E si sforzò di sorridere, mentre la fissava dritto negli occhi. Il momento fu interrotto da un colpo di tosse. Un'infermiera con i capelli neri ed un fascicolo in mano li stava fissando.

-Disturbo?-

-In effetti, sì.-

Disse Joseph, un po' irritato. Suzie ridacchiò un po' imbarazzata ed uscì col vassoio. Quando furono finalmente soli, l'infermiera guardò le carte.

-So cosa sta per dire... "I suoi risultati sono ottimi ed uscirà per la prossima settimana."-

-I suoi risultati sono ottimi ed uscirà per la prossima settimana. Aspetta, cosa?-

Joseph ridacchiò.

-Fammi indovinare: te l'ha detto quella ragazza?-

-Chi, Suzie? No. È probabile che non lo sappia.-

-Quindi cosa intende fare appena sarà dimesso, signor Joestar?-

-Ho già chiesto a Suzie di inviare un telegramma alla mia famiglia per informarli della situazione, eppure nessuno di loro è mai passato a farmi visita...-

-Uh-Uh...-

-Ma prima ho un favore molto importante da chiederla, signorina Joy.-

Le afferrò la mano e ci mise un pezzo di carta, mentre lei lo guardava confusa.

-Ora chiederà "che cavolo è questo?", ma prima che lei lo faccia, le dirò una cosa.-

La costrinse a voltarsi verso la porta.

-Come fa a...-

-Ho bisogno che lei vada in banca e chieda quell'esatto numero di soldi per il conto Joestar. Sapranno chi sono.-

-Aspetti, ma come...-

-Avete i miei documenti. Se fanno domande strane, le basta dire che sono amico di Speedwagon.-

-Ma non capisco... Perché?-

Si volse e notò una rivista che prima era nascosta dal vassoio, aperta.

-Che sta aspettando? Vada!-

-A che cosa le servono i soldi?-

Joseph sembrò ricordarsi della rivista solo in quel momento e strappò una pagina, passandogliela.

-Cerchi l'anello nella foto che ho evidenziato col pennarello. Esattamente lo stesso. E alla fine, ho bisogno che lei lo metta al posto del mio prossimo pasto sotto la campana. Può farlo?-

-Questo è ridicolo! Come se io...-

-Sì, sì, "come se io le facessi questo favore gratuitamente"... Sapevo che l'avrebbe detto. I soldi che ho scritto eccedono di cento sterline. Sono per lei.-

Lei ancora non si muoveva.

-Che... In lire sarebbero...?-

-VAI, DONNA!-

Strillò Joseph spingendola verso la porta. Lei sospirò e poi obbedì, uscendo dalla porta per fare esattamente ciò che le era stato comandato. Passarono un paio di giorni prima che arrivasse l'anello. Joseph stava ancora guardando fuori dalla finestra. Il cielo era grigio, ma i gabbiani erano ancora lì, planando. Appena sentì la porta aprirsi, si sdraiò, simulando dolore.

-Ti senti meglio? Quell'infermiera, Joe, non voleva rispondermi quando le ho chiesto per quanto ti avrebbero tenuto qui...-

Joseph cercò di non arrossire quando sbagliò il nome e disse, come si era preparato:

-Oggi mi sento un po' dolorante... Ehi: ti dispiace aiutarmi col cibo come fai sempre?-

Suzie andò verso il vassoio, un po' perplessa. Lui si lamentava sempre del fatto che lei lo trattava come un infante. Tirò su la campana e impallidì. Invece del solito piatto di carne e piselli, c'era una piccola scatolina aperta con un anello d'argento costellato di piccoli diamanti, ed uno grande al centro. Cominciò a piangere commossa e si volse verso Joseph, senza parole. Lui sorrise, con le gote rossastre.

-Avrei voluto farlo in modo più consono, ma... Suzie Q...-

Prese le sue mani.

-Mi vuoi sposare?-

Suzie continuò a piangere ed esplose in un urlo, abbracciandolo:

-SÌ! CERTO CHE TI SPOSERÒ, JOJO!-

-AHO! MI FAI MALE, SUZ... OW!-

Lo lasciò stare e ridacchiò nervosamente.

-Scusami! Scusami...-

Sopportò le fitte e sorrise, asciugandole le lacrime con i pollici prima di baciarla.








-Ed è così che io e tua nonna ci siamo sposati!-

Star Platinum stava sorridendo come mai prima di allora: sembrava che sentire quella storia gli avesse fatto piacere. Jotaro non sapeva cosa dire.

-Quindi capisci cosa voglio dire, giovanotto?-

-Assolutamente no.-

-Certo che dovresti chiederglielo! Tu ami Marina, dico bene?-

-Ma certo che la amo!-

-E allora buttati!-

-Ma se fosse troppo presto? Cosa faccio se lei si impanica e mi lascia?-

-Pensi che valga il rischio, Jotaro?-

-Certo che sì, però...-

-Allora problema risolto!-

E aprì la porta di casa Kujo.

