Capitolo 17. Pressione familiare

L'atmosfera primaverile all'Università era ricca di entusiasmo mentre Pasqua si avvicinava. Questo significava avere le vacanze, anche per quelli come Marina, che non erano cristiani. Jotaro aveva imparato a convivere con quell'atmosfera l'anno prima: non aveva idea di cosa fosse la Pasqua, ma scoprire di avere vacanze di cui non sapeva nulla era spesso una piacevole sorpresa.

-Sai cosa mi piace di più quando vengo a scuola in quanto amica di Jotaro?-

Disse Caroline, ridacchiando con Ethan.

-Intendi oltre a sentirti onorata di far parte dei pochi sei?-

Chiese Minerva.

-Intendevo vedere le facce gelose di tutte quelle ragazze che erano convinte che la relazione tra Marina e Jotaro non avrebbe superato l'estate, ma guardali ora! Stanno insieme da più di un anno!-

Jotaro sospirò, sorridendo appena, mentre Marina rideva un po' imbarazzata.

-Smettila, Carol. Non abbiamo fatto nulla di speciale...-

-Non fare la modesta... Quindi: Pasqua 1991. Dove andate di bello?-

-In Giappone non si festeggia. O almeno, io non festeggio.-

-Quindi dopo aver speso la Pasqua da me, Jotaro andrà a far visita alla sua famiglia.-

I due piccioncini si fissarono negli occhi sorridendo. Ethan scherzò:

-Siamo sicuri che quello è lo stesso Jotaro che abbiamo conosciuto l'anno scorso?-

-Lo vuoi scoprire?-

Scherzò a sua volta Jotaro stringendo i pugni. Risero tutti. Era vero che Jotaro era più gentile intorno ai suoi pochi amici, ma non era affatto cambiato con il resto del mondo.




-Io ho già incontrato i tuoi genitori ed ora è il tuo turno.-

-Se sono simpatici almeno la metà di quanto lo sei tu, non credo avrò problemi.-

-Solo un... piccolo avvertimento.-

-Mi comporterò bene, te lo prometto.-

-Non è quello. Devo solo dirti che mio padre può essere... Alquanto inquisitivo. Soprattutto con i ragazzi.-

Jotaro annuì serio, senza capire cosa intendesse.

-Vedi... I padri hanno la tendenza ad essere gelosi delle figlie, lo sanno tutti.-

-Io non farei così con nostra figlia.-

Cadde un imbarazzato silenzio.

-Non avrei dovuto dirlo.-

-No! Non fa niente... Era solo...-

Spolverò con un gesto nervoso la giacca del suo ragazzo.

-Inaspettato. Tutto qui.-

Marina prese un gran respiro.

-Sei pronto?-

-Tu sembri più nervosa di me...-

-Sta' zitto.-

Ed aprì la porta. Proprio dietro di essa stava un uomo quasi totalmente pelato, più basso di Jotaro, ma comunque alto. Indossava una giacchetta ed un paio di pantaloni marroni, i pochi ciuffi in testa di colore nero e gli occhi marroni. Stava fissando Jotaro dritto negli occhi e sembrava sospettoso. Sua moglie sembrava più gentile e stava indossando un grembiule. Aveva gli occhi verdi e i capelli lungi e castani. Sorrideva e sembrava solo un po' preoccupata, forse per suo marito o per la stazza di Jotaro. Il ragazzo diede un'occhiata fugace alla sua ragazza prima di fare un pomposo inchino.

-Buongiorno. Grazie per la vostra calorosa accoglienza.-

Il padre grugnì e ricevette un colpo dalla moglie.

-Smettila, Terence. Benvenuto, Jotaro! Perché l'inchino?-

-È così che ringraziano e salutano in Giappone.-

Disse Marina.

-Oh!-

Anche sua madre fece un inchino, ridacchiando.

-Sembra divertente.-

Jotaro notò solo in quel momento che aveva le lentiggini.

-Il pranzo è quasi pronto. Sedetevi a tavola mentre aspettate.-

Terence andò dritto a sedersi, mentre Jotaro si toglieva la giacca e prendeva anche quella di Marina.

-Dove li metto questi?-

-Appendiabiti. Qui a sinistra.-

Marina si sedette accanto al padre ma mentre Jotaro stava per sedersi, un colpo di tosse lo fermò.

-Grace! Lui dove si siede?-

-Davanti a Marina.-

Rispose la voce della moglie dalla cucina. Questo significava sedersi accanto a Terence.

-Papà. Così stai esagerando. Smettila.-

-Mi posso sedere dove volete.-

-Te lo dico io: io mi siedo al posto tuo e tu ti siedi di fronte a me.-

-Papà...-

-A me sta bene.-

Marina arrossì e cambiò di posto. Jotaro si sedette, notando gli occhi di Terence incollati su di lui.

-Non so cosa ti piace mangiare, Jotaro caro, ma ho fatto l'abbacchio...-

Grace notò il cambio dei posti e alzò gli occhi al cielo.

-Ugh. Terence! Sei stato tu, vero?-

-Ha detto che può sedersi dove voglio.-

-Sei impossibile! Scusalo, Jotaro.-

-Non importa, signora.-

Disse Jotaro, tranquillamente.

-Beh... Bon appetit, come dicono in Francia. Eheh.-

Cominciarono a mangiare in silenzio, il che diede a Jotaro l'occasione di analizzare la situazione con più attenzione. Terence era ovviamente molto concentrato a osservare il comportamento del ragazzo, probabilmente per trovargli difetti che l'avrebbero messo in cattiva luce davanti a sua moglie e sua figlia. Grace invece sembrava più tranquilla. Era addirittura contenta di conoscerlo, ma sembrava essere imbarazzata dal marito. Jotaro si scambiò un'occhiata con Star Platinum dietro di lui. Si preannunciava una giornata da ricordare...

