Capitolo 11. La scintilla
Fu quasi doloroso svegliarsi la mattina seguente, anche se Jotaro aveva dormito più del solito. Poteva essere quello il motivo per cui si sentiva così confuso.
-È come se ieri mi fossi ubriacato...-
Si mise seduto, ricordandosi all'impovviso del motivo per cui i suoi piedi erano sudati.
-Mamma... Si è ammalata... Di nuovo... Con il ritorno di Francis, vuol dire che la battaglia non è finita? Ma come? Come facciamo a respingere il suo stand questa volta? Abbiamo sconfitto DIO per farlo e ci è costato molto caro...-
Non voleva nemmeno pensare alla possibiltà di un nuovo antagonista, magari ancora più forte di DIO, che avesse per qualche ragione lanciato un'altra maledizione alla loro famiglia.
-Santo cielo... Ma perché noi Joestar non abbiamo mai un attimo di pace?-
Si buttò di nuovo all'indietro sul cuscino.
"Ho promesso a Marina che sarei passato a darle il quaderno e mi sarei fermato a cena... Non me la sento di andare, ma non infrangerei mai una promessa."
Pensò a Kakyoin e ad Avdol.
"Loro non lo farebbero mai."
Sospirò. Poi, dopo aver passato due minuti interi a fissare il soffitto, si rese conto:
"Aspetta... Ma lei mi ha invitato per un appuntamento?"
Passò un altro minuto prima che scattasse seduto.
-L'ha fatto! E... Come ho potuto essere così ottuso? Era ovvio, dannazione! Ero così preoccupato della chiusura che non ho dato molto peso alle sue parole! Cazzo di...-
Si alzò e si vestì in fretta, manco fosse in ritardo per l'appuntamento (anche se erano le otto del mattino). Si lavò la faccia e si fermò ad osservarsi allo specchio, mentre delle gocce gli correvano sulle guance e sul mento.
-Ho accettato di uscire per un appuntamento. Perché l'hai fatto, Jotaro? È stata una cazzata bella e buona!-
"Perché?"
Chiese a se stesso. Già, perché? Polnareff sembrava contento di vedere che si era fatto degli amici e avere una ragazza non renderebbe più contento anche Jotaro stesso? Però, il solo pensiero di uscire con qualcuno... Per qualche ragione gli faceva paura.
"Ma che mi prende? Perché sono così spaventato? Non è nulla più che un incontro faccia a faccia con una delle mie amiche... Niente di cui essere ansiosi..."
Ma Jotaro sapeva molto bene qual era la sua vera preoccupazione. Andò in cucina per farsi la colazione, elaborando tutti i suoi pensieri confusi:
"So qual è il problema... Probabilmente è dovuto al fatto che non ho mai avuto una ragazza in tutta la mia vita. Sì, deve essere per questo. Nonostante tutte quelle ragazze che mi ronzavano attorno, non sono mai stato in una relazione seria..."
Fissò la sua tazza di caffé.
-Ho diciotto anni e non sono mai stato in una relazione seria... Cos'ho di sbagliato?-
"E se lei lo trovasse strano? Scommetto che ha avuto almeno un ragazzo prima di me, considerando quanto sia bella... Aspetta..."
Si vide arrossire nel riflesso nella tazza. Si coprì la faccia con le mani.
"Ma perché penso a queste cose?"
-Ora ora!-
Liberò gli occhi dai palmi e vide Star Platinum che gli porgeva il telefono.
-Cosa? Vuoi che chiami qualcuno per chiedere dei consigli? La mamma è malata, Polnareff è occupato e non ci penso neanche a chiedere al vecchio...-
-Ora! Ora ora!-
Jotaro fissò il telefono.
-Vuoi che chiami per annullare?-
Star Platinum annuì.
"Sono consapevole del fatto che sto chiedendo consiglio al mio stesso subconscio... Voglio davvero annullare? SP mi sta dicendo che è stupido andare se mi sento così, sennò metto di malumore anche lei?"
