Capitolo 13. Per essere una coppia
-OH. MON. DIEU! Ripeti un attimo?!-
-Abbassa la tua cazzo di voce, o giuro...-
Disse Jotaro, col viso completamente rosso.
-Chiedo scusa, ma chi è lo spiritoso che ha detto che non avrebbe portato a letto la sua ragazza al secondo appuntamento E LO HA FATTO COMUNQUE?!-
-Ti ho detto di ABBASSARE IL VOLUME! Ci stanno fissando tutti!-
Si guardò intorno, imbarazzato, sperando che nessuno stesse ascoltando il suo stupido amico.
-Ahi ahi ahi, Jotaro... Che notiziona... Quindi è stato bello?-
Jotaro non ebbe il coraggio di guardarlo mentre rispondeva, ma disse:
-Sì.-
-Non riesco a crederci! Congratulazioni: non sei più un verginello.-
-Ok, porca puttana...-
Disse, afferrando Polnareff per la maglietta e tirandolo verso il tavolo.
-Se non chiudi il becco, ti riempio di pugni e ti riduco peggio di Steely Dan!-
-Ok! Mi dispiace!-
Jotaro lo lasciò, con le gote ancora rosse.
-Però voglio comunque i dettagli...-
-Fottiti.-
-Andiamo.-
-Non esiste.-
-Per cortesia?-
-Ho detto di no!-
Urlò il giapponese tirando fuori il suo stand. Polnareff fece la stessa cosa.
-Che ne dici di questo: un duello. Tu non puoi fermare il tempo, Star Platinum contro Silver Chariot, e il primo che riesce a colpire l'altro vince. Se vinco io, tu mi dici i dettagli, e se invece vinci tu... Chiudo il becco e ti lascio stare.-
Jotaro ci pensò.
-Mi sembra corretto.-
-Forza, allora. Fatti sotto.-
Disse Polnareff, mettendosi in posa. Uno dei camerieri li vide e chiese:
-Che state facendo voi due? Se volete picchiarvi, uscite dal locale da quella...-
-Fatti gli affari tuoi. Non ci metteremo molto.-
-Sì. Perderai subito!-
Star Platinum cominciò a mollare pugni a Silver Chariot, che riuscì a bloccare i suoi colpi con la spada. La loro velocità era quasi pari, anche se forse lo stand di Jotaro era un po' più veloce, ma non di molto, quindi non aveva il tempismo giusto per eludere le sue difese e colpire. Chariot riuscì quasi a tagliargli la guancia e Star Platinum quasi a colpirgli un braccio. Dopo un altro po', lo stand di Jotaro fermò la spada dell'altro. Polnareff strinse i denti.
-Non ci credo!-
-Ho vinto.-
Chariot riuscì a librare la spada spezzandola e poi cercarono di colpirsi entrambi nello stesso momento, ma... Il pugno di Star Platinum si fermò proprio davanti l'elmo dell'avversario e la spada di Chariot si fermò a pochi centimetri dal collo dello stand dell'amico.
-Sembra proprio che sia un pareggio. Avresti potuto sferrare il colpo finale, così avresti vinto.-
-E tu avresti potuto uccidermi, così avresti vinto.-
-Come se lo farei davvero.-
Disse Polnareff, con un sorrisetto. Anche Jotaro gli sorrise di rimando prima di risedersi insieme a lui.
-Va bene. Ti posso dire questo: non mi sono sentito così da... Beh, mai.-
-Cioè?-
-Io... Non lo so come mi sento...-
Disse. Anche solo pensare all'altra sera gli fece venire una morsa allo stomaco e le vertigini. Polnareff lo guardò e ridacchiò.
-Comprensibile. Sono felice di vedere che stai vivendo la tua vita, Jotaro. E poi, lei sembra una ragazza davvero carina.-
Jotaro sorrise e pagò per entrambi dopo aver finito l'acqua.
Nel frattempo, Caroline e Marina stavano studiando insieme, ognuna intenta a guardare i propri libri ed appunti. Senza nessun motivo, Marina esclamò:
-Cavolo, mi sa che ho scordato il reggiseno che mi avevi prestato a casa di Jotaro.-
Caroline quasi si strozzò con la sua stessa saliva e fissò la sua coinquilina, scioccata.