-Marina ci ha detto che vuoi diventare un biologo marino.-

-Esattamente.-

-Affascinante. Hai per caso un animale preferito?-

Jotaro ci rifletté per un po'.

-Non credo. Mi piacciono tutti.-

-Aaaw... Che dolce.-

Disse Grace. Marina chiese:

-Parlando di animali, dov'è Momo?-

-L'ho chiuso nella tua stanza. Non vorrei che ci interrompesse mentre mangiamo... E non sapevo se potessi lasciarlo libero con Jotaro, poteva essere allergico.-

-Non lo sono. Potete lasciarlo uscire.-

Grace sorrise.

-Sei molto gentile, ma potrebbe cercare di mangiare dai nostri piatti. Salta con facilità sul tavolo. Lo lascerò uscire a fine pranzo.-

-Che mi dite di voi? Marina non mi ha mai detto in che ambito lavorate.-

Marina guardò il suo piatto, un po' imbarazzata.

-Sono una professoressa di un liceo e Terence è...-

-Meccanico.-

Appena suo marito parlò, Grace tacque. Jotaro non si lasciò impressionare.

-Capisco.-

-Non tutti possono essere dei concertisti.-

-Certamente. È un lavoro lodevole, signore.-

Terence continuò a fissare Jotaro, mentre Marina gli sussurrò:

-Perché dai del "signore" a mio padre?-

-È l'abitudine. In Giappone trattiamo tutti gli adulti in questo modo.-

-Ascoltami bene, Jotaro.-

Disse l'uomo, mangiando un pezzo di abbacchio.

-Cosa ne pensi dei bambini?-

Sua figlia quasi sputò l'acqua che stava bevendo.

-Papà! Ma che cavolo?!-

-Non hai risposto.-

Prima che Marina potesse aggiungere altro, Jotaro le accarezzò il braccio prima di dire:

-Mi piacciono. Mi sento abbastanza responsabile da essere padre. Comunque, questa non è una mia decisione soltanto. E non pensa che sia un po' presto?-

Grace fermò suo marito dandogli una botta sulle spalle.

-Smettila di fare così, Terence! Godiamoci il pranzo e basta.-

Jotaro e Terence si fulminarono con lo sguardo prima di tornare a mangiare. Marina sospirò e pensò:

"Dannazione. Se continuiamo così per tutto il pasto, mi chiudo in camera con Momo..."




Marina aveva ragione. Per quasi tutto il pranzo suo padre continuò a fare il terzo grado a Jotaro sulla lealtà, che dal canto suo era pronto a replicare. Le sue risposte erano soddisfacenti, per Terence almeno, e se non era l'uomo a fare domande lo faceva Grace, con domande più personali e normali. Dopo aver finito di mangiare, Jotaro andò a stendersi nel giardino, guardando il cielo e contando inconsciamente le nuvole. Sentì la porta finestra aprirsi e si volse leggermente per vedere Marina uscire strillando:

-Io non vi chiederei mai a me e a mamma di come avete avuto me!-

Sbuffò e chiuse la porta prima di sdraiarsi accanto al suo ragazzo.

-Mi dispiace davvero tanto! Mio padre è un incubo... Questa è stata una pessima idea.-

-Non dire così.-

Ma non sapeva cos'altro dire.

-Sei stato bravo con le risposte. Come mai avevi le repliche pronte?-

Jotaro esitò.

-Beh... Forse ho già cominciato a pensarci.-

Marina arrossì e lo guardò: lui stava guardando il cielo con lo sguardo perso. La ragazza si schiarì la gola:

-Quindi... Non devi fare bella figura con me. Dimmi che ne pensi dei bambini.-

Dopo una pausa, Marina cercò di spiegarsi:

-Se vuoi, ovviamente! È un po' presto, non vorrei...-

-Ho già risposto: sono pronto. Ma... Non in questo momento.-

-Certo. Capisco.-

Il cinguettio degli uccellini sembrò addirittura cancellare l'imbarazzo delle ultime ore e Marina disse:

-Ehi: ti ricordi quanto sono venuta a casa tua a Natale?-

-Non me lo dimenticherei mai.-

-Quando sono entrata e tua madre mi ha abbracciata dicendo "Benvenuta in famiglia" e tu sei arrossito così tanto che Polnareff si è messo a ridere?-

Jotaro arrossì.

-Ecco, quello... Preferirei dimenticarmelo.-

Marina rise.

-Ci credo. Hai strillato "mamma" almeno dieci volte a cena!-

-Le voglio bene, ma... È ancora convinta che io abbia tre anni.-

-Anche mio padre.-

Sospirarono all'unisono.

-Tu ci pensi mai al futuro?-

Chiese Jotaro, all'improvviso.

-Mh. Immagino di sì.-

-E pensi che sia vicino o lontano?-

-Dipende... Ma se sono con te...-

E gli strinse la mano.

-So che lo potrò affrontare. Lo faremo insieme.-

Jotaro sorrise e non disse altro. Momo si sdraiò sulla pancia della ragazza che lo accarezzò, prima di rialzarsi. Ma anche con tutte quelle domande, c'era ancora una cosa che Terence non aveva scoperto...

















Jotaro era già pronto all'impegno di una relazione da un bel po' di tempo.













.....
Mi sono divertita a scrivere questo capitolo, anche se è un po' filler.

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