Si allungò verso il telefono lentamente e lo prese, per poi fissare i numeri sulla tastiera. Poi sospirò.
-Non posso. Le ho promesso che sarei andato. Sono solo un po' giù di morale... Non starò lì per molto.-
-Ora...-
Disse Star Platinum, preoccupato. Jotaro rimise a posto il telefono.
-Non preoccuparti. Questa cosa magari non significa nulla... Non ci conosciamo da molto tempo, non credo che si aspetti chissà che, e...-
I suoi occhi si bloccarono sulla foto che aveva incorniciato, poggiata su un mobile del salone. I Crusaders, tutti insieme, che sorridevano alla fotocamera, ignari delle tragedie che avrebbero dovuto affrontare di lì a pochi giorni dopo. Jotaro la prese meccanicamente.
-Già. Non ci conosciamo... Da tanto.-
Capì immediatamente. Cercava di negarlo usando la scusa della relazione, però... La vera cosa di cui aveva veramente il terrore era tenere di nuovo a qualcuno.
"Il vecchio ha ragione. E così anche Polnareff. Forse dovrei smettere di essere così introverso e almeno provare a lasciare che le persone entrino nel mio cuore..."
Strinse la presa sulla fotografia, stringendo i denti.
"Ma... Ma come? Suona così semplice, però... E se io mi attaccassi davvero a Marina... E poi arrivasse qualcuno come Francis e..."
Ringhiò, poggiò la foto e urlò, apparentemente senza motivo. Star Platinum lo guardò, un poco spaventato. Jotaro deglutì, cercando di trattenere le lacrime.
-Oggi vado lì e le restituisco il quaderno. Fine della storia.-
Sembrava stesse parlando con il suo stand, quando in realtà cercava di convincere se stesso. Forse non se n'era ancora reso conto, ma Marina già valeva molto di più per lui di quanto fosse pronto ad ammettere.
Nel frattempo, nell'appartamento delle Fitzgerald/McEnroh, il panico era ancora più grande.
-Oh cielo, oh cielo, oh cielo...-
-Ma di che cosa ti preoccupi? Manterrò la mia promessa! Hai l'appartamento libero per stasera. Non ti rende felice la cosa?-
-Sarò da sola con lui.-
Disse con un tono statico.
-Sono terrorizzata, GRAZIE TANTE!-
-Tsk.-
Disse Caroline, scrivendo la parola "mandorla" nel suo cruciverba.
-Come farò a stare con lui per una serata intera? Posso appena reggere una conversazione con lui per due minuti! Morirò, io me lo sento...-
Disse, crollando sulla sedia lamentandosi.
-Stai esagerando.-
-STO ESAGERANDO?!-
Strillò Marina, con la faccia a due centimetri da quella di Caroline, che era un po' spaventata dalla reazione dell'amica.
-Sì. Stai facendo la paranoica. Ha detto di sì, giusto? Questo significa che gli piaci! Fine della discussione!-
La ragazza si morse il labbro.
-E se invece non fosse così?-
-Urgh... Gesù santo...-
Disse la sua amica, esasperata.
-Ci sono così tante ragazze belle tra cui potrebbe scegliere... Perché me? E poi... Urgh, che cosa complicata...-
Caroline stava mordendo la sua matita.
-Qual è un sinonimo di "triste" che ha undici lettere?-
-Mi sento così depressa in questo momento...-
-Ah! "Depressione"! Grazie, Marine.-
Disse Caroline, scrivendo nella riga 2 orizzontale.
-Mi stai almeno ASCOLTANDO?!-
-Gli hai chiesto di uscire e lui ha detto di sì! Ma di cos'altro hai bisogno?-
-Beh... Tecnicamente non l'ha fatto...-
Seguì una pausa di silenzio.
-Porca troia, l'hai sequestrato? Dove lo stai nascondendo?-
-Non lo sto nascondendo...-
Cercò di spiegare Marina, mentre la sua amica cercava nella stanza con gli occhi in cerca di un buon nascondiglio.