-C...C...Cosa?-
-Non sapevo ci tenessi così tanto... Va bene, gli chiedo di portarmelo la prossima volta che ci...-
-Non è per quello: tu sei rimasta da Jotaro ieri? A DORMIRE?!-
Marina la guardò.
-Sì. Tu dov'eri ieri che non hai notato la mia scomparsa?-
-A casa di Ethan, ma questa non è una novità... Tu che rimani a casa di un ragazzo, è una novità! Che hai fatto? Ti sei addormentata sul divano?-
-No! Abbiamo cominciato a baciarci... E poi...-
Rispose Marina, arrossendo ed arricciandosi una ciocca di capelli, senza avere il coraggio di proseguire. Caroline rise mezza scioccata, per poi posarsi una mano sulla fronte.
-Non riesco a crederci... E non mi hai detto niente finora?-
-Concentriamoci sugli studi!-
-Sei stata tu a cominciare!-
-Sono stata io, hai ragione...-
-Hai una minima idea di quanto gelose saranno Cassidy e Nora? Sarà uno spettacolo assurdo!-
-Non ho intenzione di sbandierarlo ai quattro venti! Tu sei la mia migliore amica, quindi ho pensato fosse giusto dirtelo. Che ho perso il reggiseno...-
Caroline rise di nuovo e si alzò.
-Che stai facendo?-
Chiese Marina, girandosi sulla sedia.
-Dobbiamo festeggiare! Cosa vuoi? Vino o whisky?-
-Sei matta?-
-È un evento importantissimo!-
Disse, prendendo la bottiglia di ketchup.
-Io brindo con questa.-
Marina si arrese.
-Mi basta l'acqua.-
-So che non sei astemia, codarda.-
-Lo sono di pomeriggio!-
Caroline le passò una bottiglietta d'acqua.
-Cin-cin per Marina!-
-Certo...-
-Conosco questo tono... Hai quei momenti di imbarazzo dopo la prima volta. Non sai se eri davvero pronta, non è così?-
-Io... Io non so come mi sento...-
-Ma ti è piaciuto, vero?-
Chiese Caroline, le labbra posate sul collo della bottiglia. Marina arrossì e le lanciò un cuscino della sedia.
-Oh, Dio... Non vedo l'ora di vedervi a scuola.-
-Perché?-
-Lo sanno tutti, che dopo la prima volta, due persone non possono parlarsi fino ad almeno la settimana dopo. O durante la seconda volta.-
Marina si alzò e prese il suo MP3.
-Questa è l'ultima scemenza che sono disposta ad ascoltare!-
-No! Non ignorarmi...-
Ma una canzone degli Eurythmics coprì la voce di Caroline subito dopo.
Ma andando all'Università il lunedì mattina, Marina capì cosa intendeva Caroline. Sentì il suo stomaco torcersi al solo pensiero di rivederlo. Pensò fosse stupido pensarla in quel modo, però... Sentiva tutti gli occhi degli studenti fissarla.
"Venire qui in anticipo non sembra essere servito a molto... Ci sono già tutti..."
Si sedette al suo posto, sentendosi schiacciata da una pressione invisibile. Sarebbe riuscita a parlargli di nuovo? Quei pensieri furono interrotti da una voce fastidiosa:
-Quindi? Non ci hai ancora detto come è andata. È passata più di una settimana. Guarda che la scommessa non vale quasi più.-
Come non riconoscere quella voce?
-Di sicuro non vengo a dirlo a te, Cas.-
-Oh, capisco... L'hai piantato.-
-No che non l'ho fatto!-
-Avevi così tanta paura che non ti sei nemmeno presentata... O lui ti ha dato buca.-
E rise. Se non fosse per il fatto che stavano in classe, Marina l'avrebbe volentieri picchiata o avrebbe risposto per le rime, ma sapeva che non era il momento. Jotaro entrò appena in orario, come sempre, e vide Cassidy importunare Marina. Prese un gran respiro. Quello che stava per fare gli avrebbe richiesto molto coraggio, e soprattutto, volontà.