-Non abbiamo risolto un bel niente! Voglio sposarla, ma non voglio fare il passo più lungo della gamba!-

Disse Jotaro, rigirandosi la scatoletta tra le dita.

-Che ti ha detto Polnareff?-

-Di aspettare.-

-Polnareff è per caso sposato?-

-Polnareff ha più o meno la mia età e non è nato mentre esplodeva una Guerra Mondiale.-

-E questo cosa significa?-

-Erano altri tempi quelli, vecchio!-

-Ehi: cos'è tutto questo trambusto?-

I due si voltarono e videro Holly mentre reggeva una teiera, probabilmente per celebrare il loro arrivo. Fu in quel momento che Jotaro si rese conto quanto fosse felice di vederla.

-Ciao, Hol...-

-Mamma.-

Jotaro prese la teiera col suo stand e la lasciò a suo nonno, che la acchiappò al volo confuso. Poi trascinò sua madre verso la cucina dicendo:

-Posso parlarti per un secondo?-

E chiuse la porta dietro di sé. Joseph rimase lì in piedi con la teiera in mano finché non si rese conto che scottava e per poco non la rovesciava a terra.






-Che c'è, Jotaro?-

Lo studente si grattò la nuca sospirando. Lei si sedette e lo invitò a fare lo stesso, offrendogli una delle tazze che aveva preparato per loro.

-Quei due mi stanno facendo diventare matto... Ho bisogno di un vero consiglio e...-

-Ti sto ascoltando, Jotaro.-

Lui prese fiato ed annuì.

-Ti ricordi di Marina?-

-Oh, sì!-

Holly sorrise.

-Che ragazza incantevole!-

-Io voglio fare un passo importante in questa relazione, ma... Non lo so. Forse è troppo presto... Ma se non lo facessi, potrei aver perso l'occasione!-

Holly sorseggiò un po' del suo tè e suo figlio la copiò a specchio.

-Cosa pensi che dovrei fare, mamma? Quanto avete aspettato tu e papà?-

-La vuoi sentire una storia divertente?-

Jotaro esitò.

-Certo... Almeno credo.-

-Dopo soli sei mesi della nostra relazione, Sadao mi chiese di sposarlo in segreto, perché aveva troppa paura dell'opinione di mio padre!-

Il ragazzo sembrò sorpreso.

-Lo so... Scioccante, vero?-

-No. Ho sempre saputo che il vecchio non era mai stato d'accordo all'idea di vederti sposata con un giapponese... Sono scioccato alla notizia che mio padre ha avuto il fegato di fare la prima mossa.-

-Oh, dai un po' di merito a tuo padre, Jotaro... So che avete avuto i vostri disaccordi, ma avete molto in comune.-

Jotaro sbuffò. Non era ancora pronto all'idea di confrontare suo padre. Era ancora molto arrabbiato...

-E tu hai detto di sì e quindi...-

Holly gli fece cenno di fare silenzio e Jotaro ubbidì.

-La storia non è finita. Io ho detto di no, perché pensavo fosse troppo presto e gli ho detto di imparare a conoscere meglio i miei genitori prima di giudicare. Passò il tempo e papà accettò Sadao come membro della famiglia, quindi me lo chiese di nuovo e quella volta dissi di sì!-

Holly finì il tè mentre Jotaro fissava la sua tazza.

-Quindi... Non capisco... Dovrei aspettare l'approvazione di suo padre?-

-Non era quello lo scopo della mia storia, Jotaro caro.-

Sua madre si alzò e gli mise le mani sulle spalle.

-Quello che intendevo è che quello che avete tu e Marina è speciale. Vi ho visti. Voi due vi amate per davvero. Se pensi che sia arrivato il momento...-

E gli prese la mano.

-Allora chiediglielo. Anche se dicesse di no, non ti lascerà. Ma almeno non avrai rimpianti!-

Jotaro guardò il sorriso di sua madre e sentì la sua ansia sparire.

-Grazie, mamma.-

-Questo ed altro per te, tesoro. E poi...-

E rise.

-Se dice di sì, avremo un nuovo membro della famiglia!-

Jotaro sorrise dolcemente e guardò la scatoletta. Sì, era pronto. Voleva farlo.






















......
I dropped the bomb!

Perdonate se ci ho messo così tanto a finire questo capitolo, ma questa quarantena mi ha un po' depresso e ho un blocco importante.

Volevo che fosse chiaro il motivo per il quale Star Platinum è intervenuto così tante volte in questo capitolo, soprattutto nella storia di Joseph. Chi di voi l'ha afferrato?

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