-Ha solo accettato di venire a riportarmi il quaderno.
-Oh. È un po' una delusione, eh?-
-E ha detto che si sarebbe fermato per cena, però...-
-Allora è un appuntamento.-
-Non ho finito...-
-Non mi interessa quello che stai per dire. Il tuo discorso è invalido. Tu uscirai con il ragazzo più gnocco dell'istituto e questo è quanto.-
Marina si lamentò di nuovo mentre Caroline riempiva la 5 verticale con "pescegatto", solo per cancellarla subito dopo rendendosi conto che erano due parole.
-Ma perché ci provo? Tanto mi rifiuterà sicuramente... Come ha fatto con Nora e Cassidy.-
-Nora e Cassidy sono due troie. Non ci pensare a loro. Tu capisci Jotaro, no? L'ha detto anche quel francesino...-
-Il francesino...-
Gli occhi di Marina si illuminarono.
-Ma certo! Anche se Ethan ha detto che è meglio di no, potrei sempre chiedere un consiglio a lui.-
-Certo che sei proprio fissata con quel mangia-croissant... Perché non vi sposate?-
-Non essere ridicola! Sa tutto di Jotaro! Oh, ma come farò a trovarlo? Non posso andare a casa di Jotaro, o saprà che sono insicura a bestia, niente più delle altre...-
-E questa è l'ultima stronzata che sono disposta ad ascoltare oggi.-
Disse Caroline, chiudendo il cruciverba dopo averci scritto "pandora" sopra. Si sedette bene per confrontare Marina.
-Tu hai già una speranza con lui. Hai chiesto all'Universo un segno, ed eccolo qui! E se non ci provi con tutta te stessa, te ne pentirai amaramente.-
Marina rifletté a quelle parole.
-Probabilmente hai ragione...-
-Non hai bisogno dei consigli del francesino.-
-Esatto! Non ne ho bisogno!-
Disse Marina, improvvisamente motivata.
-Domanda rapida: cosa hai intenzione di cucinargli?-
-I calamari con l'insalata...-
Caroline sembrò al contempo stranita e curiosa di quella scelta.
-Che c'è? Pensi che farei meglio ad ordinare una pizza?-
-Dio, no. Sarà molto più impressionato se sarai tu a cucinare.-
-Allora è tutto stabilito.-
Caroline sospirò sollevata e riprese il cruciverba. Marina rimase a muoversi nervosamente sulla sedia prima di alzarsi.
-Vado a cucinare.-
-Che... Adesso?-
-Sì, adesso! Che succede se sbaglio qualcosa nella ricetta? Devo essere previdente!-
Caroline guardò l'orologio sul muro.
-Sono le quattro di pomeriggio!-
-Non è mai troppo presto!-
Disse la sua coinquilina, mentre prendeva pentola e padelle.
-Devo anche andare a comprare le noci e l'olio.-
Caroline si arrese e le chiese:
-Prima che tu vada, una volpe che può volare?-
Marina rimase sulla soglia per un attimo.
-È un tipo di pipistrello!-
-Cavoli, è vero.-
-Vivono in Australia. C'è un'enciclopedia sul mio scaffale.-
Ed uscì di casa.
Quella sera faceva freddo. Jotaro si chiuse nella giacca.
-Qui in Florida, il clima è piuttosto umido e mite d'inverno, ma oggi...-
Disse tra sé e sé, quasi per giustificare l'aver portato una giacca così pesante. Con il quaderno in mano ed il cuore che batteva forte, suonò al campanello.
"Prima di venire qui, ho chiamato il nonno e mi ha detto che non è una questione di stand, ma non si sta riprendendo... È come se un virus sconosciuto l'abbia colpita e non la voglia lasciare in pace..."
Guardò il quaderno e poi il citofono, pensando che forse stava esagerando.
"Beh, non c'è nessuno a casa. Almeno ci ho prova..."
