Capitolo 37.

Quella mattina, alle sette con precisione, si alzarono tutti e cinque i ragazzi con estrema fatica, i loro corpi erano ancora stanchi ed avevano decisamente bisogno di altro riposo, ma al contempo sapevano che se avessero voluto guadagnare, si sarebbero dovuti alzare. Quindi lo fecero, sembrando però tutti insieme un gruppo di zombie che lentamente si aggirava per la casa.
Il biondo però, capì che qualcuno non dormì proprio in una tra quelle stanze e si diresse verso quella del nostro guardone, per confermare i propri sospetti: arrivato alla porta della camera del riccioluto, sentì degli ansimi, non molto forti, ma comunque udibili.
Si trattenne dalle risate, spiando dalla toppa della porta, per poter vedere se fosse qualcosa da interrompere o meno e si rese conto che ancora dovessero fare niente, motivo per cui bussò alla porta.

-Niall cazzo! Ma dai, dobbiamo già andare?

-Tommo che ci posso fare io se non hai ficcato in due ore che hai avuto! È colpa tua!

Il riccioluto, completamente imbarazzato, indossò dei pantaloncini e dopo aprì la porta. Fece cenno all'irlandese che sarebbe sceso di lì a due minuti per preparare la colazione a tutti, quindi disse anche che gli altri non dovessero toccare nulla.
Successivamente, fece alzare il designer dal letto e fu veramente difficile, perché ogni volta che ci provò, l'altro o lo tirava vicino a sé, oppure iniziava a toccarlo ed il più piccolo sarebbe potuto seriamente impazzire, adorava quando lo toccava ma assolutamente quello non era il momento dato che erano in ritardo, doveva preparare la colazione ed avrebbe dovuto anche sistemare casa propria.
Il nostro guardone in quel momento provò una grande malinconia nel vedere casa propria, gli fece così male guardarla. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto lasciarla ed infondo non voleva, assolutamente, anche se sapeva che probabilmente per quel periodo non lo avrebbe fatto, gli fece male il pensiero.
Prima di tutto lì aveva il ricordo della fine della propria adolescenza ed inizio della sua fase adulta, infatti riguardo questo ricordava quanto fosse entusiasta una volta arrivato lì, quanto non vedesse l'ora di mostrare la propria indipendenza e soprattutto di sentirla parte della sua vita.
Ricordò il giorno in cui venne assunto, quando tornò nel suo piccolo appartamento era così felice, il cuore gli scoppiava.
Ricordò inoltre come iniziò la propria ossessione, che mano a mano però stava completamente sparendo, grazie all'arrivo del ragazzo dagli occhi azzurri.
I momenti più belli li passarono proprio lì, quelli più forti, dove si conobbero al cento per cento, donandosi l'un l'altro, ma non si parla di qualcosa solo di fisico, anzi che va completamente oltre.
Al nostro guardone faceva male pensare di dover lasciare tutti quei ricordi da parte, nel caso in cui la missione fosse andata male, ma avrebbe dovuto purtroppo e non poteva assolutamente farci nulla.

Raggiunse tutti quanti in cucina, preparando delle crepes, arrotolandole e farcendole con cioccolato, oltre che con pezzi di banane e fragole.
Li pose al centro della tavola, preparò cinque caffè, prese il latte e mise tutto sempre sul tavolo.
Una volta seduto, iniziarono tutti quanti a fare colazione, molto silenziosamente, ma questo certamente non avvenne perché fossero stanchi, anzi, per l'ansia e la pressione della situazione, semplicemente non riuscivano neanche a pensare come sarebbe potuta andare, ma dopo quegli attimi, accadde qualcosa che stupì tutti.

-Devo parlarvi.

-Di cosa Zayn?

-Harry, hai tolto le cimici?

-Di che cimici parli?

-Non fare il finto tonto, so che tu sai tutto, quindi vedete come sto parlando oggi, non parlerò mai più.

-Okay, allora signori, sappiamo perfettamente chi ha fatto cosa e chi sa cosa.

