6- Fingere
Dopo quella sera, non riuscivo più a smettere di pensare a lui. A come eravamo vicini ed un secondo ci saremo baciati. Ma non devo saltare a conclusioni affrettate, non voglio pensare che tutto questo è facile.
Magari lui sta solo giocando con me, che ci sta solo provando e poi io non riesco nemmeno a capire che sentimenti provo.
Da ieri sera e come se mi fossi annullata. Ho nella testa solo i suoi occhi, sulla bocca solo il suo nome. Non dormo più, non mangio più; e come se il mio copro chiedesse,desiderasse solo lui.
Ma mi sto innamorando?
"Leticia, svegliati siamo già in ritardo" mia mamma mi sveglio strattonandomi per un braccio. Sono andata a dormire molto tardi, la festa è finita qualche ora prima che sorgesse l'alba.
"Mamma, che succede? Perché siamo in ritardo?" Risposi assonnata.
"Evan, ci ha invitato ha fare colazione con lui. Siamo sulla buona strada figliola!" odio quando è così euforica di prima mattina.
"Evan? Quel damerino tutto snob?" mi misi seduta letto.
"Si? E no cara non è affatto snob! E là chiave che ci conduce verso al successo. Te lo ricordi no perché siamo qui?!"
Annui e mi alzai mettendomi un vestito che mi aveva sistemato mia mamma mentre ancora dormivo.
"D'ora in avanti bisogna fare attenzione, a quello che si dice e hai comportamenti" replicò mentre ero dietro al paravento che mi preparavo.
"Perché che succede d'ora in avanti?" Alzai la voce per farmi sentire.
"Bhe, se volete vogliamo che le cose vanno bene con il nostro gentiluomo, bisogna fare qualche sacrificio. Dobbiamo solo fingere di essere una famiglia benestante"
"Cosa? Fingere?! È tutto questo per i soldi che solo tu vuoi"
"No cara, anche tu li vuoi in realtà. In fondo tale madre tale figlia"
Uscì da dietro il paravento turbata, io non sono come mia mamma è mai lo sarò. Se mio padre non mi avrebbe abbandonata a quest'ora non mi ritroverai ad indossare pizzi,picchi,scarpe con tacchi. Ma forse sarei solo una umile ragazza che suona quasi tutte le sere il violino in un locale.
La cosa più bizzarra e che mia mamma neanche ha provato a cercarsi un lavoro, per lei l'unica soluzione è farmi sposare un pinguino; ops! Un gentiluomo.
"Allora ricordati, per bere il The si alza sempre un mignolino, si va sempre un pliè, sorridere, raffinata e sopprattuto ben vestita" detesto quel sorriso che mi fa come se non ci fosse nulla che non vada.
Entrammo nella stessa sala di ieri sera, solo che stamani era decorata tutta per la colazione.
Tavoli ci una grande tovaglia bianca,servizio da caffè e The in argento e per centro tavola un minuscolo vasetto con una rosa immersa.
"Buongiorno" disse mia madre ad Evan sedendosi al tavolo.
Io mi accomodai senza aprir bocca, un gesto non ben accetto; perché ricevetti subito un calcio da sotto il tavolo.
"Buongiorno" allora dissi anche io.
"Grazie per l'invito è stato molto cortese da parte sua"
"Non c'è di che, in fondo questo è il minimo che possa fare per una radiosa gemma come sua figlia e per la sua incinte cole madre" che paroloni sdolcinati...
Io a quelle parole feci un leggero sorrisino, anche se avrei voluto volentieri vomitare.
"Dove avete detto che venite?" Mi domando Hills
Non sono barava a mentire e nemmeno mi piace, però devo farlo.
"Siamo spagnoli ma viaviamo a Londra" questo era vero, anche se tra poco mi sarei volentieri nascosta per la vergogna.
"Interessante...e come mai tuo padre non accompagna la tua deliziosa madre?" giuro che se fa ancora lusinghe di questo genere, gli faccio ingoiare i tacchi che porto.
"Mio padre se ne andò non appena mi ha vista nascere..."
"Ehm si, voi non immaginate nemmeno come è stato difficile allevare una figlia come una principessa. Lo fatta studiare nei mogliri istituti" ecco, mi sembrava strano che filava tutto liscio.
"Davvero? Avete studiato nei migliori collage di Londra? Quali?"
"Oh...ehm...ho studiato per un periodo ad Oxford!" Dissi insicura.
"Oxford...eccitante!" Esulto.
La colazione andó avanti sempre così a chiacchierare, e io mi sentivo in trappola, vittima delle bugie e delle mie parole che uscivano dalla mia bocca.
Mi guardai un po intorno per la sala; ad un tratto vidi Michael che mi stava osservando e mi faceva segni di andare da lui.
Cercai di ignorarlo, ma era più forte di me, tutto per sfuggire da questi due.
"Scusate....io...io vado un attimo in bagno" mi alzai dal mio posto è andai fino nell'atrio.
"Che cosa c'è?" Dissi ridendo, strano con lui mi sentivo felice e libera dai miei problemi.
"Mi è sembrato che stavi in una gabbia la, e allora ti ho salvato"
Adoro quella sulla aria da finto spavaldo.
"Grazie!" Risi e insieme andammo fino sopra sul pontile.
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