Piece of paper

Riprendo il racconto con questa scena: Abel che, dopo aver solennemente sbadigliato ed essersi grattato la sommità del capo, trova un pezzo di carta poggiato sul guanciale del letto ancora disfatto, nella camera "inespugnabile" che gli è stata presa presso un albergo degno delle sue quattro stelle, giusto tra quella di Jacques e quella di Fëdor.
I sette mercenari si trovano nel cuore della Gran Bretagna; non vi sono da più di una settimana, ma già si preparano al trasferimento in una nazione dilaniata dalle guerre, nel nord dell'Africa. Questo tipo di spostamenti sono la normalità, nelle loro vite.

Si sono schierati con l'esercito inglese, per svolgere il tipo di compito che è quello proprio delle associazioni mercenarie più comuni, al giorno d'oggi. Per questo motivo hanno il permesso di allenarsi presso il poligono di tiro militare distante giusto mezzo chilometro dall'albergo.
Le valigie sono praticamente già pronte; le direttive sono arrivate, i voli prenotati, gli alloggi e i mezzi nel Paese di destinazione sistemati. Nell'attesa di partire, quindi, tutto ciò che resta da fare è allenarsi, perfezionare ogni tecnica per poter affrontare qualsiasi imprevisto. Non che alcuno di loro possa definirsi ancora "apprendista", o "dilettante" - sono una squadra di professionisti a tutti gli effetti.

Lo stile di lotta di Abel, infatti, ha finalmente trovato un originale modo di essere. Nel corso di tutte le missioni affrontate in precedenza, la sua incapacità di mantenere un comportamento razionale in campo si era rivelata un autentico problema. Dato che era inutile sforzarsi di reprimere quella misteriosa forza, capace di fargli perdere il controllo, aveva dovuto applicarsi al fine di risolvere "ingegnosamente" la questione: con pazienza e buona volontà si era esercitato, per settimane e settimane; aveva letteralmente meditato lunghe ore, nella speranza di capire la fonte dell'energia selvatica soprannaturale. E alla fine era riuscito a prendere confidenza con quei momenti di buio intellettuale, fino a domare gli "eccessi d'istinto".
Il prezzo da pagare, inevitabile, era stato salatissimo. A causa degli sforzi per imparare, per controllarsi, aveva dovuto fare spazio in testa, donando un nuovo vigore al processo distruttivo attuato dallo psycho power residuo. Sì, in altre parole, ha continuato a veder sfumare la memoria fino a perdere completamente ogni ricordo, già in sé confuso, a riguardo della base e persino del suo salvataggio. Jacques non ha mai osato richiamare l'argomento, gli altri lo ignorano totalmente; tutto quanto gli è rimasto del passato è il viso di Nash, oltre al suo nome, che gli risulta familiare grazie all'insistenza di Ben a nominarlo e intimargli di essergli grato. Cosa che Abel è sempre genuinamente stato, anche solo per la fama da "angelo custode" che gli ha quasi incoscientemente riservato sin dal primo momento.
Riguardo la vita quotidiana, comunque, aveva dovuto smettere di chiedere a Basso di fargli da sacco e comperarsene uno vero, di cuoio porpora, che ogni tre o quattro utilizzi doveva ricucire assieme. Ecco, non aveva idea di cosa accadeva quando lasciava che i suoi occhi diventassero neri, quando cioè permetteva al lato "buio" di prendere il sopravvento. Gli spacchi profondi sulla superficie del sacco erano sempre simili; lo trovava puntualmente a terra, poco lontano da dove era stato appeso o appoggiato, e non sapeva spiegarsi come fosse possibile staccarlo dal gancio tutte le volte.
Ciò di cui era consapevole erano i momenti successivi alla scarica, quando tornava ad essere sé stesso sentendosi più "sciolto" in ogni singola fibra del corpo.
Padroneggiare quel poco psycho power che ancora lo tormentava era stato possibile certamente con l'allenamento fisico, con la liberazione graduale delle potenzialità e l'acquisizione di un minimo di controllo, quantomeno sul tempo di "libertà"; ma soprattutto con la presenza dei colleghi a fermarlo, la meditazione individuale e i ragionamenti che faceva in compagnia di Jacques, nonché la lettura di saggi e racconti dagli argomenti più svariati, che avevano il merito di distrarlo ed erudirlo almeno un po'.

Ma tornando a noi, ora che l'ambientazione è chiara almeno quanto lo stile di lotta ormai maturo del protagonista, è finalmente tempo di focalizzare l'attenzione sul calendario: il cinque di novembre non è infatti un giorno qualsiasi e il foglio che Abel regge in mano ancora piegato in quattro ti permetterà di capire il perché.
La carta è leggera ma il messaggio, vergato in penna rossa, non traspare sul verso; per questo deve spiegarlo ben due volte, prima di potersi inquietare per quanto v'è scritto.

"Auguri di buon compleanno!"
E la data del giorno corrente, che è un mercoledì.

Chi può essere l'autore di un tale scherzo? Davvero qualcuno si ricorda qualcosa di lui, del suo passato? E se sì... Chi è?!
Con simili domande martellanti nelle tempie, Abel si affretta a raggiungere il poligono dove i colleghi si sono dati appuntamento. La strada è breve, tuttavia a lui sembra il viaggio più lungo della storia.
Quello a cui è diretto è un luogo dalle dimensioni più che rispettabili; ciononostante, l'elicottero che è sospeso sul suo centro è così grande da fare un rumore e una quantità di vento da non poter essere ignorato neppure a distanza. Le alte palazzine, gli alberi e la staccionata gli impediscono di vedere che tipo di giga-ventilatore sta attirando l'attenzione dei dintorni; ciò non può che aumentare la sua pessima impressione, l'ansia che di passo in passo cresce per via delle coincidenze che si sono accavallate in questo assurdo pomeriggio.
Per entrare nell'area di tiro bisogna passare dentro l'edificio, mostrare un documento alle guardie e ritirare un'arma dal calibro corretto per il bersaglio che si intende affrontare. Il cinque di novembre tuttavia nulla sembra dover essere normale e così all'interno del cubo di cemento e vetro protetto da cancellate severe e inespugnabili, Abel non incontra nessun dipendente. Non mostra la carta d'identità ad alcuno, procede ad armarsi di qualcosa di potente in autonomia – e si precipita all'esterno.
Per la sabbia che le pale dell'elicottero hanno sollevato e ancora sollevano, gli ci vogliono diversi dolorosi attimi prima di poter vedere alcunché.
I rumori, ecco, quelli li sente chiari e tondi: voci di giovani donne e di uomini, innumerevoli, oltre a quelle dei suoi colleghi impegnati in scontri che devono avere del bestiale...

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