-Sì, chi è?-
Disse la voce gracchiante di Marina nell'interfono. Jotaro stette lì in silenzio per un secondo, realizzando che non c'era più modo di tornare indietro.
-Marina. Sono io. Jotaro.-
Ci fu un'altra pausa di silenzio, durante la quale Marina pensò:
"È venuto davvero..."
Poi:
-Terzo piano.-
E la porta si aprì. Jotaro prese un grosso respiro ed entrò, salendo subito le scale di corsa, mentre la sua mente correva:
"Questo è tecnicamente un appuntamento... Ma anche no... Non andare nel panico... Mi chiedo se mamma stia meglio... E che ne è di Polnareff? Non posso dirle che vado di corsa, anche se vorrei tornare a casa il più in fretta possibile. È solo una cena, Jotaro... Perché le mia mani sono sudate?"
Non fece uscire Star Platinum, sentiva che sarebbe stato maleducato farlo. Per qualche ragione... Perché la pensava così? Arrivato al terzo piano, la porta era già aperta e Marina lo stava aspettando fuori indossando un grembiule.
-Ciao, Jotaro! Pensavo saresti arrivato più tardi... Ma non ti preoccupare, ho quasi finito di preparare!-
Jotaro la osservò attentamente: era sudata, forse per il vapore acqueo in cucina, e i suoi capelli erano in po' disordinati, ma non riuscì a non trovarla carina ugualmente. Si scoprì sorridere lievemente appena vide i suoi capelli. Marina se ne accorse e sentì il suo cuore scaldarsi. Era la prima volta che lo vedeva fare un sorriso sincero. Anche se durò meno di un secondo. Distolse subito lo sguardo e disse:
-Non è un problema se hai quasi finito... Sennò...-
-Sì, non ti preoccupare! E... Nel frattempo, puoi...-
E si scansò, mostrandogli impacciatamente il salone.
-Fare come se fossi a casa tua.-
Jotaro guardò all'interno prima di annuire silenziosamente ed entrare. Marina stava sudando copiosamente, e non solo per quanto facesse caldo in cucina, ma anche per il suo nervosismo. Voleva che quella sera fosse perfetta.
-Dov'è Caroline?-
-Oh. Non è qui stasera.-
Che domanda strana da fare, pensò la ragazza.
-Mh.-
Il giapponese si guardò intorno in salone mentre Marina entrava in cucina per controllare i calamari. Jotaro si accorse di due scaffali sopra il divano, uno pieno di libri sulla chimica e l'altro ricco di enciclopedie.
"Uno deve essere di Caroline e questo qui..."
Afferrò una delle enciclopedie e cominciò a sfogliarla, capendo solo dopo che era la stessa edizione che aveva in casa Kujo. Sorride dolcemente.
-La cena è pronta e...-
Marina lo rivide sorridere all'enciclopedia.
"Sono due sorrisi in una sera.., Questo deve essere un record. Oh, Cassidy sarà così gelosa..."
Ma lei non l'aveva invitato per fare un dispetto a Cassidy, oh, no...
-Ti piace?-
-Ho la stessa edizione a casa in Giappone.-
-Wow! Ed è... Scritto con quegli strani ideogrammi o una cosa così?-
Chiese Marina, ridacchiando scherzosamente. Jotaro la fissò dritto negli occhi e disse in tono serio:
-Si chiamano kanji.-
Seguì silenzio e Marina si sentì talmente imbarazzata da voler sprofondare nel pavimento, ma l'attenzione del ragazzo venne nuovamente attratta dalla pagina.
-Ma sì, hai capito.-
-Eheh... Forte...-
Disse, sudando ancora di più. Mentre continuava a sfogliare il libro, lei mise sul tavolo e nei piatti i calamari e l'insalata con un po' di limone che aveva preparato.
-Mi sono accorta che... Il tuo inglese è molto buono. Intendo... Anche se sei giapponese. Sei stato qui da meno di un anno ed hai un accento quasi perfetto.-
-Ho fatto pratica.-
Disse, improvvisamente serio.