"Se non lo faccio, quella puttana continuerà ad infastidirla..."
Sentiva che era quella la cosa migliore da fare per liberarsi dall'imbarazzo che provava lui e pensava che avrebbe anche aiutato lei a sentirsi meglio. Quindi camminò per raggiungerla, chiudendo il becco a Cassidy.
-Questo posto è libero?-
Questo fu abbastanza. Marina tentennò, ma poi scosse la testa, mentre la ragazza dietro di lei non disse più nulla. La lezione proseguì nella normalità e i due non osarono neanche guardarsi, figuriamoci parlarsi. Ma usciti dalla classe, Marina decide di provare a alleggerire la tensione.
-Quindi... Ecco...-
E si accorse troppo tardi che non aveva idea di che dire. Jotaro capì subito che la fine di quella frase non sarebbe arrivata, ma non sapeva nemmeno lui cosa dire.
"Dannazione... Caroline aveva ragione... Di nuovo... Devo cominciare a prendere i suoi consigli un po' più sul serio..."
Forse fu una fortuna che Cassidy aveva già sparso la voce, quindi una persona li fermò mentre uscivano dalla scuola:
-Ehi, Jotaro Kujo!-
"Cazzo: me la ricordo questa voce..."
Si volse con Marina e vide Brandon, col suo stand già fuori.
-E quello chi è?-
-Nessuno, continua a camminare.-
-Ho sentito che tu e la Fitzgerald vi siete messi insieme. È così o è solo una diceria?-
Jotaro si fermò sul posto. Ogni studente che non era ancora tornato a casa si fermò ad assistere alla scena. Quelle erano notizie piccanti, dopotutto...
-Anche se non sembra che voi due stiate insieme.-
-Perché? Solo perché non ci mettiamo a pomiciare in giro per mostrarlo al mondo?-
Marina sembrava più una spettatrice di quella discussione. Era completamente arrossita: ma Cassidy l'aveva già fatto sapere a tutta la scuola?
-Dopo aver convinto Nora a lasciarmi, hai anche intenzione di giocare coi sentimenti di quella ragazza? Non ti vergogni?-
Disse, puntandola con il mento. Questo era troppo. Star Platinum uscì allo scoperto.
-Ripetilo, se hai le palle di farlo!-
"Vediamo se è vero che il tuo stand può fermare il tempo..."
Muse lanciò una spada, ma non verso Jotaro, ma verso Marina. Star Platinum bloccò il tempo immediatamente.
-Pazzo bastardo! Come si permette?!-
Acchiappò la spada al volo e la buttò a terra per incastrarla, poi si mise davanti a Marina per farle da scudo. Il tempo riprese a scorrere.
-Ma cosa? Come hai... Allora è vero che il tuo stand può fermare il tempo!-
-Cos'è uno stand?-
Chiese qualcuno del pubblico. Jotaro sentì una vena esplodere e quasi lo caricò, prima di sentire ma mano stringersi sulla sua.
-Ignoralo, Jotaro. È questo che vuole: provocarti.-
Si girò e guardò Marina negli occhi. Quello bastò a calmarlo.
-Va bene.-
E si allontanarono.
-Cerchi di sviare, eh, Kujo?-
E lanciò la seconda spada. Star Platinum la riflesse tagliando la guancia di Brandon.
-Ahio!-
-Brandon! Come hai fatto a ferirti? È come l'ultima volta...-
-Ve l'avevo detto che Jotaro è pericoloso... Succedono delle cose strane intorno a lui!-
I due riuscirono finalmente ad allontanarsi dalla folla chiassosa, accompagnati da un silenzio imbarazzato.
-Sai... Non sei costretto a... Comportarti come... Capisci...-
Jotaro capì, ma scosse la testa.
-Al contrario. Magari devo, così chiudono finalmente il becco.-
-Non è questo che voglio... Non voglio che tu ti senta obbligato... A tenermi per mano oppure...-
-Come? Intendi così?-
Disse il giapponese, afferrandole la mano. Marina arrossì.