-Sì, quindi lasciatemi parlare. Marcus è venuto nel mio ufficio, mi ha dato questo. -mise il pezzo di carta stropicciato sul tavolo, che ricevette due giorni fa e che il ragazzo dagli occhi castani trovò quello prima. -Mi ha chiesto che Louis facesse fuori il padre di Harry, altrimenti avrebbe fatto esplodere casa mia, o comunque potrebbe fare del male a mia sorella incinta.

-Quindi sappiamo tutti dell'incontro.

-Dobbiamo organizzare qualcosa prima di arrivare al bar, oltre che all'incontro, quindi statemi bene a sentire, ora o giochiamo bene le carte, o ci perdiamo tutti. Io ho perso mia sorella per quel figlio di puttana e non posso neanche fare giustizia, perché non posso denunciarlo. Zayn e Liam, prendete l'auto di Harry, arrivate a casa di tua sorella e se c'è un qualche scantinato, o passaggio sotterraneo, nascondetevi lì, mi raccomando attenti, noi sicuramente arriveremo. Io, Harry e Niall quindi gestiremo la situazione qui, innanzi tutto dobbiamo vedere cosa succede durante l'incontro. La mossa fondamentale sta nel sottrarre il cellulare a Marcus, ora vi spiego perché: qualsiasi cosa lui voglia far sapere a noi persone che dobbiamo insomma... punire, semplicemente manda un codice, cosa velocissima dato che deve solo premere un tasto. Quindi prima togliamo il cellulare, prima siamo più sicuri.

-Come facciamo?

-Ci aiuterà il padre di Harry.

-Dobbiamo essere armati quindi. 

-Sì amore, dobbiamo. So che non hai neanche mai visto una pistola da vicino, ma purtroppo la situazione è questa ed io... ci tengo assolutamente a dirvi che se questa sia forse l'ultima volta in cui ci vedremo qui, tutti insieme... e se forse le nostre strade dovessero separarsi, oppure ritrovarsi, cose che non so assolutamente e non oso immaginare, io vi voglio bene tutti, davvero tanto. Siete una piccola seconda famiglia, che mi ha sostenuto nel dolore e nella gioia.

-Siamo una bella piccola famiglia.

-Facciamoci forza, non può finire qui, assolutamente. Non parlate negativamente che vi prendo a schiaffi e sapete tutti come io sia negato per la violenza.

-Ce ne siamo resi conto Niall.

-Ora comportiamoci tranquillamente, andiamo a lavoro e sarò io a fare cenno a Zayn e Liam su quando andare.

-Lou, tu non lavori con noi.

-Ma chi te lo ha detto, io mi occupo della gestione, sono il vostro manager.

-Non eri un designer?

-Finiscono entrambi in er, quindi zitto.

-Niall non ridere, è più squallida di te questa battuta.

-Hey! Ma che ho fatto? Non è colpa mia se mi fa sempre ridere!

Dopo la piccola conversazione, sistemarono tutto quanto, pulirono ed infine andarono a prepararsi per poter andare a lavoro.
Quando furono pronti, si divisero allo stesso modo della mattina precedente, arrivando al bar.
I sette camerieri nuovi erano da poco arrivati ed aspettarono che il titolare alzasse la saracinesca, in modo che entrassero nel locale ed iniziassero tutti quanti a lavorare, fino verso mezzogiorno, circa, perché verso quell'ora il designer fece il segnale al signor Malik, che uscito dal retro, quindi dalla parte dove non vi erano assolutamente telecamere ed entrò nell'auto con Liam, dirigendosi velocemente da sua sorella.
Prima di arrivare, si trovarono a dover affrontare dei mandati di Marcus, i quali fortunatamente però riuscirono a sorpassare e fare fuori sicuramente per qualche oretta, dopodiché, seguirono le istruzioni del ragazzo dagli occhi azzurri, sotto la confusione della famiglia del titolare.

Al bar invece, la tensione aumentava sempre di più. 

Mini angolo autrice.
Pubblico i due capitoli insieme, quindi niente, bacini. ^3^
-Id.

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