-Oh. Sì, certo, ha senso.-
Sentì l'ansia abbandonarla appena lo sentì rispondere e vide i suoi occhi diventare vitrei. Non capiva cosa l'avesse scatenato, ma era certa che quella frase lo avesse... Ferito, in qualche modo.
-Quindi... Oh! Il quaderno! Ti ringrazio.-
Disse, prendendolo dalla sua mano. Lui non le stava prestando nessuna attenzione.
-Spero che ti sia stato utile. So di non essere una maestra dell'ordine, però...-
Jotaro prese ad accarezzare una delle foto nel libro. Marina si sporse per vedere di cosa si trattasse, con curiosità.
-La Mosca Ue Ue del Nilo. Sono piuttosto rare... Ho sentito dire che la loro puntura causa febbre molto alta e addirittura nausea ed anoressia. Oppure era il sonno? In ogni caso, sono difficili da vedere. Non sono mai stata in Egitto, quindi non ti saprei dire...-
Cercava di mettersi in mostra, ma si accorse subito che non stava funzionando. Jotaro era completamente fisso su quella pagina con lo sguardo assente, come se stesse in una sorta di trance. Marina non seppe cosa fare all'inizio, ma poi fece l'unica cosa che le veniva in mente: poggiare la mano sul suo braccio.
-Va tutto bene. Non vivono in America, quindi... Non corriamo rischi.-
Lui girò lentamente lo sguardo verso di lei. Gli occhi di Jotaro non erano né blu né verdi... Avevano una specie di miscuglio dei due, un colore che Marina non aveva mai visto prima in un'altra persona. Quella piccola ciocca di capelli che usciva da sotto la visiera del cappello lo faceva sembrare una persona caotica ma comunque bella, come se non si fosse mai pettinato in tutta la sua vita e si coprisse con il cappello perché non lo notasse nessuno. Era un pensiero buffo... Ma riusciva a leggere nostalgia in quello sguardo in quell'istante. Era ovvio che qualcosa nella foto dovesse avergli ricordato il passato.
-Jotaro? Stai bene?-
-I tuoi occhi...-
-Cos'hanno?-
Erano più vicini ora, con Jotaro che la sovrastava di almeno trenta centimetri buoni.
-Sono uno diverso dall'altro.-
Sentì il calore della presa di Marina per la seconda volta nella sua vita e non volle liberarsene.
-Mi piacciono.-
Marina arrossì di botto e tentò di trattenere le urla nella sua testa.
"Se n'è accorto..."
Jotaro chiuse l'enciclopedia e diede un colpo di tosse imbarazzato.
"Lo sta ancora facendo... Quella cosa in cui capisce come mi sento e si comporta di conseguenza... È una cosa... Così rincuorante, per qualche ragione."
Sentì il suo viso scaldarsi.
"Ma sto arrossendo?!"
Non aveva uno specchio per controllare e Marina stava mettendo a posto i piatti.
-Se non mangiamo in fretta, potrebbero raffreddarsi.-
-Hai ragione.-
I due di sedettero, ma con un'atmosfera totalmente diversa. Jotaro era confuso e stava lottando contro l'idea di andarsene. Voleva telefonare al vecchio e a Polnareff il più in fretta possibile, ma allo stesso tempo si sentiva a suo agio con Marina e pensava sarebbe stato maleducato andarsene senza mangiare. Poi gli piacevano i calamari. Gli piacevano davvero tanto. I suoi sentimenti contrastanti furono facili da notare. Marina era felice di poter passare una serata da sola col ragazzo che le piaceva, ma aveva percepito che l'atmosfera della cena era cambiata dopo aver guardato l'enciclopedia.
"Prima ero nervosa perché non sapevo cosa dirgli per farlo restare, ma ora... Mi sento in colpa a costringerlo se è così giù di morale."
In più, si era accorta che dava rapidi sguardo al suo telefono. Forse aspettava una chiamata o doveva farne una...