-Ascolta: io voglio che tu sia felice e se questo significa prenderti per mano o... Beh... Fare altro per dimostrare la nostra relazione, allora...-
Sentì la sua voce spezzarsi e il suo viso scaldarsi.
-Quello che intendo è che...-
-Va bene, Jotaro. E lo apprezzo molto. Ma a me non interessa che cosa pensano quegli scemi di noi. Possono dire quello che vogliono. Io so la verità.-
Jotaro sorrise: lei sapeva sempre come farlo sentire meglio. Anche Marina stava arrossendo: non le stava lasciando la mano e lei riusciva a sentire il calore della sua presa.
-Comunque.-
Le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e disse:
-Farò uno sforzo per essere meno... Me stesso.-
-Eheh. Lo apprezzerei davvero tanto.-
Si baciarono, abbracciandosi stretti. Polnareff stava andando verso la scuola per incontrarsi col suo amico e vide la scena. Sorrise e si appoggiò ad una ringhiera accanto a lui. Dopo un po', decise di intervenire:
-Jean o Pierre.-
I due si fermarono e lo guardarono, imbarazzati.
-Se state cercando un nome per il bambino.-
Jotaro gli lanciò un'occhiataccia, mentre Marina ridacchiò divertita.
-Io vado a casa, ci vediamo domani.-
-Sicura che non vuoi che ti accompa...-
-Sto bene così! Ho da studiare. È stato un piacere rincontrarti, Polnareff.-
Ed andò verso la fermata. Jotaro la salutava, sorridendo.
-Non ti ho mai visto così felice!-
Disse il suo amico, mettendogli una mano sulla spalla.
-Beh... Io...-
-Non hai bisogno di dirmi nulla, Romeo...-
Jotaro nascose l'arrossatura sotto il cappello e strillò:
-E che diavolo! Smettila!-
Polnareff ridacchiò.
-Piuttosto, hai portato l'amuleto?-
Il francese tirò fuori l'amuleto dalla tasca.
-Sì. L'ho preso dal mio bagaglio. A che ti serve?-
-Voglio essere io a tenerlo e darlo alla fondazione.-
Disse, aprendo il palmo. Polnareff cambiò subito umore.
-Cosa? Perché? Non ti fidi di me?-
-Dallo a me, Polnareff.-
-E tu dimmi il perché. Sono stato io a prenderlo! Perché devi togliermi lo sfizio di consegnarlo a...-
Jotaro fissò il suo amico con intensità senza dire niente, ma sottintendendo molte, molte cose. Polnareff fissò l'amuleto e capì.
-Pensi che ci possa stare ancora qualcuno a cercarlo e...-
-L'amuleto. Per favore.-
Il francese sospirò.
-Sei sicuro di volerlo fare? Per me non è un problema tenerlo...-
-Mio nonno torna in America tra meno di una settimana.-
Polnareff si arrese.
-Allora va bene. Ma se c'è qualcosa che io posso fare per...-
-Certo, te lo farò sapere.-
E se lo passarono.
-Beh. Che ne è del pranzo? Io sto morendo di fame!-
-A casa mia. Dopo devo studiare anch'io.-
-Che barba che sei...-
-Ma se eri tu quello che insisteva suo miei studi.-
-Non mentre c'è il tuo amico in America! Me ne vado tra pochi giorni!-
Ed andarono verso casa, senza accorgersi di essere spiati...
.....
Capitolo corto di intramezzo
Mi serviva più per definire meglio la loro relazione...
Anche a me rompere scrivere i capitoli così, ma purtroppo devono esistere.
Comunque spero che si sia capito cosa intendo con questo capitolo.
Il punto è che loro due non si comportano da fidanzati davanti agli altri, non pomiciano, si tengono per mano, si dicono le cose mielose... Ma per me era importante che si capisse che a loro due 'sti cazzi di tutto questo. Loro sono felici di stare insieme e se gli altri li prendono in giro o non gli credono, loro se ne fregano e saranno comunque felici.
Poi spero che si capisca bene anche perché Jotaro ha insistito per l'amuleto, ma questo forse si capisce meglio nel prossimo di capitolo.
Commentate lo stesso, anche se è un capitolo pallosl filler.
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