NOTTE SCURA
Mi mescolo all'oblio della notte, mi fondo con il buio che mi sovrasta.
Lascio che il mio essere scivoli via nelle tenebre, cedo al dolore che mi divora.
In questa oscurità contemplo solo la mia esistenza e tutto quello che ho passato.
Dalla mia vita, alla mia morte.
Percorro i miei momenti più bui, calpestando a piedi nudi le spine che i miei rimpianti hanno piantato.
Ricordo il tuo sguardo mamma, mentre entravi nella mia stanza preoccupata per avermi vista piangere.
Posso sentire ancora le tue dolci braccia avvinghiate al mio corpo.
Soltanto che io adesso, non posso più scorgere il mio riflesso nei tuoi occhi verdi.
Sono intrappolata in questo mondo fatto grigio dalle nuvole, e Posso solo ammirarti da lontano mentre cucini o baci Papà.
Perché mi hai uccisa?
Il dolore vuole il mio sangue, e mentre cammino senza meta so che c'è un peso piu acuto, più grande che mi aspetta.
Scorgo le mie mani, tendendole; hanno la stessa tonalità della nebbia.
Si, perché adesso sono come quella nebbia che ricopre le montagne e se ne va dopo un po' per poi ricomparire nelle giornate più umide.
Ti scorgo da vicino e mi sembra quasi Di sentire il tuo profumo di pesca.
Ma è impossibile.
Come un'ombra scivolo in casa, in quella stessa casa dove dodici anni fa mi hai regalato la vita; solo che in questo momento non mi senti e non mi vedi.
Le pareti azzurre sono ricoperte da quadri e cornici dove le nostre foto insieme, contrastano con quello che hai fatto.
Perché mi hai uccisa mamma?
Attraverso la porta di Camera mia e la trovo del tutto cambiata: non ci sono più le mie bambole sull'armadio rosa che risiede a destra vicino al letto, non ci sono più i poster, le figurine di Madonna e Michael Jackson sul comó e sulla parete.
Adesso non c'è più nulla, in effetti.
Tutto è stato ripulito, anche il parquet marroncino chiaro che fino a pochi giorni fa era sporco del mio sangue.
Mi toccai il collo, e sentii la ferita aperta.
Feci scorrere le dita sul taglio profondo che mi aveva quasi mozzato la testa.
Perché?
Indosso una camicia da notte bianca, che solo ora mi ricordo di avere.
Perché io odiavo il bianco, non sopportavo la vista di quel colore così informe e neutro.
E tu mi hai vestita di quello che più non sopportavo.
Uscii dalla stanza, ascoltando il rumore delle gocce che cadevano sul pavimento, non capii da dove provenissero finché Non mi toccai la coda di cavallo: avevo i capelli bagnati.
Sentii un impulso e aprii la bocca: un getto d'acqua fuoriuscii veloce come la discesa di una cascata sulle rocce.
Guardai mia madre e mio padre seduti sul divano in salotto.
Nemmeno la luce che entrava dalla porta finestra poteva far apparire chiara l'anima di quei due assassini.
Lei si accarezzó la pancia, e mio padre le si avvicinó.
"Finalmente avremmo un figlio maschio"
"Per fortuna che abbiamo liberato la stanza da quel demonio" rise lei.
Cerco di scappare dalla sofferenza, non voglio in alcun modo lasciar entrare di nuovo quelle sensazioni di morte, d'impotenza, di nullità.
Si perché loro, mi hanno sempre trattata come se non fossi nulla, come se non fossi la loro unica figlia.
Avevo sperato che tutto cambiasse, e invece quel tutto peggiorò e mi ritrovo ad essere solo la notte in tutte le sue sfumature.
Ho desiderato vederli morire annegati e squarciati, lo stesso destino che avevano riservato a me.
Tu lo sapevi papà, anche tu mi hai uccisa.
Se la morte fosse stata solo l'annientamento Di un corpo allora sarei stata felice, perché non li vedrei li a sorseggiare un fragolino mentre sono morta da nemmeno quarantotto ore.
Siete felici ora, senza di me.
Uscii fuori colta da una fitta di dolore improvvisa , e camminai verso quello che è stato il lago della mia infanzia, non avrei lasciato che il male s'impossessasse anche della mia anima.
Camminare con la luce, da sola, in un dolore che mi è madre, in un dolore che mi ha distrutto è pericoloso.
Lascio che il vento mi porti i pianti, le parole da tempo cancellate dalla mia memoria, mi consegno a quel corpo poco cresciuto di anni fa, il terrore, tutto ciò che ho dentro lo lascio esplodere in quel tormento che nemmeno le lacrime possono lenire, mi dono al demone del mio passato, che insensibile mi affoga nelle tenebre da me alimentate.
Non c'è buio piu buio del cuore ferito, del cuore che si tampona le ferite, del cuore che scorda, del cuore che si arrende; ma non c'è cuore più forte del cuore che ricorda e non smette di combattere.
E allora no! Cerco di essere forte, di ricostruire quel muro, di non farmi consumare dalla rabbia.
Il Lago rifletteva la luce della luna che incurante lanciava i suoi bagliori sulla superficie rilassata dell'acqua.
Mi abbandonai li, dimenticata dalla Morte in persona, da quel traghetto che portava le anime in paradiso.
Ma io ero uno spirito senza pace, una vittima innocente.
Non meritavo né il paradiso né l'inferno.
Aspettai li, convinta che Dio pareggiasse i conti.
E un giorno di tre anni dopo, sorrisi mentre la mia anima fluttuava in aria sospinta da forze superiori.
Erano morti in un incidente d'auto: mamma, papà e il mio fratellino.
Anche quando tutto è perduto, bisogna trovare un motivo per cui combattere e non arrendersi..
Il male vince, solo quando noi decidiamo di farlo entrare nel nostro cuore.
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