"Potrei dirgli che è libero di usarlo e... Ma chi voglio prendere in giro? È ovvio che oggi sta giù di corda. È venuto solo per darmi il libro e si è fermato a cena per farmi un piacere."
Fissò il vino nel suo bicchiere e sospirò.
"Non è così che immaginavo andasse il nostro primo appuntamento, ma è solo giusto che sia così..."
Raccolse il suo coraggio e a malincuore disse:
-Mi dispiace... Sono un disastro...-
Jotaro fissò il suo piatto intonso, confuso. Perché all'improvviso stava parlando in quel modo? Marina si sfregò gli occhi, esausta. Cucinare le aveva preso tempo e fatica, però...
-Avrei tanto dovuto chiedere consiglio al tuo amico francese...-
-Intendi Polnareff?-
-Il suo nome era Jean Pierre, giusto?-
-Lui, sì. Sono felice che tu non l'abbia fatto.-
Marina ridacchiò per un secondo, ma poi tornò seria. Jotaro la fissò, senza sapere cosa dire.
-Che disastro... Avrei dovuto cancellare appena ho visto che ti stavi annoiando. Oggi non stai benissimo, vero?-
-No.-
Jotaro non mentì. Non ne vedeva la necessità. Marina sospirò.
-Hai il diritto di arrabbiarti. Anzi, la sai una cosa?-
E chiuse gli occhi.
-Puoi uscire. Io terrò gli occhi chiusi, così sarà meno imbarazzante per entrambi.-
Jotaro continuò a guardare lei e la tavola che aveva preparato, poi guardò la porta e si alzò. Marina sentì la sedia stridere sul pavimento e si aspettò di sentire la porta aprirsi subito dopo. Ma così non fu. Jotaro camminò lentamente verso di lei, muovendosi come un sonnambulo, senza una parola, passando sul tavolo con la sua mano mentre la raggiungeva, prima di piegarsi per baciarla. Le passò la mano tra i capelli e lei ricambiò il bacio, cingendogli la schiena e il collo. Quando lei riaprì gli occhi, lui era scomparso.
-Eh? Ma che... Aspetta... Lui era qui un attimo fa! Ne sono sicura...-
Ma era troppo scioccata e rintronata per pensarci più a fondo. Il suo viso era paonazzo mentre si accarezzava le labbra.
-Me lo sono sognato? Non è possibile... Io l'ho percepito quel bacio... Lui mi ha baciato sul serio... Giusto?-
Rimase lì, seduta sulla sedia ad un tavolo vuoto, cercando di processare il tutto.
Fuori dal portone dell'appartamento di Marina, Jotaro collassò sulle sue ginocchia, sotto gli occhi confusi di Star Platinum.
-Ora?-
-Tu sta' zitto.-
Disse, improvvisamente sudato e a corto di fiato. Che cosa strana... Non provava nulla di tutto ciò prima del bacio, eppure... Perché l'aveva fatto? Non ne aveva idea. Era come se il suo corpo si fosse mosso da solo.
"Dopo che si era data tanto da fare per me ed ha addirittura deciso di annullare perché stavo avendo una brutta giornata... Cacchio... Lei mi capisce. Credo che..."
Passò le dita tra i suoi capelli spettinati sotto il cappello.
"Lei mi piace davvero tanto. Così non va..."
Pensò, ansimando con le gote rosse. Si tolse il cappello e tentò di asciugarsi il sudore sulla fronte con l'avambraccio.
-Cavoli... Se non avessi fermato il tempo, non avrei saputo cosa fare...-
Star Platinum stava immobile a fissare il suo portatore.
-Devo andare a casa.-
Disse Jotaro, correndo a casa a piedi.
.....
Heya.
Per questo mi ci è voluto un po' di tempo, ma penso abbiate capito il perché.
Stavo letteralmente ridendo come una cretina mentre scrivevo.
COMUNQUE
Chissà che farà Jotaro ora? Si accettano scommesse.
Commentate, che i vostri commenti mi fanno sempre piacere.
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